Precedenti capitoli:
Il Labirinto (Terza Parte) (23)
Prosegue in:
Nel mondo invisibile e labirintico del 'bipensiero' (25) &
Nel mondo invisibile e labirintico del 'bipensiero' (Seconda Parte)
ovvero: Noi siamo i morti! Voi siete i morti! (26) &
Un Universo nel Multiverso (27)
(Le intuizioni di ieri che formano le domande di oggi)
Quando David Gross, vincitore insieme a David Politzer e Frank Wilczek
del premio Nobel per la fisica nel 2004, inveisce contro il multiverso
paesaggio della teoria delle stringhe, è abbastanza probabile che citi il
discorso pronunciato da Winston Churchill il 29 ottobre 1941:
…Mai arrendersi… Mai e poi mai – che si tratti
di qualcosa di grande o di piccolo, di importante o di poco conto – non
arrendersi mai…
…Quando Paul Steinhardt, Albert Einstein Professor in Science di
Princeton e coscopritore della forma moderna della cosmologia inflazionarla,
parla della sua avversione per il multiverso paesaggio gli svolazzi retorici
sono più contenuti, ma è scontato che ad un certo punto traccerà un confronto
naturalmente favorevole, con la ‘religione’….
…Martin Rees, Astronomo Reale della Gran Bretagna, vede il multiverso
come il prossimo passo naturale nel processo di approfondimento della
conoscenza di tutto ciò che esiste. Secondo Leonard Susskind, chi ignora la
possibilità che il nostro universo faccia parte di un multiverso lo fa per
distogliere lo sguardo da una visione che gli pare opprimente…
Questi sono soltanto alcuni esempi!
Molti altri scienziati hanno preso posizione, da una parte gli
oppositori accaniti e dall’altra gli entusiastici sostenitori, e non sempre
esprimono le proprie opinioni in un linguaggio così nobile. Nel quarto di
secolo in cui mi sono occupato della teoria delle stringhe, non ho mai visto
gli animi accendersi tanto, o il linguaggio divenire tanto aggressivo, come
quando si discute del paesaggio della teoria delle stringhe e del multiverso a
cui potrebbe dare origine.
Il motivo è chiaro: in questi sviluppi molti vedono un campo di
battaglia in cui si combatte per l’anima stessa della scienza.
Il multiverso paesaggio è stato il catalizzatore, ma le discussioni
vertono su questioni essenziali per qualsiasi teoria che preveda un multiverso.
E’ scientificamente giustificabile parlare di multiverso, usare un approccio
che fa ricorso a regni inaccessibili non solo in pratica ma, in molti casi,
anche in linea di principio?
L’Idea di multiverso è verificabile o falsificabile?
Fare appello ad un multiverso ci può dotare di un potere esplicativo
che altrimenti non avremmo?
Se le risposte sono tutte negative, come sostiene fermamente il partito
dei detrattori, allora l’atteggiamento dei fautori del multiverso è proprio
strano. una proposta non verificabile, non falsificabile, che si appella a
regni nascosti a cui non possiamo accedere sembra qualcosa di ben diverso da
ciò che la maggior parte di noi è disposta a chiamare scienza.
E’ questa scintilla che accende le passioni!
I difensori controbattono che, sebbene un dato multiverso possa essere
collegato alle osservazioni in un modo diverso da quello a cui siamo abituati,
nelle proposte rispettabili queste connessioni non sono sostanzialmente
assenti. Senza voler essere apologetici, questo modo di ragionare porta ad una
visione più ampia di ciò che possono rivelare le teorie e le osservazioni e di
come è possibile verificare le intuizioni.
L’appartenenza all’una o all’altra fazione dipende anche dalla propria
visione del mandato fondamentale della scienza. Le trattazioni generali spesso
sottolineano che la scienza si occupa di scoprire regolarità nel funzionamento
dell’universo, di spiegare come queste regolarità illuminino e riflettano le
leggi della natura alla base dei fenomeni e di verificare le presunte leggi
formulando previsioni che possono essere verificate o confutate dagli
esperimenti e dalle osservazioni.
Questa descrizione per quanto ragionevole, ignora il fatto che il
processo reale della scienza è una faccenda molto più confusa e caotica, in cui
porre la domanda giusta spesso è importante tanto quanto trovare le risposte e
verificarle. E non è che le domande si trovino in un qualche regno preesistente
e il ruolo della scienza consista nel coglierle, una alla volta.
In realtà, spesso sono le intuizioni di ieri a dar forma alle domande
di oggi!
In generale i progressi rispondono ad alcune domande, ma poi danno
origine ad una moltitudine di altre domande (sino a formare un intricato
Labirinto!) fino a quel momento neanche immaginabili. Quando giudichiamo un
nuovo sviluppo, comprese le teorie del multiverso, dobbiamo tener conto non
solo della sua capacità di rivelare verità nascoste, ma anche del suo impatto
sugli interrogativi che siamo indotti a porci.
