CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
30 MAGGIO 1924

domenica 20 aprile 2025

IL RACCONTO DELLA DOMENICA, ovvero, IL PARASSITA

 








Prosegue con la tomba 


di Vladimiro... [3]  [2]  [1]







Il tempo irreversibile inizia con il rumore parassitario, con la fluttuazione, il clinamen, scorre in un solo senso. Il tempo irreversibile non sarebbe iniziato senza l’inseminazione del disordine nella ridondanza. Nello spazio bianco di cui ho parlato sopra, un atomo di disordine, un atomo di relazione, è sufficiente a che la deriva inizi. Da questo spazio bianco, tutto sorge a condizione di questo quark di rumore.

 

Il tempo irreversibile del vivente inizia con la vita parassita, con la sua doppia attività di rumore e di necessità. Essa intercetta e canalizza. Questa doppia operazione è in fondo unica, si tratta di un raddrizzamento, si tratta di produrre l’unicità di un senso e di una direzione. Lo scarto dall’equilibrio è in atto, l’intreccio del ridondante e dell’irreversibile è afferrato nel suo punto di biforcazione. Riconosciamo ormai il funzionamento di questa declinazione, di questo angolo, di cui si conosceva soltanto l’andatura geometrica.

 

Si capisce male come le due cronie o tempi irreversibili si intreccino a loro volta.




Come l’uno rotoli verso la morte e la distruzione, mentre l’altro affini senza posa differenze e novità. Il parassita finalmente permette di capire questa divergenza massimale. La sua alta necessità lo fa spostare sempre verso la valle, per costituzione di sportelli successivi e la legge della sua vita è quella di non lasciarsi mai soppiantare. Di colpo, espone ogni sistema alla rovina, tende a esaurire le riserve, può uccidere tutto ciò che incontra.

 

Ma allo stesso modo moltiplica la complessità che, essa stessa, può essere soffocamento o novità, eccita la produzione, esalta, accelera gli scambi dei suoi ospiti. È boltzmanniano e darwiniano insieme. È pericoloso, è così pericoloso che può sradicare tutto nei dintorni (e per questo potere di sradicamento, riconosciamo che siamo dei parassiti, una nuova fatica per la filosofia). Ma esalta qua e là moltiplicazioni produttive. Porta parallelamente l’operazione di novità radicale e di distruzione per sradicamento.




Questo risultato inatteso non era tuttavia imprevedibile.

 

Sappiamo da qualche tempo che l’intervento parassitario all’interno di un canale può essere nello stesso tempo d’aiuto e d’ostacolo. Che il parassita è un terzo incluso. Che è il terzo in una relazione e che vi entra. Che si preoccupa che altri parassiti non vi entrino, che la eviti e che non la eviti. Che ubbidisce dunque a due logiche, quella del terzo escluso e quella del terzo incluso. E che attraversa lo spettro del vago. Che è dunque produttore, induttore, non di un senso, come ho appena detto, ma esattamente di una direzione e su questa direzione, di due sensi opposti.

 

La stessa direzione, escludendo le altre, include il senso che porta al crollo del sistema e al suo perpetuo rinnovamento. La stessa direzione porta il disordine e l’alta complessità, l’alta complessità, talvolta, fa disordine, il disordine, talvolta, fa complessità. La posta in gioco delle polemiche sul secondo principio è una posta vaga e la polemica è a terzo incluso.




Boltzmann e Darwin tengono i due estremi di una catena, ma la catena è unica, è la catena parassitaria. Il parassita è l’operatore attivo e l’operazione logica dell’evoluzione, del tempo irreversibile della vita. Il tempo fisico irreversibile comincia da un parassita inseminato in una ridondanza. Da un rumore o da un disordine aleatoriamente venuto in uno spazio bianco, esso stesso, senza dubbio, apparso per caso.

 

Questo rumore, questo parassita producono una fenditura, uno scarto, uno squilibrio, e la fenditura produce il rumore; il processo, intrattenuto, non si arresterà più alla svelta. Parte a cercare fortuna nel mondo. Essa può essere immensa o mediocre, o nulla. Il disordine locale attira l’ordine locale verso un’asimmetria.

 

Il parassita è un operatore, è un clinamen generalizzato.





Il tempo irreversibile del vivente inizia con l’introduzione di un parassita. Nella vicinanza comune di ciò che si chiama inerte e di ciò che si definisce vivente, un certo virus si riproduce in maniera parassitaria. Non è ininteressante che lo si sia battezzato fago. A seguito della classificazione e durante l’evoluzione il parassita è là, protozoo, metazoo, presente ovunque per mantenere la continuità del corso.

 

Le vacche che si mangiano le une con le altre, allineate sulla riva del Nilo, fanno scorrere il Nilo. E i fiumi di Babilonia. Esse portano il tempo a valle. Tempo di feste e di fame.




Il tempo irreversibile della storia inizia con l’introduzione dell’uomo parassita. Almeno a partire dall’agricoltura e dall’allevamento. Forse ancora prima, tra gli alberi, nessuno lo sa. Il tempo della storia è cominciato dal momento in cui una specie parassitaria nel senso dell’evoluzione si mette a intercettare messaggi e diventa parassita nel senso del software, dal momento in cui il senso della parola si completa, dal momento in cui l’animale mangia alla tavola dell’ospite, inventando di scambiare con lui il software del senso del suo nominare contro l’hardware.

 

Quando l’uomo diventa uomo per essere una pulce chiacchierona, un topo loquace o un fago che balbetta.




