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Considerazioni post-mortem (15/18)
Prosegue con...:
Uno strumento per fare strumenti (20)
& Lo strumento (al completo...)
& ancora nella miniera del fabbro (21)
Sulla lunga
strada della mia Histoire, nei trent’anni
che le ho dedicato, questa orribile letteratura di streghe e stregoni, non meno
di sciamani in nome e per conto della Natura, mi è passata e ripassata spesso
tra le mani. Prima ho esaurito i manuali dell’Inquisizione, le asinerie dei
domenicani (Flagelli, Martelli, Formicai,
Fustigazioni, Lanterne, eccetera,
sono i titoli dei loro libri). Poi ho letto i parlamentari, i laici che a quei
monaci si sostituiscono, e pur nutrendo disprezzo per loro, quasi li eguagliano
in idiozia.
Ne accenno
altrove.
Qui noto
soltanto che, dal l300 al 1600, e oltre,
la giustizia è identica.
Anzi indistinguibile
nei tratti protratti circa medesima continuità riscontrabile in taluni - o
troppi - odierni medesimi procedimenti con cui si distingue - o dovrebbe -
l’Armonia della Storia la quale PEGGIORA!
È stupefacente
vedere in questi Tempi vagamente accennati e tanto vari, questi uomini di culture
diverse non riuscire ad andare avanti. Poi si capisce bene che gli uni e gli
altri sono impediti: nani avversi agli DEI DELL’IMMACOLATA NATURA, accecati, giacché
il veleno del loro principio li rende ubriachi e selvaggi.
Questo
principio è dogma e figlio violento di una radicale ingiustizia:
Tutti
perduti, non solo puniti, ma degni d’esserlo, GUASTI A PRIORI E CORROTTI, morti
a Dio ancor prima di nascere.
Il poppante
è un dannato.
Due cose si possono dire su quest’antica odierna epoca, non contraddittorie: lo spirito di Satana ha vinto (seppur un poco appestato e afflitto!), ma è morta la stregoneria...
"Chi
male intende il suon non entri in danza
Perchè
chi non va a tempo e noi com parte
Manca reputazion, grazia e sostanza"…
Il suono d’un tamburo annunziava l’Opera creata e Frammentata nell’Arte segreta della sonorità non ancora Parola, in Armonia non l’intero Creato…: il Maestro costruisce la propria ed altrui Rima accordando lo strumento per fare strumenti…
…Quanto
sopra è forse sufficiente per indicare il
segreto di Stradivari, o addirittura di uno qualsiasi degli altri maestri
italiani, grandi o piccoli, fosse stato scoperto con la misurazione del
calibro. È strano che l’impressione abbia dominato così fortemente che il genio
del grande maestro giaceva nel suo modo di distribuire le parti spesse
e sottili del tavolo superiore e inferiore.
Il primo
pensiero in questa direzione sarebbe, che se la teoria fosse buona, la sua
applicazione pratica con abilità e cura ordinaria avrebbe sicuramente portato
al risultato desiderato.
Ma più di
questo è stato fatto sperimentando di volta in volta su originali e copie.
Nel raggio
di un miglio da Charing Cross non mancano operai capaci di calibrare e copiare
con sufficiente esattezza gli spessori di qualunque Stradivari portati loro, compresi
i mezzi necessari per riprodurre le famose qualità del grande Cremonese. Sembra
si sia dimenticato che centinaia di abili ‘operai’ ma non certo artigiani vivono
su codesto accorgimento figlio del proprio tempo contraffatto e ridistribuito
in circuito prestampato posto nelle alterne odierne turbine forzate o
illuminate di oscure vicende alla mercé di un Dio prometeico dedotto, nell’ovvio
intento non certo naturale qual Arte rubata all’Artigiano.
Rivolgiamo per un momento il pensiero alla natura dei materiali compresi nella somma totale della struttura nota come violino.
Abbiamo per
il tavolo superiore, o frontale, una sottile lastra di legno nota come Pino, da una specie di albero
che cresce in tutto il mondo.
Le varietà,
tuttavia, sono innumerevoli e altrettanto lo sono gli scopi a cui sono
destinate. Per il tavolo inferiore, o schienale, viene utilizzato un legno più
denso e tenace. Che il particolare tipo impiegato nella costruzione dei celebri
strumenti dei grandi maestri, e soprattutto quello detto acero riccio o legno di lepre, fosse principalmente per
la sua bellezza, è evidente dal fatto che tutti i migliori liutai italiani
avevano ricorso a volte ad altri legni meno appariscenti.
