CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
30 MAGGIO 1924

lunedì 17 gennaio 2022

IL PANE e IL CIRCO (7)

 










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& Finito e Infinito  (9/10)






Il teatro greco è anche espressione della contestualità del processo che porta allo svolgimento della tragedia tratta dalla tirannia alla democrazia…

 

Almeno dovrebbe giacché siamo partiti, sebben ricordiamo - o al contrario - dimentichiamo, con la mitica tragedia del caucasico Prometeo, e con l’evidente eredità geologica della frattura che ne consegue, circa, secondo il canone mitologico della nota tragedia di Eschilio, la quale rappresenta l’atto di ribellione del figlio nei confronti del padre, e il segreto apportato al beneficio dell’uomo ‘sapiens e/o demens’ che da ciò deriva.

 

Un segreto, un vincolo, strappato dalle vulcaniche viscere della Terra sino alle inviolati olimpi degli Dèi, o il Dio unico.

 

Regna un doppio movimento, uno materiale letto nella lenta graduale evoluzione umana connessa con la geologia della terra quindi della Natura, e di cui non certamente disgiunti, ed uno celato come velato, in rappresentanza della Dottrina Sacra. Il Dogma in seno ai due eventi circoscrive, seppur esplicitato nell’opposta volontà interpretativa, ogni limite. Sarà Eckhart che scioglierà il difficile nodo, anche la sua sarà Eresia!

 

Quindi Uno - o Molteplici - in seno agli Elementi divinizzati come tradotti nella teologica dottrina matematica, Dèi.




Uno l’Occidente molti in Oriente, seppur il vincolo del Sacro sarà violato in nome della dottrina economica politica. Quindi l’intento Sacro ci sembra, come da Tempo e al di fuori di questo, oggettivato, nel ripristinare la Memoria dal Mito e il suo Dio che ne custodisce il Mistero, unita con tutti coloro che avversarono i canoni interpretativi del proprio Tempo assoggettato dal vincolo qual vero limite-limitante dell’uomo.

 

In nome di questo difficile compito non abbiamo mai conservato come nutrito la paradossale condizione del Confine più o meno imposto dal Dogma. Anzi abbiamo colto la genialità di ugual medesimo intento di chi, spogliato dei panni, come un umile Francesco, ha abbracciato la dura disciplina del Sacro per preservarne e tutelarne la Memoria abdicata alla eterna involuzione o ‘apparente’ rivoluzione umana. Giacché non scorgiamo differenza nell’odierna dissacrazione abdicata ad una macchina, da cui ogni dissacrante derivata nuova ed odierna mitologia circa l’uomo.  

 

Il paradosso lo abdichiamo al limite di chi nulla, o al contrario, eletto nella incompiuta stirpe dell’umana saccenza affine ad ugual ignoranza, comprende circa la nostra comune Follia, materialmente oggi come ieri, con ugual stati d’animo, ci avversa e perseguita. L’atto finale sarà, così come fu anche per Pavel il martirio. La persecuzione. In tal Fine solo negli occhi della pura Natura raccoglieremo l’eredità persa!

 

Il segreto Linguaggio. 



  

In questa chiave di lettura - di certo - si è generato un terremoto non isolato, anzi un evento sismico più volte e simmetricamente rilevato, ed adottando una nostra particolare interpretazione nell’evoluzione gnostica come ortodossa di talune eresie (apparentemente inconciliabili), non men che simmetriche dinastie, che dal Cloro famiglia reale dei Flavi, hanno assunto toni di storiche (avvelenate) apostasie in seno a presunte fratture, le quali godono del beneficio dell’invisibile risultato (letto in ugual simbolo trafitto) quale comune denominatore di una medesima equazione circa la volontà di preservare la Natura del Sacro.

 

Quindi della buona Fede riflessa nel difficile Dogma della Storia (ovvero della materia) cui sono custodi ed interpreti; in questi stessi luoghi, infatti, rimembrati come celebrati, hanno assunto per l’appunto toni tragici circa l’amletico destino dell’umanità, nonché altrettanto amletici per chi ne ha interpretato una lettura ben più profonda - riflessa e motivata -  al di fuori al Dogma della vita eternamente tradita ed incatenata al tormento della roccia, tradotta come ‘materia’.

