CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
30 MAGGIO 1924

sabato 12 aprile 2025

HERNANDEZ ALLA PROVA DEL '9' (2)

 

















Precedenti capitoli


circa un Naturalista


Prosegue nel giardino 


delle delizie (6)


(raccomandato agli 


ingordi & golosi!)


Prosegue ancora??!


con l'Articolo... 


al completo! [3]


N.B. A TUTTI COLORO CHE NAVIGANO IN BUONA FEDE

SI FA PRESENTE CHE IL PERSONAGGIO ASSOCIATO AL

MIO NOME CON RICERCA GOOGLE: GIULIANO LAZZARI

NON E' NE' L'AUTORE DEI LIBRI PRESENTI IN CUI COMPARE

L'ICONA,  NE' DEI PRESENTI E SUCCESSIVI... POST; 

PRESUMO CHE L'ERRORE DEBBA ATTRIBUIRSI ALL'I.A.

O, AD ALTRA INSANA DIVERSA FORMA INTERPRETATIVA  FRA

IL VERO AUTORE E UN SOSIA IN ODORE DI OMONIMIA.

SE COSI' NON FOSSE ME NE DISPIACE NON TANTO PER

L'AUTORE E IL PROFESSORE UNIVERSITARIO INDEBITAMENTE

ASSOCCIATO; SEMMAI AD UNA DIVERSA E PIU' FITTA E ANCOR PIU'

STRANA TRAMA DI CUI L'I.A., NEL BARATRO DELLA PROPRIA

DEFICENZA, PECCA E PECCHERA' ANCORA IN DIFETTO INTELLETTIVO! 


GIULIANO LAZZARI







Alla prova del ‘9’ e delineandone la vicenda e non solo storica di Hernandez (il naturalista), come leggeremo e di cui ne interpretiamo gli aspetti evolutivi circa la sua ed altrui ‘interconnessa’ biografia, specchio di medesima aspetti da lui approfonditi nella emerita ricerca circa il proprio e altrui Ecosistema (circa la sovranità non contraccambiata di Madre Natura), ma non altrettanto e - paradossalmente - approfondito e correttamente interpretato, fra l’oggetto e il soggetto osservato (e l’interferenza) alla Luce della dovuta Conoscenza. 

 

La quale per sua elevata nobile Natura - seppur ostacolata - l’attraversa,  ci accorgiamo come medesimi motivi della disfatta dinnanzi alla non approfondita analisi storica da parte dell’Hagen, periscano nell’oscuro ripiano di medesima Storia (ben conservata), sancita oltre che dalla mancata sofferta pubblicazione, per eccessivo oneroso dispendio di costi in materia, anche e innanzitutto, per causa (non altrettanto esplicitata per interesse di ugual ‘materia’ che l’attraversa e non più ostacolata) d’una vera e propria seppur celata messa all’indice motivo che andremo ad analizzare, andando così a finalizzare la matematica prova del ‘9’ circa l’umana natura.




Ovvero, ancor oggi, la Storia, sotto certi aspetti (fors’anche ed ancor meglio: per ogni suo aspetto) la medesima, riguardo alla sofferta sofferente Natura comprensiva degli Indios in offerta, convalidare l’immobilità del Tempo…

 

[del quale l’immobile distinto humano rivela l’altrettanta cecità con il dono della vista, d’un ugual identico dotto stupore, oltre la piuma o l’antico pittogramma, anche di ciò che seppur non ‘fermo’ (a differenza d’una pianta che non sia una sempre più ampia geografia), ma bensì in costante ‘moto’ o perenne ‘viaggio’, muta colore e ne sbiadisce il miope affumicato infermo oculo: hora raffreddato e infreddolito, hora accaldato e sudato, posto nell’altrettanta immobile differenza di Stato, fra colui che infermo oppure in costante moto evolutivo, circa le Ragioni del differente progresso sancito in medesimo Tempo o contrattempo, e non solo confrontate come rilevate con l’indiano; e di cui affermiamo prendendone ‘atto’, correre inferme con sempre maggior profitto, prossime al moribondo negato destino… 




Da qui le più sane Dottrine, odierne e passate uguali per il costante avvenire d’una prematura fine, fra ciò che immobile, come un prezioso raffinato sopramobile e controsoffitto ben dipinto come dalla Natura ispirato spirata dopo l’ultima posa o messa in scena; e cosa muove il reciproco intendimento colto dalla violentata vilipesa Maestà e Bellezza, stuprata per ogni immobile Storia non ancora detta, conferire il calendario d’un più reale Giudizio in merito circa l’attraversato medesimo Tempo… Posto ad ugual oblio e Indice di cui la più nota prova del ‘9’ conferire la Verità per sempre, non solo mortificata, bensì negata per ogni grado di mutato immobile cambiamento, da cui alternate correnti (navigate come sorvolate con grandioso intelletto ad uso esclusivo umano) sancirne il divieto assoluto di classificarne ogni specie ancor in vita conferirne la linfa, di cui l’huomo contraccambierà con il puro e più prezioso umano veleno sancito dal divieto assolutistico di narrarlo… ],




 …così come delineata (in un  precedente post) riguardo alla ‘summa’ evolutiva, la quale non concorda ed evolve simmetrica alla Storia.

 

Ossia, i due rami della presunta crescita evolutiva da cui la ‘summa’ dell’Intelletto (o ‘intellettiva’ di cui Cima e Foglia come ogni bestia al suo riparo, esclusa per ovvi meriti della più proficua dottrina) ‘humano’ (o disumano) differiscono e si dividono.

 

Ovvero il più noto Uno pregato a cui ognuno, Nessuno escluso, subordinato alle successive delegate (come indiscusse e dicono, infallibili: non qui la sede per disquisire sul dono dell’infallibilità…giacché hora perfezionata dalla nuova gnostica e più vigile parabola...) ramificate rappresentanze del potere terreno (dato dalla ‘summa’ del divino con il sovrano).