Il Faggio è stato occasionalmente utilizzato da Carlo
Bergonzi. Altri legni duri coltivati in Italia, anche il Pioppo, sono stati utilizzati
da alcuni produttori, apparentemente quando la fornitura di materiale dall’aspetto
migliore si è esaurita. È più che probabile che
esistano alcuni Stradivari con il
fondo di un legno semplice diverso dall’acero.
Abbiamo,
quindi, per la tavola superiore del violino un legno di consistenza morbida ma
elastica, la cui forza risiede principalmente nei fili che corrono
longitudinalmente, e che, quando il legno è tagliato nel modo usuale con tutti
i liutai fin dalla sua invenzione, servono allo scopo di piccoli travetti che
corrono da un capo all’altro del tavolo superiore.
Il materiale morbido che si trova tra questi è molto suscettibile all’umidità, soprattutto se tagliato da poco, quindi, se un pezzo di Pino viene tagliato in modo così liscio con una sgorbia affilata o uno scalpello, un pennello leggermente bagnato disegnato lungo la superficie farà immediatamente gonfiare le parti più morbide e lasciare un aspetto a coste o velluto quando è asciutto .
Ciò servirà a mostrare fino a che punto questo
legno è adatto a regolare con differenze così minime come sarebbe necessario
quando si confida la Teoria degli spessori e si cerca di ridurla alla pratica.
Tra le mie
prime conoscenze musicali, infatti, ricordo un violinista dilettante che
esaltava la potenza del suo Stradivari,
affermando che è dovuta in gran parte al fatto che fosse stato lavorato dal
costruttore tutt’intorno vicino al confine. Di ciò, senza dubbio, molti
dilettanti ne erano a conoscenza, riconoscendo in opposizione a quella che era
stata accettata come regola generalmente osservata da Stradivari, che l’arcata nel
suo spessore diminuiva dolcemente verso il confine dove era circa un terzo in
meno rispetto al centro.
Si diceva
che questa delicata gradazione fosse la causa della bella qualità setosa e
simpatica verso la Natura del suono interpretato e dedotto, così evidentemente
caratteristica dei suoi strumenti. La spiegazione della causa in azione, come
la chiamerebbero i meccanici italiani, ovvero era quella di tagliare il legno
fino a renderlo più sottile nella parte tutt’intorno dai piedi del ponte e più
spesso dalle ali inferiori dei fori di risonanza.
Allora attraversiamo il Ponte del Diavolo, in questo deambulare e viaggiare…
…Pontresina,
col suo nome antico che significa ‘Ponte della Rezia’, è posta nel punto migliore,
quello in cui s’incontrano i due torrenti e le due strade dei ghiacciai
principali. Ho visto paesaggi più grandi, nessuno più armonioso, meglio
composto e meglio fatto per il pittore di quello del Roseg, lo stupendo
ghiacciaio che da Pontresina si scorge al di sopra di quei torrenti.
Grazie a
degli ottimi amici, che si sacrificarono personalmente per dare a me un posto
migliore in cui lavorare, avevo una bellissima camera, soleggiata e spaziosa,
in cui potevo leggere, scrivere, meditare a mio agio. Avevo una finestra a
levante e una a sud. E l’una e l’altra erano due quadri. A sud il Roseg, posto
ad una distanza ideale in fondo ad un vallone sinuoso, alla sua destra e alla
sua sinistra boschi, e lungo il torrente un prato che porta a Saint-Moritz. A
levante, la strada che sale dolcemente a Pontresina alta, il bello e silenzioso
villaggio di cui ho parlato, e poi il ghiacciaio di Morterasch, che di lì non
si scorge. Dello stesso villaggio non si vede altro che il punto culminare a
mezza costa: la sua chiesa dei morti, costruita poco prima del 1500.
…Avevo
ripreso le mie abitudini….
Al mattino
restavo in casa, leggevo lavoravo. Il mio libro, in quel momento, era la dotta
‘Geografia botanica’, ed un giorno vi lessi un’affermazione che mi fece molto
riflettere e che posso riassumere in questi termini:
La volgarità prevarrà, conquisterà, invaderà il mondo intero…
Le piante comuni a diversi paesi diventeranno più
numerose. Verrà meno l’originalità della flora locale.
