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& Riflessioni Filosofiche (17/8)
La storia della Filosofia ci mostra soprattutto
gli sforzi di riflessione continuamente rinnovati che lavorano per attenuare le
difficoltà, per risolvere le contraddizioni, per misurare con crescente
approssimazione una realtà incommensurabile con il nostro Pensiero.
Ma di tanto in tanto si conferma un’Anima che
sembra trionfare su queste complicazioni con la forza della semplicità, l’anima
dell’artista o del poeta, tenendosi vicina alla sua origine, riconciliandosi
con un’armonia sentita dal cuore termini forse inconciliabili dall’intelligenza.
Il linguaggio che parla, quando prende in
prestito la voce della Filosofia, non è compreso allo stesso modo da tutti.
Alcuni pensano che sia vago, e così è in ciò che esprime. Altri lo sentono
preciso, perché sperimentano tutto ciò che suggerisce. A molte orecchie porta
solo l’eco di un passato svanito…
(H. Bergson)
In un sistema
vivente questo significa la morte. A maggior ragione, se pensiamo che il
sistema economico debba essere in crescita continua, la fine è sicura.
Un sistema
economico in crescita permanente può essere solo un breve transitorio, un
fenomeno patologico della Biosfera che conduce ad un punto di collasso. Questa
è una posizione ottimistica: il vero pessimismo è pensare che la crescita
continui per lungo tempo, perché questo significherebbe un mondo terribilmente
degradato.
L’uomo non
evita mai le catastrofi, ne guarisce: speriamo che sia vero.
(2) L’Ecosofia T é la personale risposta di Naess alla crisi ecologica globale (dovuta al costante dominio e globale applicazione circa una errata interpretazione economica, scritta nel binomio crescita rivoluzione industriale, nell’esercizio delle sue ed altrui funzioni applicate…). Essa muove dalla constatazione di un negativo che ancor prima di essere materiale, ambientale, è esistenziale.
L’inquinamento,
la distruzione della biodiversità, lo sfruttamento delle risorse sono
motivazioni superficiali, accettabili ad un primo livello di comunicazione del
problema, ma essenzialmente antropocentriche, cioè incentrata sull’uomo, mentre
alla Natura viene conferito un significato solamente strumentale, ossia in
termini di uso e abuso da parte dell’essere umano.
L’essenza dell’ecologia profonda, o ecosofia, consiste invece nel
porsi domande più radicali, laddove l’aggettivo radicale indica esattamente l’atto,
o meglio l’attività, di interrogarsi circa il perché della crisi ecologica. L’ecosofia supera il livello scientifico
fattuale per approdare a quello del perché si sia prodotto un certo
stato di cose. L’ecosofia si
presenta, dunque, come una forma di saggezza, di visione profonda, la quale
muove dalla gravità della situazione (ambientale ed esistenziale), proiettando
la domanda di cambiamento.
L’ecosofia supera il livello cosiddetto scientifico
fattuale per approdare al livello del Sé dove Sé sta per totalità organica e
della saggezza della Terra. L’intuizione di fondo è, allora, quella di una
visione completa o totale del mondo e delle cose. La consapevolezza ecosofica suprema consiste nell’idea che
non possiamo operare alcuna scissione ontologica netta nel campo dell’esistenza,
si tratta della consapevolezza di una relazionalità intrinseca di ciascun ente
nei confronti di ogni altro, la quale viene formulata per la prima volta da Naess nell’articolo del 1973 attraverso
l’immagine del campo relazionale totale…
Le scienze
naturali (lo abbiamo già letto con ugual concetto espresso dal Guenon),
attraverso il loro modello oggettivo di realtà, ci offrono solamente dei punti
di riferimento comuni (come nel caso della fisica le coordinate di spazio e tempo)
ma questi punti non sono luoghi reali, non esistono come realtà fisiche. Essi creano
una struttura pura o astratta, nel senso di priva di un contenuto materiale o
di altro tipo.
La
struttura appartiene alla realtà, nel senso che ci serve per interpretare la
realtà e orientarci in essa, ma non è la realtà. Bisogna allora, secondo Naess, modificare la nostra percezione
della realtà, distinguendo tra strutture astratte, o entia rationis, ovvero tutti quei concetti e parametri, scientifici
o meno, che utilizziamo per organizzare la realtà, e contenuti concreti, la
nostra reale esperienza spontanea del mondo. Bisogna ritornare al mondo in cui
viviamo, al concreto mondo della vita.
L’emergenza
di fenomeni mentali rende un sistema complesso degno di considerazione etica.
Gli altri
viventi, una foresta, una palude, un termitaio, una specie sono entità dotate
di mente: partendo da un altro approccio, già lo psichiatra junghiano James
Hillmann (Autore, fra molti altri libri, di Politica della bellezza e Il
piacere di pensare) parlava della nostra immersione nell’Anima del mondo.
L’etica
richiede una sorta di empatia verso tutte le entità naturali.
È evidente
che si può parlare di mente associata al sistema totale, ovvero a tutta la
Biosfera: abbiamo così ritrovato l’idea di Gaia già teorizzata da altri
scienziati (Lovelock, Margulis, Sheldrake). È chiaro che ci siamo portati su
posizioni ben lontane dall’idea tradizionale dell’uomo che studia dall’esterno
e manipola a suo piacimento un mondo fatto di materia-energia.
La
distinzione fra mondo energetico-materiale, al servizio della nostra specie, e mondo
mentale-psichico-spirituale, che un tempo era considerato - nella cultura
occidentale - come esclusiva umana, si è dissolta. Qui siamo molto lontani
anche dall’idea che la mente sia soltanto ‘il prodotto’ di un sistema nervoso
centrale.
…E Gregory ammise che la Mente associata al
Sistema Totale era molto simile all’idea di un Dio immanente (da un libro di
Fritjof Capra).
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