 

Successivamente e paradossalmente, ‘opposto e contrario’ alla propria scoperta o catalogazione donde deriva ‘cura’ (quindi ogni benefico beneficio) e non solo dell’Intelletto detto, dedotto ed evoluto dall’Universale catalogata spirale e Ragione apportata all’altrui ‘volontà’ e ‘atto’ di ugual (o differente) ‘finalità’ (sancita dalla vita esposta alla luce di Dio, o materiale con-causa affine alla crescita) data dal beneficio (di cui e per cui la Natura ne sancisce il potere assolutistico).




Di questi casi e non solo nell’odierna come trapassata Amazzonia, ma anche in più vicine o lontane Regioni e non solo europee, ne abbonda l’odierna Storia di cui difetta ugual Ragione posta nell’oblio della pur sempre edificata come celebrata Memoria, conferire la prova del ‘9’ da noi dedotta. Alla prova dei fatti, o cambiando l’ordine ‘pittografico’ per come e non solo la matematica si formalizza e convalida, in merito alla conoscenza circa  alternati personaggi posti - nel più o nel meno - come edificati nello zero assolutistico, ricomposti o esiliati nelle dovute parentesi; l’equazione non muta o difetta la ‘summa’ dell’impropria natura costantemente posta alla verifica della prova (dei fatti o misfatti detti).




Abbiamo riprova, infatti, circa i dati catalogati e raccolti (per l’intero pianeta nel beneficio d’ogni popolo che l’affolla non più consapevole dell’Ecosistema ed ogni reciproco rapporto ed equilibrio per cosa sia l’essere ed abitare la propria come l’altrui Terra) oggi come ieri, per come le osservazioni e non solo scientifiche, vengono negate e poste, o meglio abdicate, al giudizio universale d’un diverso mito (e non solo economico); quindi giudizio - e non solo storico - di cui la ‘materia’ fagocita la vera e più sana storia evolutiva; quindi un falso mito al servizio d’una impropria e non più simmetrica crescita, non più nel beneficio della universale spirale quale altrettanto simmetrica conoscenza, ma nell’oblio dell’oscuro destino d’un perenne dominio scritto nella finalità demoniaca!




Da cui tutti i motivi del corpo nella dovuta istintiva presa di Coscienza, posseduto dal ‘perenne male’ nel calvario della vita tende a correggerne l’impropria crescita. ‘Male’ inteso non solo in senso fisico-psicologico, bensì ‘male’ proprio dell’umana natura, di cui ed altrettanto paradossalmente, l’Indios come l’Eretico (per ogni libro posto all’indice), assommati nella prematura morte mentre aspirano a tutte le rimosse Ragioni in Vita, sancita dall’ambita ed ugual mèta evolutiva, in merito ad ugual negato e più sano progresso posto all’indice della misurata civiltà…

 

La quale ieri come oggi difetta nel premeditato calcolo sancito dalla valore conferito dalla presunta ricchezza, e non certo dalla ‘summa’ del bene e del sapere di cui la Natura ispira protegge ed evolve così come ne cura ogni morbo terreno.

 

Codesta ‘equazione’, o meglio ‘enunciato’ ampiamente esposto, conferma, nella vicenda dell’Hernandez e il prezioso suo Tomo, il difetto di cui l’humano semenza ed essenza del male, peggio di qualsiasi morbo di cui ogni erbario tende a curarne il progressivo peggioramento storico; e del quale, seppure gli impareggiabili sforzi, neppure la filosofia assommata alla scienza - come la teologia - sono riusciti a risolverne la ‘questio’ per ogni secolare disputa.




E seppure agli occhi distratti  di dotti sapienti e ricchi villani -  la storica vicenda di Hernandez può apparire qual preziosa e più ‘invidiata’ Opera rilegata e fornita da buon pretesto per successive affermazioni in merito alla ricavata Conoscenza posta all’Indice evolutivo, per ogni Ramo dello stesso ove la mela mostra l’intera sua bellezza e la serpe la dipinge a dovere; l’ugual Giardino difetta nell’immobile Tempo posto alle strane condizioni di un medesimo Dio ricavato dall’altrui frutto altrettanto proibito, seppur consumato con estremo ingordo appetito; ed in cui la ciclicità ci fornisce conferma, e non più destino (come l’Hagen trascura di rilevare...), della parabola sancita nell’Indice come nel libero arbitrio, di cui ogni Impero preferisce porre, in medesima vigilata Biblioteca prossima ad ugual oblio e comune destino, di chi ha preferito - ed ancor preferisce - un diverso diritto scritto nella perseguitata, ed in ultimo, rimossa Verità, dei comuni medesimi valori di uguaglianza in cui la Natura ne stabilisce la simmetrica evoluzione da cui l’‘humano’ deriva, o almeno dovrebbe.

 

Almeno che non sia partorito da una macchina in difetto di Natura e sano Intelletto!




In Verità e per il vero, la ‘summa’ della conoscenza dedotta dal Giardino divenuto Foresta, da cui ogni preziosa specie catalogata conferita dall’altrettanto ‘summa’ evolutiva di milioni di anni, approdata all’unicità (beneficio per l’intero pianeta) di un intero Ecosistema (naturale e sociale), estinta e regredita in medesimo rogo di cui l’intricata vicenda economica data da una errata interpretazione della simmetrica Storia ne sancisce una differente età evolutiva.

 

Ossia l’Indios qual frutto di in reciproco rapporto (così come ogni Ecosistema fonda la sua caratteristica evolutiva in merito alla vita) con la sua amata divinizzata Natura e il Sacro Quetzal, periranno (e non solo di malsana virulenta malattia) di morte prematura, per divenire schiavi o trofei da circo di una differente età evolutiva scritta e sancita nell’assoluta differenza, regredita seppur conservata nonché enumerata, come eccelsa dotta ambita civiltà.




