Le parole del padre:
‘Si sta
distruggendo la vita di cinque persone mi sento totalmente vuoto. È una cosa
ingiusta, perché togliere i bambini da un luogo dove c’è felicità, dove la
famiglia vive felice, nella natura. Non capisco perché, si sta distruggendo la
vita di cinque persone’,
…ha
dichiarato Nathan nell’intervista rilasciata a Il Centro.
L’uomo ha
raccontato la sofferenza dei figli e lo shock dell’allontanamento improvviso:
‘I bambini
hanno sofferto, tolti così velocemente da casa per andare a dormire in un posto
che non conoscono’.
Le motivazioni del Tribunale per l’allontanamento dei bambini Nel provvedimento del Tribunale per i minorenni de L’Aquila si specifica che la decisione non riguarda il diritto all’istruzione, ma la tutela del diritto alla vita di relazione e della sicurezza dei minori. Il giudice ha evidenziato che l'isolamento può avere effetti negativi sullo sviluppo dei bambini e che le condizioni dell'abitazione non garantivano adeguati standard di sicurezza e salubrità.
L’ordinanza richiama inoltre il rifiuto dei genitori di consentire verifiche e controlli sanitari e segnala anche la diffusione pubblica di immagini e dati dei minori come comportamento ritenuto inadeguato. Infine, sul piano educativo, il Tribunale rileva che i genitori non avrebbero fornito la documentazione necessaria per l’istruzione parentale, tra cui la dichiarazione annuale al dirigente scolastico e la validazione ministeriale dell’attestato di idoneità della figlia maggiore, ritenendo dunque insufficiente la prova della regolarità del percorso scolastico domestico.
IL PROBLEMA (FIRMA LA PETIZIONE)
Loro sono
Catherine e Nathan, vivono nel bosco insieme agli amatissimi tre figli e alcuni
amatissimi animali. Catherine e Nathan sono inglesi, si sono trasferiti in un
bosco in Abruzzo perché amano l’Italia e gli italiani. Non mangiano gli
animali, vivono liberi, sani e felici insieme ai loro tre figli. O meglio,
erano liberi e felici fino a poco tempo fa, prima che il sistema mettesse gli
occhi sulla loro famiglia. Catherine e Nathan non sono poveri, non vivono in
condizioni precarie, hanno semplicemente fatto una scelta.
‘Per i
nostri figli volevamo una vita diversa e abbiamo deciso di vivere nel bosco.
Vogliamo vivere qui, con i nostri bimbi e i nostri animali’.
Persone di
buon cuore che non fanno nulla di male ma che rischiano di essere schiacciate
dal sistema...
Il sistema sta ingiustamente perseguitando questa meravigliosa famiglia e minaccia di portare via i loro figli! Hanno già tolto la patria potestà a questa mamma e questo papà e a breve decideranno se portare via i loro figli, ma con quale diritto?
Con quale
diritto si permettono di toccare questa famiglia?
Giù le mani
dalla famiglia che vive nel bosco!
Il loro caso ha ricevuto un’ampia copertura mediatica in Italia, con oltre 33.000 persone che hanno firmato una petizione online per chiedere alle autorità di consentire alla famiglia di continuare a vivere isolata nella natura selvaggia.
‘Persone di
buon cuore che non hanno fatto nulla di male ma che rischiano di essere
schiacciate dal sistema’ - si legge nella petizione – ‘Il sistema sta
perseguitando ingiustamente questa meravigliosa famiglia e minaccia di portarle
via i figli!’
La casa di
famiglia è una vecchia fattoria con acqua di pozzo, una stufa a legna e un
bagno esterno a impatto zero, con elettricità autoprodotta da pannelli solari.
Birmingham e Trevallion, che hanno acquistato il sito remoto nel 2021, allevano diversi animali da fattoria e coltivano frutta e verdura biologiche. I bambini sono stati istruiti a casa e prima di essere presi in custodia sono stati descritti dai media italiani come felici e sani. Il loro caso venne alla luce nell'autunno dell'anno scorso, dopo che tutti e cinque i membri della famiglia dovettero essere ricoverati in ospedale perché erano stati avvelenati dai funghi.
