CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
UN LIBRO ANCORA DA SCRIVERE: UPTON SINCLAIR

giovedì 10 settembre 2015

ALDIQUA' E ALDILA' (quale umana e spirituale condizione... Cosa è la Metafisica?) (1)

















Prosegue in:

Cosa è la Metafisica? (2)















Circa i Sentieri percorsi et braccati (con l'umano coraggio et ingegno da umil Perfetto)

(1)  &  (2)  &  (3)













… La notte teatro delle apparizioni, veicoli degli esseri celesti e infernali, è anche lo scenario cupo in cui scorrono attraverso il cielo i messaggi rossastri che annunciano il sangue delle battaglie…
Questi presagi, dai velocissimi asteroidi alla luna rossa alle stelle estemporanee e fuggitive, hanno una loro gerarchia nella potenza del messaggio, del simbolo, con un crescendo che tocca la punta più alta nel chiarore diffuso e forte dell’aurora boreale. Fenomeno nei tempi antichi astronomicamente inspiegabile, esso costituisce la violenza più temuta… dell’ordine divino e naturale delle cose: una luce larga che quasi trasforma la notte in giorno (la nera e scura notte ove il Tempo svela la tortura della vita dettare l’ortodossa dottrina ‘bianca o nera’ che sia…), capovolgendo la sequenza usuale che nello scorrere del tempo alterna la luce al buio (ancor oggi possiamo assistere angosciati e stupiti talvolta tumefatti a cotal segreto evento, ‘aurora’ di notte boreale incanto dell’affaticato palcoscenico di bianco vestito a torturare sovente lo stupore ed il candore riposato smarrito nella visione metafisica di altro intento ad annunciare e ‘battere’ l’inusuale e poco gradita presenza ad antichi Dèmoni discesi e convenuti alla terra prigionieri di una nuova e più strana natura…).




I chierici vedono in essa l’annuncio dell’imminente ‘Giorno del Signore’, quello, cioè che con la sua forza e giustizia avrebbe prevalso e vinto la malvagità degli uomini nell’estremo confronto fra la luce e le più nere ed oscure per quanto maligne ed arcane… tenebre… Come il giorno poteva irrompere nella notte, ed è, si badi bene, l’incrinatura più temuta nelle leggi della fisica e quindi del mondo, così la ‘metafisica’ della notte può – ed avviene spesso – (tutte le volte, cioè che l’uomo disattende la volontà della ‘stella affissa’ alla ‘parabola’ della vita; tutte le volte, cioè, che un Eretico pensiero disattente l’‘ortodossa’ disciplina; tutte le volte, nonché, il libero ingegno attesta una diversa e spirituale e forse più evoluta Natura… alla ‘fisica’ della vita torturata e smarrita…), sorgere improvvisa nel mezzo della giornata, quando si verificano eventi strani accadimenti giammai svelati, oppure, semplici ‘eclissi’ del dio Sole…




Si fa freddo improvviso lo sguardo smarrito e sudato, possibile che codesto dio può tanto? La mente percossa vacilla nell’esilio comandato, trema di fronte ad una nuova e più terribile evento divenuto paura, il satellite detto passa davanti toglie luce e calore, sino ad oscurarlo totalmente alla visibilità cui l’uomo alla ‘finestra’ attratto con nobile fiero coraggio… Tutti gli uomini in schiere composti cadono nel terrore mentre spira un vento gelido provenire dalle lontane steppe del Nord… Nelle grandi selve del nord gli uomini vedono la luna china sugli alberi fitti ed alti, sugli animali, sulla tutta la globalità della terra ammirata… Il suo chiarore la sua vista il suo ingegno sfiora le vaste brughiere a larghe chiazze…, l’erba…, i pochi alberi…
Nelle notti di plenilunio, la cavalcata di esseri demoniaci che si immagina trascorrere il cielo ha come sfondo questo paesaggio talvolta giallastro ma quantunque deserto giacché chiarore satellitare o forse solo… lunare…
La notte che arriva e scende presto in un mondo poco illuminato, soprattutto in certe stagioni dell’anno, è teatro di scene paurose, ma spesso aprono agli uomini visioni di gioia, o al contrario, (inspiegabile) ‘martirio’, a costituire, di frequente, l’accesso (se permesso… non siamo ancora ancorati al 1984 del millennio dopo giacché più evoluto…), il ponte, per il mondo ultraterreno: esseri ‘informi’ vestiti di bianco, profumati, che intonano melodie soavi, getti di luce incandescente mista a lampi di fumo, boati con formule strane e misteriose comandate dette e ripetute come strani e terapeutici intenti…, rompono la monotonia delle tenebre illuminandole di una luce vivissima che danza scalcia urla sale scende… e discende lasciando l’incredulo ‘villano’ dell’innominato Evo antico stupito trasalito smarrito…




