CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
UN LIBRO ANCORA DA SCRIVERE: UPTON SINCLAIR

sabato 24 febbraio 2018

GLI ICEBERG (91)











































Precedenti capitoli:

Il mondo a 'roverso' (90)

Prosegue in:

Turner (92)  &

Prode homo che corri (in)fermo (93)














I giorni tra gli iceberg trascorsero lentamente…

Stavo lassù nella cabina, sul ponte, oppure andavo a prua, o salivo in plancia con il binocolo e l’album da disegno…

Gli iceberg erano come Frammenti che passavano galleggiando: una geografia diversa, pensavo, da quella che avevo imparato leggendo e crescendo (un panorama in cui pochi possono comprenderne la bellezza nascosta  vera Natura delle cose in questo mondo a riverso raccontato…).

Gli iceberg creano uno sconosciuto senso di spazio perché l’orizzonte si ritrae da loro e il cielo ascende, dietro, senza linee di comprensione (e dalla medesima ed uguale comprensione possiamo dedurre i comportamenti della Materia assente al vero paesaggio della Natura, ma ora taci e ascolta!) E’ questa prospettiva che incuteva paura alle famiglie dei pionieri non meno dei nuovi e vecchi esploratori e avventurieri. Ragion per cui come far comprendere al dotto quanto all’ignorante suo servo ed allievo la bellezza se non attraverso la metafora dell’Arte qual Natura intera?

Gli iceberg… dunque…




Quando l’artista scompare in un progressivo smarrimento di ‘ego’, e la vera autrice dell’Opera detta è la Terra: la ‘luce’ è come una creatura, una parte viva e integrante dell’intera scena! Il Paesaggio è luminoso, imponente, reale! Cessa di essere semplicemente simbolico, come lo è in Europa.

…Al vertice del suo successo di pubblico e di critica, nel 1859, Frederic Edwin Church, uno dei più eminenti luministi, s’imbarcò per il lago al largo della costa di Terranova, voleva disegnare gli iceberg, i quali gli sembravano la materializzazione della luce in Natura. I piccoli schizzi che aveva realizzato dal vero hanno una meravigliosa intimità, Church rende tanto la monolitica imperscrutabilità degli iceberg quanto l’aspetto logoro e tormentato che hanno quando arrivano a sud, nel Mare del Labrador. Osservando attentamente un disegno eseguito il primo di luglio, notai che Church vi aveva tracciato sotto, a matita, le parole: ‘strano sovrannaturale’.

Il quadro ad olio che ricavò dagli schizzi fu chiamato ‘Gli iceberg’. E’ così imponente che l’osservatore ha quasi la sensazione di potervi entrare, com’era appunto l’intenzione dell’artista. In primo piano v’è uno zoccolo di ghiaccio, parte di un iceberg che riempie quasi tutto il quadro e si erge bruscamente sulla sinistra. A destra, lo zoccolo di ghiaccio inondato diventa parte d’una grotta scavata dall’acqua. Al centro, nella distanza, c’è una baia in bonaccia, che si apre sulle acque oceaniche più scure a sinistra, e queste continuano verso un orizzonte tempestoso e altri iceberg più lontani. Sullo sfondo, dall’altra parte della baia, domina un’alta muraglia di ghiaccio e di neve che si estende completamente a destra del quadro. Nell’aria dell’oceano, in alto, aleggia una nebbia ondulata. Le ombreggiature e le forme degli iceberg sono tracciate con mano esperta ed i colori, per quanto leggermente abbelliti, sono veri…

Vi sono due stranezze in questo paesaggio divenuto molto famoso, la prima, quando fu presentato a New York il 24 aprile 1861, la reazione fu meno entusiasta di quanto si aspettasse l’artista; ma ‘Gli iceberg’ differiva dal resto delle sue opere per un dettaglio cruciale: non vi era traccia d’esseri umani. Convinto di aver forse commesso un errore, Church riportò l’opera nel suo studio e aggiunse in primo piano un rottame d’un naufragio, una parte dell’albero maestro con la relativa coffa. Poi il quadro fu presentato a Boston, dove non ebbe un’accoglienza migliore da quella ricevuta a New York. Soltanto quando arrivò a Londra i critici e il pubblico si entusiasmarono. La Gran Bretagna con la sua lunga storia di esplorazioni artiche apprezzava assai più il soggetto dell’opera.




