Precedenti capitoli:
Questione solo di accenti (o forse regnano altri accidenti?) (18)
Per gli altri accidenti ecco il Rapporto della D.I.A. (Primo sem. 2019)
Grande Ritirata (19/1)
& ugual medesima 'ritirata' e 'intuizione'
Seriamente poste
(con allegato verbale assemblea dei Lincei) (21)
Prosegue con...:
Secessioni & Diamanti (22/4)
Il Trònfero che s'ammalvola in delizie... [...]
Come mai questa atmosfera, dopo tanti e tanti
milioni di anni, dopo tanti e tanti milioni di generazioni, mantiene ancora
quella purezza che ci inebbria così, che un soffio d’aria libera è una delle
maggiori delizie che si possano godere sulla terra?
Vedete come
una sola persona, un solo animale basti a viziare in poche ore l’aria di una stanza.
Vedete come le spaziose vòlte di un tempio non bastino ad impedire che, dopo
poche ore soltanto, alcuno della folla devota non si senta venir meno per
mancanza di respiro.
Non
dovrebbe così viziarsi la gran stanza di tutti gli animali, ove milioni di
viventi, pigiati su tutta quanta la superficie del globo, respirano da milioni
di anni?
Questa
stanza è vasta, non lo neghiamo: al poeta è permesso di dire che i suoi confini
si confondono coi confini del cielo. Ma il fisico sa benissimo come questa
stanza offre, in confronto al numero immenso delle piante e degli animali che
vi respirano, un ambiente molto limitato. La
scienza sembra disposta a portare fino a 800 chilometri all'incirca l’altezza
di questa immensa aureola, che circonda il pianeta. Ma oltre certi limiti l’aria
è così rarefatta, che la sua massa è un nonnulla in confronto del suo volume.
Riducendo
tutta l’atmosfera a quella densità che si verifica sulla superficie del globo,
ed è necessaria alla regolare respirazione degli animali, si può ritenere già
esagerata la cifra di 20 chilometri, che si volesse assegnare allo spessore di
questo strato vitale che involge la terra.
Supponete
una vasta aula, la cui volta si curvasse all’altezza di 20 chilometri, ma
chiusa così ermeticamente che un solo atomo di aria non potesse né entrarvi né
uscirne. Fate che una folla vi rimanga stivata, e possa respirarvi per un anno,
per cento, per mille, per un milione di anni.
Pensate voi
che quell’aria non si vizierebbe, che si man terrebbe ancora, dopo tanto tempo,
respirabile?
L’aula descritta non fa bisogno di supporla: essa
è la Terra.
Vasta, mi
ripeto, è davvero quest’aula: ma se volete che ogni virtù immaginativa, ogni
potenza di calcolo sian vinte, non pensate alla vastità dell’ambiente, ma alla
potenza della folla che vi si pigia, e alla durata della mostruosa assemblea. Provatevi
un po’, o signori, a rendere più determinato davanti alla nostra mente il
concetto che abbiamo espresso in termini così generali e indecisi, dicendo che milioni
di viventi respirano l’aria da milioni di anni.
In questo
ambiente respirano e respirarono tutti i popoli, tutte le nazioni. Sono milioni
d’uomini, che vi respirano almeno da 60 secoli. Ma con loro da 60 secoli vi
respirano tutte le bestie della terra e tutti gli uccelli dell’aria, tutto quel
brulichio di viventi che si rimutano di generazione in generazione, e copre la
terra delle sue spoglie putrescenti.
Ma i 60
secoli che la cronologia comune assegna su per giù al genere umano, sono un
istante pel geologo, che vede al mondo attuale precedere cento mondi animati
come il presente, o per ogni mondo milioni di generazioni di milioni di specie
d’animali diversi, che tutti respirarono quest’aria che noi respiriamo.
Qui un
grande magistero ci dev’essere, inteso a mantenere la purezza dell’atmosfera,
inteso cioè a mantenere costante la dosatura dell’aria, ossia a stabilire sempre
quelle proporzioni degli elementi che la compongono, dalle quali dipende,
secondo le più volgari esperienze, la respirabilità di quel primario elemento
della vita terrestre.
Noi entriamo, lo confesso, in un campo quasi
inesplorato.
Osservando
quante siano le cause che possono viziare l’aria, e che la viziano di fatto,
quando sia per qualunque causa impedito il suo rinnovarsi in un ambiente
qualunque; io penso che il magistero di cui parliamo debba essere infinitamente
molteplice.
Trattandosi
però, come ho detto, di limitare le nostre conversazioni nei termini di un semplice
saggio di economia tellurica, è mia intenzione di circoscrivere le nostre
considerazioni a uno soltanto degli elementi che compongono l’aria, anzi al
minimo di essi, questo elemento, di cui parlo, è il gas acido carbonico, il
quale è contenuto nell’atmosfera in ragione di un millesimo o giù di lì.
Con quale
artificio la natura provvede a mantenere costante nell’atmosfera quella dose di
gas acido carbonico, la cui costanza è dalla fisiologia vegetale e animale
dimostrata così necessaria, che un difetto o un eccesso, come abbiamo
dimostrato pei sali marini, renderebbe sulla terra impossibile la vita?...
Memori
sempre che la storia del globo è scritta sulle masse minerali che lo
compongono, gettiamo uno sguardo su quegli enormi ammassi di carbone, che
formano anch’essi una parte non indifferente dell’ossatura del globo. Son essi
che ci rappresentano la costante dosatura del gas acido-carbonico dell’atmosfera,
come i calcari e il salgemma ci rappresentarono la costante dosatura dei sali
marini.
Prima di
entrare in materia, trovo necessario far conoscere alcun poco a miei uditori,
come ho fatto precedentemente per gli altri minerali, quei combustibili
fossili, che mostreremo poi rappresentare una parte così squisita nel grande
magistero dell’economia tellurica. Anche qui però spero di poter esser breve,
affidandomi alle cognizioni che ciascuno di voi già certamente possiede, trattandosi
di materie che il progresso delle industrie ci ha reso cotanto famigliari.
(A. Stoppani)
Nessun commento:
Posta un commento