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Prosegue con...:
gli (sci)atori (2)
- Carmen non dura più di un paio di giorni.
Mason sputò un pezzo di ghiaccio guardando con tristezza la povera bestia, poi
mise la zampa in bocca e riprese a mordicchiare il ghiaccio incastrato crudelmen-
te tra le dita.
- Non ho mai visto un cane con un nome altisonante che valesse un fico secco,
disse terminando l'operazione e spingendo la bestia da un lato.
- Si sfanno e muoiono sotto il peso della responsabilità. Ti è mai capitato di ave-
re grane da uno con un nome decente come Cassiar, Siwash o Husky? Nossi-
gnore! Guarda Shookum, qua, è......
Oplà! Lo sparuto animale fece un balzo, e i suoi denti bianchi mancarono per un
pelo la gola di Mason.
- Ah sì, eh?
Un violento colpo assestato in mezzo alle orecchie con l'estremità della frusta
mandò l'animale disteso sulla neve, tutto tremolante, una bava gialla alla bocca.
- Dicevo, guarda Shookum, qua, lui sì che è un duro. Scommetto che si mangia
Carmen nel giro di una settimana.
- Io, invece scommetto un'altra cosa,
replicò Malemute Kid rivoltando il pane ghiacciato, posato davanti al fuoco a
scongelarsi.
- Ci mangeremo Shookum prima della fine del viaggio. Che ne dici Ruth?
La giovane indiana sistemò la caffetteria sopra un pezzo di ghiaccio, volse lo
sguardo da Malemute Kid a suo marito, poi ai cani, ma preferì non rispondere.
Era talmente ovvio, che una risposta non era necessaria: trecento chilometri di
terreno vergine davanti, con sei giorni scarsi di provviste per loro e niente per
i cani, non lasciavano alternative.
I due uomini e la donna si strinsero intorno al fuoco e dettero inizio al magro
pasto. I cani erano rimasti attaccati alla slitta, poiché si trattava di una sosta
nel corso della giornata, e guardavano con invidia ogni boccone.
- Non avremo più pranzi dopo questo di oggi,
disse Malemute Kid.
- E dobbiamo sorvegliare bene i cani, stanno diventando cattivi. Non ci metto-
no molto, se gli capita l'occasione, a fare fuori uno di noi.
- E dire che sono stato presidente a Epsworth e ho insegnato nella scuola do-
menicale.
Pronunciata questa frase del tutto irrilevante, Mason cadde in sognante con-
templazione dei suoi mocassini fumanti, ma fu risvegliato da Ruth che gli sta-
va riempendo la tazza.
- Grazie a Dio abbiamo tonnellate di tè! L'ho visto crescere, giù in Tennessee!
Che cosa non darei per avere adesso una bella torta calda di granturco! Non
ti preoccupare, Ruth: non digiunerai ancora per molto, né porterai a lungo i
mocassini.
A queste parole il volto della donna si rischiarò e gli occhi le brillarono per il
suo signore bianco, il primo uomo bianco che avesse conosciuto e il primo
uomo che avesse visto trattare una donna come qualcosa di meglio di un sem-
plice animale o di una bestia da soma.
- Sì, Ruth,
proseguì il marito, ricorrendo allo speciale linguaggio approssimativo che usa-
va con lei;
- aspetta che arriviamo al 'Fuori'. Prenderemo la canoa dell'Uomo Bianco e
attraverseremo l'Acqua Salata. Sì, l'acqua cattiva, acqua agitata, grandi mon-
tagne ballano su e giù tutto il tempo. E tanto grandi, lontane lontane: si viag-
gia dieci sonni, venti sonni, quaranta sonni,
enumerò i giorni sulle dita,
- tutto il tempo acqua, acqua cattiva. Poi si arriva al grande villaggio, tanta
gente quante le zanzare dell'estate prossima. Wigwams alte, oh! dieci, venti
pini, Hi-yu-Skookum.
Gli mancarono le parole, lanciò un'occhiata implorante a Malamute Kid, fati-
cosamente, col linguaggio dei segni pose uno sull'altro i venti pini. Malamute
Kid sorrise con gaio cinismo; ma gli occhi di Ruth erano spalancati di mera-
viglia e di piacere; credeva quasi che stesse scherzando, e una tale condi-
scenza rallegrava il cuore della povera donna.
