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Percezione della realtà (48)
L’eretico –
dal punto di vista politico, morale, religioso, o estetico – era colui che
rifiutava di tradire la propria coscienza. La sua visione si riassumeva nelle
parole dell’inno revivalista:
Abbi il
coraggio di essere come Daniele,
abbi il coraggio
di essere indipendente;
abbi il
coraggio di avere uno scopo fisso,
abbi il
coraggio di farlo sapere.
Per
aggiornare questo inno bisognerebbe aggiungere una negazione all’inizio di ogni
riga.
Poiché è tipico del nostro tempo che coloro che si ribellano contro l’ordine costituito, o comunque i più numerosi ed esemplari tra di essi, si ribellino anche contro l’idea dell’integrità dell’individuo.
‘Avere il
coraggio di essere indipendente’ è deplorevole da un punto di vista ideologico
e pericoloso da un punto di vista pratico.
L’indipendenza
dello scrittore e dell’artista viene erosa da forze economiche imprecisate e
contemporaneamente minata da coloro che dovrebbero difenderla.
Ciò che è
veramente in questione è il diritto di riportare gli eventi contemporanei in
modo fedele, o almeno tanto fedelmente quanto lo consentono l’ignoranza, i
pregiudizi e l’autoinganno di cui giocoforza risente qualsiasi osservatore.
Mentre scrivo tutto ciò, esseri umani altamente civilizzati mi stanno volando sopra la testa cercando di uccidermi. Non nutrono alcuna inimicizia verso di me come individuo, né io verso di loro. Stanno ‘solo facendo il proprio dovere’, come si dice.
Per la
maggior parte, non ho dubbi, sono uomini di buon cuore e rispettosi della
legge, che non si sognerebbero mai di commettere un assassinio nella vita
privata. D’altro canto, se uno di loro riuscirà a farmi a pezzi con una bomba
ben piazzata, non ne avrà il sonno rovinato. Sta servendo il proprio paese, il
che ha il potere di assolverlo da ogni male.
Non si
riesce a vedere il mondo moderno per come è se non si riconosce la forza
preponderante del patriottismo, della lealtà nazionale. In certe circostanze
può venir meno, a certi livelli di civilizzazione non esiste, ma come forza
positiva non c’è nulla che possa eguargliarla. Al confronto, il cristianesimo e
il socialismo internazionale sono fragili come fili di paglia. Hitler e
Mussolini hanno conquistato il potere nei loro paesi perché sono riusciti a
intuire questa verità, mentre i loro avversari non l’hanno fatto.
Osserviamo il tutto da un diverso punto di vista!
L’inverno
fu freddo come quello che lo aveva preceduto e il cibo perfino più scarso.
Tutte le razioni subirono un’ulteriore riduzione, eccetto quelle dei maiali e
dei cani.
Un’uguaglianza
troppo rigida, spiegò Piffero, sarebbe stata contraria ai princìpi
dell’Animalismo. E comunque non gli era difficile dimostrare che agli altri
animali, nonostante le apparenze, in effetti non mancava il cibo.
Leggendo le
cifre con voce stridula e rapida, dimostrava dettagliatamente che ora avevano
più avena, più fieno, più rape rispetto ai tempi di Jones, che lavoravano meno,
che l’acqua potabile era di miglior qualità, che vivevano più a lungo, che la
mortalità infantile era molto calata, che avevano più paglia in stalla e meno
fastidi con le pulci.
Gli animali
credevano a ogni sua parola.
A dire il
vero, il ricordo di Jones e di tutto ciò che egli rappresentava era quasi
svanito dalla loro memoria. Sapevano che adesso la loro vita era dura e
austera, che spesso soffrivano la fame e spesso il freddo, che quando non
dormivano, di solito erano al lavoro. Ma senza dubbio in passato la situazione
era stata peggiore. Erano contenti di credere che fosse così. E poi a
quell’epoca erano schiavi, mentre ora erano liberi, e in questo, come Piffero
non si stancava di sottolineare, stava tutta la differenza.