In eccesso & difetto, d’una malsana Compagnia che nei secoli, inarrestabile, maturerà l’opera d’ogni eletto o votato ‘sovrano’ posto al ramo evolutivo della presunta civiltà, qual araldo della stirpe nel conio della falsa moneta, per condurre all’estinzione come al rogo di ogni viva natura la ‘mela proibita’.

 

Dacché ne deduciamo e prendiamo ‘atto’, circa ogni ruolo attribuibile allo ‘scrivano’, dato che Cortes iniziò in tal modo l’eccelsa sua ed altrui professione coniata nella volontà della ricchezza, confermare i ‘pittografici’ meriti d’una più evoluta - seppur incivile - estinta opera senza scrittura, d’un popolo assommato alla Natura, e non il solo, perito negli esclusivi meriti evolutivi della civiltà  dell’Intelletto conferita tanto dal Verbo come dalla dotta parola, per ogni strumento litico in attesa di torchio & stampa per ogni più solida pianta geografica ben coniata, che non sia compromessa dalla maggiore ricchezza d’ogni frutto proibito alla corte di Lucifero!




E per quanto si affannano ad esiliare questa ed ogni Opera, con lo stesso mezzo conferito dal prezioso torchio e strumento (con il duplice intento evolutivo fine della conoscenza o tortura e tormento della stessa) in cui la stessa civiltà assume il proprio compiaciuto merito ogni volta che si specchia su ugual drammatico e tragico palcoscenico, escludendo o assolvendo, la propria esclusiva responsabilità per ogni difetto (e non solo di fabbricazione) sancito nel regressivo corrotto degenerato stato evolutivo assommato all’‘intellettivo’, circa la corretta interpretazione dell’Intelletto qual sana funzione storica posta al servigio della conoscenza, così come al servizio della civiltà, di cui l’uomo bramando ricchezza ne smarrisce il codice genetico:

 

la cosiddetta prova del ‘9’ ne conferirà l’assoluta certezza dell’immobilità di medesima Storia!

 

Cotal enunciato (alla prova detta) scritto senza offesa alcuna rivolta all’artificioso artifizio di cui ogni uomo aprendone la natura nega il proprio ed altrui stato evolutivo, oltre al clima dell’intero pianeta.




Affermano infatti, un po’ avviliti seppur soddisfatti e compiaciuti (da Bergamo fino a Brescia infatti, non possiamo negare i natali dell’imperatore e del fido suo inquisitore), circa il ‘pil’ sopraggiunto in pieno stato d’incoscienza (giacché l’evaso cerca sempre il proprio stato) circa il grado ottenuto al rogo della nuova scienza ecologica: mutato & cambiato, seppur lo strumento cambierà (definitivamente!) ogni Stato dal Fiume alla Cima (comprensiva e al saldo della Foresta seppur immobile e moribonda ad un polmone d’acciaio), sino alla più elevata nordica cabina con vista, in nome e per conto d’un più elevato Sapere posto in discesa libera, hora e per sempre conquistato al saldo assolutistico d’ugual materia intellettiva, al conio & torchio di medesima moneta.

 

Infatti con ugual merito di storico giudizio (conferito da ogni ‘quotidiano scrivano’ al servigio & soldo dello sterco dell’innominata Compagnia), pongono l’intero sapere all’oblio della conservata prematura morte di cui possiamo goderne il merito della vista iper-connessa.

 

Mentre la Foresta della Compagnia brucia.

 

La prova del ‘9’ conferma la nostra seppur più limitata scienza…  

(Giuliano)







HERNANDEZ IL NATURALISTA

 









Precedenti capitoli circa 


quello strano sorriso 


non men del destino


per sfogliare ancora 


il suo libro 


Prosegue con Hernandez 


alla prova del "9" (2)






Hernandez nacque fra il 1515 e il 1520, dei suoi inizi sappiamo poco, doveva esser uomo di meriti se arrivò ad essere medico del Re. Prima di diventarlo tradusse in spagnolo la ‘Storia naturale di Plinio’, corredandola di note e osservazioni erudite. Plinio influenzò profondamente gli erboristi rinascimentali, soprattutto i tedeschi, che furono i primi ad occuparsi della materia. Otto Brunfels, un certosino convertitosi al laturanesimo, pubblicò nel 1532 un erbario illustrato da Hans Weidltz, il quale era il medesimo che aveva ritratto Hernan Cortes e i suoi indiani nel 1526.




Le illustrazioni dell’erbario risultarono così migliori del testo, tanto che questi erbari così ben illustrati, raggiunsero la Spagna e influenzarono Francisco Hernandez, che, come egli stesso scrive,

 

‘Venne preso dall’irrefrenabile desiderio di visitare il Nuovo Mondo per osservare le mirabili cose in esso contenute’.




Finalmente, il Re diede il consenso, dettò le sue ‘Istruzioni’, e accettò di finanziare di tasca propria l’intera spedizione. Filippo II si trovava allora invischiato in una quantità di guerre, le quali gli avevano fatto accumulare, o avevano fatto accumulare allo stato, soprattutto verso l’estero, l’enorme debito di 37 milioni di ducati. Ma sebbene la Spagna fosse sull’orlo della banca rotta, egli trovò il tempo di assicurare il suo patronato al viaggio di Hernandez, ad esso egli si interessò personalmente durante i cinque anni degli studi, come è provato dal carteggio fra lui e Hernandez rinvenuto negli Archivos de Indias di Siviglia.




Hernandez, che aveva ormai passato i cinquant’anni, si trovò a dover affrontare i disagi del clima e dell’altitudine; disagi dei quali non sapremmo nulla, se egli non avesse scritto diciotto e più lettere al Re, alcune delle quali pubblicate nel 1842.

 

Acquistati cavalli e muli, ancora rari e costosi in Messico, e trovati e selezionati dagli assistenti che scovassero a loro volta artisti indigeni capaci di illustrare le raccolte, Hernadez riuscì ad individuare, in due anni, 800 nuove piante, che fece illustrare tutte a colori. Dovendone indicare il luogo di provenienza, si procurò i servigi del topografo e geografo Francisco Dominguez.




