Precedenti capitoli.
Martirio Verde (67/8)
Prosegue in:
La congiura delle polveri (70)
…Ora andiamo al
concetto di spirale: Spirale una linea retta avente la sua origine nel
polo e ruotante intorno ad esso, è detta vettore radiale; un punto che viaggi
lungo il vettore radiale in definite condizioni di velocità viene a descrivere
la curva spirale (definiamo la forma innanzitutto).
Abbiamo due differenti spirali: la prima o Spirale di Archimede - se una semi retta
gira uniformemente intorno alla sua estremità, un punto che allo stesso modo si
muove di moto uniforme lungo di essa descriverà una spirale uniforme …o anche
se, mentre il vettore radiale ruota uniformemente intorno al polo, un punto P
si muove di moto uniforme lungo di esso, questo punto descriverà una Spirale
Uniforme o di Archimede, è chiaro che una Spirale di Archimede può essere
paragonata ad un lungo cilindro avvolto su se stesso.
La seconda invece e
al contrario, non viaggiando a velocità uniforme, ma aumentando la velocità man
mano che si muove lungo il vettore radiale allontanandosi dal polo, creerà una
Spirale Equiangolare o Logaritmica. Scoperta da Cartesio nel 1638, dimostrò che
la caratteristica di suddetta spirale è che raggi ad angoli uguali rispetto al
polo risultano in proporzione continua, e inoltre dimostrò che le distanze
misurate lungo la curva, partendo dalla sua origine nei punti di intersezione
di un qualsiasi raggio sono proporzionali alla lunghezza dei raggi stessi, ne
segue che i settori tagliati da raggi successivi a uguali angoli vettoriali
sono simili l’uno all’altro sotto ogni riguardo, e ne segue ancora che tale
curva può essere considerata una figura che cresce continuamente senza mutare
la sua forma.
Inoltre: nelle strutture la curvatura è
essenzialmente un fenomeno meccanico e la osserviamo nelle strutture flessibili
quale risultato di un piegamento ...ma né le conchiglie, né i denti, né gli
artigli, sono strutture flessibili, essi non sono stati piegati per accudire la
loro particolare curvatura, ma sono cresciuti ricurvi.
Nell’accrescimento di una conchiglia non
possiamo concepire nessuna legge più semplice di questa, che cioè il suo
allargamento e il suo allungamento devono avvenire secondo una proporzione
invariata: ed è questa semplice legge che la natura tende a seguire. La
conchiglia, come l’organismo in essa contenuto, cresce in grandezza ma non
cambia di forma, e l’esistenza di questa costante relatività di accrescimento o
costante similitudine di forma è essenziale e può essere presa come base della
definizione della Spirale Equiangolare.
E’ caratteristica peculiare delle conchiglie a spirale, che esse non alterano
la loro forma mentre crescono. Ogni incremento è simile al precedente e ogni
ciclo di accrescimento rimane della
forma primitiva.
(D’Arcy W. Thompson, Crescita e forma)
Tutta questa lunga ed interessante disquisizione di Thompson per aver
ben chiari i parametri dei ragionamenti a venire (e spiegare i precedenti). Il
nostro viaggiatore in rete, il cliente dell’agenzia di viaggio, o il semplice
uomo comune che si adegua ai ritmi sociali cui sottoposto, comporre una
costante crescita simmetrica al mondo e alla natura a lui circostante, quindi
un equivalente danno ambientale nel momento in cui si crea una proporzione
equidistante nella condizione posta fra fattibilità e desiderio… (Volontario manifesto o innestato, grazie a
nuovi e sofisticati procedimenti psicologici che non motivano sui bisogni
effettivi e naturali alla base del ‘polo’ della spirale, ma ne creano di nuovi,
a cui l’uomo successivamente si adegua, convinto di aumentare le proprie
potenzialità di moto e accrescimento naturali,variando condizione e matematica
premessa alla base di questa. Passando da una forma all’altra di spirale. Il
turbine di una ossessione nascere da una patologia, da uno stress, da una
schizofrenia, da un disagio, e anche da una sopravvivenza, danno forma e
contenuto al primo gruppo di Spirale descritta. Il mutamento, la crescita
[industriale non compatibile], lo sfruttamento petrolifero, e molti altri
esempi di accrescimento li possiamo visualizzare nella forma e movimento di una
Spirale di Archimede. Ciò sotto certi aspetti è normale, se compatibile con
l’ambiente per cui il motivo di tale innesto matematico, ma quando questo tende
a modificare l’armonia di ciò che lo precede, e da cui è nato e per cui si
sviluppa, si evolve e cresce quella totale disarmonia che ci porta a convergere
su questa ed altre disquisizioni, cui spesso, nostro malgrado, siamo costretti
ad intervenire per non dissociare l’universale
