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Transita in velocipede...
Prosegue con il...:
Dialogo... (2) &
Alla morte di don Chisciotte (con il capitolo... quasi completo) (3)
Alla morte di don Chisciotte…
…il paese
cominciava a svegliarsi e non si sentiva né una voce, né un rumore di passi, né
gli zoccoli dei cavalli sulla pietra, né il ravvicinato zampettare delle capre,
come sfilacciato.
Niente!
Solo i
galli…
…Rimase in
vita… se può dirsi vita, solo qualche cane, li vedono li additano, li indicano,
li odono parlare, solo qualche cane può ancor testimoniare la Novella della
vita a voi narrata…:
Scipione mio, quante te ne
potrei raccontare, di ciò che vidi in quella compagnia di comici e buffoni (di
corte...) ed in altre due nelle quali entrai più tardi (sì Scipione, perché i
poeti erano esclusi dal teatro regio dei Regnanti, un teatro dove questi
buffoni sono soliti inscenare le secolari meschine rappresentazioni..., ed il
popolo o la nutrita corte assistere ai loro spettacoli, volente o nolente
applaude a vuote o colme mani, certo quando non sono occupati in ben altre
faccende. Certo quando non sono occupati nel letame del loro misero reame...).
Poi sì…
A metà
mattina si sentono le campane… per i futuri remoti passati e presenti
abbruscati o ancor da abbruscare *
[ * Essendosi fatto un palco grande, & ben
fabricato per l’effetto che si fece in la piazza maggiore di Valladolid,
appresso la casa del Concistoro, & acconcia la stanza dove haveano da stare
le persone Regali in la detta Casa, & altri Palchi, & stanze per li
Conseglieri, Tribunali, Cavalieri, & altre persone di quella Corte, &
Cancellaria della detta Terra, & di molti altri luochi del Regno, che qui
concorsero, di maniera, che tutta la piazza, finestre, tetti, e strade stavano
piene di gente per vedere l’atto. In quello mezzo uscirno di Palazzo innanzi le
dieci hore la Serenissima Prencipessa, donna Giovanna Governatrice di questi
Regni, & Don Carlo Prencipe di Spagna, accompagnati dall’Arcivescovo di S. Giacopo,
il Contestabile d’Almirante di Castiglia, il Marchese d’Astorga, il Conte
Miranda, il Marchese di Denica, il Mastro di Montesa, il Marchese Sarria, il
Maggiordomo maggiore della Prencipessa, Don Garzia di Toledo, il Mastro di
creanza del Prencipe, il Conte di Osorno, il Conte di Nieva, il Conte di
Modica, il Conte di Saldagna, il Conte di Zibadeo, il Conte di Andrada, &
molti altri Cavallieri, oltre quelli delle case di sue Altezze. Venivano innanzi
a sue Altezze due balestrieri di mazza, & duoi d’arme con l’insegne reali,
& il...
Conte di Bondia con lo stocco, & innanzi che sue Altezze
arrivassero nella piazza stavano in suoi palchi, & stanze, l’Arcivescovo di
Siviglia Inquisitor generale, & quelli del Consiglio della santa
Inquisitione, & con esso il Vescovo di Ciuidad Roderigo, & il Conseglio
Real, l’Inquisitori, & il Vescovo di Valentia, come ordinario, & con
essi il Vescovo di Ories & tutti gli altri Consegli. Et poi che arrivorno
sue Altezze, venne la processione delli prigioni penitenti, con il Clero, &
Croce coperta di tela nera, & con la Bandiera del santo Officio, tutti ordinatamente
per una confratella, ò valle, che si fece dalla Casa della Inquisitione fino al
palco della piazza, perché li penitenti caminassero per mezzo con li famigliari
della Inquisitione, & non l’impedissero la quantità delle genti ch’erano
per le strade. Arrivati tutti al Palco, si assettarono, & subito predicò il
Maestro fra Melchior Cano, il Vescovo che fu di Canaria, dell’Ordine di santo
Domenico, & fece una predica molto dotta, prudente, & solenne, come in
tal tempo, & luoco si ricercava. Finita la predica, l’Arcivescovo di
Siviglia andò dove stavano sue Altezze, & li fece giurare sopra una Croce,
& un Messale, sopra che posero sue reali mani in questo modo.