Gli artisti indigeni, comunque, erano buoni osservatori, abili a cogliere la pianta nelle sue caratteristiche generali ed a notarne ogni particolare. Uno di questi era Martin de la Cruz, che, attingendo le proprie conoscenze delle erbe medicinali dai ‘vecchi delle tribù’ che ne serbavano il ricordo non meno della conoscenza, aveva composto un erbario azteco col titolo ‘The Aztec Herbal of 1552’, e edito da William Gates nel 1939.




 Nel 1572Hernandez scriveva al Re di aver completato tre volumi in folio grande di tavole di piante, e aggiungeva di avere fatto disegnare  anche ‘aves pregrinas ignotas’, uccelli esotici sconosciuti. La spedizione percorse il Messico in lungo ed in largo per cinque anni, ne divise il regno vegetale azteco in due grandi gruppi naturali, quello del legno e quello delle erbe, quindi suddivise piante e alberi in quattro grandi classi a seconda degli usi.

 

Hernandez, inoltre, ebbe cura di registrare, sulla base di informazioni ottenute dagli interpreti aztechi, le proprietà medicinali delle singole piante. Ai nostro occhi, il valore del tesoro da lui raccolto sta nell’aver messo a profitto le conoscenze dei collaboratori indigeni, e raccogliendone le informazioni non si astenne al grande riconoscimento che da loro dipendeva e che gli attribuì a pieno titolo. Hernandez riempì 16 volumi in folioe nel 1576, sesto anno della spedizione, egli si ritirò definitivamente a Città del Messico allo scopo di attendere alla stesura finale dell’opera in vista della progettata pubblicazione.




Questa, purtroppo, incontrò numerosi insormontabili ostacoli. Prima l’ostilità di altri medici spagnoli delle province, poi il mancato sostegno finanziario da parte di Filippo II, e dopo cinque anni, non prima di aver completato l’opera in sedici volumi con l’aiuto del figlio, ripartì per la Spagna. Ma giunto a Madrid, Hernandez ebbe una nuova e più tremenda delusione, la grande opera, qual tesoro di etnobotanica, di geografia e di informazioni mediche, non andava pubblicata, bensì solamente inviata alla biblioteca dell’Escorial!

 

Hernandez vedeva così sepolti i suoi preziosissimi manoscritti!

 

Egli si era proposto ed era riuscito a terminare ciò che i suoi predecessori non avevano saputo maturare, ossia di dare un panorama naturalistico del Nuovo Mondo; e seppur l’aveva dato, ora gli si negava la pubblicazione della grande immensa opera. Hernandez non resse a questa sofferenza attribuibile all’altrui ingorda ignoranza data dalla ‘summa’ dell’invidia sancita dai limitati naturalisti di corte i cui scribi o scrivani, senza alcuna vera conoscenza ottenuta sul ‘campo’, ne limitarono la pubblicazione offuscandone la conoscenza con il pretesto di fornire la propria.

 

E con la salute minata dalle fatiche delle esplorazioni morì ad un anno dal rimpatrio.




Qualche anno più tardi, quasi per una beffa del destino, la sua opera tornava a destare l’attenzione di Filippo II, il quale prese la decisione di pubblicarla, sia pure in forma compendiata: egli ne affidò l’incarico a Nardo Antonio Recchi, cui ordinò di ‘scegliere le parti più utili del manoscritto’Recchi intese, per ‘più utili e importanti’, le parti contenenti informazioni mediche. E dopo aver compendiato l’opera di Hernandez e averla preparata per la stampa, Recchi morì.




L’intera opera passò al nipote, il quale la propose all’attenzione di un grande mecenate delle lettere, il principe Federico Cesi, duca d’Acquasparta, patrono della scienza e fondatore dell’Accademia dei Lincei. Acquistata l’opera a caro prezzo, il principe affidò ad alcuni artisti l’incarico di setacciare gli archivi alla ricerca di altre illustrazioni relative al manoscritto di Hernandez, ed il principe scrisse un epilogo in forma di saggio, Theatri Naturalis Phytosophicae Tabulae, e fu pronta alla stampa nel 1628.

 

E il principe avrebbe senza dubbio sostenuto il costo della pubblicazione, se ancora una volta, il male e la morte non fossero intervenuti ad impedirla. Così l’Accademia dei Lincei si trovò sì il ‘sacro legato’ della pubblicazione dell’opera di Hernandez, ma non i soldi per realizzarla. Finalmente, un socio esterno dell’Accademia, Francesco Stelluti, riuscì ad ottenere il denaro necessario dall’ambasciatore spagnolo don Alfonso Turiano, e nel 1649, ciò che rimaneva del grande tesoro di Hernandez, con la preziosa collaborazione dei suoi indigeni, primi naturalisti delle Americhe, veniva finalmente stampata a Roma in un volume di 950 pagine, Thesaurus theatri naturalis.




In esso tra infiniti altri figuravano il disegno e la descrizione hernandeziani del quetzal, che appariva col suo nome azteco di quetzaltoloct, ma l’illustrazione risultò tanto scadente, che da lì a non molti anni, un autorevole studioso vi si sarebbe riferito come quella di un uccello ritenuto favoloso.

 

Il questzal, insomma, usciva dalla scena delle scienze europee subito dopo esservi entrato! 

(V.V. Hagen)






giovedì 27 marzo 2025

THE CALL IS INTERCEPT (9)

 








Da precedenti 







prefissi (01)  (02)  (03)  


Prosegue con il

 




Vagabondo... (10) 

  

& Il Pioniere (11) & (12)






Jair Bolsonaro si candiderà nel 2026? Lui ha la volontà, ma questa da sola non basta. Ineleggibile a causa di due condanne presso la Corte elettorale superiore, la TSE, nel 2023, e recentemente denunciato dall'ufficio del procuratore generale, la PGR, per tentato colpo di stato, l'ex presidente della Repubblica ha bisogno di un'improbabile combinazione di interventi da parte del Congresso per contestare le elezioni, e l'amnistia, da sola, non è sufficiente.

