CHI DELLA FOLLA, INVECE,

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LA LIBRERIA DELLA LIBERA IDEA

lunedì 5 febbraio 2024

UN TRANQUILLO WEEK-END

 










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con gli autonomi 


meccanici







Se ci andate, o vi ci hanno mandato, tutto può apparire e apparirà gradevole come ingannevole, e non certamente secondo le aspettative poste fra l’Essere ed appartenere ad ugual ispirazione di Ragione posta nel medesimo desiderio d’appartenenza alla Regione di cui si compone ogni Stato evoluto dall’umana civiltà nato con l'intento di partecipare alla Natura d’ognuno. 

 

Ognuno infatti, può goderne non più il privilegio o l’abuso (molto dipende dalla prospettiva attraversata), spacciato rivenduto e di cui avete letto la réclame dell’opuscolo, ma il semplice appartenere alla Natura da cui Ognuno (Nessuno escluso ovviamente) può ricavarne ‘o’ un più misero piatto di minestra, a differenza d’una più ‘nobilitata’ ‘o’ eccelsa privilegiata pietanza; seppur confinati entro ristrette mura d’una sragionata Regione ‘o’ èra troppo antica per Essere, per l’appunto, rimembrata nella realtà di cui si compone l’offuscata vista condivisa fra una ‘o’ posta nella differenza fra un parco ed un porco che ne deriva per la corretta italica grammatica.




La scritta infatti si alterna fra permesso e divieto di caccia, cosa pone differenza fra divieto e permesso di Ragione presto lo scopriremo lungo il sofferto percorso nominato secondo 'o' il primo e più antico opuscolo, Parco; omettiamo la ‘o’ la quale anch’essa andrebbe a comporre permesso o divieto per ugual medesima selva narrata!

 

C’è chi si accompagna con la focaccia di Madre Natura, e chi invece, si procaccia una diversa beccaccia servendovi un pane caldo per l’intero volo a cui affidare il passo antico con cui condividere e nutrire il verso o il canto d’un più nobile Dio alato, cinto e appollaiato in alto sul Ramo d’una più elevata Ragione ed assieme comporre la Beccaccia d’una diversa Natura ancora affamata d’avventura.

 

Dicevo poco sopra il Ramo detto, la scritta e l’esperienza indicano il parco, in realtà scorgerete un ‘porco’ assiso dentro un enorme cantiere o una stiva con altrettanta e più nobilitata vista.




Se superate la linea di confine, se oltrepassate l’occhio di pesce a cui nulla sfugge entro l’onda del torrente forzato e hora vigilato, entro il tubo telecomandato secondo il nuovo piano energetico, ove ogni Comune padrone d’ogni intento ispirato quantunque sorvegliato, e la camera vi spia mentre pregate con l’intera Natura; non ve ne date eccessiva preoccupazione, avete superato la nota linea di confine e hora dimorate nella terra di Nessuno (almeno così pensavate secondo il principio della più nota réclame della Compagnia), senza più Nessuno infatti, il quale possa intendere ove posto il confine della Ragion detta; ovvero quella che avete appena lasciato - e/o dimenticato - per poi incontrarne una del tutto nuova;  al ritorno della piacevole gita, infatti, là ove pensate di albergare ogni pensiero di Madre Natura nell’oscura camera ispirata da una più illuminata ‘cibernetica vista’, il prode legnaiuolo, quello che vi ha offerto la focaccia saporita e spiato come una bestia per l’intero bosco, si cambia l’abito di scena, si improvvisa cameriera o portiere per il resto della sera.

 

Vi offre la sua Ragione ben servita e riverita, avete superato il confino serva d’un diverso arbitrio!




Ma non demordete miei prodi senza calzari caciotta o denari, ogni fiero cavaliere dell’impresa a cielo aperto vi seguirà come un povero evaso scudiero per ogni Sentiero, là ove, in verità e per il vero, acquisterete la nuova Ragione con l'altrettanta ritrovata fede; se poi durante la misera ultima cena sentirete la grande notizia esplodere con il fragore d’una bomba, non datevene preoccupazione giacché avete superato il confino della Ragione in un punto non precisato della vigilata Regione, è l’hora in cui il portiere di notte indossa l’antica divisa della Grande Guerra.

 

Vi ricordate miei nobili viandanti, quando in una diversa èra avete attraversato il cimitero e pagato l’obulo al castellano del Comune per vigilare la carrozza ai denari pattuiti affinché non la destini ad altro sfasciato viaggio, e poi secondo la guida attraversato vostro malgrado medesimo cimitero ove posto un antico confine ove dimora l’Anima riposata senza riposo alcuno, per poi ed ancora penetrare nel sofferto prepagato sudato bosco e distintamente udire, senza farci caso, il rombo di tuono; ebbene èra proprio lui che vi faceva ritorno.

 

L’Anima risorta d’un diverso uomo!     




In quella antica e più nobile èra, d’allora, e non più in questa appena detta giacché avete superato il confino con il solo desiderio di farvi ritorno, dimorate nella più fortunata hora: una divisa bruna o nera, mirava ai più deboli, procacciava cibo ai suoi pargoli, mentre infieriva sulla corteccia; poi, infilava una cartuccia e si divertiva ad ucciderli uno ad uno. Ma hora è solo un umile portiere, un operaio boscaiolo addetto al campeggio, l’umile guardiano della residenza, il giardiniere dei vostri sogni, e mentre siete al bagno di servizio lo osserverete che indossa fiero la vecchia divisa, vi ricorda e narra le antiche epiche Ragioni quando dimoravano le sue ed altrui gesta, ed hora perse e stampate in una lingua antica e primitiva per il piacere o il terrore dell’intera comitiva!

