Precedenti capitoli...:
sempre di Domenica dispensati (24/5)
[posto alla vostra umile dotta attenzione]
Prosegue con alcuni...:
Aggiornamenti (29 anni dopo)...
& con considerazioni post-mortem (15/6)
La visita all’Ade Plutarco
parla di antri o stanze (mégara o adita) dove erano calate offerte.
Eusebio narrerà che Costantino aveva fatto
sistematicamente esplorare questi ridotti sotterranei, antri di ninfe, di Mitra,
di Attis, di Cibele, ingressi all’Ade, caverne natali di Zeus; ma sicuramente
non gli sarebbe bastato l’esercito romano per indagarli tutti!
Damascio nella Vita di Isidoro accenna ai fiumi
sotterranei nelle caverne, che stavano per lo Stige.
Da queste notizie, che sovrabbondano nella
patristica, è dato comprendere la visita all’Ade in Omero e Virgilio
e si può forse intendere l’episodio di Matteo, lo scoperchiamento dei sepolcri dopo la morte
di Gesù: le visite allo Se’ol erano offerte a tutti.
E proprio in concomitanza con lo sprofondamento di Gesù si offriva la calata. Per la visita serviva una guida: Thot, Ermete.
Più tardi Virgilio o Michele
o una vecchierella ispirata, la Sibilla, specie la Cumea o Inanna, di cui parla il
pavimento della cattedrale di Siena col cartiglio Et mortis fatum, fini et
trium dierum somno suscepto lune initium ostendens in lucetti veniet primum
resurrectionis, sino al fato
di morte e dopo aver fatto un sonno di tre giorni, allora mostrando l’inizio,
verrà alla luce il principio della resurrezione.
Ci furono anche segni eloquenti al tempio di Gerusalemme, dove si lacerò il velo, nonché indizi celesti come il sole coperto. Accompagnando insieme a Gesù la discesa nell’Ade, tutti avrebbero rifatto il percorso di Odisseo e di Enea.
Il Vangelo di Nicodemo narra che due
figli del Sommo Sacerdote Simeone, Lucio e Carino, corrono a Gerusalemme ad
annunciare il trionfo di Gesù (il Messia) nello….
Lo avevano veduto o andavano a testimoniarne il miracolo.
Oppure a denunziarlo e calunniarlo!
La visita all’Ade era dunque un’esperienza abbastanza comune: Gesù vi scese e fu veduto mentre attraversava i torrenti inferi, quindi spingeva in alto Adamo, Eva e i patriarchi salvati.
Intanto altri lo scorgeva per le
stradine di campagna che si accompagnava ai vecchi discepoli e mangiava con
loro: nello stesso momento appariva sottoterra e risorto sulla terra.
Nella pittura senese, ancora prossima
alla bizantina, spicca il capolavoro di Pietro di Sano, sito nella chiesa della
collegiata a San Quirico d’Orda. Nella triangolare capriata che sovrasta il quadro
stesso figurano due scomparti, a sinistra, sede della potenza, Gesù
è dipinto che risorge col vessillo crociato in pugno; a destra invece, sede
dell’atto, sempre impugnando quel vessillo bianco crociato di rosso, scende
nell’Ade.
Resta da porsi un quesito preliminare.
Che cosa si prova quando il salire e
lo scendere si alternano sino a confondersi l’uno con l’altro?
La vertigine, che segue di norma ogni
allenamento sportivo a prova di equilibrio, qualsiasi preparazione di mestiere
a condizioni difficili, come l’arte del muratore a grandi altezze.
Di per sé la vertigine non reca
vantaggi, è una semplice denuncia di impreparazione; soltanto sopprimendone lo
smarrimento si procede davvero al di là della norma comune. La semplice successione
spasmodica, che fa rasentare la nausea e il vomito, è conquista da mestierante di
certi sport, da muratorello.
Allo sgomento per il rischio nel quale si è proiettati, deve succedere l’abitudine ormai connaturata al patimento, che lo cancella.
Si sta salendo o scendendo? (questa la vera ‘questio’ circa il nostro e vostro
ugual medesimo Tempo…)
Questa domanda deve ricevere
risposta, e nitida.
Il fatto di non poterla dare è la prova
che si è entrati nella condizione equivalente al martirio: non si sa; si sta
visitando l’Ade o Se’ol o si sta salendo nei cieli?
Si vive contemporaneamente nella bassura e nelle altezze. Si è sottoposti a tortura e sollevati al punto dove la percezione del dolore cessa o è travolta dall’afflusso di intensità sensibile, dalla piena di gioia.
