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Giù... nell'albergo (15/16)
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Il 'Libretto' da guida (18)
Fra tutte le attività che rappresentano una dipendenza economica,
apparentemente una delle più rimunerative (e può essere anche tale per chi è
capace di vincere la ripugnanza di scivolare nel servilismo) è certo quella
inerente all’industria degli incolti ed ingordi per quanto saccentemente saputi... ricchi forestieri.
Una tale adattabilità rappresenta un coefficiente quasi indispensabile,
come per il macellaio l’assoluta indifferenza per il sangue, e per il chirurgo
il dominio della compassione per le sofferenze del paziente durante
l’intervento. Fra le molteplici categorie di ‘servi’ (mi si permetta per il
momento tale espressione) non è certo la guida alpina che faccia un’eccezione o
che brilli per maggior fierezza. M’affretto a riconoscere che tra tutti i
rapporti fra dipendenti e datore di lavoro nessun altro esige forse un simile
servilismo che confina con una velata ipocrisia, per chi vuol riuscire, almeno
economicamente.
La parte quasi subalterna della guida, che per ore e giorni tiene in
mano la vita di chi lo paga, può apparire una beffa, un controsenso, quando si
pensi al rischio congiunto a tali pericoli, quando si consideri che il denaro
pattuito rappresenta il prezzo di un pericolo al quale si va incontro per il
divertimento o l’ambizione del ‘signore’.
Io penso che nessun preposto chiamato al controllo del corpo delle
guide, né le società alpine, né l’autorità politica si siano mai rese conto
della ridicola ed illogica tradizione che di comune accordo regola il rapporto
fra ‘signore’ e guida. Alpinisticamente compiango colui cui non sembri un
paradosso il fatto che in pratica la guida, il vero e Primo protagonista di una
scalata, venga spinta nella parte di una modesta ed umiliante comparsa…. ‘Un
signore’ chiede di essere accompagnato sul Cervino o sulle Torri del Vaiolet.
Dal fatto che in tali escursioni, per una causa o per l’altra, parecchi ci
hanno lasciato la vita, risulta che l’impresa non è assolutamente scevra di
pericolo.
Ora, una guida coscienziosa, anche per un categorico comandamento
d’igiene personale, farà subire una specie d’esame d’ammissione al nuovo
candidato, chiedendogli per lo meno che escursioni abbia già fatto (o per lo
meno, ciò che abbia visto o capito, oltre alla copertina del Tomo Grande
dell’…). Questi, nella quasi totalità dei casi, darà una risposta che sembrerà
alla guida soddisfacente, perché, data l’attrazione dell’oro, più la salita è
difficile e perigliosa, più forte è il guadagno (spirituale), per esprimersi brutalmente,
e la guida non è un giudice molto rigoroso. Egli pensa: ‘qualche santo
aiuterà’, e di solito passa subito a stabilire il prezzo (del sacrificio…).
Giunti alla base della montagna, la guida, come un buon angelo custode
(di un altro Universo), dopo aver legato accuratamente il cliente, gli fa una
specie di predica, lo istruisce, gli fa le raccomandazioni necessarie, lo
prepara e si parte. Capita una passaggio difficile. Il ‘signore’ è nuovamente
istruito, gli vengono indicati gli appigli, i movimenti da farsi e gli viene
raccomandato di non aver paura, perché in ogni caso, la corda è buona (anche se
non ha mai lottato o goduto con un buon Tomo… eccetto che con il suo ‘citofono’
portatile ad uso di brevi e meschini se non incomprensibili ‘messaggini’ –
fortuna di una una Seconda guida che con questa eterna vita poco o nulla ha da
condividere…).
Il ‘signore’ ascolta con religiosa attenzione le istruzioni della
guida, come uno studentello che si prepara ad un esame, ma che non ignora che
verrà comunque sia promosso (a causa di certi cattivi maestri che affollano ed
infestano la nostra ed altrui arte e cultura), anche se dimostrasse di essere
più ignorante del ciuco del mugnaio. Alle prese col passaggio maledetto, la
lezione continua con calore e con qualche argomento più pratico e convincente,
convertito in buoni strappi di corda, e, finalmente, dopo che il ‘signore’ ha
invocato tutti i santi del calendario (fluorescente a portata del palmare della
sua piccola mano) e la guida tutte le gerarchie infernali, il passaggio ‘poco
simpatico’ è superato.
Il fatto che il ‘signore’ per qualche minuto abbia sperimentato nel
mondo più pratico la resistenza della corda (sperimentato nel modo meno utile
all’intelligenza o alla ragione che governa il suo corpo… più tardi, giù al
rifugio, o giù all’albergo, predicherà o avrà il coraggio di predicare che essa
non rappresenta che un fattore morale) è un intermezzo insignificante, un
trascurabile fatterello, e per la guida un sopportabilissimo incerto del
mestiere.
Finalmente il ‘signore’ è issato sulla vetta….
Una forte stretta di mano: ‘grazie, una scalata meravigliosa e non sono
neanche molto stanco, non ho avuto un solo momento di paura, e… ditemi, come
sono andato? Avete dovuto sopportare molto?’.
La domanda è imbarazzante.
Ti capita addosso la gomitata provocante o il fiato appiccicoso di una
donna brutta e volgare e più antipatica e saputa di Santippe che accompagni il
gesto con la domanda: ‘Ti piaccio? Sono brutta da farti paura? Sono bella e
intelligente?’. Chi avrebbe il coraggio di rispondere.’Non sei una vera e
propria arpia, neppure una bestia di allevamento da albergo, ma poco ci manca.
Ti consiglierei il chiostro…’.
Come si può dire a questa piccola e povera creatura (che schiferebbe
anche una bestia…) che si bea d’infinito, di panorami, di gioia sportiva, e,
superata la gran prova con qualche insignificante tirata di corda, si crede
improvvisamente trasportata nel Pantheon degli eletti, come si fa a dire, a
questo povero peccatore che attende dal tuo labbro la sentenza: ‘Sei una
nullità, lascia la montagna e datti alla prostituzione di alto bordo.. giù
nell’albergo…; i corvi ti avrebbero già divorato, se non ci fosse stata la mia
buona pazienza accompagnata dalla resistente corda!’.
Ho pensato più volte che in simili occasioni, per trarsi d’impaccio
bisognerebbe essere figli autentici di Giove invece che semplici mortali,
impastati di bisogni e di debolezze.
La più fiera delle guide, l’apostolo autentico della più genuina
verità, si sente depresso di fronte ad una situazione simile e scende a patti
con i propri principii di rigorosa morale, un po’, anche per ragioni
economiche. La manchevolezza del ‘signore’ nella banca dello Spirito che
gestisce la nostra eterna salita a ben altre vette, viene abilmente mascherata
a spese della verità, o meglio velata, e… pace sia all’anima sua!
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