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"Fame" (17/8) & Verso un nuovo Passo... (12)
1) PROF. LONZA
Età
indefinibile. Ordinario di Ginnasio nella città di Lonza. Bassotto, natiche
sviluppate, piccoli piedi, andatura saltellante. Moderato d’intelligenza,
moderato di cultura, moderato d’opinioni, moderato di tutto e mai astenendosi
nel bere, ovvero mai astemio sebbene all’altezza dei tempi. È amico del noto
bresciano detto il Mortadella, il più
amato in tutta la Val Seriana alta bergamasca, un suo ex-alunno ora allievo pur
non ancora diplomato ed in attesa della pensione di stato.
Ogni tanto favellano circa il futuro d’ognuno rimpiangendo la damigiana passata – o meglio - mal travasata al bar dell’euro parlamento così detto da Tavernello l’amministratore delegato, delegato in maggior ‘onorevole’ consenso nell’ottenere la botte piena e la moglie non ancora – purtroppo – del tutto ubriaca!
Quanto
a religione professa quella del cuore che non esclude affatto il Cristianesimo,
anzi... negli intervalli al Bar dell’Euro parlamento vengono consumati
sacrifici in nome di Pan, anche detto il Tatuato, il miglior muratore del reddito
mai consumato!
Del resto, com’egli dice, da per tutto c’è del dubbio: perfino nell’industria anarchia; purché, bene inteso, non pretenda di passare la pratica imbustata alla persona sbagliata!
Però non
bisogna mai dimenticare che in medio stat
virtus ed est modus in rebus e che ogni cosa va ponderata cum
grano salis. Una volta, sebbene riluttante fu eletto deputato al Parlamento
dai monarchici-anarchici-anti-costituzionali-industriali
della rinomata Lonza-padana forse perché, a prescindere da ogni altra
considerazione, il suo stesso cognome simboleggiava a quell’epoca tutto un
programma.
Mortadella,
il bresciano suo grande forse Unico (modello e) amico, nella dichiarazione finale congiunta
dettata alle braci o idi di Giugno, destinò il suo mille per ogni cinque
affogati, seguiranno vasti proclami.
Ordinariamente
la sua vita si svolge e consuma fors’anche consumata, calma, fra scuola e casa intervallata
da brevi solitari rotti al soldo di Moneta la miglior commessa della norcineria;
sua ex allieva dai tempi dei noti moti intestinali, quando si mangiava e beveva
alla brace sacrificata dell’antica osteria, ora giardino proibito, ove Moneta (l’anarchica
proibita ora solo prostituita organizza nuovi moti intestinali in onor dell’ordine
precostituito).
Qualche
unico suo svago serale (tanto per far due chiacchiere, fino all’undici, coi
maggiorenti del luogo) consiste nel frequentare, sebbene non sempre, il Caffè degli Specchi e il Circolo
ricreativo Scienza e Diletto, ove come ai tempi antichi si specchiano e
proclamano vincitori qualcuno dice i migliori fra i peggiori, sebbene sempre avvinti
da Damigiana ora del tutto travasata!
Una volta i suoi capelli eran neri, poi diventaron grigi, ora son biondi, qualcuno dichiara di averli visti bianchi con accenti di baffi mutilati, s’intende son Giochi di Specchi non certo discorsi sensati o meglio assennati!
Ma nessuna
meraviglia: Il prof. Lonza con il suo amico Mortadella, in omaggio alla libertà
bene intesa ma poco proclamata, sicuramente ben masticata certamente incompresa,
non ha mai sognato di negare a chicchessia e tanto meno a sé stesso, il diritto
di scegliersi liberamente quella lozione e quella fede politica che più gli s’avviene,
soprattutto quando la lozione mista a gelatina e ben unta sul cuoio capelluto
in attesa di divenir calvo, e la fede politica una dittatura!
2) PROF. QUATTROSTOMACHI
Pur troppo
non è più!
Mentre,
dopo il solito pranzo luculliano, stava poppandosi il solito avana profumatissimo,
colpito da paralisi cardiaca, senza poter dire neppur ohi! fece la morte dell’ ingiusto.
Era banchiere e senatore per censo nella non lontana Brescia. Amico del Mortadella. La natura gli aveva donato un appetito da lupo e uno stomaco di struzzo. Il suo peso oltrepassava felicemente il quintale. Lo dovevano scaricare e caricare lungo la via con l’aiuto del socio della Ditta Monta-Carichi, senza carico aggiunto oppure dichiarato.
Essendo venuto su dal nulla, cosa della quale si vantava spesso, ed avendo realizzato una favolosa fortuna, non a torto, stimandosi degno d’adorazione, aveva incominciato, lui per il primo, ad adorar se stesso.
Mortadella
che si odora anche lui per ogni via e campo del medesimo Sentiero, avvilito
perché l’antico profumo perso, insomma non è più come la Mortadella del fu
padre non suo!