- E poi si entra in una... in una scatola, e op! si sale;
lanciò in aria una tazza vuota per illustrare il concetto e, riafferrandola con
destrezza, continuò:
- E poi, paf, giù di nuovo. Oh, i grandi stregoni! Tu vai a Fort Yukon, io va-
do ad Arctic City - venticinque sonni - grande filo, tutto il tempo - io pren-
do il filo - dico 'pronto, Ruth, come stai?' e tu dici, 'sei tu il mio buon marito?'
e io dico 'sì', e tu dici, 'non posso fare buon pane, non c'è più lievito' e allo-
ra io dico 'guarda nella dispensa, sotto il pavimento; ciao'. Tu guardi e tro-
vi un mucchio di lievito. Tutto il tempo tu Fort Yukon, io Arctic City. Oh, i
grandi stregoni!
Ruth sorrise così ingenuamente alla storia fiabesca che i due uomini scoppia-
rono a ridere. Una lite fra i cani pose fine alle meraviglie del 'Fuori', e quando
i combattenti ringhiosi furono separati lei aveva già legato le slitte e tutto
era pronto per il viaggio.
- Forza! Baldy! Avanti, Mush!
Mason lavorava abilmente di frusta e, mentre i cani mugolavano a testa bassa
nei finimenti, mise in moto con una spinta la slitta di testa. Ruth seguiva con
la seconda muta lasciando alla retroguardia Malemute Kid che l'aveva aiutata
a partire.
Era un omone robusto, capace di far stramazzare un bue con un sol colpo,
ma non aveva il coraggio di frustare i poveri cani.... era indulgente con essi
come raramente è un guidatore di slitte; quasi piangeva assieme a loro la mi-
sera situazione.
- Andiamo, forza, mie povere bestie dalle zampe dolenti!
mormorò, dopo moltissimi tentativi di avviare il carico.
Ma la sua pazienza fu alla fine ricompensata, e, pur guaendo di dolore, i cani
si affrettarono verso i loro compagni.
Non più conversazione; la durezza della pista non permetterà un tale diversivo.
E di tutte le fatiche più estenuanti, quella delle piste nelle terre del Nord è la
peggiore. Beato colui che può superare una giornata di viaggio, sia pure su una
pista già battuta, al solo prezzo del silenzio.
E tra le fatiche che spezzano la forza di un uomo, quella di aprirsi una pista
è la peggiore. A ogni passo la grande racchetta sprofonda finché la neve è
al livello delle ginocchia. La racchetta va poi tirata su, ancora più su, dritta;
la deviazione di un paio di centimetri può causare un disastro; la racchetta
va tirata su fino a sfiorare la superficie, poi portata in avanti e affondata di
nuovo, dopodiché l'altro piede può avanzare di mezzo metro.
Chi prova questo esercizio per la prima volta, seppure riesce a non acca-
vallare le racchette e a non cadere disteso sulla pista, rinuncerà esausto do-
po cento metri.
Uno che riesce a non intralciare l'avanzata dei cani per una giornata intera
ha ben diritto di infilarsi nel suo sacco a pelo con la coscienza a posto e
un orgoglio difficilmente immaginabile; e chi viaggia per venti sonni sulla
Lunga Pista è un uomo che gli Dèi possono invidiare.
Il pomeriggio passava e sotto l'incubo del Silenzio Bianco i taciti viaggia-
tori si piegavano alla loro fatica. La Natura ha molti espedienti per con-
vincere l'uomo dei suoi limiti - l'incessante scorrere delle correnti, la fu-
ria dei temporali, il sussulto del terremoto, il lungo rullio dell'artiglieria -
ma il più tremendo, il più sconvolgente è la passività del Silenzio Bianco.
Ogni movimento cessa: il cielo è limpido, l'aria tersa, il più lieve bisbiglio
sembra sacrilegio, e l'uomo diventa timido, terrorizzato al suono della
propria voce. Unica particella di vita in movimento attraverso le spettra-
li distese di un mondo morto, egli trema di fronte alla sua audacia, capi-
sce di essere un verme, e nulla più.
