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Cerchi & Spirali (67/66)
Prosegue in:
La congiura delle polveri (69/70)
Proseguendo determinate riflessioni circa il
‘Martirio Verde’ e rapportandole alle odierne condizioni vissute, fuggiamo quali più veri eretici tutte quelle false condizioni offerte, come
talune considerazioni di personaggi in cerca di potere, giacché
innegabile ciò di cui la presunzione della ricchezza dà libero sfogo e premessa
- non tanto alla solita guerra di turno - ma quanto il negare di fatto verità
accreditate e indistintamente rilevate e rivelate con affermazioni pubblicamente
professate circa l’opposto di come si svolgono le odierne ‘condizioni’ di ugual
mondo abitato ‘anamorficamente’ spacciato… (cioè in poche parole ciò che
professa Re
Giorgio III incoronato circa la sfericità della Terra da circolare a
piatta è vero Regno come un tempo governato; ed altresì il centro
dell’Universo Intero, tutto il resto un vortice, o meglio, un cerchio
tutt’intorno alla ricchezza sua e di tutti coloro che si accompagnano per
questa ed altre illuminate certezze divenute d’incanto, così come un tempo
antico e solo rimembrato, verità regia offerta al popolo; è certo - medito con
me stesso e Dio che mi guarda dal vero Suo trono assiso - “neppure la Chiesa e il suo vasto
impero osò tanto nella propria ed altrui ortodossia”; il resto o tutto il resto
non conta quando si è raggiunta questa virtuale ricchezza anche nel negare
il diritto alla salute cancellando in una sola volta quanto doveva essere
disquisito per il progresso intero e non certo nell’interesse delle tante
Compagnie che compongono un più losco affare; come l’uguaglianza fiscale che
consente ad uno Stato di non creare frammentazioni precipitando di nuovo nelle
caste; medesima uguaglianza che rende tutti i sudditi in salute uguali e non
solo ricchi sempre più ricchi e poveri sempre più poveri, visto che parte del tuo voto, caro Re Giorgio, proviene anche da
tutte quelle combriccole che ricordavamo come un passato dimenticato di un Klan
ritornato….........;
.....e molto altro che qui non aggiungo come la nuova censura professata da chi della Rete
padrone, ma sappi caro replicante governatore di un invisibile Impero
che l’Idealismo conferisce verità quanto qui professato come certa e più degna
Biblioteca, lascio a te il merito di diffondere ben altro sterco senza diritto
del dovuto giacché la ricchezza è del più furbo non meno del ladro che ruba
credendo di non esser visto nella facile e limitata impresa, e qui chiudo la
parentesi aperta e non perché posseduto da medesima ignoranza ma per non
infierire su un corpo malato governato da un pazzo. E certo caro Re Giorgio non
so con qual diritto rivesti questo trono ma la Storia farà il dovuto conto per
tutti i secoli in cui non hai portato il ‘giusto progresso’ per ogni nuova tua
(legge mi par un complimento che qui come
vero Eretico tolgo merito e rispetto) firmata riconducendo la Ragione al
dovuto sonno in cui ognuno di cui questo sogno (incubo per altri più
disgraziati) vive nella falsa certezza di una piatta illusione di vita; caro Re
Giorgio non è solo la ricchezza quella da te professata e celebrata (come uno
Zar in terra) che farà grande, o al contrario, il più piccolo regno così
ingrassato e viziato con tutti i fasti celebrati; sappi dicevo, che chi scrive
lo fa in nome di un ‘Genius Loci’ che ha governato l’intero mondo molti secoli
prima del misero ciarlare, e sappi anche che dal passato vi è molto da
imparare….).....