forma ed il calco di questa, in una condizione molto simile a quella dei
moderni ed antichi Creazionisti. La lenta progressione dall’origine del creato
alla semplice forma di una conchiglia, fino alle cose cui ci appartengono e che
forse molto spesso non abbiamo notato conservano uguale simmetria di crescita e
moto. Questa l’abbiamo evidenziata nel calco e nella forma di una Spirale
Equiangolare. Distaccarci da tal forma e contenuto, disconoscere queste
proporzioni, trascurare queste simmetrie, ignorare tali verità nascoste, non
porta molto lontano l’intuizione di Archimede. La sua inventiva rispetto alla
natura rimarrebbe, oltre che riduttiva, anche deleteria. L’uomo non può far
altro che apprendere, osservare, imitare, e per quanto possibile, attenersi e
conformarsi all’originale. Questa semplice regola è alla base non solo
dell’Ecologia, ma della reciproca armonia che possiamo migliorare nella
coabitazione evolutiva con l’intero Creato.) …del viaggio e la sua moderna
e veloce immediatezza con tutte le possibilità economiche che ci permettono di
realizzare tale intento. Inoltre i mezzi e le strutture di cui necessitiamo per
soddisfare tali bisogni. Infatti mi accorgo sempre più spesso quando l’ambiente
viene modellato per le esigenze dell’uomo la conseguente frattura fra due
diversi spirali conduce alle inevitabili catastrofiche conseguenze e a cui
nostro malgrado siamo costretti ad assistere.
…E’ scontato che gli uomini di fronte ai loro bisogni, alle loro
economie, alle loro urgenze, alle loro ambizioni, alle loro necessità,
difficilmente seguono il corso della natura….
Non certo ciò di cui l’interesse specifico di una natura che non
conosce ambizioni eccetto quelle individuabili nel motivo e significato della
vita stessa. Ma unicamente il lento progredire della propria evoluzione misurata, non nella corretta applicazione di questa
nella consequenzialità degli eventi, ma l’irreversibile evolversi del
‘progresso’ nel completo regresso nell’ambito del concetto mal definito e mal
interpretato di sopravvivenza.
Il capobranco all’interno di un gruppo di lupi si deve certamente
distinguere per le sue doti, difficilmente in grado di maturare un
comportamento a danno di altri, a meno che non intervengono specifici fattori. La
sopravvivenza detta la maggior parte delle regole compresa la riproduzione. Il
concetto di benessere, inteso come ricchezza o lusso, termine e condizione
disconosciuta nel regno della natura. I lussi compongono tutti quei fattori
virtualmente primari affinché l’essere vivente in grado di soddisfare i bisogni
superflui, e la natura in questa costante e sempre maggiore richiesta nella
genesi della vita cui sottomessa per limitata cultura, possiede un innato
equilibrio degradato ed irrimediabilmente violato nella quale non più in grado
di mantenere integri i propri cicli entro i termini specifici dell’evoluzione
(segue la costante della Spirale Equiangolare: mutare forma ed aspetto secondo
tale naturale accrescimento) risolvendo delle incognite molto più ampie delle
parentesi accertate nell’evoluzione quale condizione ottimale di equilibrio e
conseguente crescita, ma all’opposto, riflesse in perenni scomposti
irreversibili mutamenti nella nuova
condizione nello Spazio e Tempo posta.
Una impropria matematica nella nuova fisica rilevata e rivelata.
Le scoperte e gli studi di Darwin sono serviti a lungo per determinati
settori produttivi dell’economia, per applicare logiche estranee, sia alle
scoperte derivate dagli studi stessi, sia alla stessa natura dell’uomo. E’ un
miracolo evolutivo l’intero meccanismo neurologico umano, ma dobbiamo imparare
a non dimenticare.
Innanzitutto ad aver chiari i gradi di evoluzione che ci hanno permesso
tutto questo, fin dove ora poggiamo le nostre civiltà. Esse non sono nate in
maniera autonoma rispetto all’uomo che pian piano le ha concepite. Ma pur
avendo aspetti uguali o simmetrici in ogni luogo, sono il frutto di un grado di
evoluzione nato dal rapporto continuo con la terra di appartenenza. Terra che
dona il sostentamento per la necessaria affermazione e la pretesa di ogni
presunta superiorità misurata con il metro della cosiddetta evoluzione.
Proprio questo rapporto e il conseguente mutare delle condizioni
primarie hanno portato ad uno specifico grado di civiltà. Mutando determinati
equilibri, mutano le condizioni di vita. Nella storia questo comportamento ha
creato le premesse per delle mutazioni irreversibili, recidendo di fatto quel
cordone ombelicale che alcune civiltà cosiddette primitive instaurarono con la
terra di appartenenza.
