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...Studia per ogni
bestemmia detta con la complicità divenuta preghiera.
Ridevi così
all’invisibile strofa mentre lo spirito acquista nuova vista sì che la tua rima
concime di vita, mentre contrasta lo spirito dell’invisibile stagione non
ancora venuta, rinasce e narra la storia a te per sempre celata (e giammai
riconosciuta) per ogni violenza compiuta…
Ecco il mistero di
questa immonda eresia: tu cerchi il calore della vita all’albero della tua
ultima venuta, io vago nel freddo senza Tempo dell’opera taciuta e la vista
coglie lo spirito (prigioniero) della vita in ogni opera che tu pensi compiuta…
perché scritto nella materia della tua visibile (e Seconda) natura…
Rimase immobile nel
ricordo racchiuso nel sogno della linfa specchio di una foglia, lui che fu
privato ed ingannato della vita ora con una corda è trascinato lungo la via,
lui che non voleva morire e donava solo memoria, ora su un fuoco dovrà patire il rogo per tutte le vite
di troppe eresie all’ombra di uno stretto cortile che conta l’ora della fine.
Lui che indicò il
pensiero ad ogni illustre o stolto forestiero, lui che indicò la via quando il
caldo soffocava l’ora e il sudore di un ricordo antico scendeva goccia a goccia
da un viso d’improvviso impietrito, come una paura raccolta da una fuga
agitata, un frutto, ricordo di un sogno interrotto: stanchezza che sa’ di paura
taciuta poi una sete agitata, un attimo
di salvezza ed il pensiero torna vivo nell’invisibile frescura di un ombra
scura…: il viandante risorge alla sua nuova natura… Solo un incubo raccolto da
una fatica dura, Prima anima racchiusa nello specchio di un lenta tortura
prigioniera di una Seconda natura…
Lui che parlava come
una rima racchiusa all’ombra della sua poesia, ora tagliano e deturpano ogni
suo frammento, immobile ed eterno nell’apparenza di un tronco di legno non
ancora sepolto al fuoco dell’architettura nominata vita, lui come un fante in
questa guerra ora è trascinato via… a miglior vita…
Mi ricordo di loro
in questo momento senza Tempo, in questo grande albergo, ma sono solo uno
Straniero come una foglia al vento di un lungo inverno coperto di neve, chi mi
vede ha la strana visione o forse solo illusione, ma per taluni è assoluta
certezza, di un pazzo vicino ad un bosco, immobile come una preghiera del Tempo
privato della parola.
Immobile e coperto
di neve in questo specchio di Tempo riflesso nell’ora nominata Autunno,
calendario di una antica litania che vorrebbe essere vita, certezza costretta ed ancorata ad un lento
patimento all’urlo ingordo di una bufera che spazza e cancella ogni cosa perché
così è la storia, lasciando solo cenere al vento perché lo scheletro anche privato
di ogni foglia è troppo bello esposto a quel tormento, ed ugual viandante al
fresco di un primaverile ricordo rimembra il sogno al suo cospetto divenire
silenzioso rispetto.
Mira la stessa via
ed il pensiero muta in preghiera fors’anche invisibile eresia: un poeta ad
ugual vista divenne profeta, un viandante mutò la sua seconda natura, un boia
seppellì la sua corda, un soldato depose la sua spada e contemplò di nuovo la
vita, un prigioniero mi narrò l’intera sua via quando il ramo spezzò la cima
della corda che lo teneva stretto alla soffocata vita, una donna cercò l’amore
scoprendo la foglia della sua ugual natura, un bambino trovò il seme
dell’intera sua esistenza divenne nuovo profeta, un affamato mi accarezzò un
ramo e io appagai la fame della sua venuta, un prete bigotto, invece, lo spezzò
per farne un bastone, poi accese un fuoco con decisione: dalla fiamma di quel
ricordo divenne cacciatore e ad una strega fanciulla senza più onore rubò la
segreta natura mentre quella gridava nella violenza taciuta del suo dolore…
foglia caduta…
Anch’io feci la
stessa sua fine e lo scheletro della prematura sepoltura non allieta neppure la
vista dell’ingorda natura, strada nuda che all’ombra del mio ricordo ora non
matura più il sogno, ed il volgo muta la sua Prima Natura racchiusa nella
visibile materia che trasuda invisibile onda: un traliccio color acciaio dove
un mare agita e smuove ogni ricordo… nella falsa certezza nominata parola… rima
di un falso progresso in nome del mio patimento, morire a stento foglia
bruciata all’onda del vento…
Ora l’Inverno della prematura fine della Natura si
avvia al convento della Storia, sempre la stessa, certo più brutta e volgare
della semplice e povera foglia, ma grazie a quella ogni pensiero compie la sua
lenta evoluzione e all’ombra del fumo della falsa dottrina ogni morte si
avvicina. Un frammento di neve mi sussurra nella pagina della sua nuova venuta
una strofa una rima, simmetria della vita, mi narra la strana avventura entro
la carne nominata vita perché....
(Prosegue...)
(Prosegue...)
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