 

La quale a sua volta esplicita ed anticipa la tragedia del tiranno nel caso del nostro Pavel (Florenskij),  impropriamente tradotto qual Eretico, quindi vittima di una nuova dogmatica politica, e come tale, non solo raggirato, ma bensì costretto alla contorta adolescenziale deviata psicologia del tiranno stesso, divenuto inquisitore, in nome per conto della presunta parte della ‘lesa maestà’ di nuovo inscenata, come impropriamente usurpata ed incarnata, dello stato da questi rappresentato, inesorabilmente tradito dall’Eretico (folle) seppur ortodosso Pavel.




In tutto ciò regna ripugnanza verso l’uomo, e concordo con Pavel in sua eterna beata Memoria, e come lui guardo smarrito verso la più sincera devota pura incorrotta Natura.

 

Certamente non esiste Tragedia più grande, alla quale anche lo stesso inquisito, nella prima fase della sua vita deve aver conteso l’ispirata evoluzione in cui la moneta del proprio (folle) destino, nel momento in cui una determinata presa di Coscienza deve aver preso il sopravvento giovanile circa l’Amleto qual chiave di lettura di ugual tragedia circa la Vita.

 

E certamente questo non un caso circa gli eterni Dèi della Storia, divenuti dapprima e simmetricamente Elementi di ugual evoluzione matematico-scientifica, al successivo servizio della Sacra scienza teologica, così come un certo innominato Apostata.

 

Il rovesciamento di ruoli, l’eterno rovesciamento di ruoli in questa amletica rappresentazione divenuta tragedia, più volte o quasi sempre replicata nell’ampio palcoscenico della Storia, di cui una mia riservata lettura geologica, impone una lettura altrettanto macabra e fors’anche disconosciuta, circa il ruolo interpretato volontariamente, e invece del tutto involontario della  vittima sacrificale, del Prometeo, del Cristo Eretico, dell’Apostata, in sede del Dogma imposto, sia dalla Storia come della politica, circa una presunta affiliazione ad un fantomatico pericoloso esoterismo contrario ed avverso al popolo (o meglio, alla ‘lesa maestà’ di cui vittima per mano del vero osannato aguzzino).




 Ovvero una improbabile assurda artificiosa realtà divenuta folle irrealtà edificata nell’invisibile architettura politica ad uso e consumo del tiranno, il quale prefigura una futura simmetrica comunione di intenti con la sana dittatura per il bene dello Stato. Tale avvento esoterico-mitologico, il quale conservato, e per beffa della Memoria del Pavel, successivamente donato alla sua famiglia, da chi custode del vero misfatto e inganno generazionale, tendente ad offuscarne l’elevata inconsapevole statura; comporta tutta l’ignorata celata mostruosità non solo del regime, oserei d’ogni regime anche se visto conservato letto ed interpretato dalla tirannia alla futura democrazia, ma anche di ciò cui l’uomo votato al potere capace per elevare la propria bassa meschina statura, per tramite dell’apparato dittatoriale (segreto) poliziesco, qual voce - del rinato o risorto - invisibile dogma inquisitoriale del votato ordine nella propria simmetrica rivoluzione evolutiva.

 

Non mutando il proprio disegno!

 

I personaggi che di comune accordo, pur in apparente disaccordo, si muovono nell’ombra del male, nel vero senso demoniaco della parola a cui il Diavolo e le sue schiere si ispira; non li scorgiamo, forse in senso storico non vogliamo, giacché i morti potrebbero tornare in vita e riprendersi quanto di proprio; non vediamo la congiura in tutto l’abominio, di cui solo il Tiranno ne interpreterà la scena o atto della Storia, nella comune tragedia cui consegna non solo il proprio popolo, ma l’intera umanità.




E come in ogni simmetria la figura ruotando non muta la propria forma, così il nuovo zar in nome e per conto del popolo, diviene il noto Inquisitore, e come tutte le inquisizioni, in questo rovesciamento ove ogni verità sovvertita, l’ortodosso, lo scienziato, diviene nemico del popolo. Mentre il vero nemico si annida e nasconde come il peggior morbo unito all’altrettanto veleno del nazismo.

