Precedenti capitoli:
Il mondo a 'roverso' (90)
Prosegue in:
Turner (92) &
Prode homo che corri (in)fermo (93)
I giorni tra gli iceberg trascorsero lentamente…
Stavo lassù nella cabina, sul ponte, oppure andavo a prua, o salivo in
plancia con il binocolo e l’album da disegno…
Gli iceberg erano come Frammenti che passavano galleggiando: una
geografia diversa, pensavo, da quella che avevo imparato leggendo e crescendo
(un panorama in cui pochi possono comprenderne la bellezza nascosta vera Natura delle cose in questo mondo a
riverso raccontato…).
Gli iceberg creano uno sconosciuto senso di spazio perché l’orizzonte
si ritrae da loro e il cielo ascende, dietro, senza linee di comprensione (e
dalla medesima ed uguale comprensione possiamo dedurre i comportamenti della
Materia assente al vero paesaggio della Natura, ma ora taci e ascolta!) E’
questa prospettiva che incuteva paura alle famiglie dei pionieri non meno dei
nuovi e vecchi esploratori e avventurieri. Ragion per cui come far comprendere
al dotto quanto all’ignorante suo servo ed allievo la bellezza se non
attraverso la metafora dell’Arte qual Natura intera?
Gli iceberg… dunque…
Quando l’artista scompare in un progressivo smarrimento di ‘ego’, e la
vera autrice dell’Opera detta è la Terra: la ‘luce’ è come una creatura, una
parte viva e integrante dell’intera scena! Il Paesaggio è luminoso, imponente,
reale! Cessa di essere semplicemente simbolico, come lo è in Europa.
…Al vertice del suo successo di pubblico e di critica, nel 1859, Frederic
Edwin Church, uno dei più eminenti luministi, s’imbarcò per il lago al largo
della costa di Terranova, voleva disegnare gli iceberg, i quali gli sembravano
la materializzazione della luce in Natura. I piccoli schizzi che aveva
realizzato dal vero hanno una meravigliosa intimità, Church rende tanto la
monolitica imperscrutabilità degli iceberg quanto l’aspetto logoro e tormentato
che hanno quando arrivano a sud, nel Mare del Labrador. Osservando attentamente
un disegno eseguito il primo di luglio, notai che Church vi aveva tracciato
sotto, a matita, le parole: ‘strano sovrannaturale’.
Il quadro ad olio che ricavò dagli schizzi fu chiamato ‘Gli iceberg’.
E’ così imponente che l’osservatore ha quasi la sensazione di potervi entrare,
com’era appunto l’intenzione dell’artista. In primo piano v’è uno zoccolo di
ghiaccio, parte di un iceberg che riempie quasi tutto il quadro e si erge
bruscamente sulla sinistra. A destra, lo zoccolo di ghiaccio inondato diventa
parte d’una grotta scavata dall’acqua. Al centro, nella distanza, c’è una baia
in bonaccia, che si apre sulle acque oceaniche più scure a sinistra, e queste
continuano verso un orizzonte tempestoso e altri iceberg più lontani. Sullo
sfondo, dall’altra parte della baia, domina un’alta muraglia di ghiaccio e di
neve che si estende completamente a destra del quadro. Nell’aria dell’oceano,
in alto, aleggia una nebbia ondulata. Le ombreggiature e le forme degli iceberg
sono tracciate con mano esperta ed i colori, per quanto leggermente abbelliti,
sono veri…
Vi sono due stranezze in questo paesaggio divenuto molto famoso, la
prima, quando fu presentato a New York il 24 aprile 1861, la reazione fu meno
entusiasta di quanto si aspettasse l’artista; ma ‘Gli iceberg’ differiva dal
resto delle sue opere per un dettaglio cruciale: non vi era traccia d’esseri
umani. Convinto di aver forse commesso un errore, Church riportò l’opera nel
suo studio e aggiunse in primo piano un rottame d’un naufragio, una parte
dell’albero maestro con la relativa coffa. Poi il quadro fu presentato a
Boston, dove non ebbe un’accoglienza migliore da quella ricevuta a New York.