 

In pratica, il ritorno di Bolsonaro alle elezioni dipende da due fattori chiave. La prima sembrava consolidata: le condanne della Corte Elettorale Superiore per abuso di potere il 7 settembre e per abuso di potere e uso improprio dei media, che lo hanno reso ineleggibile per otto anni. Ma una modifica alla legge sulla fedina penale pulita, fortemente difesa dall'estrema destra nelle ultime settimane, potrebbe cambiare notevolmente lo scenario.




La seconda è una possibile condanna da parte della Corte Suprema per il tentato colpo di stato, cosa che sembra sempre più probabile. Anche se, in questo caso, un'amnistia approvata dal Congresso Nazionale potrebbe salvarlo. Il progetto non necessita dell'approvazione del Presidente della Repubblica e potrebbe essere promulgato dal Presidente del Senato, il senatore Davi Alcolumbre, di Amapá.

 

Gli scenari analizzati da Intercept Brasil indicano (vedi sotto) che, se condannato dalla Corte Suprema, Bolsonaro difficilmente si candiderà alle elezioni, poiché la sua eleggibilità richiederebbe che fosse liberato da tre condanne da parte di un organo di giustizia collegiale: una è sufficiente per renderlo ineleggibile, come previsto dalla legge sulla fedina penale pulita.




La Costituzione del 1988 non proibisce che il reato di tentato colpo di stato possa essere amnistiato, cioè soggetto a grazia. Ma l'amnistia può essere concessa solo a coloro che sono stati condannati. Pertanto, Bolsonaro potrà trarre beneficio da una misura come questa solo dopo essere stato punito, e la decisione spetta al Congresso.

 

“Non è così semplice. Se l'amnistia avvantaggia solo Bolsonaro, ad esempio, si potrebbe chiamare in causa la Corte Suprema perché la legge viola il principio di imparzialità. Se si tratta di un'amnistia ampia e imparziale, potrebbe perdonare tutti i condannati per gli stessi crimini, non solo Bolsonaro”,

 

afferma José Ricardo Cunha, professore alla Facoltà di Giurisprudenza della State University of Rio de Janeiro (UERJ).




“E, se fosse limitato ai crimini commessi l'8 gennaio 2023, potrebbe comunque esserci una contestazione legale perché il tentativo di colpo di stato, secondo la denuncia del PGR, è iniziato prima di allora”.

 

Se Bolsonaro venisse assolto o il suo caso non venisse giudicato dalla Corte Suprema prima delle elezioni del 2026, i conti sarebbero più semplici: una modifica alla legge sulla fedina penale pulita che riducesse la pena per l'ineleggibilità potrebbe renderlo idoneo a candidarsi, poiché consentirebbe all'ex presidente di iniziare la campagna avendo già scontato le condanne per le sue condanne nel TSE.

 

“Un’amnistia potrebbe comunque generare residui legali. Pertanto, una modifica della Clean Record Law è il modo più importante per garantire una possibile candidatura di Bolsonaro nel 2026”,

 

…valuta Cunha.




Ma modificare la legge sulla fedina penale pulita non è così facile, spiega il professore. In primo luogo, la destra dovrebbe rassegnarsi alla sua retorica anticorruzione, poiché la misura ammorbidirebbe le punizioni per i politici e ridurrebbe la forza di una legge creata su iniziativa popolare. La seconda ragione è l'articolazione politica. Trattandosi di una legge complementare, per modificare la Clean Record Law è necessaria la maggioranza assoluta del Congresso, ovvero 257 voti alla Camera e 41 al Senato. (la platea si infiamma!)




Scopri gli scenari analizzati:

 

 

SCENARIO 1

 

🟢CONDANNATO NELL'STF

 

 

🔴NON C'È AMNISTIA AL CONGRESSO

 

 

🔴NESSUN CAMBIAMENTO ALLA LEGGE SULLA CERTIFICAZIONE PULITA

 

Se verrà condannato dalla Corte Suprema e non ci sarà un'amnistia al Congresso o una modifica alla legge sulla fedina penale pulita, Bolsonaro non avrà alcuna possibilità di candidarsi.




SCENARIO 2 (la platea delira)

 

🟢CONDANNATO NELL'STF

 

🟢CON AMNISTIA DEL CONGRESSO

 

🔴NESSUN CAMBIAMENTO ALLA LEGGE SULLA CERTIFICAZIONE PULITA

 

Se venisse condannato dalla Corte Suprema e il Congresso approvasse un'amnistia, a Bolsonaro verrebbe comunque impedito di candidarsi perché ricade sotto la legge sulla fedina penale pulita. L'unico modo perché ciò accada sarebbe che venisse graziato, anche per le condanne del TSE nel 2023, il che è improbabile.




SCENARIO 3 (non si riesce a contenerla)

 

🟢CONDANNATO NELL'STF

 

🔴NON C'È AMNISTIA AL CONGRESSO

 

🟢CON IL CAMBIAMENTO DELLA LEGGE SULLA CERTIFICAZIONE PULITA

 

Se venisse condannato dalla Corte Suprema, l'unico modo per Bolsonaro di candidarsi alle elezioni con una semplice modifica alla legge sulla fedina penale pulita sarebbe quello di ridurre la pena prevista a meno di un anno, il che è legalmente possibile, ma praticamente irrealizzabile dal punto di vista politico.




SCENARIO 4 (èstasi $ delirio)

 

🟢CONDANNATO NELL'STF

 

🟢CON AMNISTIA DEL CONGRESSO

 

🟢CON IL CAMBIAMENTO DELLA LEGGE SULLA CERTIFICAZIONE PULITA

 

Se venisse condannato dalla Corte Suprema e il Congresso approvasse un'amnistia, Bolsonaro avrebbe comunque bisogno di una riduzione della pena ai sensi della legge sulla fedina penale pulita per evitare condanne da parte della Corte Elettorale Superiore.