Inusitati pensieri si affacciano alla mente non chiamati, e il mistero di
tutto il Creato lotta per esprimersi. La paura della morte, di Dio, dell'-
Universo lo assale - la speranza della Resurrezione e della Vita, l'ane-
lito all'immortalità, il vano sforzo dell'essenza imprigionata - è allora,
se mai, che l'uomo cammina solo....con Dio....
Sì, solo e con Dio......
Così trascorse il giorno.
Il fiume si piegava in una larga ansa, e Mason diresse la sua muta verso
la scorciatoia attraverso la stretta lingua di terra.
Ma i cani si arrestarono di fronte al ripido argine.
A più riprese scivolarono indietro, nonostante Ruth e Malemute Kid spin-
gessero la slitta. Poi si concentrarono in un ultimo sforzo. Le povere be-
stie, deboli per la fame, ce la misero tutta. Più in alto - più in alto - la slit-
ta era già in bilico sul bordo della sponda, ma il cane di testa tirò sulla de-
stra la fila di cani che lo seguivano, inciampando nelle racchette di Mason.
Il risultato fu disastroso.....
Mason finì per terra; uno dei cani cadde impigliato nei finimenti; e la slitta
rotolò indietro trascinadosi tutto appresso....
Splash! la frusta si abbatté selvaggiamente sui cani, e con maggior forza
su quello che era caduto.
- Lascia perdere, Mason,
implorò Malemute Kid;
- la povera bestia non sta in piedi. Aspetta che attacchiamo la mia muta.
Mason trattenne ostentatamente la frusta fintantoché l'amico ebbe pronun-
ciato l'ultima parola, e poi la sferza sibilò un'altra volta, arrotolandosi com-
pletamente intorno al corpo del colpevole.
Carmen - perché di Carmen si trattava - si accucciò terrorrizzata e treman-
te nella neve, guaì pietosamente, poi rotolò sul fianco.
Fu un momento tragico, un penoso incidente della traversata: un cane mo-
rente, due compagni infuriati l'uno contro l'altro.
Ruth guardò preoccupata dall'uno all'altro. Ma Malemute Kid li trattenne,
e, gli occhi carichi di rimprovero, piegandosi sul cane, tagliò i finimenti.
Non fu pronunciata parola.
Le mute vennero accoppiate e la difficoltà superata; le slitte ripresero ad
andare, mentre il cane morente si trascinava dietro la fatica. Finché un
animale è in grado di camminare, non gli si dà il colpo di grazia, e gli si
concede quest'ultima possibilità: trascinarsi fino all'accampamento, se ci
riesce, nella speranza che sia stato ucciso un alce.
Già pentito del suo gesto d'ira, ma troppo orgoglioso per scusarsi, Mason
faticava alla testa della processione, lungi dall'immaginare il pericolo che
imcombeva su di lui.
Gli alberi erano fitti nel riparato fondovalle, attraverso il quale stavano
aprendosi una strada. A una quindicina di metri dalla pista si ergeva un
pino maestoso.
Stava lì da secoli, e da secoli il destino lo teneva pronto per quest'ora;
lo stesso destino che aveva decretato la fine di Mason. Egli si chinò per
legarsi un laccio del mocassino.
Le slitte si fermarono e i cani si lasciarono andare nella neve senza un
gemito. La quiete immobile sembrava quasi soprannaturale; non un re-
spiro percorreva la foresta incrostata di ghiaccio: il freddo e il silenzio
dello spazio esterno avevano gelato il cuore e percosso le tremule lab-
bra della Natura.
Un sospiro vibrò nell'aria; più che udirlo essi lo percepirono, come pre-
monizione di movimento in un vuoto immobile.
Poi il grande albero, affaticato dal suo peso di anni e di neve recitò la
sua ultima parte nella tragedia della vita.
Mason udì l'avvisaglia dello scricchiolio, tentò di porsi in salvo fuggendo,
ma ancora non si era rimesso in piedi che fu colpito in pieno, su una spal-
la.
Il pericolo imprevisto, la morte repentina, quante volte Malemute Kid a-
veva dovuto affrontarli!
Gli aghi di pino non avevano ancora finito di vibrare che già era entrato in
azione e dava ordini. Né dal canto suo la giovane indiana svenne o comin-
ciò a lamentarsi, come avrebbero fatto molte sue sorelle bianche.