.....ma tutti indistintamente esposti all’oltraggio - giacché
chi parla raffreddato oppure infreddolito volendo suscitare riso (quello
coltivato sarà il punto di fuga celebrato come illustri Re al pari tuo che ti
hanno preceduto conferendo il dovuto Caos alla primordiale sostanza del mondo e
donando, di conseguenza, fiera moneta economica nel perseguire e rincorrere uno
specchietto dalla lepre offerta da chi per secoli con il freddo celebrava e
regnava da Zar nella propria ed altrui Ragione non meno delle Regioni di un
vasto e simil Impero; ma mi dicono anche che il popolo va in qualche maniera e
per sempre confuso, soprattutto quando non riesce a distinguere la vera fame
che affranca l’intero corpo malato e cibandosi, di conseguenza, di tanti troppi
cornetti che la stessa pensa aver appagato nell’immobile obesità ove
accresciuta la panza dimenticando la plancia donde la vera sostanza conduce ad
una più atroce deriva)
è il maggiore inquinatore del mondo, e
ognuno indistintamente, se pur accontentato dal breve boccone del cornetto
offerto, dovrà pagare il conto ben salato che se solo più informato o dotato di saggezza che deriva nel
distinguere un’‘impresa’ da una sana e retta economia (certo un’impresa
ancor più difficile nell’obesa propria ed altrui natura) per l’interesse
del mondo così apostrofato, si degnerebbe di leggere, (pur avendo anch’io
talune riserve circa la scienza del progresso di cui offendono simmetrico re
Giorgio incoronato - giacché il crollo avvenne proprio ai lumi di quella - talché
in codesto caso è scienza meditare se medesima), allora mi pare poco saggio -
oltre l’esempio offerto - l’aver cambiato anche la giusta rotta come più certa
condizione propria della ragione in sé offuscata qual vera direzione
mondialmente e coscienziosamente sollecitata, la quale andrebbe anche
professata, altrimenti si rischia con tutto l’intelletto che pone la
differenza di accompagnare il clown di un diverso teatro per tutta l’intera Compagnia
offerta; giacché non penso per quanto possiamo nutrire delle riserve sulla nuova
scienza del progresso, che ciò che per anni affermato e di cui compone la
strana frase di un pazzo circa il freddo sofferto possa illuminare la borsa da
lui agognata, giacché qualsiasi retto e saggio Re o solo attore di teatro, considererebbe
cosa si compone il vero bilancio della vita, il quale molto differente da una
breve e veloce per quanto irreale ed illusoria se non addirittura virtuale
condizione offerta, la qual compone la vera Commedia o Dramma rappresentata ed
anche inscenata…
E ciò anche mi sia pur concesso ‘che
distingue una bettola da un più degno Teatro della vita’…
La vera ricchezza caro Re è nel sapere
disquisire con retta sicura preparata argomentazione, e non nel negare la mela
colta in odor di peccato nell’illuminare ogni coscienza e non certo una serpe
che striscia; caro Re se pensi in codesto modo di illuminare Verbo in ciò che
pubblicamente affermato, devi prendere atto che hai commesso un pubblico inchino
alla Ragione con cui solitamente si accompagna la Verità circa la regale
maestosa superiore ricca ed unica, oserei dire, conoscenza gettonata da milioni
di spettatori paganti, ed illuminando tutti gli altri circa la vera natura da
te offerta allo spettacolo fuori dallo stesso teatro…
Ed allora mia Grazia se solo avesse tempo non solo di contare i suoi denari che
fanno della sua ricchezza agli altri ricchi accompagnata, di leggere un pochino visto che nel contare non prova difetto - si accorgerebbe che la
verità censurata e non detta e contrabbandata come la predica di un falso
predicatore e la sua riforma, apporterà AL SUO QUANTO AGLI STATI GLOBALMENTE
RIUNITI QUELLA POVERTA’ CHE GRAZIE A CODESTO IMPERO DA UN INCAPACE ED IGNORANTE
ASSERVITO DOVRA’ PATIRE PER LA BREVE CORSA ALLA STESSA..…
(Porfirio)
L’aumento della frequenza delle ondate di calore estive in molte
regioni dell’emisfero settentrionale è legato ad alterazioni nella circolazione
atmosferica, la cui origine - se naturale o antropica - non è ancora chiara.
Queste alterazioni determinano anche ondate di gelo invernale estremo in Asia
centrale. E’ la variazione nei modelli
di circolazione dell’atmosfera, e non il riscaldamento globale in sé, a
determinare l’aumento della frequenza delle ondate di calore (ma anche di
gelo) che interessano l’emisfero settentrionale del pianeta. La conferma
viene da uno studio condotto da ricercatori della Stanford University che
firmano un
articolo pubblicato su “Nature”. Lo stretto collegamento tra il
cambiamento dei modelli di circolazione atmosferica e l’aumento degli episodi
di clima estremo era già stato ipotizzato, ma finora le prove a sostegno
erano carenti, dato che il clima è un sistema caotico, con una forte
variabilità intrinseca da un anno all’altro. Se ci si affida alle analisi
climatologiche classiche la tendenza all’aumento delle ondate di calore può
essere confermata solo da serie storiche che coprono molti decenni, e senza che
ciò fornisca una conferma altrettanto solida dei meccanismi all'origine del
fenomeno.
