Precedenti capitoli:
I Geni della Foresta (37)
Prosegue in:
Il 'Mandato Celeste' contro l'operazione Barbarossa (39) &
L' 'Enigma' della traduzione (40)
La grande Notizia.... (da cui il Pensiero che ne deriva...)
Uscito dalla quiete del Bosco dopo l’Olimpo dalla cima nel Sentiero
della Vita, qualcosa attende lungo la Via, qualcosa compone retta e saggia
Parola divenuta Filosofia lungo medesima Storia.
Qualcosa non del tutto capita, sarà forse perché i termini della Natura
ora descritta (per chi in nessun Dio crede e prega) dovrebbero essere uguali per
tutti coloro che popolano la vita nei molteplici suoi Versi non ancor medesima
Parola.
Ed anche se qualcuno esplicita una dura selezione per ciò che concerne
la sopravvivenza, nel Bosco narrata e rilevata, dicono che l’uomo si
differenzia anche per questa sua caratteristica evoluta, sicché ciò che ne
deriva in tal legge scritta non sembra più valere, e chiunque può anche, se pur
debole ed indifeso o proteso in altro difettoso accento, aspirare allo stesso
ramo e verdeggiare nell’Albero della Vita in difetto ed assenza dell’antico ‘Forestaro’
che ogni tronco e ramo al rogo del
proprio castello regno della sua potenza non meno, se ben ricordo, araldo di
una presunta e discussa discendenza, abbatte e sacrifica dimenticando il
Principio su cui si fonde il diritto a medesima discendenza così nobilmente
ispirata e dicono anche respirata.
In questa grande Serra ove il Gas tormenta ogni Anima nobilmente
transitata…
Fu il terrore dell’intera Selva!
Così l’uomo narrato e detto evoluto si distingue dal gorilla alla
grotta assiso.
Così l’uomo ora narrato ad ugual bosco assiso si distingue nel tutto
Creato e dicono evoluto.
Allora leggendo e replicando a quanto letto ed affisso ad una ruota
impiccato alto qual tronco appassito e rinsecchito penzolare qual Ramo marcito
come una foglia secca pendere da una forca, medito la Vita essendo anch’io non
meno di quella in ugual Bosco della medesima Selva nato che patria era ed
ugualmente esiliato:
qual Bosco in verità e per il vero narriamo?
Qual Bosco qual grotta qual vita meditiamo uniti nel ‘villaggio globale’
ove l’uomo si differenzia dalla bestia da cui nato conquistare la fiera Natura
da cui evoluto?
Qual Bosco e Selva ci differenzia nel dono della Parola e con questa
dell’Intelletto facoltà del superiore ingegno quando l’istinto rimane medesimo
dell’uomo assiso al proprio focolare coniare arma per cacciare e sopravvivere.
Eppure signor miei voi che giudicate nelle dovute differenze coniare e
tener conto della vostra quanto unica moneta litica unita, dovete pur valutare che l’evoluzione mai transitata per il Bosco narrato in medesima Via.
E per quanto esistano tribù impietrite e quelle all’età del ferro
narrate, ed ancor meglio, quelle dall’altra parte dell’Oceano dicono all’antica
età dell’Oro rinate, ci sembra che l’antico villaggio con cui l’uomo partì a
conquistare la Terra con le dovute distinzioni che fanno del Verso glutterato e
il Verso apostrofato, possano riconoscere e fors’anche decifrare fiera
risposta rimata all’uomo assiso al proprio focolare coniare arma antica
d’offesa oppure di difesa.
Rispondo a questo ‘homo’ saputo che la vita e con essa la Storia si
riconosce dalla Natura e se pur scritta nella Storia, nulla evoluto da quando
il lupo o l’orso arrecavano paura all’homo riparato meditare difesa
contro ogni Elemento della Natura, giacché proprio il Lupo mio amico mi svela
il mistero dell’offesa, io che pur ho avuto l’ingegno e la pazienza di
allevarlo, quando scendeva dall’alta montagna conquistare ogni mia fatica
divenuta pecunia difesa entro le mura; eppure anch’io esule dalla mia patria,
forse il Lupo lo aveva intuito e così si mise al mio servizio non certo qual
mercenario, solo pastore da medesimo coraggio nutrito e conquistato riconquistare
ciò che pensavo perso.
Allora la Natura si racconta e la Storia tiene di conto quanto vasto fu
il mio Regno scritto nello Spirito che da lui avevo ed ho imparato, insieme
conquistammo ogni terra che pensavamo perduta, ed imparammo ad amare la libertà
che nel villaggio ci fu negata per quel ferro coniato chi da quell’età ancor
non del tutto scampato.
Così rispondere con poche parole e Rime o forse Versi per chi il dono
della Parola, quando uscito dal Bosco qualcuno del villaggio rimprovera la mia
Preghiera, ed il Verso si fece Rima per rispondere che nulla è pur mutato
dall’antico riparo ove un diverso Bosco svela la propria ed altrui Natura:
siamo uomini accompagnati da Lupi addomesticati, e questi che azzannano e
difendono la propria caverna ai margini d’un antico Bosco che Selva era, cosa
per il vero reclamano nella differenza posta?!
Qual differenza mi suggerisce il mio amico in questo Bosco narrato.
Credo di aver risposto all’occhio non meno dell’orecchio cui il Senso
dell’intero diverbio narrato formano il suo ed il mio Bosco da una
medesima Selva rilevata, buon custode dell’eterno fuoco ove regna più splendida
saggezza scritta nei Geni di medesima Foresta…
E credo anche che vi sia uno Spirito regnare e governare il mondo di
questa Terra ove ognun pose nel fuoco coniato l’araldo del proprio potere, così
da porre giusta differenza e distinguo
fra il Bosco che era e quantunque tornato o fors’anche mai mutato dall’antico
homo conquistato chino alla sua pietra incidere simbolo e medesima… arma
d’offesa per il dono della caccia che pone la vera distanza dalla Selva da
cui più elevata saggezza…
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