Perché, per
decreti Apostolici, & sacri Canoni è ordinato, che li Re giurino di
favorire la santa fede Catholica, & religion Christiana, per tanto conforme
a questo, vostre Altezze giurano per Dio, per santa Maria, per li santi
Evangeli, & per il segno della Croce, dove han posto sue Reali mani, che
daranno tutto il favor necessario al santo Offitio dell’Inquisitione, & a
suoi ministri contra li heretici, & apostati, & contra tutti quelli che
li favoriranno, & defenderanno, & contra qual si vogliano persone, che
directe, o indirecte impediranno le cose di questo santo Officio, & che
astrengeranno tutti suoi Suditi, & naturali, ad obedire, & osservare le
constitutioni, & lettere Apostolice, date, & promulgate in difensione
di nostra santa fè catholica contra li heretici, & contra quelli che li
crederanno, recettaranno, favoriranno, & E difenderanno, sue Altezze
risposero. Cosi giuramo; & l’Arcivescovo li disse, & per questo nostro
Signore prosperi per molti anni le Real persone, & stati di vostre Altezze.
Finito di giurare sue Altezze, uno delli Relatori, che li stavano disse alli
circonstanti, se giuravano il medesimo quanto fosse il loro, & tutti
risposero, che si: Et allhora cominciarono a leggere le sentenze delli detti
condennati, che sono gli infrascritti. ]
Non raro, prima della morte del Don e di chi lo ha così ben creato: Cavaliere senza scudi e denaro grotta o solido immobile riparo che non sia un bosco una selva o un cortile per cani rifugiati, inciampati e precipitati nella fosca irrealtà specchio d’una più profonda verità negata e sepolta; assistere all’esercizio, o meglio che dico, all’artifizio del potere non meno quello della Legge… per nome e conto di accreditati Dotti & Saccenti… innominati Ignoranti…:
Nel periodo di cui
parliamo Valladolid era un paese importante
che sarebbe giunto ad essere corte e capitale del Regno, contava numerosi
conventi e chiese che all’epoca di cui narriamo era sempre indice di prosperità.
Nella prosperosa Valladolid si calcola vi fossero
circa quarantacinquemila abitanti e un migliaio di palazzi. I Cervantes giunsero a Valladolid seguendo colui che
fungeva da capo della casa, ma le cose non andarono bene, la concorrenza del
mestiere di chirurgo salassatore era molta, e il denaro di Maria de Cervantes, ottenuto nella maniera che si sa, non era
sufficiente a soddisfare tutte le necessità.
Fu questo
il cammino attraverso cui Rodrigo cadde nelle mani degli usurai
di stato, costoro, uomini senza scrupoli, non esitarono a mandare il padre del
romanziere in galera per non aver pagato debiti contratti con dubbi personaggi…
Il chirurgo tentò di difendersi, ma a nulla valsero le attestazioni di
indulgenza predisposte dai suoi avvocati per evitargli le sbarre e scongiurare
il pignoramento…
Conosciamo
la lista dei beni pignorati ed a leggerla suscita compassione: sono gli averi
di una famiglia povera: in tutta la casa - dai numerosi sopralluoghi - non si
trovano che un caminetto, vecchie sedie, e due panche…
Quando si
consultano le cronache dell’epoca si ha l’impressione che i membri della
società passassero la vita a farsi causa gli uni contro gli altri, a mandarsi
in carcere, a sfuggire la giustizia ( se regnava giustizia…), a nascondersi dai
suoi ufficiali, ad eludere la fame come la sfortuna, e a disputare miseria,
onore e morte.