Al suo ordine, si appoggiò con tutte le forze all'estremità di una leva im-
provvisata, alleggerendo la pressione dell'albero; poteva udire i gemiti del
marito, mentre Malemute Kid attaccava l'albero con l'accetta.
L'acciaio cantava gaio penetrando nel tronco gelato; ogni colpo era accom-
pagnato da un profondo respiro e dallo 'Huh!', 'Huh!' del boscaiolo.
Alla fine Kid adagiò sulla neve il penoso oggetto che una volta era stato un
uomo. Ma più penosa della sofferenza del suo compagno era la muta ango-
sciata dipinta sul volto della donna, l'espressione incredula, in cui si mesco-
lavano speranza e disperazione.
Si scambiarono poche parole: quelli del Nord imparano presto la futilità delle
parole, l'inestimabile valore dei fatti. A 50° sotto zero un uomo non può gia-
cere per molti minuti nella neve e...sopravvivere.
Furono quindi tagliati i finimenti della slitta, e il ferito avvolto nelle pelli, ven-
ne adagiato su un giaciglio di rami. Davanti a lui crepitava un fuoco, fatto con
lo stesso legno che aveva provocato l'incidente.
Dietro e e in parte al di sopra gli venne steso un riparo primitivo - un pezzo
di tela, che tratteneva e gli rimandava il calore radiante - un trucco che im-
pararono a conoscere coloro che studiano la fisica alla sorgente.
E gli uomini che hanno condiviso il letto con la morte sanno quando l'ora è....
suonata.
Mason aveva tutte le ossa fracassate: bastava un'occhiata a capirlo.
Rotti il braccio e la gamba destra e la schiena; la parte inferiore del corpo
paralizzata dalla vita in giù: e con ogni probabilità anche gravi lesioni inter-
ne.
Qualche raro lamento era il suo unico segno di vita.
Nessuna speranza.
Niente da fare.
La notte impietosa avanzava furtiva e lenta su Ruth, chiusa nel disperato
stoicismo della sua razza e su Malemute, che aggiungeva nuove rughe sul-
la sua faccia di bronzo. In effetti, Mason era quello che soffriva di meno
di tutti, perché si trovava ora nel Tennessee orientale, sulle Great Smoky
Mountains, intento a rivivere scene della sua fanciullezza. E più patetica di
tutto era la melodia del dialetto del Sud, da lungo tempo dimenticato, men-
tre delirava di nuotate nelle marrane e cacce al racoon e furti di meloni.
Era arabo per Ruth, ma Kid capiva e sentiva rimescolarsi dentro, provava
ciò che può provare soltanto chi è stato tagliato fuori, per anni, da tutto
ciò che significa civiltà.....
Al mattino l'uomo colpito riprese conoscenza, e Malemute Kid si chinò
più vicino per afferrare i suoi bisbigli.
- Ti ricordi quando ci incontrammo sul Tanana quattro anni fa per la corsa
sul ghiaccio? Non mi importava tanto di lei allora. Era carina, certo, e la
cosa era emozionante.
Ma sai, ci ho pensato molto. E' stata una buona moglie sempre al mio fian-
co nei momenti difficili. E nel commercio, nessuno la batte!
Ti ricordi quando affrontò le rapide di Moosehorn per tirarci giù da quella
roccia, mentre le pallottole frustavano l'acqua come grandine? E il periodo
della carestia a Nuklukyeto? O quando correva, sul fiume ghiacciato per
portare le notizie?
Sì, è stata una buona moglie per me, meglio dell'altra. Non sapevi che mi
era già capitato? Non te l'avevo mai detto, eh? Be', ci avevo provato una
volta, giù negli Stati Uniti. E' per questo che sono qui. Eravamo pure cre-
sciuti insieme. Sono venuto via per darle la possibilità di ottenere il divor-
zio.
L'ha avuta.
- Sono un uomo finito, Kid.... Tre o quattro sonni al massimo. Tu devi
proseguire..... Io ti supplico, come ultimo desiderio, di andare avanti....
- Dammi tre giorni,
implorò Malemute Kid.
- Forse migliori; può succedere qualcosa.
- No.
- Solo tre giorni.
- Devi proseguire. Devi proseguire......
- Un giorno.