…Scendono dal palcoscenico del cielo ed entrano nelle case dei… non ancor… morti (forse solo vivi), si accostano al letto battono il suono della spirituale presenza soprattutto nel momento la cui Anima è già in procinto di separasi dal corpo (non ha ancora fatto il dovuto testamento, il Notaro come al solito è testimone di altro e più ‘ortodosso’ intento…) ed è preparata alle visioni immateriali del mondo superiore, giacché il bianco fantasma rinnova il pendolo di un terrore antico. Materiale visione a smarrire l’Abisso innominato di chi affranto stupito e da un Dèmone rapito, almeno così dicono… (Salieri è sempre contento di cotal musica all’ora prima e terza della sua innominata e taciuta presenza…io certo non sono Mozart la fine non gradisco neppure cotal intento servito e condito…).




Le piatte e vaste brughiere del nord vivono improvvisamente nel cuore della notte la ‘fredda notte’ perenne guerra fra opposti spiriti… I morti scendono su questa immonda Terra per compiere un pellegrinaggio al sepolcro di un santo martire, vengono a pregare per la loro e sua anima (altrimenti la retta via per sempre smarrita la parola fuggita la Rima inquisita al tempo della loro e nostra comune ora…), ed i (presunti) vivi fanno Viaggi nell’aldilà contemplando la felicità dei beati, è come un andirivieni continuo da un mondo… all’altro, un’incessante  affiancarsi di vivi e morti cosicché il confine tra la vita e la morte è dunque tenue, varcato facilmente dall’una all’altra parte di una nebbia fitta quasi come una cortina…






ROSAURA


Ippogrifo violento
che hai galoppato in gara col vento
lampo privato della luce, uccello
senza colori, pesce senza squame,
e bestia senza istinto
naturale – come mai nel confuso
labirinto di queste nude rocce
hai trovato fuga, assillo e rovina?
resta al pari di Fetente
esempio per le bestie, in quest’altura;
ché io, senz’altra mèta
di quella che il destino m’ha assegnato,
cieca e disperata,
scenderò per l’aspra vetta
di quest’alto monte
che sotto il sole increspa la sua fronte.
Male accogli, o Polonia,
uno Straniero, se col sangue scrivi
il suo ingresso nella terra tua….

Non è fioca luce quella
Fugace esaltazione, esile stella,
che in tremuli languori
ma con repentini lampi e bagliori
tende al contrasto più tetro,
con lume incerto, il tenebroso anfratto?
E’ così che ai suoi riflessi
Riesco a distinguere, pur da lungi,
una prigione oscura
ch’è sepolcro a cadavere vivente;
e per mio maggior stupore
in abiti di (lupesca) belva giace
(e scorgo) un uomo,
carico di catene (e altri strani piccoli insetti),
e solo in compagnia d’una lanterna.
E poiché qui non c’è scampo,
da qui le sue sventure ascoltiamo
e ciò che dice udiamo. 
    

SIGISMONDO


Che sventurato e infelice son io!

Sapere, cieli, vi chiedo,












Nessun commento:

Posta un commento