 

Hora infatti, indossa un antica armatura, vi passa accanto di soppiatto, osserva e annota con l’occhio fosforescente d’una artificiosa intelligenza programmata, con precisa telecomandata circospezione ereditata da una bestia, di  cosa altro vi siete nutriti che non sia una saporita pascolata pecunia, giacché il segreto del feudo è di spogliarvi d’ogni vostro legittimo essere ed appartenere in comunione con l’intera Natura, avendo principio di trattarvi con ragionevole premura per l’intera felice avventura o caccia senza alcuna Natura sopravvissuta al quadro d’una diversa Allegoria!




Il giorno prima o dopo, non ricordate bene, un poco più stanchi di come eravate partiti, giacché la notte più lunga del solito in compagnia del portiere (di notte come dell’intero giorno), ogni industrioso rumore vi è parso come un interminabile coprifuoco con più schegge e scintille del cielo un tempo stellato; donde, in verità e per il vero, avete sì udito strani rumori di esseri alieni, ma non certo i più nobili rifugiati animali; hor dunque se il Passo si fa’ più duro e la paura d’un tranquillo weekend più vicina, dissolve e ricompone in un sogno giovanile un frammentato ricordo ancor vivo e reale d’un più noto cielo hollywoodiano, e tra voi senza più noi penserete, che ogni mondo è paese e il vagabondo è pur braccato dal bracconiere.

 

Non vi preoccupate, è solo un week end con la paura di farvi ritorno!   

 

No!

 

Non fate di questi sogni, hora la cameriera della panetteria o la fornaia d’una scorsa guerra vicino all’antica osteria, quella che rideva mentre godeva dell’altrui magra pagnotta cotta al forno della selva, vi serve e porge la dolce fragranza mattutina del tipico piatto del medesimo bosco, condito con uno strano antico accento dicono dialetto, non si distinguono gli insulti dalle sparse membra, non comprendete fra i resti del piatto, ove giace il corpo del fato appena attraversato.




Una sostanza molliccia e appiccicosa del Sentiero dei Sapori d’una diversa èra, là ove un treno cede il passo ad una ferrosa rotaia nominata ferrata: regna il Sentiero Maestro, vi allieta il caffè e da un angolo si intravede appena il sofferto profilo del vecchio boscaiolo mascherato da guida alpina, lui preferisce il primo bicchierino del giorno e col sorriso vi sputa sul viso un dialetto troppo antico per noi bestie da esser appena compreso o tradotto. Lui continua come un fiume in piena, o meglio mi correggo, una botte rotolata da una Cima, ed hora rinchiusa e conservata per maggior diletto o difetto di pronunzia, custode della sofferta Anima da cui fa capolino, come una nave naufragata e travestita ove s’ode solo l’urlo d’una motosega la quale vi saluta mentre divora l’intera Selva.

 

Sarà la vostra guida per il futuro rogo avendo superato ogni Confino!

 

È il vecchio operaio del bosco vigila affinché il focolare della Ragione d’una più nobile promessa (di non farvi più ritorno) nei riguardi  dell’antica selva,  rimembri la frontiera che se attraversata ogni mattina (come pubblicizzata dal volantino) mantiene la certezza della guerra coltivata con ampio margine di profitto, affinché Leonardo possa dipingerla a sua libero piacimento sullo sfondo, rivendendo la Gioconda al mercato della Fiera esiliata in più nobile armatura.




Non siate timorosi, anche se la pubblicità del ‘parco’ - omettiamo la ‘o’ affinché non diventi nostro malgrado un porco - con l’aspirata ispirazione d’un antico cinghiale suo parente e più selvaggio antenato, articola hora parola, e il dubbio vi assale anche se non s’ode lo schioppo, solo la sera lo gusterete come il fragore d’un vasto incendio che come un antico Sogno perduto divora ogni cosa ancor viva, e l’operaio assieme alla cameriera vi porge la più che sudata cena, èra in vostra solitaria compagnia mentre ne dipingevate il fiero cornuto profilo simile ad un povero Lucifero!    

 

Quando rientrerete, se rientrerete nel mezzo del vostro sofferto cammino stanchi dell'inferno come del purgatorio o paradiso, d’un vostro antico Sogno, l’operaio boscaiolo vi sarà d’intorno come una bestia del bosco, lui giammai ne smarrisce il Sentiero, vi porgerà i suoi umili servigi, avrà frugato ogni Rima con cui condite ogni più segreta Vita, avrà rovistato la vostra carrozza, ma non certo di denari lui ne abbonda nel segreto d’una diversa poesia, solo di antichi Tomi che narrano una lingua affine alla Natura con ugual Diritto, che narrano di uguaglianza e libertà, per scoprire che la vigilata hora dell’antico rogo allegro scoppietta vicino e non lontano da un ghigno della cuoca di bottega, vi porge il sugo preferito della cucina, condito con nobile maestria del feudo, avendo superato il Confine sopradetto appoggiato ad un cartello con su scritto questa il Sentiero del parco ma non certo del porco!

 

A noi il privilegio di allevarlo e custodirlo lungo il Sentiero del Maestro! 

(Giuliano)








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