CHI DELLA FOLLA, INVECE,

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30 MAGGIO 1924

domenica 13 giugno 2021

IL RACCONTO DELLA DOMENICA, ovvero LA NATURA (28)

 

























Precedenti capitoli:


Della Domenica (26/7)


& Considerazioni Post-Mortem (15/7)


Prosegue con...:


Il Racconto della Domenica


ovvero: [la Natura "stregata"] (29)


& con uno strumento per fare strumenti 









L’uomo caccia e lotta. Donna Natura gioca d’ingegno, immagina; genera sogni e dei. Dei giorni è veggente...

 

Possiede le ali infinite del desiderio e del sogno.

 

Per meglio valutare i tempi, osserva il cielo. Ma alla terra non offre meno cuore. Gli occhi chini sui teneri fiori, giovane e fiore anch’essa, ne fa conoscenza personale.

 

Donna Natura, chiede loro di guarire chi ama.




E d’appestare chi la odia!

 

Semplice e commovente inizio di religioni e scienze.

 

Più avanti tutto si separa; vedremo sorgere lo specialista, ciarlatano, medico della favella, curatore appestato per propria natura terrena, preservare la mente e il corpo da Madre Natura.

 

Ma in principio, Donna Natura è tutto.




Una religione potente e vitale, come il paganesimo greco, ha inizio dalla sibilla, termine nella strega. La prima, vergine bella Natura, in pieno sole, lo cullò, gli diede incanto e aureola. Più tardi, decaduto, malato, nelle tenebre medievali, tra le lande e i boschi, la strega figlia e di Madre Natura  lo riparò, dalla sua coraggiosa pietà gli venne il nutrimento, di cui continuò a vivere.

 

Ecco che, per le religioni, la donna è madre Natura, amorosa custode e nutrice fedele. Gli dèi sono come gli uomini; le nascono e muoiono in grembo. Quanto la fedeltà le costa!

 

Regine, magi di Persia, Circe maliarda, sublime Sibilla, che siete ormai?




Che barbara metamorfosi.

 

Quella che, dal trono d’Oriente, insegnò le virtù delle piante e il cammino delle stelle che, al tripode di Delfi, splendida del dio di luce, porgeva oracoli al mondo prostrato, questa, mille anni più tardi, la si caccia come fosse una bestia selvaggia, è inseguita agli angoli delle strade, umiliata, straziata, lapidata, piegata sui carboni ardenti.

 

Non bastano i roghi al clero, né al popolo le villanie né i sassi al fanciullo, contro la disgraziata. Il poeta (fanciullo anch’esso) la lapida con un’altra pietra, ancora più crudele per donna Natura.




Suppone, chissà perché?, che fosse sempre laida e vecchia.

 

Alla parola Strega, appaiono le orrende vecchie di Macbeth. Ma i crudeli processi mostrano il contrario. Molte morirono proprio perché giovani e belle….

 

La Sibilla prediva la sorte, la Strega la fa. Ecco la grande, autentica differenza. Lei chiama, cospira, opera il destino. Non è l’antica Cassandra che tanto bene conosceva l’avvenire, lo lamentava, l’attendeva. Lei lo crea.




Più di Circe, di Medea, possiede la verga del miracolo naturale, e per sostegno e sorella ha la Natura. Tratti del Prometeo moderno son già suoi. Con lei ha inizio la scienza arcana e sovrana, che guarisce, rinnova l’uomo. Al contrario della sibilla, che sembrava osservare l’aurora, lei osserva il tramonto: ma è proprio il grigio tramonto ad offrire molto prima dell’aurora, un’alba precoce del giorno.

 

Il prete intuisce tutto il pericolo, il nemico; la Natura, la temibile rivalità è in lei, che lui mostra di disprezzare, la sacerdotessa della Natura.

 

Prega di rimando la Madonna!




Dagli dèi antichi, ha forgiato nuovi dèi. Accanto al Satana del passato, vediamo nascere in lei un Satana del futuro.

 

Le imputate Nature, se possono, prevengono la tortura e si uccidono. Ovvero si negano alla socialità del loro Dio!

 

Ululano ed imprecano rovina alla vista di cotal terrena bestemmia!

 

Il Cavaliere, l’insigne sindaco Lombardo, che ne bruciò ottocento tutte viste fitte nei Boschi e Selve quali Abeti Faggi e altri arbusti, di questo terrore è orgoglioso.

 

Con il fuoco fa splendere la brace di altri disgraziati!


 

La mia giustizia è tanto buona

 

Dice…

 

...che sedici, decapitate l’altro giorno, non attesero, si strozzarono prima, affinché mai cantino i loro deliri…



 

Sulla lunga strada della mia Histoire, nei trent’anni che le ho dedicato, questa orribile letteratura di streghe e stregoni, non meno di sciamani in nome e per conto della Natura, mi è passata e ripassata spesso tra le mani. Prima ho esaurito i manuali dell’Inquisizione, le asinerie dei domenicani (Flagelli, Martelli, Formicai, Fustigazioni, Lanterne, eccetera, sono i titoli dei loro libri). Poi ho letto i parlamentari, i laici che a quei monaci si sostituiscono, e pur nutrendo disprezzo per loro, quasi li eguagliano in idiozia....


(Prosegue...)









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