La seconda stranezza è che il quadro di Church ‘sparì’ per 116 anni. Nel 1863 fu acquistato da Sir Edward Watkin, dopo la presentazione londinese, e venne appeso nella sua tenuta presso Manchester, chiamata Rose Hill, quindi venne ereditato dal figlio e fu poi venduto con il resto della proprietà; in seguito fu donato alla vicina chiesa di Saint Wilfred, ma venne restituito a Rose Hill perché di dimensioni troppo grandi. Prima del 1979 Rose Hill era diventata un riformatorio; ‘Gli iceberg’, che era appeso senza cornice su una scala, era stato firmato (impropriamente) da uno dei ragazzi del riformatorio (ignaro - ed ignari - del valore che questo rappresentava, il riformatorio del resto è anch’esso un ampio quadro in rappresentanza della propria società tradotta anche in ‘socialità’; un aspetto cioè, altrettanto paesaggistico della società qui dedotta e rappresentata, ma noi come l’artista volgiamo l’occhio al Paesaggio astenendoci al riformatorio espressione di una determinata natura propriamente umana….); ed i proprietari bisognosi di fondi per il riformatorio l’offrirono in vendita; il quadro così tornò a New York ed il 25 ottobre 1979 fu venduto all’asta per due milioni e mezzo di dollari, il prezzo più alto pagato per un dipinto negli Stati Uniti sino a quel momento.




La decisione di aggiungere a ‘Gli iceberg’ l’albero maestro spezzato attesta senza dubbio l’intuito commerciale di Church ma anche qualcosa di più complesso: e questo giudizio è nel contempo troppo cinico e troppo semplicistico. Per quanto ci sforziamo, in ultima analisi possiamo ricavare ben poco senso dalla natura senza far ricorso a sistemi del genere. Sia che si tratti di spoglie affermazioni della presenza umana come l’albero cruciforme di Church, oppure degli strumenti intangibili e metaforici della mente, noi portiamo i nostri mondi nei paesaggi che ci sono estranei (oppure i quali non comprendiamo talché diventano orridi incomprensibili alieni pazzeschi…), allo scopo di chiarirli ai nostri stessi occhi; è difficile che potremmo fare diversamente, corriamo il rischio di trovare la nostra autorità finale nelle ‘metafore’, anziché nella Terra. Indagare le complessità di un paesaggio lontano, dunque significa provocare pensieri circa il proprio paesaggio interiore ed i paesaggi familiari della memoria: la Terra ci sprona (assieme alla Natura che la compone) a comprendere noi stessi.  

Molti occidentali hanno pensato ad un confronto con le cattedrali quando hanno cercato una metafora per gli iceberg, e credo che le motivazioni siano più profonde delle ovvie corrispondenze delle linee e della scala. E’ una cosa legata alla nostra passione per la luce (chi vive o vegeta nel torpore della ‘materia’ poco o nulla comprende, scorge solo un iceberg ed una strana Natura parente ed affine alla pazzia di una vita o un’opera malmente e nebbiosamente descritta giacché per taluni il ghiaccio è solo ciò che affiora da un bicchiere stracolmo di ciò che doppiamente s’intende per Vita…)…