Questa evoluzione dell’uomo alla base del principio di conquista con
fini più o meno validi, ha convalidato anche il cambiamento di costumi della
civiltà sottomessa. Il cattolicesimo fu esportato in ogni terra ‘incivile’,
dove gli indigeni privi di un’anima vivevano in comunione con gli elementi,
così in ogni luogo vennero studiati indottrinati e poi decimati (nei legami di appartenenza con Madre Terra i loro
miti vennero mutati a beneficio di una religione di salvezza che troppo spesso
era sinonimo di Croce nello stesso motivo non accettato e condiviso del
medesimo patimento di cui gli artefici si facevano (e fanno), portatori e
missionari di un messaggio di pace). Conserviamo ricordi in ogni luogo, dal
nord al sud del mondo.
Ma questo ‘modus operandi’, di fatto oggi sostituito, con un simmetrico
sistema di indottrinamento rivolto al suo opposto: cancellazione di principi
teologici per una completa conversione verso principi consumistici.
Sia nel primo che nel secondo caso, il fine è l’annientamento e
assoggettamento ad un sistema civile ed economico che avvantaggia gli Imperi
che si fanno carico di tale missione. Gli Spagnoli e Portoghesi prima, gli
Americani poi, in nome degli stessi principi, hanno conseguito i medesimi
risultati. Annientamento e distruzione.
Pensiamo l’uomo ed il suo comportamento istintuale immutato, rispetto all’animale
quale era e da cui evoluto che potrebbero giustificare tale istinto, scopriamo
invece l’evoluzione contraddire tale volontà annientatrice. La guerra il fine
per il raggiungimento di tale scopo. Cercherò di esaminare gli aspetti di
questi vari comportamenti connessi fra loro. Mai scissi dal principio
regolatore di una Spirale che tende a creare (anche con la catastrofe o la
forza) e mai mutare radicalmente gente e paesaggi (in un arco di tempo
inversamente proporzionale allo stato evolutivo raggiunto).
Genti e Paesaggi per l’appunto (ma) cosa osservo ora nel grande Teatro al
Globo offerto:
Di fronte si scorge
uno spettacolo assai singolare, un viso immenso scolpito con grande precisione
nella roccia e rivolto, cupo e corrucciato, verso il lago giù in basso. Le sopracciglia e la barba sono
perfettamente formate dal muschio ed erica e fessure nella roccia imitano in
modo sorprendente le guance grasse ed i profondi occhi. La bocca è aperta, se
però si va un pezzettino avanti si chiude senza che gli altri tratti si
modifichino.
Essere il proprietario
di un simile Spirito dei monti, è veramente una prerogativa particolare, Per
quanto, come detto, rivolga lo sguardo veramente corrucciato verso l’abisso e
sembri voler gridare verso il lago in basso dalla bocca aperta:
‘Voi, umana genia! Lasciate in pace la mia
valle, i miei pesci, la mia selvaggina, gli alberi e le rocce, altrimenti, oh
voi pigmei! vi seppellisco tutti sotto le rovine!’…
Ma non serve a nulla,
il grido dello Spirito è divenuto impotente da quando si svegliò lo spirito
proprio dell’umana specie, e la sua voce si sperde nel vento dispettoso che
scompiglia senza rispetto le sue cespugliose sopracciglia e gli soffia contro,
strafottente, le onde del lago.
….Ed io a lui nella
Spirale d’una Antica pazzia
…Parrà strano… eppure
ciò di cui mi diletto ed osservo è solo un fitto bosco il quale anima il
segreto Spirito, il quale alimenta non certo il camino, ma un fuoco invisibile
di desiderio struggente suggerire segreta Parola segreta Rima… Preghiera
antica…
…Parrà strano, dicevo,
ma taluni vedono solo un bosco d’inverno o d’estate fiorire in Primavera dopo
un letargo di un Universo invisibile risplendere al big-bang di nuove stelle
formare materia divina, questa l’apparente Poesia, ma poiché fui esiliato per
questa cima, per questo confino, son rinato ad un Secolo ove il libero arbitrio
inquisito non meno di ciò cui si diletta lo sguardo non visto…
Sì certo so bene qual
rischio ‘corro’ solo per dimostrare a quei nuovi ed antichi mestieranti del
proprio secolar mestiere, che v’è ben altro ardire v’è ben altra luce regnare
non vista, così in assenza della Freccia del Tempo e con solo una camicia in
questa fredda mattina, medito il bosco ed ammiro da mistico la sua Parola
divenire Rima…
…E farsi Vita…
…La follia ha
permesso a Lear di veder chiaro,
di giungere alla radice della natura umana, all’uomo in Sé, ed in qualtempo di
rappresentare due opposte concezioni della Natura – quella divinamente ordinata
e provvidenziale, e quella istintuale ed a lei avversa e così rappresentata
nella scena della Tempesta…
KENT - Chi è là, con questo tempo da malanni?