Parlando al
quotidiano romano Il Messaggero giovedì sera, Trevallian ha dichiarato che
intendeva portare una valigia piena di vestiti puliti alla sua famiglia
venerdì, poiché erano riusciti a portare solo lo stretto necessario per una
notte.
‘Chi separerebbe mai una famiglia con bambini piccoli se non hanno fatto nulla di sbagliato?’
…ha
affermato Trevallion
‘Credo che
questa misura sia il prodotto di un sistema orribile che danneggia le persone
che vivono onestamente’.
Una vicenda
dai contorni complessi e profondamente umani sta scuotendo l’opinione pubblica:
tre bambini di età compresa tra i sei e gli otto anni, cresciuti in un rudere
isolato tra i boschi del Vastese, in provincia di Chieti, sono finiti al centro
di un’indagine della Procura minorile dell’Aquila.
L’accusa è quella di “grave pregiudizio” nei confronti dei minori, ma dietro questa storia si nasconde una realtà ben più articolata, dove si scontrano due visioni opposte del mondo: da un lato la tutela dei diritti dei bambini, dall’altro il desiderio di vivere liberi, immersi nella natura e lontani dalle regole della società moderna.
Il caso è
emerso nell’autunno del 2024, quando l’intera famiglia fu ricoverata in
ospedale a causa di un’intossicazione da funghi raccolti nel bosco. Durante il
successivo sopralluogo dei carabinieri, l’abitazione in cui vivevano apparve in
condizioni precarie: un rudere fatiscente, privo di acqua corrente, luce
elettrica e qualsiasi comfort. Nessuna connessione con il mondo esterno, né
televisione, né internet, e soprattutto nessuna scuola.
Dopo le dimissioni dall’ospedale, la segnalazione ai servizi sociali fu inevitabile. Gli operatori, nelle relazioni inviate alla Procura, descrissero un contesto di forte isolamento, in cui i bambini non avevano accesso né all’istruzione né a regolari controlli sanitari. A preoccupare maggiormente è stato il rifiuto dei genitori di qualsiasi tipo di intervento istituzionale: nessuna disponibilità a trasferirsi in un’abitazione più idonea, nessuna apertura verso l’iscrizione scolastica o la frequentazione di centri educativi.
La coppia,
tuttavia, difende con fermezza la propria scelta. Il loro stile di vita,
spiegano attraverso il loro legale, non nasce da disagio o emarginazione, ma da
una decisione consapevole.
‘È una scelta di vita – ha dichiarato il difensore – mirata a preservare il legame autentico tra uomo e natura. Non ci sono violenze, né situazioni di degrado morale o economico. I genitori sono autosufficienti e i bambini stanno bene’.
Secondo la
Procura, però, il benessere materiale non basta. L’assenza di istruzione e di
cure mediche regolari rappresenta una violazione dei diritti fondamentali dei
minori, che hanno diritto a crescere in un ambiente sano, stimolante e sicuro.
Per questo è stato richiesto un intervento urgente: l’affidamento temporaneo
dei tre piccoli e una limitazione della responsabilità genitoriale, in attesa
di ulteriori accertamenti.
La famiglia, dal canto suo, sostiene il principio dell’ “un-schooling”, una filosofia educativa alternativa che rifiuta l’istruzione tradizionale, puntando invece su un apprendimento libero e spontaneo, guidato dalla curiosità naturale dei bambini. In Italia, però, l’obbligo scolastico è sancito per legge, e il rifiuto totale dell’istruzione formale è considerato una violazione.
Il caso,
ora nelle mani della magistratura, apre un dibattito che va oltre la cronaca
giudiziaria. Fino a che punto è lecito spingersi in nome della libertà
personale e delle scelte educative? E dove comincia, invece, la responsabilità
dello Stato nel garantire ai bambini un futuro equo e consapevole?
(PROSEGUE CON IL LUOGO DELLA NATURA DELL’ESSERE)
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