Precedenti capitoli:
Volgersi al meglio.... (85)
Prosegue in:
La soluzione? Successiva al Tempio del Cielo (87)
Al sodalizio alessandrino di Ipazia e Sinesio, che durò forse due anni,
vengono attribuite certe ‘attività più sotterranee’ nell’ambito del platonismo.
Sinesio è da identificare con l’omonimo studioso della natura, inventore di uno
strano modello di alambicco e autore di un contemporaneo trattato di alchimia, che
riporta nel manoscritto la dedica ‘a un sacerdote del Gran Serapeo’. Due volte
nelle epistole Sinesio ripete che ‘la geometria è una cosa sacra’. Altrove parla
delle virtù della tetrattide, simbolo della numerologia
neoplatonica-neopitagorica di Giamblico, cui peraltro si ispira un sacro’ quanto
giovanile patto di studio fra quattro allievi di Ipazia. Se le allusioni al
segreto iniziatico contenute nell’‘Epistola a Erculiano’ possono essere indizio
di un insegnamento esoterico, nel ‘Dione’, dedicato a Ipazia, sono certamente
dissimulate ‘dottrine inviolabili’.
Il Tempo
l’avvolge come una piovra….
Tutto il
Tempo del mondo, passato, presente, futuro… tutto chiuso in un cerchio senza
centro o col centro in ogni luogo.
Il Tempo…
è un’invenzione!
Non c’è
passato né futuro!
E’ tutto
presente, scritto in ogni istante…
E la
morte non esiste!
Forse, è
solo un passaggio, una porta verso l’Infinto.
Solo una
porta…
Che porta
all’Eternità…. o al male della strana materia che Tempo era…
Il trattato ‘Sui Sogni è stato composto’ scrive Sinesio ‘tutto in una
notte, anzi nell’ultima parte della notte che mi portò quel sogno che mi
ingiunse di scriverlo,e in qualche momento, due o tre, mi sembrò di essere
quasi una terza persona,l’ascoltatore di me stesso’.
Oltre a Porfirio, Sinesio cita abbondantemente i ‘logia’, gli ‘Oracoli
caldei’:
Non inclinare al mondo Nera Luce
Sotto cui giace Abisso infido e informe,
oscuro tutt’intorno, rigurgito di Sporco,
pieno d’immagini, privo d’intelletto.
Tutto
galleggia in maniera irreale, in questo mondo del bene e del male!
Eccolo…
il mio libro perduto. Le mie parole di sapienza!
UNA VOCE:
Le treman
le mani!
Non
riesce quasi più a leggere…
Lo apre
dubbiosa!
Questo lo
strano indovinello:
Pur se
il male commesso non hai
Il
tempo dovrai servire
Espiare
colpe mai commesse
Chi
tremar fa l’altrui.…
Non
legge suscita umore
Sai
dirmi
qual
intelletto divenuto muscolo
privato
del retto Pensiero
muove l’altrui tamburo
senza
Verità aver fondato?
A pochi anni dalla rovina del Serapeo, gli ‘Oracoli caldei’ figuravano
tra i libri all’indice, il cui possesso espone(va) all’accusa di magia e faceva
incorrere nelle temibili sanzioni che avevano seguito l’editto di Costantino e preceduto quello
teodosiano: le leggi di Costanzo ‘contro stregoni eretici e indovini’ e di
Teodosio stesso ‘contro aruspici e maghi’. Se, come è stato scritto, ‘in tempi
turbolenti la matematica può essere una scienza pericolosa’, a quei tempi l’unione
di neoplatonismo e occultismo teurgico poteva costare la vita. E’ difficile in tutta l’età antica separare gli interessi scientifici ‘positivi’
dalla sfera dell’irrazionale. L’astronomia era un campo inseparabile da quello
dell’astrologia. Teone, ultimo docente a noi noto in via ufficiale del Museo di
Alessandria, personaggio di altissimo prestigio non solo tra i suoi
contemporanei ma ancora per tutto il millennio bizantino, aveva pubblicato uno
studio sulla nascita di Sirio, un altro ‘sui presagi, sull’osservazione degli
uccelli e sui gridi dei corvi’; altri, stando a Giovanni Malala, riguardavano
gli scritti ‘di Ermete Trismegisto e di Orfeo’, nella tradizione ermetica e
orfica, oltre che neoplatonica, aveva composto inni religiosi che celebravano gli astri.
Il Canone
Astronomico!
“Forse
hanno trovato la copia che si credeva perduta per sempre. Quella che fa della
mia vita semplicemente UNA VITA!”
UNA VOCE:
Consultazione
alla Biblioteca.
Ecco la strada
verso il Libro dei Libri.
Una copia
sola.
Non
svanita, non bruciata, non perduta.
Copiata
da un amanuense.
Un monaco
santo.
E
nell’anello un indovinello.
Stanza
zero.
Scaffale
Uno.
Piano
Secondo!
Eccolo!