(G. Orwell)
A poco più di 8 anni dal primo obiettivo climatico, in tema di sussidi ambientalmente dannosi nessuna vera novità concreta, nonostante un’estate alle spalle pesantissima sul fronte degli eventi climatici estremi tra caldo torrido, record europei e piogge intense che hanno portato ad alluvioni, esondazioni e frane.
L’unico
cambiamento è quello dell’istituzione della Commissione per lo studio e
l’elaborazione di proposte per la transizione ecologica e per la riduzione dei sussidi
ambientalmente dannosi che, entro l’estate 2020, avrebbe dovuto produrre - dopo
una consultazione pubblica del tutto discutibile nei modi e nei tempi - una
proposta di eliminazione e/o rimodulazione dei sussidi ambientalmente dannosi
entro il 2030.
Si sarebbe
anche dovuto aggiornare annualmente il Catalogo dei sussidi ambientalmente
dannosi e favorevoli, da parte del neo Ministero della Transizione Ecologica,
fermo al 2019.
Tutti segnali che dimostrano come, sebbene il tema dei sussidi sia in qualche modo entrato nell’agenda politica del Governo, in realtà questo rimane ancora al palo, in attesa di politiche serie e concrete in grado di trasformare risorse e aiuti, spesso importanti dal punto di vista sociale, in una leva capace di dare nuova spinta alle imprese, alle famiglie e al nostro Paese.
Il tutto
avviene mentre i dati parlano di un aumento della temperatura di 1,1°C e la
ripresa economica post chiusura sanitaria ci mette di fronte ad andamenti e
pericoli in termini di numero ed intensità degli eventi climatici estremi, di
consumi energetici, di aumento, del 25%, tra il 2020 e il 2021 delle emissioni
di CO2.
Tutti
segnali che mettono a rischio la transizione energetica e il raggiungimento
degli obiettivi climatici.
Sia chiaro, nessuno vuole togliere il sostegno a famiglie e imprese. Anzi, esattamente il contrario. È chiaro, infatti, che l’emergenza climatica in questi anni ha portato sviluppo e innovazione, vantaggi economici, sociali, sanitari che devono riguardare tutti, nessuno escluso.
Per questo
è importante che tutte le risorse disponibili siano dedicate a misure che
portino famiglie e imprese, grandi o piccole, ad investire in efficienza e
rinnovabili. In altri casi, in cui sussistono difficoltà economiche, è
necessario l’intervento dello Stato con fondi e misure studiate ad hoc.
Il tema dei
sussidi è certamente un problema che non riguarda solo l’Italia.
Nel Mondo, infatti, ancora oggi, secondo l’International Energy Agency si spendono più di 500 miliardi di dollari a sostegno dei combustibili fossili che contribuiscono all’inefficienza, all’iniquità e alla produzione di esternalità negative, come l’inquinamento atmosferico e i problemi di salute.
Troppo
pochi gli sforzi per eliminare o rimodulare i sussidi ambientalmente dannosi,
eppure rimane un tema centrale e cruciale anche per sostenere il cambiamento dei
diversi settori produttivi. Ritardare il taglio dei sussidi alle fonti fossili
e ai settori inquinanti, infatti, vuol dire impedire l’innovazione di altre
parti dell’economia, condannandole al fallimento o alla dipendenza da ulteriori
aiuti statali. Oltre a tutte le conseguenze climatiche che l’IPCC ha ampiamente
ricordato anche nell’ultimo rapporto sul cambiamento climatico.
Quello dei sussidi
è un tema complesso, basta analizzare le 51 voci rilevate da Legambiente per un ammontare
di 34,6 miliardi di euro inutilmente a sostegno di un sistema destinato al
fallimento.