Occorre rammentarne l’orrore che
denuncia ancora Immanuel, il famoso amico di Dante, quando nel suo Inferno declama contro coloro
che non sono attratti da Dio e dai suoi pii, i cui cuori non ragionano e i cui
occhi sono offuscati come avessero
stretto un patto con lo Se’ol.
Quale concezione ebbero gli antichi della vita
sensibile dopo la morte?
Vivacchiare stentato di ombre fra ombre, mortificazione sommamente penosa, tedioso ripetere di ciò che si è già vissuto in pieno e si conosce già a fondo: visitare le dimore dei defunti è una prova straziante, si compie per raccogliere conoscenze, giusto per incontrare chi non si è avuta occasione di frequentare e per riceverne ammonimenti, in un’atmosfera psichica tumultuante di vendette non raggiunte, di stizze non placate…
L’aria dei morti vibra di parole
strappate ai deliri dell’ultima ora.
Al contrario, invece, l’irruzione dei
defunti nel mondo dei vivi produceva sgomento e orrore, parlavano in maniere
scombinate e oltraggiose, facevano gesti puerili e minacciosi, formavano un
esercito di vendicatori sinistri. Scrivevano sconnessi: ‘oracolari frammentati
da insensati incompresi Frammenti’. Torturavano, non soltanto con la paura che
la loro presenza incuteva naturalmente...
(…Giacché
nell’ultima hora del condannato più morto che vivo, talvolta o troppo spesso,
nel normale odierno accadimento, ovvero un Infinito che parla con un numero
dato al Vento…, apportando - di conseguenza - quel normale scompenso e non solo
cardiaco… o meglio che dico, ‘cardio-economico-circolatorio’ al normale nuovo
Elemento innestato ed ancora non del tutto sostituto, [come direbbe il
più noto gnostico di Princeton: “qualcosa si oppone alla calcolata ‘materia’ ” …] nello
stesso ugual Vento.
Indi
all’intera Parabola con cui ognuno - più morto che vivo - al di là
dell’orizzonte, sperimenta la vita; ovvero: la morte in-diretta precipitata o
perita fuoripista dalla Cima…. con tutta la ben nota Forchetta…
Così
nacque il digiuno della Coscienza!
Di
cui ognuno sprovvisto - Nessuno escluso - (per grazia d’Omero) nella salita e
discesa al di là d’ogni pista tracciata.
La
bassezza morale non meno di quella culturale regna sovrana giù nella piana, gli
ammorbati incantati - ovvero novelli prometei incatenati - dimorano in cosparsi
sanatori e con loro ogni antico Elemento dato e non ancor sostituito &
defunto (Omero l’idraulico, in codesta difficile hora - o strofa cantata -,
dicono occupato, indi si prega di rimanere cortesemente sospesi in linea per
non perdere l’ode d’attesa…).
Dicono
curato e riparato - e anche un poco digiuno colpa della dieta o della Forchetta,
dipende dalla vista in medesima ugual loggia.
Ragion
per cui, sottratta alla nuova ragione all’edicola esposta in odor di riforma: -
il morto più vivo -, e il suo Essere superiore, al di là, appunto, dell’umana
coscienza [o frequenza data dell’intera frammentata odierna,
aggiungo, social… Parabola], incutere terrore antico [di conseguenza
castigato e severamente umiliato et punito in nome e per conto d’un diverso Dio].
Ovvero
mortificare in Aeternum l’odierna economica scienza e/o dottrina a fascicoli
dispensata, questo il suddetto grave reato contestato dal Brusca ‘in personam’
e dal socio Denaro con il resto della più nota ignorata comitiva (o Compagnia)
ben assisa alla loggia incantata dall’alta montagna, giù nella libera padania -
fin su - alla più nota carta del menu della magna Grecia.
Affinché
per sempre siano comandati et perseguitati nonché incamminati - scalzi ignudi e tremolanti -
sulla retta cogitante Via e mai, - di conseguenza -, smarrirla [voce e
comandamento, fors’anche e mi correggo,… mandamento, ed hora solo coro nelle
tavolate del vento…] in nome di Messina.
Si
rischierebbe di imbattersi nell’Alma superiore d’una Lingua straniera per
sempre, seppur apostrofata con ‘somma’ maestria, giammai compresa, giacché la
suddetta ‘somma data’ ed anche ricevuta, un pochino falsata nel calcolato
bilancio recitato dall’intera Compagnia!
