CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
UN LIBRO ANCORA DA SCRIVERE: UPTON SINCLAIR

venerdì 22 gennaio 2021

RIFLESSIONI FILOSOFICHE (17)

 










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Prosegue con...:


Riflessioni Filosofiche (18)








Nel West americano del XIX secolo, a volte ai coloni veniva promesso tanto terreno quanto potevano coprirne cavalcando per un giorno: era il land grab, l’accaparramento della terra.

 

Noi pensiamo, in linea di principio, di poter possedere tutto ciò che le frecce dei nostri desideri, obiettivi e progetti possono coprire. Ciò che più importa nella vita - il significato della nostra vita - può essere afferrato grazie al talento, all’operosità e forse alla fortuna.

 

Questo potrebbe essere la felicità, o potrebbe essere uno scopo.

 

Si possono avere entrambi.




Ma Brenin (il mio Lupo) mi ha insegnato che non è così che vanno le cose con il significato della vita.

 

La cosa più importante della vita - il significato della vita, se è in questi termini che volete pensare – si trova esattamente in ciò che non possiamo avere.

 

L’idea che il significato della vita sia qualcosa che può essere posseduto è, ritengo, un retaggio della nostra avida anima scimmiesca.

 

Per una scimmia, avere è molto importante.

 

Una scimmia valuta se stessa in base a ciò che ha.




 Ma per un Lupo è cruciale essere, non avere.

 

Per un lupo ciò che più importa nella vita non è possedere una data cosa o una quantità di cose, ma è essere un certo tipo di lupo.

 

Tuttavia, anche se ammettiamo questo, la nostra anima scimmiesca cercherà subito di ribadire il primato del possesso. Essere un certo tipo di scimmia è qualcosa che possiamo sforzarci di ottenere. Essere un certo tipo di scimmia è solo uno dei tanti scopi che possiamo avere.

 

La scimmia che vogliamo essere è un obiettivo verso il quale possiamo progredire.

 

È qualcosa che possiamo realizzare, se siamo abbastanza in gamba, abbastanza operosi e abbastanza fortunati.




La lezione più importante e difficile da imparare nella vita è che le cose non stanno così.

 

La cosa più importante nella vita è qualcosa che non si potrà mai possedere. Il significato della vita si trova proprio in ciò che le creature temporali non possono possedere: i momenti.

 

È questa la ragione per cui per noi è così difficile individuare un significato plausibile della vita. I momenti sono l’unica cosa che noi scimmie non possiamo possedere. Il nostro possesso delle cose si basa  sulla cancellazione del momento: attraversiamo i momenti al fine di possedere gli oggetti dei nostri desideri.




Vogliamo possedere le cose cui diamo valore e che reclamiamo; la nostra vita è un unico, grande land grab.

 

Ed è per questo che siamo creature del tempo e non del momento, di quel momento che sfugge sempre dalle nostre dita pronte ad afferrare e dai pollici opponibili.

 

 Affermando che il significato della vita si trova nei momenti non sto riprendendo quelle superficiali prediche che ci esortano a ‘vivere nel momento’. Non raccomanderei mai di cercare di fare qualcosa d’impossibile. Piuttosto, l’idea è che ci siano alcuni momenti. Non tutti, certo, ma ci sono alcuni momenti. E nell’ombra di quei momenti scopriremo ciò che più importa nella vita.

 

Questi sono i nostri momenti più alti.




Senza dubbio l’espressione ‘momenti più alti’ può indurci in errore, orientandoci di nuovo in direzione di quella visione del significato della vita che dovremmo respingere.

 

Probabilmente pensiamo ai nostri momenti più alti in uno dei tre modi seguenti, tutti sbagliati.

 

Il primo modo è pensare ai nostri momenti più alti come a quelli verso i quali la nostra vita può progredire, momenti in vista dei quali le nostre vite stanno lavorando, momenti che possiamo raggiungere, se siamo abbastanza in gamba e operosi.

 

Ma i momenti più alti non sono il culmine della nostra vita, non sono la meta della nostra esistenza.




I momenti più alti sono disseminati lungo la vita.

 

Sono momenti sparsi nel tempo: le piccole onde create da un lupo che sguazza nelle calde acque estive del Mediterraneo. Siamo tanto condizionati a pensare che ciò che importa nella vita è la felicità - da noi intesa come sensazione di benessere - che ogni discorso sui momenti più alti porta inevitabilmente alla mente uno stato di piacere intenso simile al nirvana.

 

È il secondo modo di fraintendere ciò che voglio dire con ‘momenti più alti’.

 

In realtà i nostri momenti più alti sono raramente piacevoli. A volte sono i momenti più spiacevoli che si possano immaginare, i più bui della vita. I momenti più alti sono quelli in cui siamo al nostro meglio. E spesso ci vuole qualcosa di veramente orribile per farci essere al nostro meglio.

 

C’è un altro modo, più sottile e insidioso, ma altrettanto sbagliato, di pensare ai momenti più alti, e cioè ritenere che ci rivelino ciò che siamo davvero. Sono i momenti, crediamo, che ci definiscono. Nel pensiero occidentale c’è una persistente tendenza a immaginare il Sé o la persona come il genere di cosa che può essere definito.

 

Riecheggiando Shakespeare, declamiamo solennemente frasi come ‘Questo su tutto: fedeltà a te stesso’. Il che implica l’esistenza di un vero te stesso, nei confronti del quale puoi essere o meno fedele.

 

Dubito seriamente che le cose stiano così. 


(Prosegue...)








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