Soltanto quando arrivò a Londra i critici e il pubblico si entusiasmarono. La
Gran Bretagna con la sua lunga storia di esplorazioni artiche apprezzava assai
più il soggetto dell’opera.
La seconda stranezza è che il quadro di Church ‘sparì’ per 116 anni.
Nel 1863 fu acquistato da Sir Edward Watkin, dopo la presentazione londinese, e
venne appeso nella sua tenuta presso Manchester, chiamata Rose Hill, quindi
venne ereditato dal figlio e fu poi venduto con il resto della proprietà; in
seguito fu donato alla vicina chiesa di Saint Wilfred, ma venne restituito a Rose
Hill perché di dimensioni troppo grandi. Prima del 1979 Rose Hill era diventata
un riformatorio; ‘Gli iceberg’, che era appeso senza cornice su una scala, era
stato firmato (impropriamente) da uno dei ragazzi del riformatorio (ignaro - ed
ignari - del valore che questo rappresentava, il riformatorio del resto è
anch’esso un ampio quadro in rappresentanza della propria società tradotta
anche in ‘socialità’; un aspetto cioè, altrettanto paesaggistico della società
qui dedotta e rappresentata, ma noi come l’artista volgiamo l’occhio al
Paesaggio astenendoci al riformatorio espressione di una determinata natura propriamente
umana….); ed i proprietari bisognosi di fondi per il riformatorio l’offrirono
in vendita; il quadro così tornò a New York ed il 25 ottobre 1979 fu venduto
all’asta per due milioni e mezzo di dollari, il prezzo più alto pagato per un
dipinto negli Stati Uniti sino a quel momento.
La decisione di aggiungere a ‘Gli iceberg’ l’albero maestro spezzato
attesta senza dubbio l’intuito commerciale di Church ma anche qualcosa di più
complesso: e questo giudizio è nel contempo troppo cinico e troppo semplicistico.
Per quanto ci sforziamo, in ultima analisi possiamo ricavare ben poco senso
dalla natura senza far ricorso a sistemi del genere. Sia che si tratti di
spoglie affermazioni della presenza umana come l’albero cruciforme di Church,
oppure degli strumenti intangibili e metaforici della mente, noi portiamo i
nostri mondi nei paesaggi che ci sono estranei (oppure i quali non comprendiamo
talché diventano orridi incomprensibili alieni pazzeschi…), allo scopo di
chiarirli ai nostri stessi occhi; è difficile che potremmo fare diversamente,
corriamo il rischio di trovare la nostra autorità finale nelle ‘metafore’,
anziché nella Terra. Indagare le complessità di un paesaggio lontano, dunque
significa provocare pensieri circa il proprio paesaggio interiore ed i paesaggi
familiari della memoria: la Terra ci sprona (assieme alla Natura che la
compone) a comprendere noi stessi.
Molti occidentali hanno pensato ad un confronto con le cattedrali
quando hanno cercato una metafora per gli iceberg, e credo che le motivazioni
siano più profonde delle ovvie corrispondenze delle linee e della scala. E’ una
cosa legata alla nostra passione per la luce (chi vive o vegeta nel torpore
della ‘materia’ poco o nulla comprende, scorge solo un iceberg ed una strana
Natura parente ed affine alla pazzia di una vita o un’opera malmente e
nebbiosamente descritta giacché per taluni il ghiaccio è solo ciò che affiora
da un bicchiere stracolmo di ciò che doppiamente s’intende per Vita…)…
…La convinzione del ‘loro’ tempo così sorseggiato e bevuto come un’aperitivo
al bar preferito ed assieme a lui la Terra senza prospettiva alcuna circa il
vero paesaggio dell’intera Natura, in attesa dell’ora di pranzo di un pasto
confermare la vera e sola certezza di conquista così con il ‘polo’ che ne deriva
imporre proprio alieno clima dell’uomo in ciò da cui evoluto (nella prospettiva
della nascita della Terra così come s’intende tal parola e non certo politica)
e privato della forma con cui si compone infinita Opera (per ciò che rettamente