GENTILUOMO - Uno che, come il tempo, è molto inquieto.
KENT - Ah, siete voi, signore. E il re dov’è?
GENTILUOMO - Alle prese cogli elementi in furia:
è là, allo scoperto
che ingiunge ai venti di portarsi via
la terra e inabissarla dentro al mare,
o di far avventare l’onde crespe
tanto al disopra della terraferma
da mutar faccia al mondo o cancellarlo.
E si strappa i capelli, che impetuose
le raffiche scompongono e razzuffano
con cieca rabbia, e se ne fan ludibrio.
Pretende, nel suo microcosmo umano,
di sopraffare, come per ischerno,
il conflitto dei venti con la pioggia;
e se ne va, correndo a testa nuda
e invocando la fine d’ogni cosa,
in una notte in cui perfino l’orsa,
spossata dal poppare dei suoi piccoli,
non oserebbe abbandonar la tana,
e il leone ed il lupo,
benché coi fianchi morsi dalla fame,
mantengono all’asciutto il loro pelo.
KENT - Ma chi è con lui?
GENTILUOMO - Nessun altri che il Matto,
che s’industria a rivolgergli in arguzie
le offese che gli han fatto male al cuore.
LEAR - Soffiate, venti, a squarciarvi le guance!(68)
cateratte del cielo ed uragani,
rovesciatevi a fiumi sulla terra,
fino a sommergere le nostre guglie
e ad annegarne i galli giravento.
Voi, fuochi di zolfo,
guizzanti rapidi come i pensieri,
avanguardie dei fulmini
che schiantano le querce,
scotennate questa mia testa bianca!
E tu, tuono, che tutto scuoti e scrolli,
percuoti la rotondità del mondo
fino a schiacciarla tutta, fino in fondo,
stritola le matrici di natura,
spargi e disperdi in aria
tutti i germi che generano l’uomo,
mostro d’ingratitudine!
MATTO - Zietto, anche l’ipocrita acquasanta
della corte, fra quattro mura asciutte
è meglio di quest’altra acqua di pioggia
così all’aperto(70) Torna a casa, zio,
fatti ribenedir dalle tue figlie;
questa è una notte che non ha pietà
per nessuno, per matti né per savii.
LEAR - Ròmbati il ventre, cielo! Sputa fuoco!
Scroscia, tu, pioggia! Pioggia, vento, tuono,
guizzi di fuoco, non sono figlie mie:
non vi posso accusar d’ingratitudine;
a voi non diedi un regno,
né vi chiamai mai figli. Voi elementi
non mi dovete obbedienza di sorta;
e allora rovesciate sul mio capo
i vostri orrendi sfoghi, a sazietà!
Io son qui, vostro schiavo, un pover’uomo
vecchio, debole, infermo, derelitto…
Vi chiamo tuttavia vili strumenti
al servizio di due figlie degeneri,
che scatenate dall’alto del cielo
le vostre schiere su una vecchia testa
canuta come questa. Oh, oh, è infame!
MATTO - Chi ha casa dove riparar la testa,
può ben dire d’avere un buon cappuccio.
“Se il borsello vuol cappuccio(71)
“prima ancora d’un tettuccio,
“farà pidocchi in testa
“e nozze senza festa.
“Chi al posto del cuore
“il ditone del piede metterà
“d’un callo soffrirà,
“e non potrà dormire dal dolore”.
Infatti non ci fu mai bella donna
che non facesse boccacce allo specchio.
LEAR - No, no, non dirò nulla… Starò zitto.
Sarò un modello di sopportazione.
Entra KENT
KENT - Chi è là?
MATTO - E non lo vedi? Siamo in due.
Qui c’è una maestà ed un borsello,
sarebbe come dire un savio e un matto.
KENT - (A Lear)
Ahimè, sire, voi qui?
Una notte così non è piacevole
manco alle bestie che amano la notte:
anche a quei vagabondi delle tenebre
i cieli irati incutono sgomento
e li costringon nelle loro tane.
Da quando sono uomo, a mia memoria,
non ho mai visto cortine di fuoco
e udito scoppi di tuono sì orrendi,
e pioggia e vento mugghiar così forte.
La natura dell’uomo
non regge a tanta violenza e terrore....
non regge a tanta violenza e terrore....
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