 

Ma c'è ancora il rischio che l'amnistia finisca alla Corte Suprema, se si tratta di qualcosa di specifico di Bolsonaro. Cunha, dell'UERJ, avverte che la modifica della legge sulla fedina penale pulita potrebbe raggiungere anche l'STF, poiché il testo proibisce a "coloro che sono condannati" di candidarsi - e Bolsonaro verrebbe condannato prima di essere graziato. Il caso è diverso da quello di Lula perché la condanna dell'attuale presidente è stata annullata nel 2021.




SCENARIO 5 (impeto cruento)

 

🔴ASSOLTI O SENZA PROCESSO NELLA STF

 

🔴NON C'È AMNISTIA AL CONGRESSO

 

🔴NESSUN CAMBIAMENTO ALLA LEGGE SULLA CERTIFICAZIONE PULITA

 

Se non verrà condannato dalla Corte Suprema e non ci sarà un'amnistia o una modifica alla legge sulla fedina penale pulita, Bolsonaro non avrà alcuna possibilità di candidarsi, in quanto non è eleggibile a causa delle due condanne nel TSE.




SCENARIO 6 (è fatta!)

 

🔴ASSOLTI O SENZA PROCESSO NELLA STF

 

🟢CON AMNISTIA DEL CONGRESSO

 

🔴NESSUN CAMBIAMENTO ALLA LEGGE SULLA CERTIFICAZIONE PULITA

 

Se non verrà condannato dalla Corte Suprema e non ci saranno modifiche alla legge sulla fedina penale pulita, un progetto di amnistia dovrebbe graziare Bolsonaro per le condanne della Corte Elettorale Superiore, il che è improbabile e non ha precedenti nel Paese, poiché l'amnistia è solitamente collettiva e non personale.




SCENARIO 7 (interprete assolutistico e/o assoluto)

 

🔴ASSOLTI O SENZA PROCESSO NELLA STF

 

🔴NON C'È AMNISTIA AL CONGRESSO

 

🟢CON IL CAMBIAMENTO DELLA LEGGE SULLA CERTIFICAZIONE PULITA




Se non verrà condannato dalla Corte Suprema e non ci sarà un'amnistia, Bolsonaro potrà candidarsi se la pena prevista dalla legge sulla fedina penale pulita verrà ridotta da otto a due anni, ad esempio, il che lo libererebbe dalle due condanne del TSE nel 2023.

 

Di seguito puoi trovare le risposte alle domande più comuni sul futuro politico di Bolsonaro.

 

Bolsonaro può essere graziato?

 

Sì!

 

La Costituzione del 1988 proibisce l'amnistia solo per crimini efferati, tortura, traffico illecito di droga e terrorismo. Pertanto, i crimini per i quali Bolsonaro è stato denunciato dalla PGR sono ammissibili alla grazia.

 

D'altro canto, è improbabile che un'amnistia possa avvantaggiare solo l'ex presidente.

 

“L’amnistia è un concetto ampio, significa perdono e si applica normalmente nei regimi di transizione, nella transizione da governi eccezionali a governi democratici. Non è questo il caso che stiamo vivendo ora. Inoltre, la legge deve essere generica e impersonale”,

 

spiega il professor José Ricardo Cunha, dell’UERJ.




Quale sarebbe la procedura per un progetto di amnistia?

 

La decisione spetta al Congresso. Dopo l'approvazione della Camera dei Deputati e del Senato, il progetto sarà sottoposto all'approvazione presidenziale. Se il presidente non approva la legge entro il termine stabilito, c'è la possibilità che a promulgarla sia il presidente del Congresso (in questo caso, il presidente del Senato).

 

In pratica, se il Congresso approva l’amnistia e Lula non sanziona la legge, spetterebbe al presidente del Senato, Davi Alcolumbre, dell’União Brasil do Amapá, convalidare la proposta – e, di recente, il senatore ha affermato che questa non è una “questione brasiliana”.

 

Bolsonaro può essere graziato prima di essere processato?




No!

 

Il professor Cunha, dell'UERJ, spiega che l'amnistia può essere concessa solo a coloro che sono stati condannati per un crimine. Nel caso del tentato colpo di Stato, Bolsonaro potrebbe beneficiare di un'amnistia solo se l'STF lo condannasse.

 

E se l'STF non giudicasse Bolsonaro prima delle elezioni?

 

In questo caso, l'accusa di tentato colpo di Stato non impedirebbe a Bolsonaro di candidarsi. D'altro canto, vale la pena notare che è già stato condannato due volte dal TSE, nel 2023, e, pertanto, non è idoneo.

 

In questo caso, una modifica della legge sulla fedina penale pulita potrebbe rendere Bolsonaro non più ineleggibile?

 

SÌ. All'ex presidente basterebbe una riduzione della pena prevista dalla legge sulla fedina penale pulita – da otto a due anni, ad esempio, come stima già la destra – per arrivare al 2026 avendo già scontato le condanne inflittegli dalla corte elettorale.

 

Perché la modifica della legge sulla fedina penale pulita potrebbe essere vantaggiosa per Bolsonaro, visto che è stato condannato dal TSE nel 2023?




Il professor José Ricardo Cunha spiega che qualsiasi modifica alla legislazione o sanzione di una nuova legge ha applicazione generale e immediata. Sottolinea inoltre che, se si tratta di un cambiamento a vantaggio dell'imputato, la misura può essere applicata retroattivamente a coloro che sono stati condannati prima del cambiamento.

 

“Se la pena viene aumentata, ad esempio, danneggia l'imputato, e allora la legge non può essere retroattiva. Ma si può fare il contrario”, sottolinea. 

 

STA GIÀ ACCADENDO 

 

Quando si parla dell'ascesa dell'estrema destra in Brasile, molti pensano che si tratti di un problema che riguarda solo gli anni elettorali. Ma il progetto energetico di Bolsonaro non dorme mai.