L’Ade
avvistato appare hora crittografato, nonché scomposto e frammentato, in brevi
deliranti ispiratici orfici ‘messaggini’ tutti evoluti a tratti semitici entro
una Bibbia non ancor tradotta, mi dicono dalla regia, neppur udita: “Dio non fu
più udito da Bergamo fino a Messina mentre dettava nuovo oracolare testamento o
mandamento…, scusate… italico comandamento!”.
Per
poi essere unanimemente derisi dall’intera Compagnia riunita - o scissa - nella
nuova greca geometrica padania unita… fino a Messina.
Comprendiamo
ed ammiriamo […anzi aggiungo e
porgo alle tavole un invito: “Fuggite! Fratelli amici e novelli suicidi prima
che ci ammazzino entro e fuori codesto stato così mal partorito, ma sicuramente
curato come ben nutrito di facezie artifizi e capi-comici riunti et im-banditi…] chi
è fuggito!?
Una
affermazione o un interrogativo?!
un
errore grammaticale oppure una nota stonata sullo spartito?
Chi
è partito?
Si
narri il Fatto!
Affinché Nessun
giammai comprenda quanto lo Stato lontano dalla propria Terra!
Il
mistero rimane Sovrano (in nome del dio incaricato custode del denaro) tutto
raccolto nella palmare mano alla grotta della ninfa, ove un tempo si entrava da
liberi uomini e si usciva in forma e sostanza di dio; ed hora, qual nuovo
miracolo dato dal Sovrano incaricato, si nasce dei ad immagine di Cristo
incatenato e si esce al casello - assegnato e post-datato - della più nota
frontiera del Brennero dopo aver pagato il dovuto obolo di ‘passaggio’ al di là
del mondo dei vivi… non ancora morti del tutto.
E
con lui Esiliato mai sia detto resuscitato, narrato da Marco pagano alla
piazzola di ristoro in doppia lingua tradotto meno l’italiano; dicono che Nulla
abbia consumato, Marco mai convertito, tutti affermano - Nessuno escluso - pur
le generose offerte, ancor più caro dato al Tempio del banco di cambio (alla
solitaria vista d’un umiliato Cappuccino avvistato e mai donato…), o alla Borsa
diluito; giacché nella più nota teoria, ovvero deriva dei continenti, hora naufragati
in Terre promiscue et valutate - nonché elevate e convertite - nelle più famose
geologiche stratigrafie, ove ogni Elemento nato ed evoluto sino ai più
inaccessibili cristalli della Sfera, o antica alchemica scienza societaria,
afflitta dal morbo della Grotta!
Il
Cappuccino non gradito!
Ovvero:
la specie evolve e muta forma seppur i geni di ugual medesima elevata sostanza…
E
non più come nell’antica èra della futura tomba ex zolla di Terra…
Cotal
altrui - d’ognun - innominato disorientamento nasce, infatti, quando la retta
via - o meglio la via ‘maestra’ intrapresa - a causa dei morti ancor in vita.
[Chi sia cotal ‘maestra’ preferiamo giammai
incontrarla, abdichiamo alla morte qual migliore compagna di esiliata camminata,
sino alla già nominata evaporata tomba dall’intera cordata accompagnata,
successivamente narrata in quote ed ossari disgiunti reclamare pani sudari non
men di frammentati calzari, conservati in giare e rotoli già dati per Morti
sino alle piramidi egizie ove nati et imprigionati; nonché a noi restituiti e
tradotti qual pani nel miracolo della lievitazione della scienza filosofica,
oppure intuito di borsa. Li ringraziamo per l’asterisco per il pensiero, per
l’allegro movimento, per la sinfonia e l’accento, e non per ultimo, l’elevato
senso morale dato alla borsa d’ognuno… il greco permettendo! Per ciò detto
partiamo da un assunto dato al genio il qual pur mutando forma giammai nella
sostanza d’una bassa manovalanza…]
Apportare
nella fine - o infine - una delirante crisi di coscienza, siamo noi i morti, o
loro gli Eterni Infiniti geni di questa ed ogni material terra alla deriva et
quotata nella borsa d’ognuno?
…Tutta colpa dei
loro Tempi così mal naufragati e diretti dalla sala regia fors’anche regia, o
meglio mi correggo, mal navigati ed interpretati…Scusate lor signori per
l’asterisco ma mai sia detto raggiro quest’arte ci è sconosciuta! [Giuliano] ),
…ma con l’abuso di anarchici gesti rimembrami più che seviziarmi.
Era questa parte della visita all’Ade
che occorreva rammentare e il torturatore pretorio romano gettava nello
sgomento causato da questo contatto doloroso, ma l’allucinazione contraria
faceva da leva e cessava il dolore della ferita.
(Zolla)
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