giovedì 25 aprile 2013
STORIA UNIVERSALE DELL'INFAMIA: religione, morale, politica (15)
Precedente capitolo:
storia universale dell'infamia (14)
Prosegue in:
storia universale dell'infamia (16)
Dove la civiltà non ha ancora ben penetrato, anche le idee
di giustizia e di morale non sono abbastanza chiare; quindi
si vede la religione farsi più volte partecipe, istigatrice al
delitto.
L'avv. Locatelli, in Sicilia, deplora d'avere veduto, in due
anni, ben 8 preti condannati per assassinio: due preti, per
esempio, uccisero un servo perché denunziava al vescovo le
loro oscenità.
Vedremo anche quanto i frati contribuirono nei malandrinaggi.
Il Pugliese fu condotto da un prete al saccheggio di S. Giovan-
ni. A Bari veniva, a spese del brigante Pasquale, celebrata
ogni giorno regolarmente la messa ai briganti.
Noi siamo (ripetevano costoro ad un amico di Pietrè) bene-
detti da Dio: 'lo dicono li Vangeli de la Missa'.
Il paese S... che è in Lombardia il più celebrato per masnade
lo è anche per esagerata bigotteria e pel dispotismo pretesco.
Parlando della Sicilia, scrive ancora Locatelli, è impossibile l'-
immaginare l'immortalità che dovevano spargere nelle classi
povere quelle parecchie migliaja di religiosi, provvisti di ric-
chezza, di influenza, oziosissimi, e dotati dello spirito arden-
te e della vivissima sensualità dei popoli meridionali.
Per essi eran peccati perdonabili la seduzione, l'adulterio, e per-
sino anche l'incesto. L'assassino, che rivelava al confessionale
il proprio misfatto, e che cercava scusarsene adducendo l'offe-
sa ricevuta, il danno patito, la estrema sua miseria, veniva non
solo assolto, ma per di più esonerato dal darne scarico alla giu-
stizia umana, quand'anche questa avesse colpito per isbaglio un
innocente in vece sua.
Il testimone che taceva al giudice la verità, per evitarsi un peri-
colo, per non compromettere il prossimo, era del pari sicuro di
riconciliarsi con Dio coll'intermezzo del confessore.
Il ricco, che teneva le proprie donne in continua clausura per
una gelosia veramente 'turca', era compatito e fin anco lodato
se menava strage della onestà e della reputazione delle figlie e
delle donne del popolo, perché in fin dei conti egli faceva la ca-
rità, gettando fra loro qualche manata di piastre.
V'era peggio.
In grazia di una bolla antica, il clero componeva a denaro i delit-
ti; un uomo potea francare la coscienza di un omicidio pagando
alla chiesa 127 lire...
La morale tien bordone ad una simile religione....
Manca il concetto della vera morale.
Di ladri e ladruncoli, parlando di Sora, scriveva S. Jorioz, ve ne
sono tanti, quanti sono gli abitanti....
Nella Basilicata, Panirossi sentì le donne spesso chiamare 'bri-
gantello' dalle madri il loro figliolo; Crocco era il loro Carminuc-
cio; i ricchi sopranominavano 're della campagna' Ninco-Nanco.
'La parola 'malandrino' perdé in Sicilia perfino il suo significato,
ed invece di un appellativo d'infamia, divenne pel popolo una lo-
de, del quale molti onesti popolani menano vanto.
'Io sono malandrino' significa infatti, per loro, essere un uomo che
non ha paura di nulla e tutto può..., e specialmente della giustizia,
la quale nella loro mente si confonde col governo, o meglio colla
polizia'.
Mancando il concetto vero della morale (e dell'idealismo), ed es-
sendo scemata e quasi tolta la distanza fra lo strato equivoco e lo
strato onesto, è cosa naturale che il malandrino trovi un complice
nel colono, ed anche nei proprietarj in mezzo a cui vive, e che ri-
guardano il delitto come una nuova specie di speculazione.
E questo, secondo le relazioni dei Prefetti, è il guajo massimo del-
la Sicilia, dove i veri briganti, che battono la campagna, sono po-
chi, ma si centuplicano, in date circostanze, coi colleghi avventizj,
dove perfino grossi proprietarj si vedono usufruire dei briganti lor
amici per imporre ricatti, far cessare testamenti, acquistare predo-
minio sui colleghi...
(Prosegue....)
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