CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
UN LIBRO ANCORA DA SCRIVERE: UPTON SINCLAIR

sabato 26 maggio 2018

DUE SELVE (38)



















Precedenti capitoli:

I Geni della Foresta (37)

Prosegue in:

Il 'Mandato Celeste' contro l'operazione Barbarossa (39) &

L' 'Enigma' della traduzione (40)



La grande Notizia.... (da cui il Pensiero che ne deriva...)













Uscito dalla quiete del Bosco dopo l’Olimpo dalla cima nel Sentiero della Vita, qualcosa attende lungo la Via, qualcosa compone retta e saggia Parola divenuta Filosofia lungo medesima Storia.

Qualcosa non del tutto capita, sarà forse perché i termini della Natura ora descritta (per chi in nessun Dio crede e prega) dovrebbero essere uguali per tutti coloro che popolano la vita nei molteplici suoi Versi non ancor medesima Parola.

Ed anche se qualcuno esplicita una dura selezione per ciò che concerne la sopravvivenza, nel Bosco narrata e rilevata, dicono che l’uomo si differenzia anche per questa sua caratteristica evoluta, sicché ciò che ne deriva in tal legge scritta non sembra più valere, e chiunque può anche, se pur debole ed indifeso o proteso in altro difettoso accento, aspirare allo stesso ramo e verdeggiare nell’Albero della Vita in difetto ed assenza dell’antico ‘Forestaro’ che  ogni tronco e ramo al rogo del proprio castello regno della sua potenza non meno, se ben ricordo, araldo di una presunta e discussa discendenza, abbatte e sacrifica dimenticando il Principio su cui si fonde il diritto a medesima discendenza così nobilmente ispirata e dicono anche respirata.




In questa grande Serra ove il Gas tormenta ogni Anima nobilmente transitata…  

Fu il terrore dell’intera Selva!

Così l’uomo narrato e detto evoluto si distingue dal gorilla alla grotta assiso.

Così l’uomo ora narrato ad ugual bosco assiso si distingue nel tutto Creato e dicono evoluto.

Allora leggendo e replicando a quanto letto ed affisso ad una ruota impiccato alto qual tronco appassito e rinsecchito penzolare qual Ramo marcito come una foglia secca pendere da una forca, medito la Vita essendo anch’io non meno di quella in ugual Bosco della medesima Selva nato che patria era ed ugualmente esiliato:

qual Bosco in verità e per il vero narriamo?




Qual Bosco qual grotta qual vita meditiamo uniti nel ‘villaggio globale’ ove l’uomo si differenzia dalla bestia da cui nato conquistare la fiera Natura da cui evoluto?

Qual Bosco e Selva ci differenzia nel dono della Parola e con questa dell’Intelletto facoltà del superiore ingegno quando l’istinto rimane medesimo dell’uomo assiso al proprio focolare coniare arma per cacciare e sopravvivere.

Eppure signor miei voi che giudicate nelle dovute differenze coniare e tener conto della vostra quanto unica moneta litica unita, dovete pur valutare che l’evoluzione mai transitata per il Bosco narrato in medesima Via.

E per quanto esistano tribù impietrite e quelle all’età del ferro narrate, ed ancor meglio, quelle dall’altra parte dell’Oceano dicono all’antica età dell’Oro rinate, ci sembra che l’antico villaggio con cui l’uomo partì a conquistare la Terra con le dovute distinzioni che fanno del Verso glutterato e il Verso apostrofato, possano riconoscere e fors’anche decifrare fiera risposta rimata all’uomo assiso al proprio focolare coniare arma antica d’offesa oppure di difesa.




Rispondo a questo ‘homo’ saputo che la vita e con essa la Storia si riconosce dalla Natura e se pur scritta nella Storia, nulla evoluto da quando il lupo o l’orso arrecavano paura all’homo riparato meditare difesa contro ogni Elemento della Natura, giacché proprio il Lupo mio amico mi svela il mistero dell’offesa, io che pur ho avuto l’ingegno e la pazienza di allevarlo, quando scendeva dall’alta montagna conquistare ogni mia fatica divenuta pecunia difesa entro le mura; eppure anch’io esule dalla mia patria, forse il Lupo lo aveva intuito e così si mise al mio servizio non certo qual mercenario, solo pastore da medesimo coraggio nutrito e conquistato riconquistare ciò che pensavo perso.

Allora la Natura si racconta e la Storia tiene di conto quanto vasto fu il mio Regno scritto nello Spirito che da lui avevo ed ho imparato, insieme conquistammo ogni terra che pensavamo perduta, ed imparammo ad amare la libertà che nel villaggio ci fu negata per quel ferro coniato chi da quell’età ancor non del tutto scampato.




Così rispondere con poche parole e Rime o forse Versi per chi il dono della Parola, quando uscito dal Bosco qualcuno del villaggio rimprovera la mia Preghiera, ed il Verso si fece Rima per rispondere che nulla è pur mutato dall’antico riparo ove un diverso Bosco svela la propria ed altrui Natura: siamo uomini accompagnati da Lupi addomesticati, e questi che azzannano e difendono la propria caverna ai margini d’un antico Bosco che Selva era, cosa per il vero reclamano nella differenza posta?!

Qual differenza mi suggerisce il mio amico in questo Bosco narrato.

Credo di aver risposto all’occhio non meno dell’orecchio cui il Senso dell’intero diverbio narrato formano il suo ed il mio Bosco da una medesima Selva rilevata, buon custode dell’eterno fuoco ove regna più splendida saggezza scritta nei Geni di medesima Foresta…

E credo anche che vi sia uno Spirito regnare e governare il mondo di questa Terra ove ognun pose nel fuoco coniato l’araldo del proprio potere, così da porre giusta differenza e  distinguo fra il Bosco che era e quantunque tornato o fors’anche mai mutato dall’antico homo conquistato chino alla sua pietra incidere simbolo e medesima… arma d’offesa per il dono della caccia che pone la vera distanza dalla Selva da cui più elevata saggezza… 

















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