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con gli autonomi
Se ci andate, o vi ci
hanno mandato, tutto può apparire e apparirà gradevole come ingannevole, e non
certamente secondo le aspettative poste fra l’Essere ed appartenere ad ugual ispirazione
di Ragione posta nel medesimo desiderio d’appartenenza alla Regione di cui si
compone ogni Stato evoluto dall’umana civiltà nato con l'intento di
partecipare alla Natura d’ognuno.
Ognuno infatti, può
goderne non più il privilegio o l’abuso (molto dipende dalla prospettiva
attraversata), spacciato rivenduto e di cui avete letto la réclame
dell’opuscolo, ma il semplice appartenere alla Natura da cui Ognuno (Nessuno
escluso ovviamente) può ricavarne ‘o’ un più misero piatto di minestra, a
differenza d’una più ‘nobilitata’ ‘o’ eccelsa privilegiata pietanza; seppur
confinati entro ristrette mura d’una sragionata Regione ‘o’ èra troppo antica
per Essere, per l’appunto, rimembrata nella realtà di cui si compone
l’offuscata vista condivisa fra una ‘o’ posta nella differenza fra un parco ed
un porco che ne deriva per la corretta italica grammatica.
La scritta infatti si alterna fra permesso e divieto di caccia, cosa pone differenza fra divieto e permesso di Ragione presto lo scopriremo lungo il sofferto percorso nominato secondo 'o' il primo e più antico opuscolo, Parco; omettiamo la ‘o’ la quale anch’essa andrebbe a comporre permesso o divieto per ugual medesima selva narrata!
C’è chi si accompagna con
la focaccia di Madre Natura, e chi invece, si procaccia una diversa beccaccia
servendovi un pane caldo per l’intero volo a cui affidare il passo antico con
cui condividere e nutrire il verso o il canto d’un più nobile Dio alato, cinto
e appollaiato in alto sul Ramo d’una più elevata Ragione ed assieme comporre la
Beccaccia d’una diversa Natura ancora affamata d’avventura.
Dicevo poco sopra il Ramo
detto, la scritta e l’esperienza indicano il parco, in realtà scorgerete un
‘porco’ assiso dentro un enorme cantiere o una stiva con altrettanta e più
nobilitata vista.
Se superate la linea di confine, se oltrepassate l’occhio di pesce a cui nulla sfugge entro l’onda del torrente forzato e hora vigilato, entro il tubo telecomandato secondo il nuovo piano energetico, ove ogni Comune padrone d’ogni intento ispirato quantunque sorvegliato, e la camera vi spia mentre pregate con l’intera Natura; non ve ne date eccessiva preoccupazione, avete superato la nota linea di confine e hora dimorate nella terra di Nessuno (almeno così pensavate secondo il principio della più nota réclame della Compagnia), senza più Nessuno infatti, il quale possa intendere ove posto il confine della Ragion detta; ovvero quella che avete appena lasciato - e/o dimenticato - per poi incontrarne una del tutto nuova; al ritorno della piacevole gita, infatti, là ove pensate di albergare ogni pensiero di Madre Natura nell’oscura camera ispirata da una più illuminata ‘cibernetica vista’, il prode legnaiuolo, quello che vi ha offerto la focaccia saporita e spiato come una bestia per l’intero bosco, si cambia l’abito di scena, si improvvisa cameriera o portiere per il resto della sera.
Vi offre la sua Ragione
ben servita e riverita, avete superato il confino serva d’un diverso arbitrio!
Ma non demordete miei prodi senza calzari caciotta o denari, ogni fiero cavaliere dell’impresa a cielo aperto vi seguirà come un povero evaso scudiero per ogni Sentiero, là ove, in verità e per il vero, acquisterete la nuova Ragione con l'altrettanta ritrovata fede; se poi durante la misera ultima cena sentirete la grande notizia esplodere con il fragore d’una bomba, non datevene preoccupazione giacché avete superato il confino della Ragione in un punto non precisato della vigilata Regione, è l’hora in cui il portiere di notte indossa l’antica divisa della Grande Guerra.
Vi ricordate miei nobili
viandanti, quando in una diversa èra avete attraversato il cimitero e pagato
l’obulo al castellano del Comune per vigilare la carrozza ai denari pattuiti affinché
non la destini ad altro sfasciato viaggio, e poi secondo la guida attraversato
vostro malgrado medesimo cimitero ove posto un antico confine ove dimora
l’Anima riposata senza riposo alcuno, per poi ed ancora penetrare nel sofferto prepagato
sudato bosco e distintamente udire, senza farci caso, il rombo di tuono; ebbene
èra proprio lui che vi faceva ritorno.
L’Anima risorta d’un
diverso uomo!
In quella antica e più nobile èra, d’allora, e non più in questa appena detta giacché avete superato il confino con il solo desiderio di farvi ritorno, dimorate nella più fortunata hora: una divisa bruna o nera, mirava ai più deboli, procacciava cibo ai suoi pargoli, mentre infieriva sulla corteccia; poi, infilava una cartuccia e si divertiva ad ucciderli uno ad uno. Ma hora è solo un umile portiere, un operaio boscaiolo addetto al campeggio, l’umile guardiano della residenza, il giardiniere dei vostri sogni, e mentre siete al bagno di servizio lo osserverete che indossa fiero la vecchia divisa, vi ricorda e narra le antiche epiche Ragioni quando dimoravano le sue ed altrui gesta, ed hora perse e stampate in una lingua antica e primitiva per il piacere o il terrore dell’intera comitiva!