Torniamo ancora alla caduta bianca. Al vento della voce, al grido, al flusso aperto sonoro delle vocali. Invito o protesta, fiume unito, soffio laminare. Il linguaggio articolato comincia con l’inseminazione delle consonanti. Le consonanti sono le interruzioni della voce. La rottura, l’arresto, la biforcazione di questo flusso. Sì, le consonanti sono parassitarie. Esse bloccano il soffio, lo tagliano, l’interdicono, lo chiudono, lo fanno avanzare, l’aiutano, lo modulano. Esse sono ostacoli e aiutanti, come parassiti ordinari.

 

Moltiplicano le inclinazioni e gli angoli nel corso della voce, moltiplicano le barriere e le chicane, codificano, di colpo, codificano la stoffa bianca, moltiplicano il senso, di colpo, producono il senso. Le lingue articolate sono soffi parassitati. Come si diceva nell’età classica, la vocale è un’anima, cioè vento, la consonante è un corpo, ovvero un limite e la prigione temporanea dell’anima.




La vocale è aperta, la consonante muta è chiusa. Bisogna vedere la topologia del canale. Qualunque sia la sua forma, il passaggio è libero per la prima, costretto o ingombro per la seconda. La voce è imprigionata in una complicata burocrazia di intrighi, di sportelli. L’articolazione è un insieme di strozzature, le consonanti strozzano le voci. Esse le serrano.

 

Il parassita faceva la coda, la catena. È elemento qualunque di una catena qualunque. E ora fa ‘il goccia a goccia’. Στράγξ, la goccia, il flusso strozzato. Lo στραγγεῖον è un bisturi adatto per trarre il sangue, per intercettarlo, per interrompere il flusso, per captarlo.

 

La goccia è il fonema. Il flusso un po vischioso è deviato, costretto da chicane, da saracinesche, da semiconduttori a valvole temporaneamente chiuse o da luce molto stretta e, per queste torsioni, queste inclinazioni, queste strozzature, si distilla. Come se il fonema goccia fosse un’unità di strozzatura. Una vescica vuota. Stretta ai due margini, chiusa.




Le consonanti rendono peristaltica la progressione delle voci. L’articolazione è l’insieme dei nodi di interdizioni temporanee dove il soffio si comprime. Ogni lingua li distribuisce a suo modo. Ogni lingua è una inseminazione singolare, una distribuzione originale di parassiti. Basta, in teoria, cacciarli per ottenere una lingua universale, ed è per questo che la voce del Paracleto non è che un suono, o un vento. Vocale dell’uccello di fuoco.

 

Talvolta, i venti, i soffi, composti insieme, s’inclinano gli uni con gli altri senza intervento di valvole, di consonanti. Oui è una torsione, una treccia di voci. Un po’ libera, un po’ lenta, disfatta, senza l’angoscia della strozzatura. Oui, senza il pullulare dei parassiti. Oui, nel vento del Paracleto. Oui, la chioma turbolenta del fiume. Oui, finalmente, si schiude.




Alla tavola dell’ospite, si sforza di piacere, è invitato con questo scopo e in questo spirito. Il clima conviviale è cambiato per i suoi gesti, il suo balbettio e le sue smorfie; fa ridere; prende, dà, riprende, orienta la parola, comunica all’assemblea un piccolo grido caloroso, quello che ci assicura che siamo insieme. Senza di lui, la festa è solo un pasto freddo. Il suo ruolo è animare l’atmosfera, cattiva parola per dire ambiente, ma si impiegano qui solo parole nere, ambiente non essendo migliore.

 

Il suo ruolo è societario e perciò teatrale.

 

Talvolta professorale, qualche volta pastorale.

 

Un chierico a tavola fine parlatore, fa indovinare dove il comico ha preso Tartuffe. E perché lo si chiami così. Quando i parassiti pullulano, crescita fulminante se la minestra è buona, essi assicurano lo splendore degli evergeti (è questa, ancora, una buona parola?) o dei donatori generosi. Il ricco paga col vino delle legioni per cantare la sua grandezza. Nascita della pubblicità, suonate, trombe della celebrità. I loro applausi, con le mani magre, fanno il successo delle maschere e dei capi.

 

Con loro, la rappresentazione non è un fiasco.




Resta vero che non ci sono grandi uomini senza di loro. Ed è così, talvolta, che essi diventano grandi uomini, per essere esperti in questa strategia.

 

Egli entra nei corpi, infetta. Il suo potere infettivo si misura con la sua capacità di adattarsi a uno o a più ospiti. Questa capacità fluttua e la sua virulenza varia, insieme alla sua produzione di sostanze tossiche. Esse dormono, si esaltano, si esasperano, possono perdersi a lungo.

 

Come, perché?

 

Lo ignoriamo in generale, il nostro sapere si distribuisce su casi di specie. La parassitologia è un sapere esuberante e parcellizzato, a immagine dei suoi oggetti, un sapere locale, specifico, stavo per dire storico, almeno nel vecchio senso di storia naturale, dove il globale, bisogna dirlo, è deludente. Vi si può scoprire molto ancora, le sintesi concettuali vi sono disagevoli. Forse è una scienza più medica che biologica, in cammino verso la biologia.  Vi si conoscono alcuni  parassiti, la loro distribuzione, il loro ciclo, i loro effetti, li si può talvolta combattere efficacemente; si sa in generale che cos’è un parassita? Qual è, in generale, la sua azione fluttuante e variabile? 


PROSEGUE CON IL RESTO PER CIO' CHE AL MEGLIO PER OGNI SIMMETRIA LO ESPLICITA E COLLEGA AL REGNO OVE DIMORA 








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