Ipazia, come scrive il suo contemporaneo Filostorgico, ‘divenne molto
migliore’ del padre ‘soprattutto nell’arte dell’osservazione degli astri’. Che
abbia dispensato ai suoi più selezionati studenti ‘una dottrina esoterica in
margine ai programmi ufficiali’, che ‘l'insegnamento tecnico-astronomico di
Ipazia non fosse che un’ingannevole facciata al riparo della quale veniva
dispensata una rivelazione esoterica, questa sì veramente originale’, è apparso
evidente, fra gli altri, anch eal maggiore biografo di Sinesio. Ma l’astronomia
era, in effetti, più di una facciata. Uno dei ‘segreti’ dell’esoterismo pagano
era proprio l’identificazione degli dèi dell’olimpo politeista con i corpi
celesti e le costellazioni, e di qui la loro riducibilità a formule
matematiche. Il linguaggio universale della matematica e dell’astronomia,
praticato per primi, fra gli ellèni, dai pitagorici (e non a caso Ipazia viene spesso definita tale), aveva reso possibile fin da età remote il
globalizzarsi di quella che già gli antichi, e poi il moderno esoterismo, chiamano
la Tradizione: la circolazione delle stesse dottrine e conoscenze ancestrali, e
delle stesse figure astrali (numeriche, ‘divine’), dal nucleo della mitica sapienza
caldea sia verso occidente, in Asia Minore, in Grecia e forse anche più a
ovest, sia a oriente, fino all’India, nella cui antica mitologia e poesia epica
si scompongono e ricompongono, come in un gigantesco caleidoscopio, personaggi
divini e semidivini dai tratti simili a quelli dei miti greci.
Il Tempo
dice il mio
ed altrui
Borsellino
amico di
un rinomato Falcone
avvolge
come una piovra!
Tutto il
Tempo del mondo,
passato,
presente, futuro…
Tutto
chiuso in un cerchio
senza
centro o col centro
In ogni
loco!
E’
un’invenzione (non regna reato per ciò detto!)
Non c’è
passato né futuro...
E’ tutto
presente, scritto in ogni istante….
E la
morte non esiste!
Forse, è
solo un passaggio uno strano Tempio.
E
l’antico ritornello
Complice
dello strano (loro) Tempo…
Non
ripeto solo Introduco
a chi del Tempo in ogni luogo
con la
Sfera sua imperfetta
che
tutto il Potere dona
qual ‘evoluta’
padrona
Muove
per la dovuta Materia
“L’astronomia
è già di per sé una scienza più che degna, ma può servire ad ascendere a
qualcosa di più alto, può essere l’ultima tappa, io credo, verso i misteri
della teologia, una tappa a loro consona, poiché il corpo perfetto del
cielo ha la materia sotto di sé e il suo moto è stato equiparato dai più alti
filosofi all’attività dell’intelletto. Questa scienza procede alle sue
dimostrazioni in maniera incontrovertibile e si serve dell’aiuto della
geometria e dell’aritmetica, che non ritengo disdicevole chiamare retto canone
di verità”.
Come provano il contemporaneo fiorire della numerologia giudaica e la
persecuzione di Valente contro i ‘mathematici’, la natura tecnica dell’insegnamento
di Teone e Ipazia non solo non esclude ma avvalora l’interesse per la sfera dell’esoterismo
che furono praticati in un modo o nell’altro non solo nella scuola di Proclo e di Damascio...ma da quasi tutti i neoplatonici...
Tutto
galleggia in maniera irreale
In questo
mondo del bene e del male!
Ecco di
nuovo … il mio libro inquisito!
Le parole
di Sapienza…
Attendi e
Indovina!
E odi il
Mistero divenuto
Tutto
racchiuso
entro il
Tempo Suo
Astuto!
Muove
quel che qui taccio
E
fors’anche mai detto
Giacché
Prima del Tempo
e
dell’Universo Intero
Muove
l’indovinello
Spirale
di vita!
O cos’è
mai quello
Privato
del retto Pensiero?!
A te sarà
detto
Lo potrai
leggere doppo di questo!
(liberamente ispirato da M. R. Menzio
& S. Ronchey)
Perché
sei così idiota,
disse il
gatto alla trota
e tu
perché pensi di
esser un
lupo (rispose lei)
mentre
guardi la mia anima
che
nuota,
pensando
di cibarti con un sol
boccone
quanto il mio regno
che mai
affoga,
ma nuota
libero come una trota.
Perché io
son furbo disse
il gatto
risentito,
amico d’un
antico felino,
son bella
e intelligente
e tutti
mi voglion accarezzar la mente.
Io non
son bello
rispose a
lei anche l’uccello,
ma tutti
i cacciatori mi voglion braccare,
e forse
anche tu gatto di reame,
che
spesso con la volpe te ne vai
silenziosa
come la neve,
di me e
delle mie rime ti vuoi cibare.
Per cui
da questo ramo guardo la trota,
da cui un
giorno ebbi ad imparare.
Tu invece
felino di reame
zoppichi
con la volpe
tua sola
compare.
Vagando
in ogni angolo
di reame
convinta
or di
nuotare poi di volare.
Ma né l’uno
o l’altro dono
hai mai
imparato ad apprezzare.
Perché
non hai le ali per volare
e le rime
per nuotare.
E le rime
ti son nemiche
per
questo reame.
Soprattutto
quando vuoi convincere
la gente,
che la volpe è nemica
della tua
bramosia di regnare.
Ma siete
uniti nel cuore
e nella
mente
dalla
sola sete che dona
il potere!
L’arte di
comandare,
calunniare,
torturare,
e poi
anche...d’ammazzare non meno del rubare…
ogni
Verità divenuta eresia
…e rima
per questo grande reame.
Nessun commento:
Posta un commento