L’effetto, in altre parole, sulla pratica stessa della scienza.
Come si vedrà nel metafisico suo evolversi, le teorie del multiverso
hanno la capacità di riformulare alcune tra le domande più profonde a cui gli
scienziati si dedicano da decenni.
La prospettiva invigorisce alcuni e fa infuriare altri….
… Giacché l’Idea generica del multiverso è famosa per non essere
verificabile!
…Così per ricollegarci a livello ‘metafisico’ alla trama dei ‘labirinti
precedenti’ proponiamo questa ‘simmetria’ logica dell’autore qui proposto, che
ci avvicina ancor di più all’ambito di una Verità conseguibile…:
Ad un modello teorico è sempre associata una presunta architettura –
gli ingredienti fondamentali della teoria e le leggi matematiche che li
governano (noi in questo momento ci troviamo nell’esatta e/o inesatta
situazione del mugnaio
di Ginzburg, mentre gli ortodossi tutti coloro che avversano cotal
metafisico Pensiero…). Oltre a definire la teoria, l’architettura determina
anche i tipi di domande che si possono porre nell’ambito della teoria…
L’architettura di Isaac Newton era concreta e tangibile: le sue
equazioni riguardavano posizione e velocità di oggetti che incontriamo
direttamente, o possiamo vedere facilmente – le rocce, le palle, la Luna, il
Sole. La moltitudine di osservazioni che hanno confermato le previsioni di
Newton ci assicura che le sue equazioni descrivono realmente il movimento degli
oggetti comuni. L’architettura di J. C. Maxwell introdusse un livello su
periore di astrazione. Campi elettrici e magnetici che vibrano non sono il
genere di cose che i nostri sensi possono percepire. Anche se vediamo la ‘luce’
– onde elettromagnetiche la cui lunghezza d’onda risiede nell’intervallo
percepibile dai nostri occhi – la nostra vista non individua direttamente i
campi ondulatori presupposti della teoria. Ciò nonostante, siamo in grado di
costruire apparecchiature sofisticate che misurano queste vibrazioni e che,
insieme alla grande abbondanza di conferme delle previsioni della teoria,
costituiscono una prova schiacciante del fatto che siamo immersi in un oceano
pulsante di campi elettromagnetici. Nel 900, la scienza fondamentale ha
iniziato a dipendere sempre di più da caratteristiche inaccessibili. Lo spazio
e il tempo, attraverso la loro unione, forniscono l’impalcatura della
relatività ristretta. Quando poi Einstein li rende malleabili, diventano il
fondale flessibile della teoria della relatività generale. Devo dire che vedo
muoversi le lancette degli orologi e uso righelli per misurare, ma non ho mai
afferrato lo spazio-tempo nello stesso modo in cui afferro i braccioli della poltrona.
Sento gli effetti della gravità, ma se mi costringete a dire se posso affermare
direttamente di essere immerso nello spazio-tempo curvo, mi ritrovo nella
situazione maxwelliana. Sono convinto che la relatività ristretta e la
relatività generale siano teorie corrette non perché possa accadere
direttamente ai loro ingredienti fondamentali, ma perché, avendo accettato il
modello teorico, le equazioni prevedono fenomeni che posso misurare. E le
previsioni si dimostrano straordinariamente precise. Con la meccanica
quantistica l’inaccessibilità sale di livello. L’ingrediente fondamentale della
meccanica quantistica sono le onde di probabilità, governate da un’equazione
scoperta a metà degli anni Venti da E. Schrodinger, ciò nonostante
l’architettura della fisica quantistica garantisce che queste onde siano
permanentemente e completamente inosservabili.
Le onde permettono di prevedere dove si troveranno probabilmente questa
o quella particella, ma le onde stesse scivolano al di fuori dall’arena della
realtà quotidiana. Ciò nondimeno, a causa del grande successo delle previsioni,
generazioni di scienziati hanno accettato la ben strana situazione di una
teoria che introduce un elemento radicalmente nuovo e fondamentale che, secondo
la teoria stessa, non è osservabile.
…Il tema portante e comune a tutti questi esempi è che il successo di
una teoria può essere usato come giustificazione a posteriori della sua
architettura di base, anche se questa continua ad essere inaccessibile. E’ una
pratica talmente diffusa nell’esperienza quotidiana dei fisici teorici che il
linguaggio usato e le domande poste fanno regolarmente riferimento, senza la
minima esitazione, a cose che sono a dir poco molto meno accessibili di un
tavolo o di una sedia e di cui, in alcuni casi, non potremo mai avere
un’esperienza diretta….
(B. Greene)
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