Daniel E. Horton e colleghi hanno sfruttato le rilevazioni da satellite – disponibili dal 1979 – per mappare le variazioni regionali nei campi di pressione alla superficie, nella densità atmosferica a 5000 metri, e nel contenuto di vapore acqueo nell’aria, alla ricerca di correlazioni con le ondate di calore. Hanno così scoperto che per quanto riguarda Europa e Asia occidentale e America nord-orientale (circa metà delle terre emerse dell’emisfero boreale), l’aumento dei fenomeni meteo estremi è correlato alla maggiore frequenza di condizioni anticicloniche, che sono associate a un blocco atmosferico. Per esempio, in Europa le ondate di calore sono più frequenti quando la corrente a getto estiva proveniente dalle regioni artiche non riesce a seguire il solito percorso attraverso l’Atlantico settentrionale, e l’aria che ‘ristagna’ sul continente continua a scaldarsi sempre più per il calore riemesso dalla superficie terrestre. Analoghi fenomeni di circolazione atmosferica hanno portato a una riduzione degli episodi e della durata di eventi di gelo estremo nell’Asia orientale; le conseguenze pratiche del riscaldamento climatico globale spesso sono difficili da comprendere, ma presto arriveranno a toccare direttamente la vita delle persone in tutto il mondo. Un nuovo studio pubblicato sulla rivista ‘Lancet Planetary Health’ da Antonio Gasparrini e colleghi della London School of Hygiene & Tropical Medicine fa un conteggio allarmante, valutando il numero di morti in più attribuibili alle ondate di caldo durante l’estate e di freddo durante l’inverno, che in molte parti del mondo, soprattutto nei paesi più caldi e più poveri del pianeta, non riuscirebbe a compensare il calo di mortalità registrato durante l’inverno. Tra il 1971 e il 2010 si sono verificati nel mondo 8835 eventi meteorologici estremi, che hanno causato complessivamente 2400 miliardi di danni e quasi 2 milioni di vittime: è il triste bilancio contenuto nel nuovo rapporto della World Meteorological Organization. Nei quattro decenni considerati, le statistiche mostrano che i disastri naturali legati al clima e al meteo sono aumentati, sia nei paesi industrializzati sia in quelli in via di sviluppo, a causa dell'aumento della frequenza degli eventi e della vulnerabilità delle società umane. Alluvioni, siccità, temperature estreme, tempeste, incendi boschivi e frane: sono i sei tipi di eventi meteorologici estremi che possono dare un duro colpo alle finanze degli stati, oltre a causare ingenti danni sociali e umani, analizzati nel nuovo rapporto della World Meteorological Organization (WMO): “Atlas of mortality and economic losses from weather, climate and water extremes (1970–2012)”. Tra il 1971 e il 2010 – questo il periodo considerato dal rapporto – le stime parlano di 2400 miliardi di dollari di danni economici complessivi e 1.94 milioni di morti in un totale di 8835 disastri meteorologici censiti. Il dato più evidente che emerge dalle statistiche è che i disastri naturali legati al meteo o al clima sono in costante aumento, nei paesi industrializzati e in quelli in via di sviluppo. E come mostrano le analisi più dettagliate, questo trend è dovuto sia a un aumento della frequenza degli eventi sia a una crescente vulnerabilità delle società umane, specialmente per quella fascia di popolazione che sopravvive ai margini dello sviluppo. In molte nazioni, per esempio, lo sviluppo avviene nelle aree più sensibili agli eventi estremi, come i litorali, minacciati dall’innalzamento del livello del mare, oltre che da cicloni tropicali o tempeste nelle regioni extra-tropicali. Un altro fenomeno evidente è che la globalizzazione ha amplificato l’impatto economico degli eventi estremi. Nel 2011, per esempio, la Thailandia è stata colpita da un’alluvione di notevoli dimensioni che ha interrotto la fornitura di pezzi per l’industria automobilistica ed l’elettronica, prodotti nel paese e destinati all'esterno. Il risultato è stata una perdita economica stimata in 41 miliardi di dollari.