Le piante dei Sentieri, delle colture ecc.
caratterizzeranno il nostro tempo; quelle delle foreste e delle montagne si
ridurranno sempre di più…
In quanto
esse appartengono ad un antico stato di cose, e fanno posto a un assetto nuovo.
All’antico
ed Eretico stato di cose, in cui tutti gli ambienti erano contrassegnati da caratteristiche
originali, potentemente distintive, succederà uno stato nuovo, apparentemente
più ricco ma molto molto meno vario, in cui tutti gli ambienti tenderanno
volente o nolente ad assomigliarsi tra loro, la vita in pratica sarà omologata
ad un unico standard e la varietà come la cultura che per sempre la
contraddistinta nel libero arbitrio della natura per il diletto di ciò che
impropriamente nominato ricchezza scomparirà al suo posto guerra e catastrofe.
Ma è pur vero che la vita logora con il costante suo non progredire ma ciò di cui satura come falso ‘progresso’ alieno alla spirale di cui il mio libro di botanica e geologia, ed i suoi vari e smisurati bisogni (di chi agisce in vero difetto di pensiero mosso unicamente dall’istinto senza neppur aver letto un albero una foglia un tomo da cui si è soliti narrare la verità circa la vita…), fanno contro gli alberi una guerra universale: e questa è una cosa che si può scorgere dappertutto.
Ed io so
(anzi noi sappiamo ora qui e dovunque
accompagnato dal mio amico…), perché questo avvenga, la (difficile)
condizione fondamentale sarebbe quella di fermare un momento la ruota
vertiginosa dell’avidità divenuta sola e concreta attività esteriore, la quale
ci trascina lontano, mantiene il nostro sguardo fisso al di fuori di noi e
distolto da noi stessi.
Ah, perché
non posso regalare, agli uomini che potrebbero promuovere il nostro comune
rinnovamento, qualcuna di quelle mistiche visioni accennate in compagnia
dell’insolito viandante senza Tempo e Luogo su cui soffrire le pene della morte
nel Teschio di ciò cui si comporrà la vita ed il Dio che così la ben dipinta.
Il segreto delle Visioni di cui si parla, ed da cui talvolta esuliamo entrambi dalla grammatica così come composta dal cacciatore o inquisitore per medesima via, e non senza ragione ma senza poterselo bene e chiaramente spiegare in questa stessa vita, il mondo antico: ciò che gli uomini di quel Tempo facevano dire al veggente comune passo condiviso con il mio amico: con lo sguardo imparare a penetrare attraverso i corpi materiali e così facendo scoprire la Natura esterna e quella in noi stessi di medesimo principio…
(J. Michelet)
Le questioni ambientali sono prepotentemente balzate all’attenzione pubblica da poco tempo, ma sono di indubbia importanza in relazione al rapido deterioramento di molte situazioni: si consideri che, nel brevissimo corso degli ultimi 50 anni, l’inquinamento ha prodotto effetti maggiori di quelli verificatisi nei precedenti secoli presi globalmente.
La costante
ricorrenza del fenomeno è tale, che è possibile considerare questi parametri
come caratteristici di una stazione, così che si comincia a parlare di climatologia chimica. Conseguenze
negative – ormai comuni e frequenti – si verificano sulla salute umana: in
particolare, si tratta di disturbi dell’apparato respiratorio, dal momento che
è stato accertato l’aumento dei casi di asma e di allergia nei paesi
industrializzati (e inquinati).
Non sono, poi, da trascurare gli
effetti su materiali e manufatti (si ricordino le notizie preoccupanti relative
al complesso monumentale dell’Acropoli di Atene e ai cavalli in bronzo della Basilica
di San Marco a Venezia), sul clima e sulla vegetazione. È appunto quest’ultimo
argomento che viene trattato qui. Solo alcuni di tali temi sono di pubblico
dominio e, pertanto, il problema attuale è quello di rendere manifesto alla
popolazione e ai decisori che il degrado ambientale danneggia anche le piante.
L’igienista
G.B. Simon giustamente ha osservato:
se le esalazioni industriali sono
nocive per la vegetazione, a maggior ragione esse saranno sconsigliabili per
l’uomo.
Le
conseguenze ecologiche dell’inquinamento possono essere disastrose: vi sono
aree prossime a sorgenti di grande portata in cui non è pensabile allevare proficuamente
colture agrarie. Le implicazioni, anche sociali, di questi problemi dovrebbero
essere adeguatamente considerate.
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