- No, no! Ti ordino....
- Solo un giorno. Con il cibo ce la possiamo fare, e poi potrei imbat-
termi in un alce.
- No... va bene; un giorno, ma non un minuto di più.......
(Jack London....)
la scorciatoia attraverso la stretta lingua di terra.
Ma i cani si arrestarono di fronte al ripido argine.
A più riprese scivolarono indietro, nonostante Ruth e Malemute Kid spin-
gessero la slitta. Poi si concentrarono in un ultimo sforzo. Le povere be-
stie, deboli per la fame, ce la misero tutta. Più in alto - più in alto - la slit-
ta era già in bilico sul bordo della sponda, ma il cane di testa tirò sulla de-
stra la fila di cani che lo seguivano, inciampando nelle racchette di Mason.
Il risultato fu disastroso.....
Mason finì per terra; uno dei cani cadde impigliato nei finimenti; e la slitta
rotolò indietro trascinadosi tutto appresso....
Splash! la frusta si abbatté selvaggiamente sui cani, e con maggior forza
su quello che era caduto.
- Lascia perdere, Mason,
implorò Malemute Kid;
- la povera bestia non sta in piedi. Aspetta che attacchiamo la mia muta.
Mason trattenne ostentatamente la frusta fintantoché l'amico ebbe pronun-
ciato l'ultima parola, e poi la sferza sibilò un'altra volta, arrotolandosi com-
pletamente intorno al corpo del colpevole.
Carmen - perché di Carmen si trattava - si accucciò terrorrizzata e treman-
te nella neve, guaì pietosamente, poi rotolò sul fianco.
Fu un momento tragico, un penoso incidente della traversata: un cane mo-
rente, due compagni infuriati l'uno contro l'altro.
Ruth guardò preoccupata dall'uno all'altro. Ma Malemute Kid li trattenne,
e, gli occhi carichi di rimprovero, piegandosi sul cane, tagliò i finimenti.
Non fu pronunciata parola.
Le mute vennero accoppiate e la difficoltà superata; le slitte ripresero ad
andare, mentre il cane morente si trascinava dietro la fatica. Finché un
animale è in grado di camminare, non gli si dà il colpo di grazia, e gli si
concede quest'ultima possibilità: trascinarsi fino all'accampamento, se ci
riesce, nella speranza che sia stato ucciso un alce.
Già pentito del suo gesto d'ira, ma troppo orgoglioso per scusarsi, Mason
faticava alla testa della processione, lungi dall'immaginare il pericolo che
imcombeva su di lui.
Gli alberi erano fitti nel riparato fondovalle, attraverso il quale stavano
aprendosi una strada. A una quindicina di metri dalla pista si ergeva un
pino maestoso.
Stava lì da secoli, e da secoli il destino lo teneva pronto per quest'ora;
lo stesso destino che aveva decretato la fine di Mason. Egli si chinò per
legarsi un laccio del mocassino.
Le slitte si fermarono e i cani si lasciarono andare nella neve senza un
gemito. La quiete immobile sembrava quasi soprannaturale; non un re-
spiro percorreva la foresta incrostata di ghiaccio: il freddo e il silenzio
dello spazio esterno avevano gelato il cuore e percosso le tremule lab-
bra della Natura.
Un sospiro vibrò nell'aria; più che udirlo essi lo percepirono, come pre-
monizione di movimento in un vuoto immobile.
Poi il grande albero, affaticato dal suo peso di anni e di neve recitò la
sua ultima parte nella tragedia della vita.
Mason udì l'avvisaglia dello scricchiolio, tentò di porsi in salvo fuggendo,
ma ancora non si era rimesso in piedi che fu colpito in pieno, su una spal-
la.
Il pericolo imprevisto, la morte repentina, quante volte Malemute Kid a-
veva dovuto affrontarli!
Gli aghi di pino non avevano ancora finito di vibrare che già era entrato in
azione e dava ordini. Né dal canto suo la giovane indiana svenne o comin-
ciò a lamentarsi, come avrebbero fatto molte sue sorelle bianche.
Al suo ordine, si appoggiò con tutte le forze all'estremità di una leva im-
provvisata, alleggerendo la pressione dell'albero; poteva udire i gemiti del
marito, mentre Malemute Kid attaccava l'albero con l'accetta.