Ma era ammalato di troppa salute quasi come suo fratello Salame milanese giacché ora c’è solo l’ungherese, e sebbene questo morbo non sia ritenuto letale, fu il solo ch’ebbe la forza d’abbattere quella Bastiglia di Lardo, fin su alla mensa alta dell’alto prelato. Il noto e non ancor del tutto curato… curato di montagna!
In questo
libro, per quanto indegnamente, ma con l’intenzione purissima di onorarne la
venerata memoria, si registrano detti memorabili e ricordi del lacrimato
Commendatore.
3) DOTT. CELTO
Ateo, materialista, asceta della scienza; specializzato nella cura dei morbi celtici.
Odia il medio-evo
odia il moderno, odia l’antico odia pur bevendolo il vino, odia la moglie e ama
l’amico (della moglie in segreto), odia
il negro odia la negra adora pantera, il
miglior travestito della guardia cantoniera, odia l’emigrato odia il forestiero
odia anche, negli intervalli, se stesso, odia ogni emarginato proclamandosi
emarginato, odia il giorno odia il sole odia la primavera, ama solo se stesso
al bar degli Specchi quando assieme al Mortadella intonano proclami al Dio del
Sole (promettendo sangue con intestinale vendetta), fors’anche la lampada del
Genio che li illumina di vera ragione quando negli intervalli dell’eterna
consumazione raggiungono, ovviamente, l’alto elevato senso e grado della conoscenza
non conoscenza coscienza dell’illuminazione intera.
Il Credo del dott. Celto è questo:
Esiste la
materia e nient’altro che la materia.
Se solo
nostra è meglio per il bene dell’intera comunità, e non solo montana, non del
tutto montata!
Ogni organismo
è una macchina.
Le macchine
sono tutte le nostre anche nei transiti valicati e contrastati, talvolta
dicono, cappottati.
Tutta colpa
dell'emigrata Damigiana non ancora travasata!
Almeno così si narra al Bar degli Specchi!
L’Universo
è un macchinario messo in moto da se stesso ab eterno.
Ogni
pargolo da noi creato fecondato e annegato immune dall’Universo dalla Bulgaria
transitato.
La morte
non è che una delle tante trasformazioni della materia, il Covid solo un amico
di eterna immeritata ricchezza.
Il pensiero è una secrezione del cervello.
È sempre
bene non pensare.
L’uomo è un
tubo con due fori.
Governati
dal nostro amministratore delegato.
Da un foro
si entra e dall’altro si esce come il miglior concime di questa Terra…
L’amore uno sfregamento degli organi genitali, fra animali di sesso diverso.
È meglio
fregarseli da soli senza l’aiuto dello Svizzero!
L’anima è
ignota al microscopio.
Ogni Animo
vien consumato o divorato al Bar degli Specchi.
Dio non è
stato mai incontrato dalla Scienza.
Ovvero solo
dal nostro curato non curato ora solo missionario del negro.
Ogni tanto
se ne vengono!
E la Scienza che distrugge la religione e non ha bisogno della Filosofia è destinata ad essere, quanto prima, Tunica e Fede dell’Umanità.
Questa specie
di Santo Laico (che tiene consultazioni, tutti i giorni, pei marcati, da Venere
sino alla più moribonda Terra, dalle 10 alle 12, e in attessa del coprifuoco ad
orario continutao al Bar degli Specchi dispensato qual eretico oracolo) ha fatto
scrivere sulla porta del suo gabinetto, il miglior cesso gestito dal Mortadella:
Visite
accurate L. 50. Visite accuratissime L. 100.
Non visitatelo per favore!
4) L’AMMINISTRATORE DELEGATO
Figlio d’un
pollaiolo, perciò tutti gli uomini sono polli da elevare a miglio rango per
ogni uovo covato.
Ha
rinnegato con legittimo disgusto le rigaglie paterne e sebbene munito di
regolare licenza d’Istituto, non è molto forte, a dir vero, in fatto di
grammatica e perciò non troppo sicuro quando ‘mette in carta’.
Ma dove il suo talento non comune si rivela intero, è nelle matematiche e in computisteria che formano veramente la sua branca.
Qui è chez soi.
La presentazione di un elaborato bilancio lo fa ingrassare, il fiero calcolo dei logaritmi appassionatamente abbracciato con la seducente partita doppia, lo manda in estasi; la procedura fallimentare dalla deposizione del bilancio alla stipulazione del concordato, gli mette addosso l’ebrezza epica d’un paladino di Carlo Magno.
Tutto il suo mondo intellettuale formicolante di cifre sale e discende per l’eterne colonne separate da due righi rossi del Dare e dell’Avere, che costituiscono com’egli dice con giusta enfasi le sole colonne incrollabili sulle quali s’appoggia l’Umanità.
Se
qualcuno, per caso, gli domandasse quali sono le sue opinioni, egli
risponderebbe:
Opinioni?
Mi meraviglio, lo non mi baso che sulle cifre; e l’aritmetica, scienza fatta di cifre, non è, come si sa, un’opinione.
(Antologia dello Spugna River, senza più
River neppure Rivera, il miglior attaccante del circolo del Graal, Edizioni
Indiane)
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