Hora infatti, indossa un
antica armatura, vi passa accanto di soppiatto, osserva e annota con l’occhio
fosforescente d’una artificiosa intelligenza programmata, con precisa telecomandata circospezione
ereditata da una bestia, di cosa altro vi
siete nutriti che non sia una saporita pascolata pecunia, giacché il segreto del
feudo è di spogliarvi d’ogni vostro legittimo essere ed appartenere in
comunione con l’intera Natura, avendo principio di trattarvi con ragionevole
premura per l’intera felice avventura o caccia senza alcuna Natura
sopravvissuta al quadro d’una diversa Allegoria!
Il giorno prima o dopo, non ricordate bene, un poco più stanchi di come eravate partiti, giacché la notte più lunga del solito in compagnia del portiere (di notte come dell’intero giorno), ogni industrioso rumore vi è parso come un interminabile coprifuoco con più schegge e scintille del cielo un tempo stellato; donde, in verità e per il vero, avete sì udito strani rumori di esseri alieni, ma non certo i più nobili rifugiati animali; hor dunque se il Passo si fa’ più duro e la paura d’un tranquillo weekend più vicina, dissolve e ricompone in un sogno giovanile un frammentato ricordo ancor vivo e reale d’un più noto cielo hollywoodiano, e tra voi senza più noi penserete, che ogni mondo è paese e il vagabondo è pur braccato dal bracconiere.
Non vi preoccupate, è
solo un week end con la paura di farvi ritorno!
No!
Non fate di questi sogni,
hora la cameriera della panetteria o la fornaia d’una scorsa guerra vicino
all’antica osteria, quella che rideva mentre godeva dell’altrui magra pagnotta
cotta al forno della selva, vi serve e porge la dolce fragranza mattutina del
tipico piatto del medesimo bosco, condito con uno strano antico accento dicono
dialetto, non si distinguono gli insulti dalle sparse membra, non comprendete
fra i resti del piatto, ove giace il corpo del fato appena attraversato.
Una sostanza molliccia e appiccicosa del Sentiero dei Sapori d’una diversa èra, là ove un treno cede il passo ad una ferrosa rotaia nominata ferrata: regna il Sentiero Maestro, vi allieta il caffè e da un angolo si intravede appena il sofferto profilo del vecchio boscaiolo mascherato da guida alpina, lui preferisce il primo bicchierino del giorno e col sorriso vi sputa sul viso un dialetto troppo antico per noi bestie da esser appena compreso o tradotto. Lui continua come un fiume in piena, o meglio mi correggo, una botte rotolata da una Cima, ed hora rinchiusa e conservata per maggior diletto o difetto di pronunzia, custode della sofferta Anima da cui fa capolino, come una nave naufragata e travestita ove s’ode solo l’urlo d’una motosega la quale vi saluta mentre divora l’intera Selva.
Sarà la vostra guida per
il futuro rogo avendo superato ogni Confino!
È il vecchio operaio del
bosco vigila affinché il focolare della Ragione d’una più nobile promessa (di
non farvi più ritorno) nei riguardi
dell’antica selva, rimembri la
frontiera che se attraversata ogni mattina (come pubblicizzata dal volantino) mantiene
la certezza della guerra coltivata con ampio margine di profitto, affinché
Leonardo possa dipingerla a sua libero piacimento sullo sfondo, rivendendo la
Gioconda al mercato della Fiera esiliata in più nobile armatura.
Non siate timorosi, anche se la pubblicità del ‘parco’ - omettiamo la ‘o’ affinché non diventi nostro malgrado un porco - con l’aspirata ispirazione d’un antico cinghiale suo parente e più selvaggio antenato, articola hora parola, e il dubbio vi assale anche se non s’ode lo schioppo, solo la sera lo gusterete come il fragore d’un vasto incendio che come un antico Sogno perduto divora ogni cosa ancor viva, e l’operaio assieme alla cameriera vi porge la più che sudata cena, èra in vostra solitaria compagnia mentre ne dipingevate il fiero cornuto profilo simile ad un povero Lucifero!
Quando rientrerete, se
rientrerete nel mezzo del vostro sofferto cammino stanchi dell'inferno come del
purgatorio o paradiso, d’un vostro antico Sogno, l’operaio boscaiolo vi sarà
d’intorno come una bestia del bosco, lui giammai ne smarrisce il Sentiero, vi
porgerà i suoi umili servigi, avrà frugato ogni Rima con cui condite ogni più
segreta Vita, avrà rovistato la vostra carrozza, ma non certo di denari lui ne
abbonda nel segreto d’una diversa poesia, solo di antichi Tomi che narrano una
lingua affine alla Natura con ugual Diritto, che narrano di uguaglianza e
libertà, per scoprire che la vigilata hora dell’antico rogo allegro scoppietta
vicino e non lontano da un ghigno della cuoca di bottega, vi porge il sugo
preferito della cucina, condito con nobile maestria del feudo, avendo superato
il Confine sopradetto appoggiato ad un cartello con su scritto questa il
Sentiero del parco ma non certo del porco!
A noi il privilegio di allevarlo e custodirlo lungo il Sentiero del Maestro!
(Giuliano)
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