Per rendere
il ‘quadro storico’ ancor più reale e degno della tavola che adorna suddetti commensali, aggiungiamo anche brevi fugaci ‘antipasti’
consumati prima e dopo i banchetti a danno dei ‘protestati protestanti’, giacché rileviamo là ove regna
sana democrazia non men del diritto ogni avversa protesta vien consumata e
successivamente dovutamente ‘abbruscata’…:
Il Dottor Agostino de
Cazaglia, capellano, & prædicatore di Sua Maesta, habitatore di Valladolid,
degradato, & abbrusciato in persona per Lutherano, mastro, &
prædicatore della detta setta di Luthero, con confiscation de beni. Francesco
de Vivero, prete suo fratello, habitator di Valladolid, degradato, & abbrusciato
in persona per Lutherano, & mastro della detta setta, con confiscatione de
beni. Donna Beatrice de Vivero, monaca, sorella delli sopradetti abrusciata in
persona per lutherana, e maestra della detta Setta con confiscation de beni. Donna
Leonora de Vivero, madre delli sopradetti morta, habitatrice che fu in Valladolid,
condennata sua memoria, & fama abrusciata in statua per lutherana, con confiscation
de beni, & comandossi, che fosse rovinata la sua casa, perche in essa si ragunavano
alcune persone à predicare, & insegnare la detta Setta pestifera di
Luthero, & che nel suolo di essa fosse posta una colonna, o marmo, à
perpetua memoria, con lettere, che dichiarino, perche fu rovinata. Il mastro
Alons Perez, prete, habitator di Palentia degradato, & abrusciato per
lutherano con confiscation de beni. Il Baccillieri Antonio de Herezzuolo,
habitator de Toro abbrusciato in persona per lutherano pertinace, con
confiscation de beni. Christophoro di Ocampo, habitator di Zamora, abbrusciato
in persona per lutherano, con confiscation de beni. Il licentiato Francesco di
Errera, nativo di Pegnaranda, abbrusciato in persona per lutherano, con
confiscation de beni. Gionan Garsia argentiero, habitator di Valladolid,
abbrusciato in persona per lutherano, con confiscation de beni. Christophoro di
Padiglia, habitator di Zamora, abbrusciato in persona per lutherano, dogmatizator,
& come Heresiarcha della detta Setta, con confiscation de beni.
Alla morte di cotal sogno per taluni… incubo per
altri…
la casa si
riempì d’un grande silenzio, che solo i sei agnelli rimasti nel recinto si
azzardarono a rompere, e date le circostanze avevano dimenticato di riportarli
dalle madri, e loro belavano, tristi e affamati guardati a vista dai fidi
cani…:
Ogni mattina, come
spuntava l’alba, trovavo seduto, al piede di un melograno, dei tanti che c’erano
nell’orto, un giovanotto, studente all’apparenza, vestito di baietta, non tanto
nera né tanto pelosa da non parere grigia e rasata.
…S’affannava
a scrivere in un certo scartafaccio, e di tanto in tanto si percuoteva la
fronte col palmo della mano e si mordeva le unghie, restando a guardar fisso il
cielo; altre volte restava tanto immerso nei suoi pensieri, che non moveva né
piede né mano e non batteva ciglio, tant’era il rapimento in cui cadeva.
Una volta m’accostai
a lui senza che s’accorgesse di me; lo sentii borbottare tra i denti, e dopo un
pezzo sbottò in un gran grido dicendo: ‘Vivaddio è l’ottava più bella che abbia
fatto in tutta la mia vita!’. E scrivendo in tutta fretta nel suo scartafaccio,
si mostrava soddisfatto…
Il che mi
fece capire che quel disgraziato era un (vero) poeta.
Gli feci le
mie solite moine per dimostrargli la mia mansuetudine; mi stesi a terra ai suoi
piedi, ed egli, rassicurato, s’immerse di nuovo nei suoi pensieri, e tornò a
grattarsi la testa, a cadere in estasi e a scrivere poi quel che aveva pensato.
Mentre era
così occupato, entrò nell’orto un altro giovanotto, garbato e ben vestito, con
certe carte in mano, nelle quali di tanto in tanto leggeva. Giunse dov’era il
primo, e gli domandò:
‘Avete
finito il primo atto e anche lo scatto....?’.
‘L’ho
finito or ora’,
rispose il
poeta,
‘nel modo
migliore che immaginar si possa’.
‘E come?’,
…domandò il
secondo.
‘Così’,
rispose il
primo:
‘Entra Sua
Santità il papa in abito pontificale, con dodici cardinali tutti vestiti di
violetto, perché quando accadde il fatto che costituisce l’intreccio della mia
commedia, era il tempo della mutatio capparum, nel quale i cardinali
non vestono di rosso ma di violetto; e perciò bisogna a ogni modo rispettare la
situazione, che questi miei cardinali entrino in scena con i mantelli paonazzi.
E questo è un particolare della massima importanza per la mia commedia, e di
certo qui gli altri avrebbero sbagliato, poiché ad ogni passo commettono mille
errori ed improprietà. Ma io in questo non ho potuto sbagliare, perché mi son
letto tutto il cerimoniale romano, solamente per imbroccarla a proposito di
questi vestiti’.
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