 

I media mainstream, il settore agroalimentare, le forze armate, le megachiese e le grandi aziende tecnologiche da miliardi di dollari hanno guadagnato forza nelle elezioni municipali e hanno un enorme vantaggio per il 2026.




Non possiamo restare a guardare mentre veniamo trascinati nella regressione, annegati nel fumo tossico e privati ​​dei diritti fondamentali. È giunto il momento di agire. Insieme.

 

L’obiettivo ambizioso dell’Intercept per il 2025 non è altro che sconfiggere il colpo di stato in corso prima che completi la sua missione. Per riuscirci, contiamo sul sostegno dei nostri lettori.

 

Siete pronti a combattere insieme a noi contro la macchina dei miliardari di estrema destra? Fai una donazione oggi stesso.



 

La Corte Suprema Federale giudicherà presto la responsabilità dell'ex presidente Jair Bolsonaro nel tentato colpo di Stato dopo le elezioni del 2022. Il processo, la cui celebrazione è prevista per il 2025, potrebbe avere conseguenze storiche per la democrazia brasiliana.

 

Per Emilio Peluso, professore di diritto costituzionale presso l'Università federale del Minas Gerais, UFMG, la missione dell'STF in questo caso è simile a quella della Corte costituzionale tedesca nel dopoguerra. All'epoca, la corte svolse un ruolo cruciale nella difesa della democrazia contro i resti del regime nazista.




A partire dal 1949, la Germania ha adottato un modello in cui la Costituzione impone barriere per prevenire minacce istituzionali. Le sentenze dei tribunali tedeschi hanno avuto un ruolo determinante nel prevenire l'ascesa di gruppi estremisti. Secondo Meyer, l'STF si trova ad affrontare una sfida simile quando si trova a fronteggiare un tentativo di colpo di stato.

 

Il paragone non significa che il Brasile stia vivendo uno scenario identico a quello della Germania del dopoguerra, ma piuttosto che esistono parallelismi nel ruolo della magistratura nel proteggere la democrazia dagli attacchi interni. "La Corte Suprema deve dimostrare che l'ordine costituzionale non è negoziabile", 


afferma il professore.




Un esempio emblematico da lui citato è la sentenza della Corte costituzionale tedesca del 1952, che mise al bando il partito neonazista Reich Socialist Party, impedendone le attività prima che potesse acquisire forza politica. Oltre a vietare i partiti estremisti, la Corte ha stabilito principi che rafforzano la tutela della democrazia su diversi fronti.

 

Secondo Peluso, il parallelismo con il caso brasiliano è la necessità che l'STF riaffermi, in vista del tentativo di colpo di Stato del 2022, che la democrazia non può essere relativizzata. Proprio come in Germania, dove la Corte non ha esitato a imporre limiti alle forze politiche che minacciavano la stabilità democratica, la Corte Suprema ha ora il compito di dimostrare che le azioni contro l'ordine costituzionale avranno delle conseguenze.

 

In un'intervista rilasciata a Intercept Brasil, Emilio Peluso Neder Meyer analizza la dimensione storica del processo e la scelta del foro, poiché la decisione su Bolsonaro avrà luogo nella Prima Camera dell'STF, cosa che ha generato polemiche.




Alcuni ministri sostengono che un processo di tale rilevanza dovrebbe essere celebrato dalla plenaria dell'STF, ma la strategia di Alexandre de Moraes sembra essere quella di garantire un processo più rapido ed evitare possibili stalli politici.

 

Intercept Brasil – Il processo a Bolsonaro si terrà nella Prima Camera dell’STF. C'è chi sostiene che dovrebbe essere processato in plenaria. Qual è la tua valutazione?

 

Emilio Peluso – Il caso dovrà essere giudicato dalla Prima Camera della Corte Suprema, un processo che è già diretto dal ministro Alexandre de Moraes. Risulta che gli imputati negli atti dell'8 gennaio sono stati processati in assemblea plenaria perché i loro atti sono iniziati prima di una modifica procedurale avvenuta alla fine del 2023.

 

La Corte Suprema può decidere di sottoporre i casi alla plenaria a seconda delle ripercussioni, ma la strategia del ministro Alexandre de Moraes sembra essere quella di evitare un'estensione ancora maggiore del processo e di garantire una sentenza più precisa nella Prima Camera, la cui composizione tende a indicare una condanna.




Storicamente, esiste un giudizio simile a questo in Brasile?

 

Dobbiamo considerare diverse variabili. Per quanto riguarda le ripercussioni politiche, quando abbiamo avuto il processo Mensalão, abbiamo potuto osservare un movimento vicino alle autorità strettamente legate al presidente in carica della Repubblica.

 

Ciò ebbe un impatto enorme: le discussioni sulla necessità di affrontare più severamente la corruzione attirarono l'attenzione dei media, trasformando la Corte Suprema Federale. Successivamente, anche i processi relativi ai ricorsi e alle questioni inerenti al processo Lava Jato hanno attirato l'attenzione sulla Corte Suprema.




Ma credo che questo caso sia in realtà ancora più significativo. Lo dico in termini di ricadute politiche, poiché è un ex presidente della Repubblica con un capitale politico ancora molto rilevante. Ricordiamo che ha ottenuto un numero significativo di voti al primo e al secondo turno delle elezioni del 2022 e mantiene un notevole sostegno popolare, non solo da parte dei settori conservatori, ma anche di altri strati della popolazione che guardano con una certa diffidenza all'operato del PT e del governo Lula, che sta riscontrando scarsa popolarità. Pertanto, l'esito di questo processo ha una dimensione politica cruciale.

 

Ora, in termini di impatto storico, è quasi senza pari. Non abbiamo trovato un'altra situazione in cui si sia discusso in modo così incisivo della difesa dell'ordine democratico e della condanna delle persone coinvolte in complotti golpisti per garantire la protezione dell'ordine costituzionale come in questo caso.