 

Ecco che, bruciata la vittima sacrificale come un eretico, una strega, un pubblico nemico, per lesa maestà al potere pre-costituito, ci si avvierà ad un patto demoniaco, ove i veri diavoli della terra, in questa sede neppure il caso l’appellativo di demoni, in quanto come tale rischiano l’appello d’una diversa considerazione e differenza interpretativa, dominano come Lucifero prima stella del mattino, donando la propria luce rubata al segreto di un più probabile rinnegato Dio.

 

Con questo scellerato patto l’apostata e il diavolo hanno vinto, e forse, vinceranno ancora sia in politica come in economia, conferendo dubbia luce agli occhi smarriti del vero uomo.

 

I diavoli si uniranno nel (futuro) scellerato patto, di cui il Cristo apostata incatenato, nella simulazione forzata di cui disconosciamo la veridicità così come l’autenticità, a cui si ispirerà il Tiranno, giacché il male proviene da ugual Terra, seppur - in buona fede - prefigurato come un presunto ideale (di chi probabilmente non ha ben intuito cosa capace il male di questa terra) avverso e contrario al bene, il quale tentò di riscattare con l’immateriale sacrificio nel beneficio a somiglianza di Cristo, la salvezza di altri.




Noi, in senso Eretico, raccogliamo e conserviamo i miglior frutti di questa ed ogni Terra!

 

I vivi al servizio della Memoria dei morti, in questo dramma ove non possiamo e dobbiamo dissociarli da processi di streghe e gnostici, anzi un merito interpretativo che ci vuole uniti nella negata verità da cui il martirio che li unisce da una vita trafugata da un corpo come leggeremo da Prosperi, mutilato della vita.

 

Così i Dèmoni gli antichi dèmoni della Terra, quelli affini all’interpretazione greca, tornare in vita e tormentare i morti che si pensano ancor in vita accompagnati dal falso gesto della storia, forse per esorcizzare, al pari di uno sciamano, l’‘animale’, la divenuta ‘bestia’ in questa Storia involuta, di cui si è sempre nutrita al pari di un agnello. In questa sorta di peccato generazionale di Adamo, mai riscattato dalla razza macchiata del suo eterno male, e di cui la natura priva; l’uomo ‘sapiens o demens’ scrive di se stesso nella grotta come all’altare della chiesa nutrita di ugual peccato, come alla consumata civiltà del parlamento d’ogni repubblica, ove la recita della presunta o dovuta memoria, lo vorrebbe riscattare dalla colpa per sempre  rinnovata, seppur abdicata alla falsa intenzione della celata democrazia abdicata al vincolo dell’altrettanto falsa e corrotta Memoria, ogni volta evoca il demoniaco patto in nome del potere.




E nella rappresentazione di questo circo, come bene aveva intuito il nostro ortodosso-eretico Pavel, lo spettacolo della Storia fa la sua eterna comparsa, ove al personaggio unico viene alternato il carosello della democrazia, ed ove due (o tre) opposti imperi - uguali nella propria ineguale simmetrica-asimmetrica anamorfica prospettiva, tendono a medesimo armato fine bellico in onore e dovere dello strumento litico e l’economia che ne deriva. E dal carosello o giostra della inscenata democrazia, si procederà all’unicità della medesima simbologia, ove l’uomo più demens che sapiens, trova appagato il concetto che al meglio si confà al proprio corpo privato del compianto spirito abdicato alla eterna dottrina economica dell’altrettanto compianta età dell’oro.

 

Il Sacro mito, così come anche aveva intuito il Pavel, non men dello scrivente, sarà veicolato verso il nuovo istinto della Terra, rapportata al costante incessante fabbisogno della materia.

 

Si vivrà in funzione di questa.

 

La Natura farà la propria discreta scomposta delirante scomparsa, ed anche se compianta nulla sarà fatto in suo nome, giacché come nel caso di Pavel, il vero eretico, ovvero il monarca, o democratico dittatore, la vedrà e scorgerà - così come interpreterà - quale opera malefica da subordinare, seppur rimpianta nella alterata produzione, da esseri ancora in vita afflitti dalla morte viva, da rapportare nonché oggettivare all’esigenze umane, quindi celebrare incorniciare, al museo degli orrori, qual acclamato capolavoro di Natura morta!

 

(Giuliano)


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