Daniel E. Horton e colleghi hanno sfruttato le rilevazioni da satellite – disponibili dal 1979 – per mappare le variazioni regionali nei campi di pressione alla superficie, nella densità atmosferica a 5000 metri, e nel contenuto di vapore acqueo nell’aria, alla ricerca di correlazioni con le ondate di calore. Hanno così scoperto che per quanto riguarda Europa e Asia occidentale e America nord-orientale (circa metà delle terre emerse dell’emisfero boreale), l’aumento dei fenomeni meteo estremi è correlato alla maggiore frequenza di condizioni anticicloniche, che sono associate a un blocco atmosferico. Per esempio, in Europa le ondate di calore sono più frequenti quando la corrente a getto estiva proveniente dalle regioni artiche non riesce a seguire il solito percorso attraverso l’Atlantico settentrionale, e l’aria che ‘ristagna’ sul continente continua a scaldarsi sempre più per il calore riemesso dalla superficie terrestre. Analoghi fenomeni di circolazione atmosferica hanno portato a una riduzione degli episodi e della durata di eventi di gelo estremo nell’Asia orientale; le conseguenze pratiche del riscaldamento climatico globale spesso sono difficili da comprendere, ma presto arriveranno a toccare direttamente la vita delle persone in tutto il mondo. Un nuovo studio pubblicato sulla rivista ‘Lancet Planetary Health’ da Antonio Gasparrini e colleghi della London School of Hygiene & Tropical Medicine fa un conteggio allarmante, valutando il numero di morti in più attribuibili alle ondate di caldo durante l’estate e di freddo durante l’inverno, che in molte parti del mondo, soprattutto nei paesi più caldi e più poveri del pianeta, non riuscirebbe a compensare il calo di mortalità registrato durante l’inverno. Tra il 1971 e il 2010 si sono verificati nel mondo 8835 eventi meteorologici estremi, che hanno causato complessivamente 2400 miliardi di danni e quasi 2 milioni di vittime: è il triste bilancio contenuto nel nuovo rapporto della World Meteorological Organization. Nei quattro decenni considerati, le statistiche mostrano che i disastri naturali legati al clima e al meteo sono aumentati, sia nei paesi industrializzati sia in quelli in via di sviluppo, a causa dell'aumento della frequenza degli eventi e della vulnerabilità delle società umane. Alluvioni, siccità, temperature estreme, tempeste, incendi boschivi e frane: sono i sei tipi di eventi meteorologici estremi che possono dare un duro colpo alle finanze degli stati, oltre a causare ingenti danni sociali e umani, analizzati nel nuovo rapporto della World Meteorological Organization (WMO): “Atlas of mortality and economic losses from weather, climate and water extremes (1970–2012)”. Tra il 1971 e il 2010 – questo il periodo considerato dal rapporto – le stime parlano di 2400 miliardi di dollari di danni economici complessivi e 1.94 milioni di morti in un totale di 8835 disastri meteorologici censiti. Il dato più evidente che emerge dalle statistiche è che i disastri naturali legati al meteo o al clima sono in costante aumento, nei paesi industrializzati e in quelli in via di sviluppo. E come mostrano le analisi più dettagliate, questo trend è dovuto sia a un aumento della frequenza degli eventi sia a una crescente vulnerabilità delle società umane, specialmente per quella fascia di popolazione che sopravvive ai margini dello sviluppo. In molte nazioni, per esempio, lo sviluppo avviene nelle aree più sensibili agli eventi estremi, come i litorali, minacciati dall’innalzamento del livello del mare, oltre che da cicloni tropicali o tempeste nelle regioni extra-tropicali. Un altro fenomeno evidente è che la globalizzazione ha amplificato l’impatto economico degli eventi estremi. Nel 2011, per esempio, la Thailandia è stata colpita da un’alluvione di notevoli dimensioni che ha interrotto la fornitura di pezzi per l’industria automobilistica ed l’elettronica, prodotti nel paese e destinati all'esterno. Il risultato è stata una perdita economica stimata in 41 miliardi di dollari.
Ed
ancora….