intendesi Opera); questo il ‘magnetismo’ dedotto nella formula di ogni umana
ciclica prospettiva in metafora tradotta. Per propria limitata natura e volontà
di conquista l’uomo alieno non meno d’allora alla vista di qualsiasi ‘iceberg’
affiorare alla navigazione sicura per ogni avventura divenuta conquista; e chi
l’Opera osserva e conserva (in cotal ‘Church’ o ‘Galleria di Stampe’ proposta
oggi come ieri offerta) anche se non del
tutto compresa nella presunta aliena natura rappresentata, giacché si è sempre
abituati ad accompagnare ghiaccio al Dionisio o Bacco che sia, può solo - così
come la Storia dipinta o se preferite nella vera Natura inserita e da
quest’ultima ritratta, può solo, dicevo, null'altro che raffigurare e rappresentare nella
spirale in cui tratta la metafora della vita intera alla luce della vista
dedotta (per chi pensa vedere, dopo di ciò - infatti - definiremo il senso
propria della ‘vista’ e con essa il respiro che l’accompagna…, andremo a descrivere
il volo, il nuotare l’attraversare l’emigrare di chi senza parola ammirare godere e comporre cotal Opera incompresa…) e con
cui osservata, giacché non certo fortuna conosce e per sempre conoscerà tal
medesimo intento, solo per coloro che di vera luce s’intendono e con essa
l’Opera di ogni Natura ritrarre il profilo di un apparente Nulla galleggiare
verso un diverso mare, e con lui interi ecosistemi che ne derivano anche loro
alla deriva d’una cieca natura pretendere godere del dono della forza con cui
si compone la propria ed altrui vista…
Per chi certamente abituato a vedere galleggiare ben altri iceberg tal
dipinto non può comprendere e con lui l’intera Arte fin qui ritratta e scritta:
confinerà il quadro (e con essa lo scritto) ad una scuola - o se preferite - il
riformatorio con cui la corrotta natura umana compone l’arte d’ogni giorno, ed
in questo mondo ‘roverso’ sicuramente poco e nulla comprendiamo al
‘riformatorio’ in cui l’Arte della Vita costretta adornare eventi a noi
sconosciuti. Poco e nulla assisisi dentro questo quadro (nella Galleria delle
Stampe così come la vita…) circa l’opera riformata di questi artisti della
Parola, giacché con questa si distinguono e traggano aspirazione del loro genio
(per noi demenza), o al contrario, sfortuna e malata natura, sicché riprendendo
le parole dal medesimo intuito dell’autore proposto: “negli ultimi novant’anni (non
meno di pria) l’uomo europeo non meno dell’americano autore del quadro narrato,
non ha fatto altro che realizzare una manipolazione più complessa dei
materiali, un sorprendente dominio sui principi fisici della materia. Ci
lasciamo abbagliare dai semplici stili d’espressione. La nostra non è un’epoca
di ‘mistici’ (ma di adepti, di affiliati, di politici corrotti, di insana
economia, di principi deviati di falsi realizzatori… edificatori, economisti
banchieri e con loro tutti i manipolatori della vera Parola la quale anch’essa
da ugual principio ispirata: iceberg galleggiare Natura afflitta e perseguitata
in nome e per conto di una falsa democrazia per sempre celebrata… e
rappresentata…)…
…Come una ‘Vela al vento’ entro nel difficile merito di questo
capitolo, giacché il ‘confino’ narrato nel sofferto Viaggio visibilmente
osservato anche nella sovrapposta prospettiva comporre Opera di cui lo Spirito
prendere dovuta coscienza di quanto non visibilmente manifesto. Interpretare,
oppure tradurre, in più vasta armonia quanto contemplato ma talvolta non del
tutto decifrato dallo stesso ingegno il quale scompone l’immagine alla retina
affissa qual Panorama comporre Parola e con Lei più certa, e dicono anche,
interpretazione di quanto osservato.
Questa la lingua e scienza di un più probabile e certo Architetto.
Questa la sua Opera.
Questa la segreta sua Natura.