…La convinzione del ‘loro’ tempo così sorseggiato e bevuto come un’aperitivo al bar preferito ed assieme a lui la Terra senza prospettiva alcuna circa il vero paesaggio dell’intera Natura, in attesa dell’ora di pranzo di un pasto confermare la vera e sola certezza di conquista così con il ‘polo’ che ne deriva imporre proprio alieno clima dell’uomo in ciò da cui evoluto (nella prospettiva della nascita della Terra così come s’intende tal parola e non certo politica) e privato della forma con cui si compone infinita Opera (per ciò che rettamente intendesi Opera); questo il ‘magnetismo’ dedotto nella formula di ogni umana ciclica prospettiva in metafora tradotta. Per propria limitata natura e volontà di conquista l’uomo alieno non meno d’allora alla vista di qualsiasi ‘iceberg’ affiorare alla navigazione sicura per ogni avventura divenuta conquista; e chi l’Opera osserva e conserva (in cotal ‘Church’ o ‘Galleria di Stampe’ proposta oggi come ieri offerta) anche se non del tutto compresa nella presunta aliena natura rappresentata, giacché si è sempre abituati ad accompagnare ghiaccio al Dionisio o Bacco che sia, può solo - così come la Storia dipinta o se preferite nella vera Natura inserita e da quest’ultima ritratta, può solo, dicevo, null'altro che raffigurare e rappresentare nella spirale in cui tratta la metafora della vita intera alla luce della vista dedotta (per chi pensa vedere, dopo di ciò - infatti - definiremo il senso propria della ‘vista’ e con essa il respiro che l’accompagna…, andremo a descrivere il volo, il nuotare l’attraversare l’emigrare di chi senza parola ammirare  godere e comporre cotal Opera incompresa…) e con cui osservata, giacché non certo fortuna conosce e per sempre conoscerà tal medesimo intento, solo per coloro che di vera luce s’intendono e con essa l’Opera di ogni Natura ritrarre il profilo di un apparente Nulla galleggiare verso un diverso mare, e con lui interi ecosistemi che ne derivano anche loro alla deriva d’una cieca natura pretendere godere del dono della forza con cui si compone la propria ed altrui vista…




Per chi certamente abituato a vedere galleggiare ben altri iceberg tal dipinto non può comprendere e con lui l’intera Arte fin qui ritratta e scritta: confinerà il quadro (e con essa lo scritto) ad una scuola - o se preferite - il riformatorio con cui la corrotta natura umana compone l’arte d’ogni giorno, ed in questo mondo ‘roverso’ sicuramente poco e nulla comprendiamo al ‘riformatorio’ in cui l’Arte della Vita costretta adornare eventi a noi sconosciuti. Poco e nulla assisisi dentro questo quadro (nella Galleria delle Stampe così come la vita…) circa l’opera riformata di questi artisti della Parola, giacché con questa si distinguono e traggano aspirazione del loro genio (per noi demenza), o al contrario, sfortuna e malata natura, sicché riprendendo le parole dal medesimo intuito dell’autore proposto: “negli ultimi novant’anni (non meno di pria) l’uomo europeo non meno dell’americano autore del quadro narrato, non ha fatto altro che realizzare una manipolazione più complessa dei materiali, un sorprendente dominio sui principi fisici della materia. Ci lasciamo abbagliare dai semplici stili d’espressione. La nostra non è un’epoca di ‘mistici’ (ma di adepti, di affiliati, di politici corrotti, di insana economia, di principi deviati di falsi realizzatori… edificatori, economisti banchieri e con loro tutti i manipolatori della vera Parola la quale anch’essa da ugual principio ispirata: iceberg galleggiare Natura afflitta e perseguitata in nome e per conto di una falsa democrazia per sempre celebrata… e rappresentata…)…






…Come una ‘Vela al vento’ entro nel difficile merito di questo capitolo, giacché il ‘confino’ narrato nel sofferto Viaggio visibilmente osservato anche nella sovrapposta prospettiva comporre Opera di cui lo Spirito prendere dovuta coscienza di quanto non visibilmente manifesto. Interpretare, oppure tradurre, in più vasta armonia quanto contemplato ma talvolta non del tutto decifrato dallo stesso ingegno il quale scompone l’immagine alla retina affissa qual Panorama comporre Parola e con Lei più certa, e dicono anche, interpretazione di quanto osservato.

Questa la lingua e scienza di un più probabile e certo Architetto.

Questa la sua Opera.

Questa la segreta sua Natura.