Parliamo complessivamente di 51 voci diverse di sussidi ambientalmente dannosi, per un costo di 34.573 milioni di euro, suddivisi tra il settore energia, il più numeroso con 24 diversi sussidi per complessivi 12,86 miliardi di euro l’anno, il settore trasporti con 15 voci e 16,6 miliardi di euro di sussidi tra diretti e indiretti, il settore agricolo con 5 voci e 3,1 miliardi di euro, quello edile con 528,8 milioni di euro l’anno e quello legato alle concessioni ambientali con 812,59 milioni di euro l’anno e 4 diverse voci da attenzionare di sussidi indiretti.
Forse il
dato più interessante è che dei 34,6 miliardi complessivi, 18,3 sono
eliminabili entro il 2025, perché parliamo di molte voci che oggi non hanno più
senso di esistere. Come tutti i sussidi per il mondo delle trivellazioni, i
fondi per la ricerca su gas, carbone e petrolio, ma anche le agevolazioni
fiscali per le auto aziendali, il diverso trattamento fiscale tra benzina gasolio,
gpl e metano. Senza dimenticare il Capacity Market per le centrali a gas e
l’accesso al superbonus per le caldaie a gas. Tutte risorse che potrebbero essere
rimesse in circolazione nel giro di pochi anni a favore della transizione
energetica: rinnovabili, reti, efficienza, mobilità, bonifiche e molto altro.
Tra questi
i 498,94 milioni di euro destinati alle trivellazioni e della quale godono
principalmente grandi aziende come Eni. Ma anche vecchie conoscenze e quasi in
esaurimento come i CIP6 che ancora pesano per oltre 300 milioni di euro.
Agevolazioni
fiscali e di iva. Riduzioni di prezzi e fondi pubblici per la realizzazione di
infrastrutture del settore. Così come sussidi diretti alla ricerca per
petrolio, gas e carbone. Una narrazione variegata di strumenti che mettono in evidenza,
ancora una volta, il ruolo centrale delle fonti fossili, ma anche una mancanza
di volontà politica nell’affrontare seriamente questo tema.
Tra queste, infatti, almeno 13 voci sono subito eliminabili entro il 2025, per un valore pari a 6,1 miliardi di euro. Gli altri 6,7 miliardi di euro di sussidi andrebbero, invece, rimodulati, in quanto strettamente connessi con settori strategici produttivi o di consumo. Come quelli delle isole minori, o delle aree geograficamente svantaggiate, o ancora la riduzione dell’iva per imprese e utenti domestici. Quest’ultima talmente tanto vecchia, anni ‘70, la cui efficacia andrebbe comunque rivalutata.
Risorse
importanti che potrebbero essere destinate ad aumentare i fondi destinati alla
transizione energetica, per assicurare in questi luoghi percorsi formativi e
informativi, ma anche nuovi impianti basati sulle fonti rinnovabili, su
accumuli e importanti politiche di efficienza energetica. Sviluppando politiche
di rilancio socioeconomiche in quei luoghi fino ad oggi costretti a subire la
presenza di impianti inquinanti e dannosi per la salute.
&
ancora…
È ormai noto che il settore edilizio gioca un ruolo fondamentale nella lotta ai cambiamenti climatici, contro l’inquinamento atmosferico e contro il consumo di suolo. Per questa ragione ogni strumento studiato e indirizzato al settore edilizio dovrebbe tenere conto di queste tre emergenze ambientali e contenere al suo interno parametri di sostenibilità che tengano in considerazione produzione energetica, efficienza, consumo di suolo, ma anche di utilizzo dei materiali per la costruzione e riqualificazione degli edifici.
Nonostante
questo, sono
1.147,8 i milioni di euro, in forma di sussidi indiretti, destinati
al settore e che impediscono o rallentano una vera innovazione del patrimonio
edilizio. Nonostante il superbonus che consentendo l’accesso all’incentivo
anche alle caldaie e pompe di calore a gas, di fatto contribuisce alla scarsa
innovazione del settore, rendendo più difficile la lotta contro l’emergenza
climatica.
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