Prosegue in:
L'Autunno (22)
Precedenti capitoli:
Il Mouseion (20)
In ogni Autunno il compito non stava nel
raccogliere la legna e destinarla al normale componimento che ci dona la
stagione del Tempo (questo il segreto dello Sciamano del bosco…).
In quel dì di
Novembre la preghiera è di altra natura.
Gli spiriti vanno
raccolti affinché le voci assieme ai loro ricordi non rimangano muti. In verità
sono rinati in nuovi elementi che ora raccontano l’infinita strofa.
La sinfonia della
vita… non vista…
Questa eresia
strana, che solo a raccontarla potrebbe essere bruciata come una pianta, un
tronco, un ramo secco, va narrata per la gloria celata a cui la verità è stata
per sempre condannata.
Il grande
componimento della vita ora inizia la sua vera rima. E quando la neve scende ad
imbiancare la vallata, il vecchio albergatore la saluta con una preghiera mai
raccontata.
Immobile rimane a
contare le ore come apostolo di una diversa dottrina: come uno Sciamano
contempla e parla alla Terra. Il Tempo è assente in quel lungo dialogo, perché
ogni frammento e fiocco di neve è come un nuovo albero risorto. Ogni foglia di
nuovo narra la sua infinita storia perché ognuna diversa dall’altra. Ogni
albero raccoglie la rima come il grande Tomo della vita. Ogni fiocco di neve
torna al suo principio: cade nello stesso identico posto dove ha dimorato una
Primavera e una Estate intera.
Nulla per il vero è
morto.
E quando rimango
immobile ad udire tutto quel silenzio, quel rumore di vita pronta a morire per
poi rinascere nel suo infinito dire, tanti segreti apprendo e prego… tanti
frammenti in quell’invisibile Universo…
Anni dopo, per mio
diletto, fotografai il loro volto, per scoprire come ogni anima ha un disegno
perfetto: una bellezza delicata raccolta in ogni pagina come una strofa
imprigionata nel destino nominato vita.
Una musica strana di
cui ascolto e odo ogni singola nota.
La compongo per il
diletto di questa storia segreta… eretica preghiera…
Ho atteso la loro
rima come un uomo strappato dalla vita e gettato in un sogno, e da quella
poesia… non riesce più a farne ritorno. Quella vita da loro narrata e vissuta
non è figlia di questo frammento di Tempo raccolto e bruciato come l’anima a
cui si vuole purgare un peccato mai consumato.
Per questo ho atteso
con apprensione, ora che la vita domina un villaggio nominato progresso, il
ritorno di ogni elemento a cui il loro misero Tempo destina il fuoco delle ore.
A cui la creazione destina il fuoco che allontana ogni tremito, come fosse il
freddo della morte a cui non sanno dare un nome.
Forse perché vivono
nell’illusione della vita.
Forse perché vivono
l’illusione dell’Inverno.
Forse perché hanno
paura della morte.
Così come dicevo,
quando arriva l’Autunno mi raccolgo vicino al bosco, e quando la neve lenta si
posa su ogni foglia dell’albero della vita e ne imbianca la cima, io ascolto la
voce che si fa’ rima…
Ascolto e leggo il
libro della vita.
Non provo freddo… e
parlo con il vento.
Non provo
solitudine, odo tante voci come se la sala del mio vecchio albergo fosse rinata
entro il mio invisibile Tempo.
Prima non riuscivo
più ad udire verbo nella stagione del loro incompreso Tempo, ora ascolto ogni
frammento, ogni proponimento, ogni pensiero del Primo Dio risorto.
La sala in quel
momento senza Tempo è colma di tutti gli ospiti di questa eterna nostra
avventura, la vestono con i nuovi colori della loro invisibile natura. Ora che
il Tempo trema entro la sua strana ora, una cella fredda, una sala scaldata dal
fuoco della passione entro il mito nominato istinto, temono la verità soffocata
dal vino…, mentre adoro e parlo con Dio.
La sala ora si
adorna, è l’Autunno che accende ogni colore come una stella che muore del
proprio dolore, ed i colori, quando la linfa della stagione forma la strofa di
un’altra vita, danno illusione di una morte sospesa… mentre la neve adorna il
ricordo e simmetrico disegno non scorto si posa in ugual ramo di una morte
prematura.
(Prosegue...)
(Prosegue...)
Nessun commento:
Posta un commento