Non esistono precedenti simili nella storia costituzionale brasiliana. Non si è mai verificata un'occasione in cui la questione abbia raggiunto questa dimensione nel principale tribunale del Paese, con un impatto politico così grande e con la possibilità di una condanna per un reato che, storicamente, è sempre stato trattato con tentativi di conciliazione, amnistia o discorsi di pacificazione.

 

Questo discorso riappare ora, ma in questo caso ci sono forti indicazioni che il risultato sarà diverso. Si tratta, quindi, di un caso dalla dimensione unica, singolare, senza paragoni nello scenario brasiliano.




E se prendessimo in considerazione altri Paesi?

 

Ci sono casi importanti nella storia costituzionale, come nella Germania post-1949, in cui la Corte costituzionale è stata costantemente sottoposta a pressioni per difendere la concezione di democrazia stabilita dalla legge contro ciò che rappresentava il regime nazista.

 

Allo stesso modo, nel caso della Corte costituzionale colombiana, si è assistito a un rafforzamento dell'istituzione per evitare l'eccessiva concentrazione di poteri nelle mani del Presidente della Repubblica, soprattutto quando è stato posto un veto deciso alla possibilità di un terzo mandato.

 



Il ministro dell'STF Cristiano Zanin ha programmato il processo per la fine di questo mese, durante il quale si deciderà se aprire un procedimento penale contro l'ex presidente Jair Bolsonaro e altre sette persone accusate di cospirazione contro la democrazia. Considerata la qualità e la quantità delle prove a sostegno del reclamo, non vi è alcuna possibilità che esso non venga accettato. Ciò significa che si avvicina il giorno in cui il Paese potrà assaporare il titolo: “Bolsonaro e altri sette imputati nel colpo di Stato”.

 

Inizierà quindi la fase di istruzione procedurale, durante la quale potranno essere raccolte nuove prove, saranno ascoltati i testimoni e saranno interrogati gli imputati. L'accusa e la difesa presenteranno le loro argomentazioni e, dopo questa fase, la STF deciderà definitivamente la sorte degli imputati. Da quanto visto finora, l'esito inevitabile sarà che i golpisti saranno condannati al carcere. E allora avremo una giornata storica per la democrazia brasiliana: il giorno in cui finalmente incaricheremo il colpo di Stato e rifiuteremo l'amnistia per i golpisti.




 Man mano che la denuncia avanza, aumenta la disperazione di Bolsonaro e della sua banda golpista. Il disegno di legge per concedere l'amnistia ai golpisti, denominato Amnesty Bill, è diventato un'ancora di salvezza narrativa. Il campo politico è l'unico in cui il bolsonarismo può giocare, poiché in campo giuridico la sconfitta sembra inevitabile. Pur sapendo che si tratta di un progetto nato morto, che inevitabilmente verrà ribaltato dalla Corte Suprema, Bolsonaro è fortemente impegnato nella sua approvazione.

 

Negli ultimi giorni, l'ex presidente ha intensificato la sua campagna per l'approvazione del disegno di legge sull'amnistia e ha persino incontrato i presidenti dei partiti del Centrão, come Gilberto Kassab, del PSD, Ciro Nogueira, del PP, e Antônio Rueda, dell'União Brasil. Ci sono buone probabilità che il progetto venga approvato dalla Camera, ma ciò non inciderà sull'ineleggibilità di Bolsonaro né cambierà l'esito della denuncia presso l'STF.




La lotta per l'amnistia serve esclusivamente a mantenere viva e unita la base elettorale di Bolsonaro contro il nemico. È il motivo, ad esempio, della manifestazione indetta da Bolsonaro per questa domenica 16 a Copacabana, a Rio de Janeiro. Secondo l'ex presidente, oltre alla difesa dell'amnistia, la manifestazione avrà altri slogan come “Fuori Lula 2026”, libertà di espressione, sicurezza e costo della vita. Questo miscuglio di questioni contribuisce a nascondere la vera natura della manifestazione: l'ennesimo attacco dei golpisti alla Corte Suprema e alla democrazia.

 

I sostenitori di Bolsonaro vogliono condividere in tutto il mondo una foto di una spiaggia affollata di Copacabana e provare a mettere in imbarazzo i giudici dell'STF. In un altro dei suoi discorsi sconclusionati, Flávio Bolsonaro ha affermato che questa manifestazione sarà “il movimento più importante per il salvataggio della democrazia in Brasile”. Il senatore ha affermato che l'intenzione è quella di inviare un ‘messaggio al mondo’ sulla ‘persecuzione politica’ in Brasile.



 

Una grande manifestazione sarebbe importante per aumentare il sostegno dell'estrema destra neofascista internazionale e, in particolare, di Donald Trump. Jair Bolsonaro aveva inizialmente previsto che avrebbe portato via 1 milione di persone da Copacabana, ma questa settimana ha ridotto la previsione a 500 mila persone. Il fatto è che il bolsonarismo è estremamente preoccupato per la mancata partecipazione del pubblico all'evento.

 

A seconda dei numeri degli ultimi eventi convocati da Bolsonaro, la foto tanto attesa potrebbe non essere realizzata. Nel 2022, nel pieno della campagna presidenziale, circa 65 mila persone si sono radunate sulla spiaggia di Copacabana in occasione della festività del 7 settembre. L'anno scorso il numero dei manifestanti si è dimezzato: 32.000. Il bolsonarismo è ancora una forza elettorale, ma non riesce più a riempire le piazze come prima.

 

Il rischio di una manifestazione a vuoto questa domenica è enorme ed è diventato il fulcro del dibattito tra i leader pro-Bolsonaro. Per evitare la mancanza di sostegno pubblico, sono stati chiamati a partecipare in gran numero membri del PL, il partito dell'ex presidente, e governatori alleati di altri partiti. Se la tanto attesa e toccante fotografia non verrà realizzata, la narrazione secondo cui esiste una richiesta popolare di amnistia per i coinvolti negli attacchi dell'8 gennaio subirà un duro colpo.