Questa l’incompresa Poesia dettare Rima o pennellata che sia…
all’invisibile via…
Così è mio compito in riferimento al disegno prospettato (o al
quadro come ora narrato) dar conferma di quanto precedentemente ed ora scritto:
infatti dall’invisibile dimensione narro e scrivo Parabola circa la vita, ed
anche se non letta né vista in questa ‘Galleria di stampe’ debbo
lasciare testimonianza della Verità accertata. Debbo cioè, così come il Tempo,
nascondere nella giara il sofferto papiro di cui spesso motivo di altrui
dissenso raccolto nell’incomprensione, di chi, pur ammirando ugual panorama non
ne decifra il contesto (il che purtroppo ancor peggio sicché il limite proprio
fa di ogni verità parabola e poi martirio) eccetto che per superiore e presunta
propria natura la quale possiede, o vorrebbe, tutto ciò che il Primo Dio
manifesta e crea, e di cui, chi pretende sovrintendere le condizioni del Tempo
imposto…, in realtà non ha ben compreso come la Spirale evolve in codesta
‘Gallerie di stampe’… infinita prospettiva: Natura donde dal Nulla tutto
evoluto e nel Nulla (apparente) tornato in quanto Nulla osservato più di quanto
il mondo nella ‘materia’ pensato e quindi accertato…
Certo non cosa semplice anche perché nel solitario mio cammino la
tela simile ad una prospettiva la qual comprende Logica e Fine dall’Architetto
(sovra)posta… Non facile come un semplice disegno riflesso di un Primo Pensiero
del panorama ammirato, giacché i piani si cui si sviluppa e svolge l’immagine
specchio di cui la vista la quale pian piano si profila richiede paziente
comprensione intesa nello Spirito nell’atto di osservare la propria Natura, in
quanto non sono certo io il pittore in questione, mi limito unicamente rivelare
intento in ciò che pensiamo vedere, giacché la ‘visione’ ultima rilevata,
evoluta nel Tempo…
Ed alla fine il vero Artista dell’Opera ha conferito Parola, non di facile
comprensione, come quando ignari della geologia navigammo o attraversammo la
cima (come il Polo narrato in cotal mondo roverso) non decifrando il graduale e
progressivo disegno manifesto circa la superficie cui la vista posta, ed anche,
le dinamiche le quali rilevano forma e consistenza...
La mia ‘Vela’ il qual vento sprona cotal ‘infinita’ Rima ora principia l’elemento qual Spirituale intento, giacché il male incarnato nella materia ha spezzato l’Albero ove ancorata la difficile rotta…, ed al bivio di questo Principio sono sempre un Eretico per nome e conto di Dio…
La mia ‘Vela’ il qual vento sprona cotal ‘infinita’ Rima ora principia l’elemento qual Spirituale intento, giacché il male incarnato nella materia ha spezzato l’Albero ove ancorata la difficile rotta…, ed al bivio di questo Principio sono sempre un Eretico per nome e conto di Dio…
…Ci troviamo al nostro esilio meditando quadri nuovi per codesta
‘Galleria di stampe’ giacché il modesto rifugio offre vista ammirevole, con il
telescopio ho pensato scrutare non solo la volta di cui si è soliti conoscere
le limitate o infinite prospettive relative al Tempo, ma anche medesimo profilo
comporre un’unica tonalità ben distribuita quale Universo di vita in multiforme
linee e colori graduati, in molte e fors’anche infinite, sfumature di un’unica
tonalità, quella per intenderci, la quale cura ogni male di cui la vista
afflitta in ciò che nominano vita… Ed assieme a quelli tutti i contesti che
danzano la propria Rima ben udibile e percepibile. Quindi innumerevoli quadri
godiamo da quando creato questo cielo alla terra inchiodato dalla linfa se pur
malata sempre nutrire lo Spirito e l’Anima di ciò cui l’Infinito specchio
dell’Universo e Prima Coscienza in lei e con lei evoluta (qualcuno potrebbe
rimproverare bestiale motivo degradato nell’ottica di una visione priva di
qualsivoglia contenuto e spogliata del pensiero ridotto ad uno stato
vegetativo; purtroppo nei tempi dell’odierna Parabola siffatta meditazione non
conosce prerogativa con la quale nasce la vita e questa nutre e dispensa in lei
la propria terapia, giacché questa [visione]concepita in medesima rivelazione
tratta al canone dalla materia dispensata ma anche questo argomento ripetuto...
e detto…)…
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