L'acciaio cantava gaio penetrando nel tronco gelato; ogni colpo era accom-
pagnato da un profondo respiro e dallo 'Huh!', 'Huh!' del boscaiolo.
Alla fine Kid adagiò sulla neve il penoso oggetto che una volta era stato un
uomo. Ma più penosa della sofferenza del suo compagno era la muta ango-
sciata dipinta sul volto della donna, l'espressione incredula, in cui si mesco-
lavano speranza e disperazione.
Si scambiarono poche parole: quelli del Nord imparano presto la futilità delle
parole, l'inestimabile valore dei fatti. A 50° sotto zero un uomo non può gia-
cere per molti minuti nella neve e...sopravvivere.
Furono quindi tagliati i finimenti della slitta, e il ferito avvolto nelle pelli, ven-
ne adagiato su un giaciglio di rami. Davanti a lui crepitava un fuoco, fatto con
lo stesso legno che aveva provocato l'incidente.
Dietro e e in parte al di sopra gli venne steso un riparo primitivo - un pezzo
di tela, che tratteneva e gli rimandava il calore radiante - un trucco che im-
pararono a conoscere coloro che studiano la fisica alla sorgente.
E gli uomini che hanno condiviso il letto con la morte sanno quando l'ora è....
suonata.
Mason aveva tutte le ossa fracassate: bastava un'occhiata a capirlo.
Rotti il braccio e la gamba destra e la schiena; la parte inferiore del corpo
paralizzata dalla vita in giù: e con ogni probabilità anche gravi lesioni inter-
ne.
Qualche raro lamento era il suo unico segno di vita.
Nessuna speranza.
Niente da fare.
La notte impietosa avanzava furtiva e lenta su Ruth, chiusa nel disperato
stoicismo della sua razza e su Malemute, che aggiungeva nuove rughe sul-
la sua faccia di bronzo. In effetti, Mason era quello che soffriva di meno
di tutti, perché si trovava ora nel Tennessee orientale, sulle Great Smoky
Mountains, intento a rivivere scene della sua fanciullezza. E più patetica di
tutto era la melodia del dialetto del Sud, da lungo tempo dimenticato, men-
tre delirava di nuotate nelle marrane e cacce al racoon e furti di meloni.
Era arabo per Ruth, ma Kid capiva e sentiva rimescolarsi dentro, provava
ciò che può provare soltanto chi è stato tagliato fuori, per anni, da tutto
ciò che significa civiltà.....
Al mattino l'uomo colpito riprese conoscenza, e Malemute Kid si chinò
più vicino per afferrare i suoi bisbigli.
- Ti ricordi quando ci incontrammo sul Tanana quattro anni fa per la corsa
sul ghiaccio? Non mi importava tanto di lei allora. Era carina, certo, e la
cosa era emozionante.
Ma sai, ci ho pensato molto. E' stata una buona moglie sempre al mio fian-
co nei momenti difficili. E nel commercio, nessuno la batte!
Ti ricordi quando affrontò le rapide di Moosehorn per tirarci giù da quella
roccia, mentre le pallottole frustavano l'acqua come grandine? E il periodo
della carestia a Nuklukyeto? O quando correva, sul fiume ghiacciato per
portare le notizie?
Sì, è stata una buona moglie per me, meglio dell'altra. Non sapevi che mi
era già capitato? Non te l'avevo mai detto, eh? Be', ci avevo provato una
volta, giù negli Stati Uniti. E' per questo che sono qui. Eravamo pure cre-
sciuti insieme. Sono venuto via per darle la possibilità di ottenere il divor-
zio.
L'ha avuta.
- Sono un uomo finito, Kid.... Tre o quattro sonni al massimo. Tu devi
proseguire..... Io ti supplico, come ultimo desiderio, di andare avanti....
- Dammi tre giorni,
implorò Malemute Kid.
- Forse migliori; può succedere qualcosa.
- No.
- Solo tre giorni.
- Devi proseguire. Devi proseguire......
- Un giorno.
- No, no! Ti ordino....
- Solo un giorno. Con il cibo ce la possiamo fare, e poi potrei imbat-
termi in un alce.
- No... va bene; un giorno, ma non un minuto di più.......
(Jack London....)
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