Questa l’incompresa Poesia dettare Rima o pennellata che sia… all’invisibile via…

Così è mio compito in riferimento al disegno prospettato (o al quadro come ora narrato) dar conferma di quanto precedentemente ed ora scritto: infatti dall’invisibile dimensione narro e scrivo Parabola circa la vita, ed anche se non letta né vista in questa ‘Galleria di stampe’ debbo lasciare testimonianza della Verità accertata. Debbo cioè, così come il Tempo, nascondere nella giara il sofferto papiro di cui spesso motivo di altrui dissenso raccolto nell’incomprensione, di chi, pur ammirando ugual panorama non ne decifra il contesto (il che purtroppo ancor peggio sicché il limite proprio fa di ogni verità parabola e poi martirio) eccetto che per superiore e presunta propria natura la quale possiede, o vorrebbe, tutto ciò che il Primo Dio manifesta e crea, e di cui, chi pretende sovrintendere le condizioni del Tempo imposto…, in realtà non ha ben compreso come la Spirale evolve in codesta ‘Gallerie di stampe’… infinita prospettiva: Natura donde dal Nulla tutto evoluto e nel Nulla (apparente) tornato in quanto Nulla osservato più di quanto il mondo nella ‘materia’ pensato e quindi accertato…




Certo non cosa semplice anche perché nel solitario mio cammino la tela simile ad una prospettiva la qual comprende Logica e Fine dall’Architetto (sovra)posta… Non facile come un semplice disegno riflesso di un Primo Pensiero del panorama ammirato, giacché i piani si cui si sviluppa e svolge l’immagine specchio di cui la vista la quale pian piano si profila richiede paziente comprensione intesa nello Spirito nell’atto di osservare la propria Natura, in quanto non sono certo io il pittore in questione, mi limito unicamente rivelare intento in ciò che pensiamo vedere, giacché la ‘visione’ ultima rilevata, evoluta nel Tempo…

Ed alla fine il vero Artista dell’Opera ha conferito Parola, non di facile comprensione, come quando ignari della geologia navigammo o attraversammo la cima (come il Polo narrato in cotal mondo roverso) non decifrando il graduale e progressivo disegno manifesto circa la superficie cui la vista posta, ed anche, le dinamiche le quali rilevano forma e consistenza...




La mia ‘Vela’ il qual vento sprona cotal ‘infinita’ Rima ora principia l’elemento qual Spirituale intento, giacché il male incarnato nella materia ha spezzato l’Albero ove ancorata la difficile rotta…, ed al bivio di questo Principio sono sempre un Eretico per nome e conto di Dio…

…Ci troviamo al nostro esilio meditando quadri nuovi per codesta ‘Galleria di stampe’ giacché il modesto rifugio offre vista ammirevole, con il telescopio ho pensato scrutare non solo la volta di cui si è soliti conoscere le limitate o infinite prospettive relative al Tempo, ma anche medesimo profilo comporre un’unica tonalità ben distribuita quale Universo di vita in multiforme linee e colori graduati, in molte e fors’anche infinite, sfumature di un’unica tonalità, quella per intenderci, la quale cura ogni male di cui la vista afflitta in ciò che nominano vita… Ed assieme a quelli tutti i contesti che danzano la propria Rima ben udibile e percepibile. Quindi innumerevoli quadri godiamo da quando creato questo cielo alla terra inchiodato dalla linfa se pur malata sempre nutrire lo Spirito e l’Anima di ciò cui l’Infinito specchio dell’Universo e Prima Coscienza in lei e con lei evoluta (qualcuno potrebbe rimproverare bestiale motivo degradato nell’ottica di una visione priva di qualsivoglia contenuto e spogliata del pensiero ridotto ad uno stato vegetativo; purtroppo nei tempi dell’odierna Parabola siffatta meditazione non conosce prerogativa con la quale nasce la vita e questa nutre e dispensa in lei la propria terapia, giacché questa [visione]concepita in medesima rivelazione tratta al canone dalla materia dispensata ma anche questo argomento ripetuto... e detto…)…

(B. Lopez & G. Lazzari simmetrici Sogni Artici in Eretici Viaggi tradotti)

(Prosegue...)

















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