Prosegue in:
Perle di vetro fuori e dentro l'Universo (2)
“Quando ero bambino
e abitavo nella casa di mio Padre e mi dilettava della ricchezza e dello
splendore di coloro che mi avevano allevato, i miei genitori mi mandarono
dall’Oriente, nostra patria, con le provviste del Viaggio. Delle ricchezze
della nostra casa fecero un carico per me: esso era grande, eppure leggero, in
modo che potessi portarlo da solo… Mi tolsero il vestito di gloria che nel loro
amore avevano fatto per me, ed il manto di porpora che era stato tessuto in modo
che si adattasse perfettamente alla mia persona, e fecero un patto con me e lo
scrissero nel mio cuore perché non lo potessi scordare: ‘Quando andrai in
Egitto e ne riporterai l’Unica Perla che giace in mezzo al mare, accerchiata
dal serpente sibilante, indosserai di nuovo il tuo vestito di gloria e il manto
sopra di esso, e con tuo fratello, prossimo a noi in dignità, sii erede nel
nostro regno’ ".
Qual è il significato (ed intendo disquisire con tutti coloro che lo
abbiano letto) della Perla?
La risposta a tale questione determina anche il significato della
storia nel suo insieme. E’ facile rispondere alla questione, come particolare
mitografico.
Nel glossario del simbolismo gnostico ‘Perla’ è una delle metafore
fisse per ‘Anima’ nel senso soprannaturale (ed aggiungo: in senso metafisico visto che
ci addentriamo ad un coro a due voci, intendesi per Eretica ragione e fisica
dimensione quella entità posta prima ed eterna all’Universo ad immagine di un
più probabile Dio e Pensiero riflesso nel Cosmo a Lui Straniero. Violare
[l’Anima] è come profanare non più il guscio della propria consistenza ed
appartenenza - precedente alla presunta o accertata e desunta genetica - ma
altresì la Prima eterna quanto
disconosciuta sua Natura; giacché, se Kant procede nella sua [e successivamente altrui] visione
possiamo rispondere, con ugual arguzia e logica filosofica, che la presunta
verità accertata è impropria a qualsivoglia terrena o solo bestiale
disquisizione circa la spirituale Dimensione, superiore e precedente all’opera
divenuta Parola o ‘verso’ che sia [non certo Poesia], giacché, quando l’eterna
consistenza in simmetrica Rima disquisiva, l’Universo ancora non rivelato o
appena rilevato nel ‘verso’ di apparente
ed istruita parola qual essa sia nella materia scomposta; così provare a
postulare consistenza entro o fuori la suddetta, appare più un miserevole
operetta di cui verificarne metro e misura nel limite dell’opposta deficienza
di alta e superiore appartenenza… di cotal natura posta).
Il termine perciò lo si può intendere quale nome segreto che un termine
chiaro di quell’enumerazione; e inoltre sta in una categoria a sé perché
sottolinea un aspetto particolare, o
condizione metafisica, di quel principio trascendente. La ‘Perla’ è
essenzialmente la Perla perduta e che deve essere ricuperata. Il fatto che la
perla è racchiusa in un guscio ‘terreno’ ( il testo in verità e per il vero
riporta ‘animale’…) ed è nascosta nel profondo può essere stato tra le
associazioni di idee che in origine suggerirono l’immagine.
‘Chi attenta la perla attenta
Dio!’
Genesi dell’Operetta dal
‘superiore’ ingegno posta:
L’Universo era considerato il più perfetto esemplare di ordine e nello
stesso tempo la causa di ogni ordine riscontrato nelle realtà particolari, che
soltanto in gradi diversi si avvicinavano a quel Tutto di cui abbiamo ad
ammirare…
Inoltre, poiché l’aspetto sensibile dell’ordine, la sua principale
ragione interna è la bellezza, il Tutto in quanto ordine perfetto deve
possedere bellezza e razionalità al massimo grado… (ed infatti lo leggiamo
nell’Operetta posta ma rimembriamo anche ove composta tal Parola nel secolo
dopo ed ancora dopo…).
In verità questo Universo fisico circoscritto, indicato dal nome
‘cosmo’, era considerato un’entità divina e spesso chiamato addirittura dio, ed
infine persino il Dio. Come tale era naturalmente più di un sistema fisico, nel
senso in cui intendiamo ora il termine ‘fisico’. Come i poteri generativi,
creatori di vita della natura, segnalano la presenza dell’Anima, e la
regolarità eterna e l’armonia dei moti celesti rivela l’azione di una mente
ordinatrice, così il mondo deve essere considerato un tutto animato ed
intelligente e persino saggio.
Già Platone, infatti, sebbene non considerasse il cosmo come lo stesso
essere supremo, lo chiamava l’essere sensibile più alto, ‘un dio’ e ‘in verità
una creatura vivente con anima e ragione’. E’ superiore all’uomo, che non è
nemmeno la cosa migliore del mondo [ed in questo concordo]: i corpi celesti
sono migliori di esso, sia per la sostanza che per la purezza e fermezza
dell’intelligenza che attiva i loro moti.
…L’affermazione circa lo scopo, rilevato nella lettura di Cicerone nel
suo ‘De natura deorum’, ha un significato profondo. Stabilisce il legame tra
cosmologia ed etica, tra l’apoteosi dell’universo e l’ideale di perfezione
umana [nel quale Kant si diletta]: il compito dell’uomo è quello teoretico di
contemplare e quello pratico di ‘imitare’ l’universo; imitazione che viene più
pienamente spiegata: ‘imitando l’ordine dei cieli nella maniera e durata di
tutta la vita dell’uomo’ (Cicerone).
Dunque per il lettore cristiano non sarà fuori luogo ricordare che sono
i cieli visibili (non il cielo spirituale della fede) che fornisce il paradigma
dell’esistenza umana. Non si può immaginare un contrasto più significativo con
l’atteggiamento… Gnostico…
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