sabato 21 aprile 2012
L' 'ERACLIO' DELLA STORIA
Prosegue in:
http://dialoghiconpietroautier.myblog.it/archive/2012/04/21/l-eraclio-della-storia-2.html
Apprendo da un minuscolo articolo a piè di pagina del sacrificio di altri due monaci tibetani
(http://www.savetibet.org/media-center/ict-news-reports/two-young-tibetan-men-self-immolate-together).
....Apprendo....., cosa 'apprendo' da questo mondo, da questo Universo, .....
da questo cielo.
...Ricordo..., forse un termine più consono, più reale.
Forse comprendo che la storia è motivata non dalle ragioni dello spirito, ma dal peggior
istinto materiale. Dal più rozzo istinto non della sopravvivenza..., ma della ricchezza.
L'anima aimé, fra i tanti pellegrinaggi della prigionia dell'esistenza..., vaga.
Millenni, secoli, finché il ciclo delle infinite rinascite e morti, può essere, in qualche modo
interrotto.
Vi è qualcosa di eretico in seno a questo concetto?
(Non so, io che ho letto e scritto molto, rimango nella costante ricerca della verità. Tu
che nulla hai compreso, ma signore di ogni segreto, di che cosa hai nutrito il nostro spirito
inquieto?)
Il Primo Dio fuori dal mondo....
Il Secondo fa' di conto....!
Ragione per cui, noi eretici di ogni storia, combattiamo contro la materia.
Ragione per cui noi esuli di fronte all'ingiustizia della memoria, che non ricorda....nessuna
storia, abbiamo il nostro 'Eraclio' ...in ogni epoca di questa 'lugubre memoria'.
Ragione per cui, io che non ho voltato le spalle ad ogni popolo...vittima innocente dell'
inquisizione della storia..., dedico questo eterno dialogo scritto nel 'sé' della nostra Prima
Memoria.
Ricordando ad ogni viandante, pellegrino, trafficante ..., o Eraclio..., eterno padrone del-
la geografia e della storia (giammai infinita), che noi siamo eretici della verità per sempre
taciuta, di cui lui è padrone e signore di ogni storia.
Lui è l'eterno 'Eraclio' vestito e mascherato, ora da Grande Sovrano, Re, Politico, Scienziato
Scrittore e ciarlatano, ma sempre Eraclio ...l'Inquisitore di Stato....
.....In questo dire, e per quello che ha appena udito e detto,
Eraclio palesa una scintilla di orgoglio ritrovato.
Dall'umiltà è scivolato verso il fuoco del suo opposto, che del gelo apparente sembrava
aver rivestito l'intera abbazia.
Ora il fuoco, non della conoscenza, ma quello purificatore dell'orgoglio ferito entro i li-
miti della cultura che rappresenta, impongono questa cruenta medicina. Non è proprio
una medicina, ma il lento convincimento che la verità debba essere ricondotta al porto
della ragione comune.
Anche se in tal porto, essa per il vero non viene celebrata, la comunità esige la cura sa-
crificale. Non consapevole chiede il sacrificio, per ogni verità donata.
Se Eraclio non convenisse in questa tacita affermazione di potere, la sua Chiesa e non
solo, ma l'intero ordine, crollerebbero.
Il suo grande edificio curato con tanta costanza nei secoli (e millenni) sarebbe ad un trat-
to demolito. Ed il potere il quale con tutta l'umiltà concessa rappresenta, non permette
una eresia del genere.
Il grande dono nel suo inganno, è nel lento convincimento di una oscura malattia.
Di un male che non appartiene a nessuno dei partecipanti di questo macabro processo
in rappresentanza di una più vasta comunità.
Mali che nessuno predica, prega, canta, recita, compone.
Quindi i pochi che ne sono affetti vanno curati nella giusta misura di un patimento, che ...
no... non è tortura!
Ma l'estirpare quel Demoniaco che si è impossessato delle membra.
Quella bestia deve essere scacciata, al pari di un lupo, Eraclio è il secolare guardiano
del gregge. Ed il lupo se non può essere addomesticato, per il bene dell'intera comunità
deve essere abbattuto.
Per cui Eraclio non deve far altro che indicare ai carnefici il medicamento, di modo che,
nel favore fatto a Pietro, si bonifichi l'anima ammalata. E nel farlo, si giunge a quello che
è il segreto sognare di 'fratello Eraclio'. Tutti i peccati in tal modo vengono purgati con
l'invenzione del peccato e con essi, forse, anche i sogni che appartengono a 'fratello
Eraclio'.
Sogni mai confessati, perché la comunità da lui patrocinata è ligia ad ogni regola morale
impartita e comandata.
Ogni sermone e ogni precetto hanno il loro beneficio, perché nel reprimere, Eraclio, ot-
tiene il consenso del terrore tacito che rappresenta la sua istituzione.
Se non vi fosse terrore e regola, la sua antica disciplina si perderebbe nei mari di una
oscura pazzia, che sembra ora governare 'fratello Pietro'.
Ragione per cui, Pietro incarna solo l'animo dell'inquisitore, il quale costantemente nella
ragione del potere tramandato da secoli, violenta la società che sottomette.
Il patto con il potere precostituito è tacito e sottinteso.
Il potere dei feudi consolida e tutela quello che incarna Eraclio, in segreto accordo.
L'uno si appoggia all'altro per la tirannia che debbono rappresentare (mascherata da
progresso).
Non avrebbero pretesa di governo e tacita sottomissione di tutta la plebe comandata,
alla pari di quelle 'bestie' che ora nomina con tanto fervore (e per sempre debbono es-
sere liberate da qualcosa).
Di quelle 'bestie' che provvedono al suo nutrimento, alla sua ricchezza, alla gloria delle
sue 'Chiese'. Quelle 'bestie' taciute alla verità del Dio che pregano per il terrore che
dalla potenza del gesto si possa ristabilire l'antico ordine, immutato nella cenere purifi-
catrice di Eraclio.
Tutte quelle 'bestie' che governa ed accudisce da anni, da secoli.
Il suo gregge, dal quale proviene tutta la pecunia di Eraclio.
E se il lupo si appresta all'ovile, il danno che prefigura Eraclio è ingente.
L'ordine morale delle cose e la ragione del Tempo stesso sovvertite.
Eraclio è il potere e sopravvive grazie ad esso, continuato e diluito nella medesima
sostanza dove per sempre è celebrato a dispetto di qualsiasi ragione.
(Giuliano Lazzari, Dialoghi con Pietro Autier)
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