Alle medie latitudini, i temporali moderano le temperature sulla
terraferma. La loro diminuzione quindi innesca eventi meteo e climatici
estremi, come nel caso della grave siccità che ha colpito la California nel
2014 o del freddo record sul nord-est degli Stati Uniti nello stesso anno. Il
risultato è emerso da un’analisi statistica di temperature e precipitazioni su
scale che vanno dalle centinaia alle migliaia di chilometri. Una diminuzione
dell’attività temporalesca su gran parte di Stati Uniti, Europa, Russia e Cina
ha come effetto l’incremento di eventi meteo e climatici estremi. È quanto
emerge da uno studio effettuato da Jascha Lehmann e Dim Coumou, del Potsdam
Institute for Climate Impact Research (PIK), pubblicato su “Nature
Communications”. Nel 2014, una grave siccità ha colpito la California,
mentre un freddo record si è abbattuto sul nord-est degli Stati Uniti.
Al di là del Pacifico, nello stesso anno, la siccità ha minacciato il raccolto
nella provincia settentrionale di Liaoning, il “granaio” della Cina
settentrionale, mentre, sull’altro lato dell'Atlantico, il Regno Unito è stato
quasi messo in ginocchio dalle inondazioni. Questo ripetersi di condizioni
meteorologiche estreme dimostra l’importanza di comprendere i meccanismi fisici
che determinano, su scale temporali pluridecennali, la variabilità del clima
alle medie latitudini dell’emisfero settentrionale. Alcuni studi hanno
evidenziato che il verificarsi di condizioni estreme di temperatura e di
precipitazioni a livello regionale è legato ad anomalie nella circolazione
atmosferica su ampia scala, cioè su dimensioni lineari che vanno delle
centinaia alle migliaia di chilometri. Queste anomalie si possono infatti
associare a condizioni di tempo stabile, che persistendo per lunghi periodi
possono determinare per esempio gravi siccità oppure ondate di caldo, come
avvenuto in Russia nell’estate del 2010. Le condizioni meteo regionali sono
però influenzate anche dalla variabilità delle storm track, le strette fasce che percorrono i mari e gli oceani
entro cui i temporali seguono i venti prevalenti, cioè i venti che soffiano
principalmente in una singola direzione in un punto della superficie
terrestre. Questa variabilità a sua volta è influenzata dai cambiamenti
climatici. Recenti studi per esempio hanno dimostrato che la siccità
californiana era legata a una mancanza di attività temporalesca, mentre le
alluvioni nel Regno Unito a un’insolita persistenza di temporali. Lehmann e
Coumou hanno applicato una tecnica di analisi statistica alle registrazioni mensili
di temperature e precipitazioni su scala sinottica, cioè su distanze da
centinaia a migliaia di chilometri, dimostrando che una limitata attività
temporalesca nelle storm track è
associata, alle medie latitudini, a picchi di calore su gran parte delle
regioni continentali nei mesi estivi, e nei mesi invernali a periodi di
freddo sulla parte orientale di Nord America, Europa e dell’Asia centrare
e orientale.
I temporali hanno quindi l’effetto di moderare le temperature continentali. Una loro intensa attività favorisce gli estremi mensili nelle precipitazioni durante tutto l’anno, mentre una loro assenza innesca i periodi secchi. L’analisi dei dati rivela anche significative variazioni regionali, avvenute in anni recenti, che hanno favorito il verificarsi di periodo di freddo intenso negli Stati Uniti orientali, siccità in California e di calore estremo in tutta l’Eurasia.
“La presenza di temporali meno intensi e in minor numero alle medie latitudini potrebbe sembrare una buona notizia a prima vista, invece non lo è”, ha concluso Lehmann. “Questi temporali moderano le temperature sulla terraferma, poiché portano l’aria marina dagli oceani verso i continenti, e la loro assenza può favorire temperature estreme”.
I temporali hanno quindi l’effetto di moderare le temperature continentali. Una loro intensa attività favorisce gli estremi mensili nelle precipitazioni durante tutto l’anno, mentre una loro assenza innesca i periodi secchi. L’analisi dei dati rivela anche significative variazioni regionali, avvenute in anni recenti, che hanno favorito il verificarsi di periodo di freddo intenso negli Stati Uniti orientali, siccità in California e di calore estremo in tutta l’Eurasia.
“La presenza di temporali meno intensi e in minor numero alle medie latitudini potrebbe sembrare una buona notizia a prima vista, invece non lo è”, ha concluso Lehmann. “Questi temporali moderano le temperature sulla terraferma, poiché portano l’aria marina dagli oceani verso i continenti, e la loro assenza può favorire temperature estreme”.
(Le Scienze)
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