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Di Egocentrismo & Ecocentrismo (13/5)
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Nel West
americano del XIX secolo, a volte ai coloni veniva promesso tanto terreno
quanto potevano coprirne cavalcando per un giorno: era il land grab, l’accaparramento
della terra.
Noi pensiamo,
in linea di principio, di poter possedere tutto ciò che le frecce dei nostri
desideri, obiettivi e progetti possono coprire. Ciò che più importa nella vita
- il significato della nostra vita - può essere afferrato grazie al talento, all’operosità
e forse alla fortuna.
Questo
potrebbe essere la felicità, o potrebbe essere uno scopo.
Si possono
avere entrambi.
Ma Brenin (il mio Lupo) mi ha insegnato che non è così che vanno le cose con il significato della vita.
La cosa più importante della vita - il
significato della vita, se è in questi termini che volete pensare – si trova
esattamente in ciò che non possiamo avere.
L’idea che il significato della vita sia qualcosa
che può essere posseduto è, ritengo, un retaggio della nostra avida anima scimmiesca.
Per una scimmia, avere è molto importante.
Una scimmia
valuta se stessa in base a ciò che ha.
Ma per un Lupo è cruciale essere, non avere.
Per un lupo ciò che più importa nella vita non è
possedere una data cosa o una quantità di cose, ma è essere un certo tipo di
lupo.
Tuttavia,
anche se ammettiamo questo, la nostra anima scimmiesca cercherà subito di
ribadire il primato del possesso. Essere un certo tipo di scimmia è qualcosa
che possiamo sforzarci di ottenere. Essere un certo tipo di scimmia è solo uno
dei tanti scopi che possiamo avere.
La scimmia
che vogliamo essere è un obiettivo verso il quale possiamo progredire.
È qualcosa
che possiamo realizzare, se siamo abbastanza in gamba, abbastanza operosi e abbastanza
fortunati.
La lezione più importante e difficile da imparare nella vita è che le cose non stanno così.
La cosa più importante nella vita è qualcosa che non
si potrà mai possedere. Il significato della vita si trova proprio in ciò che
le creature temporali non possono possedere: i momenti.
È questa la
ragione per cui per noi è così difficile individuare un significato plausibile
della vita. I momenti sono l’unica cosa che noi scimmie non possiamo possedere.
Il nostro possesso delle cose si basa sulla
cancellazione del momento: attraversiamo i momenti al fine di possedere gli
oggetti dei nostri desideri.
Vogliamo possedere le cose cui diamo valore e che reclamiamo; la nostra vita è un unico, grande land grab.
Ed è per
questo che siamo creature del tempo e non del momento, di quel momento che sfugge
sempre dalle nostre dita pronte ad afferrare e dai pollici opponibili.
Affermando che il significato della vita si
trova nei momenti non sto riprendendo quelle superficiali prediche che ci
esortano a ‘vivere nel momento’. Non raccomanderei mai di cercare di fare
qualcosa d’impossibile. Piuttosto, l’idea è che ci siano alcuni momenti. Non
tutti, certo, ma ci sono alcuni momenti. E nell’ombra di quei momenti scopriremo
ciò che più importa nella vita.
Questi sono i nostri momenti più alti.
Senza dubbio l’espressione ‘momenti più alti’ può indurci in errore, orientandoci di nuovo in direzione di quella visione del significato della vita che dovremmo respingere.
Probabilmente
pensiamo ai nostri momenti più alti in uno dei tre modi seguenti, tutti
sbagliati.
Il primo
modo è pensare ai nostri momenti più alti come a quelli verso i quali la nostra
vita può progredire, momenti in vista dei quali le nostre vite stanno
lavorando, momenti che possiamo raggiungere, se siamo abbastanza in gamba e
operosi.
Ma i momenti
più alti non sono il culmine della nostra vita, non sono la meta della nostra
esistenza.
I momenti più alti sono disseminati lungo la vita.
Sono
momenti sparsi nel tempo: le piccole onde create da un lupo che sguazza nelle
calde acque estive del Mediterraneo. Siamo tanto condizionati a pensare che ciò
che importa nella vita è la felicità - da noi intesa come sensazione di
benessere - che ogni discorso sui momenti più alti porta inevitabilmente alla
mente uno stato di piacere intenso simile al nirvana.
È il
secondo modo di fraintendere ciò che voglio dire con ‘momenti più alti’.
In realtà i
nostri momenti più alti sono raramente piacevoli. A volte sono i momenti più
spiacevoli che si possano immaginare, i più bui della vita. I momenti più alti
sono quelli in cui siamo al nostro meglio. E spesso ci vuole qualcosa di veramente
orribile per farci essere al nostro meglio.
C’è un
altro modo, più sottile e insidioso, ma altrettanto sbagliato, di pensare ai
momenti più alti, e cioè ritenere che ci rivelino ciò che siamo davvero. Sono i
momenti, crediamo, che ci definiscono. Nel pensiero occidentale c’è una
persistente tendenza a immaginare il Sé o la persona come il genere di cosa che
può essere definito.
Riecheggiando
Shakespeare, declamiamo solennemente frasi come ‘Questo su tutto: fedeltà a te
stesso’. Il che implica l’esistenza di un vero te stesso, nei confronti del
quale puoi essere o meno fedele.
Dubito seriamente
che le cose stiano così.
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