sabato 6 aprile 2013
PIONIERI e NATIVI: Seconda Udienza (66)
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Minstrel Show (69)
Aggiorniamo il Dibattimento, e procediamo a breve riassunto quanto
finora detto, in difesa del mio cliente.
A iniziare dagli anni 1880-85, in tutte le riserve le terre sono coltiva-
te; gli indiani non conoscono la fame come ai tempi delle campagne
militari. Certo, abbiamo notato, che rimangano poveri, ma le pratiche
comunitarie, l'assenza di ineguaglianza sociali e la volontà di sopravvi-
vere, spiegano i risultati che ottengono dalle loro aride terre.
E' allora che Governo, agricoltori e uomini d'affari si rendono conto
da un lato di aver fallito nella loro politica d'assimilazione, dall'altro del-
la notevole estensione delle riserve.
Nel 1887 gli indiani posseggono ancora 139 milioni di acri a ovest del
Mississippi. Ora queste terre sono sempre più appetite dai coloni che
mal tollerano vederle tanto poco valorizzate.
Infine nell'Est, nasce un movimento per concedere alle popolazioni in-
diane la dignità della proprietà privata. La stampa, società religiose,
missionari e uomini politici, come il senatore del Massachusetts, Hen-
ry L. Dawes, pensano che il solo sistema per civilizzare gli indiani sia
di trasformarli in agricoltori. Perciò il possesso della proprietà indivi-
duale, 'fondamento di ogni virtù cristiana' dovrebbe legarli alla terra
e portarli, di conseguenza, progressivamente ad adottare 'l'american
way of life'.
Perciò nel 1887 viene votato il 'Dawes Allotment Act', che sopprime,
di fatto, la proprietà collettiva tribale sulla terra delle riserve. Le ter-
re delle riserve vengono distribuite: ogni famiglia riceve 160 acri, i
celibi un po' meno.
La legge prevede che una volta che gli indiani sono entrati in posses-
so del loro lotto di terra, il 'surplus' sarà venduto all'asta pubblica.
Data la scarsa densità della popolazione indiana nelle riserve, il 'sur-
plus' risulta molto rilevante.
L'abilità degli agenti dell'amministrazione fu di creare un 'surplus' di
terre fertili e ben irrigate, facili da vendere agli agricoltori delle vici-
nanze. Per far fronte a tale manovra, gli indiani spediscono degli e-
missari a Washington per protestare e denunciare la spoliazione di
cui sono oggetto, come il qui presente, mio assistito.
Signori della giuria, vorrei farvi notare che in virtù del 'Dawes Act',
ogni famiglia può disporre del suo lotto di terra, e può affittarlo o
venderlo. Gli agricoltori bianchi, però, si accordono fra loro per af-
fittare i lotti di terra a prezzi molto bassi, dal momento che gli india-
ni ignorano il valore della terra.
Altri persuadono gli indiani a lasciarla per testamento ad 'amici bian-
chi', mesi dopo, il numero di decessi tra gli indiani aumenta conside-
revolmente! Inoltre i lotti di terreno, essendo proprietà individuali,
vengono sottoposti alle locali imposte degli Stati.
Infine l'estensione dei lotti di ciascuna famiglia è troppo scarsa per
essere produttiva, anche perché il numero dei componenti familiari
aumenta.
Le parcelle verranno frazionate per essere distribuite agli eredi.
Quindi cosa succede: la proprietà indiana, come quelle del mio as-
sistito, che nel 1887 era di 138 milioni di acri, passa a 47 milioni nel
1934; così, il 75% del patrimonio degli Indiani viene a trovarsi nelle
mani dei bianchi.
Altra grave conseguenza del 'Dawes Act' è il colpo inferto all'auto-
rità del Consiglio di Tribù. Tale Consiglio scomparirà progressiva-
mente, via via che gli indiani si emancipano dalla sua tutela.
Questa politica facilita l'ingerenza dell'amministrazione federale con
le sue leggi inique, negli affari delle tribù.
Gli agenti del BIA moltiplicano i regolamenti al fine di costringere gli
indiani, liberi dal Consiglio di tribù, a vivere come i bianchi. I trattati
erano sempre stati stipulati sulla base del fatto che le leggi degli Sta-
ti o delle singole Contee, non potevano essere applicate alle tribù.
Gli indiani, divenendo individui indipendenti delle loro tribù, si vedo-
no obbligati a rispettare leggi che ignoravano.
Vengono giudicati da un tribunale di bianchi, la polizia penetra nelle
riserve per far rispettare le leggi locali.
Negli anni 1825-30, una simile politica aveva disorganizzato le 'Cin-
que tribù civilizzate'; molti sperano che accadrà lo stesso nei territo-
ri dell'ovest. Contemporaneamente, nel 1885, in Canada il 'Canadian
Act' proibisce il 'potlatch' e prevede persino la prigione per i parteci-
panti alla cerimonia.
Come negli Stati Uniti, il governo tenta di far abbandonare agli india-
ni le loro pratiche comunitarie e religiose; anche lì sono raggruppati
in riserve.
(Prosegue....)
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