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Una passeggiata (Giacobbe lotta) (2)
Perciò se preferisce l'imitatio Christi......
Condannato all’isolamento, bandito dagli uomini, cerco rifugio nel
Signore, che è diventato per me un amico personale, spesso è corrucciato e
allora io soffro, e spesso sembra assente, occupato altrove, e io soffro anche
di più. Ma che mi dimostri indulgenza, e allora la vita m’è dolce, soprattutto
nella solitudine….
Un caso singolare m’ha portato in rue Bonaparte, la strada cattolica.
Abito di fronte all’Ecole des Beaux-Arts e, uscendo, cammino lungo un viale di
vetrine, dove le leggende di Puvis de Chavannes, le Madonne di Botticelli, le
Vergini di Raffaello mi guidano oltre rue Jacob, mentre le librerie cattoliche
con i loro messali e i libri di devozione m’accompagnano alla chiesa di
Saint-Germain-des-Prés.
Da quel punto in poi, i mercanti d’oggetti sacri formano una siepe di
Salvatori, di Vergini, d’Arcangeli, Dèmoni e Santi, con le quattordici Stazioni
della Via Crucis e il presepe di Natale, sul marciapiede di destra; a sinistra,
i libri d’immagini sacre, i rosari, le vesti e i vasi sacerdotali, fino a palce
Saint-Sulpice, dove i quattro leoni della chiesa, con Bossuet alla testa,
sorvegliano il tempio più devoto di Parigi.
Dopo aver passato in rivista questo repertorio della storia sacra,
entro spesso nella chiesa per attingere forza nella contemplazione della lotta
di Giacobbe con l’Angelo, di Eugene Delacroix. E’ una scena che mi fa sempre
riflettere e m’ispira pensieri empi, nonostante l’ortodossia del tema. E
uscendo di tra la gente inginocchiata, conservo l’immagine del lottatore che
resta ritto nonostante l’anca slogata.
Poi, oltrepasso il Seminario dei Gesuiti, questa specie di formidabile
Vaticano esalante effluvi incommensurabili di forza psichica, i cui effetti si
fanno sentire, secondo i teosofi. Eccomi arrivato a destinazione: il giardino
del…..
Poi la ‘via crucis’, e forse le quattordici stazioni!
Se non mi sbaglio…
Prima di cominciare, faccio segno di voler parlare, interrogare,
ottenere chiarimenti; la mia guida mi risponde con una semplice inclinazione
del capo che m’intima di parlare. E nello stesso momento lo sconosciuto mi
sposta, senza che si possa scorgere il minimo movimento o il minimo rumore; e
soltanto dirige verso di me il suo alone luminoso dal quale si diffonde un
profumo balsamico che mi gonfia il cuore e i polmoni, e mi incoraggia a
cominciare la lotta….
E io do avvio al mio interrogatorio:
“Sei tu che mi perseguiti da due anni; che vuoi da me?”.
Senza aprir la bocca, lo sconosciuto mi risponde con una specie di
sorriso d’una bontà sovrumana, di indulgenza e di urbanità.
“Perché m’interroghi, se tu stesso conosci la risposta?”.
E odo una voce interiore che risuona:
“Desidero elevarti a una vita superiore togliendoti dal fango”.
“Nato dall’argilla, creato dal fango, nutrendomi di melma, come potrò
liberarmi dal sudiciume se non con la morte? Uccidimi dunque! – Non vuoi?
Allora saranno i castighi che mi infliggerai, che agiranno da educatori. Ma
t’assicuro che le umiliazioni mi rendono orgoglioso, che il sacrificio dei
piccoli piaceri eccita la concupiscenza, il digiuno provoca la golosità che non
è il mio peccatuccio minore, la castità aguzza la lubricità, la solitudine fa
nascere l’amore per il mondo e i piaceri malsani, la povertà genera l’avarizia,
e le cattive compagnie alle quali mi destini mi fanno disprezzare gli uomini e
supporre che la giustizia sia mal amministrata.
Sì, spesso sembra che la Provvidenza sia mal informata dai satrapi ai
quali ha affidato il governo dell’umanità; che i suoi prefetti e sottoprefetti
si rendano colpevoli di malversazioni, di falsi, di accuse senza fondamento.
Così m’è capitato d’essere punito per peccati altrui; e sono stati
celebrati processi nei quali io non solo ero innocente ma fui il difensore
dell’equità e l’accusatore del crimine, eppure la condanna è toccata a me
mentre il colpevole trionfava!
Concedimi una domanda franca e diretta: è vero che alcune donne sono
state ammesse a governare? Lo crederei volentieri, tanto il regime attuale mi
pare provocatorio, meschino, ingiusto, sì ingiusto!
Ogniqualvolta ho difeso una causa equa e leale contro la più infame
delle donne, la donna fu assolta e io condannato.
Non vuoi rispondere!
Ed esigi da me ch’io ami i colpevoli, gli assassini delle anime, gli
avvelenatori degli spiriti, i falsificatori della verità, gli spergiuri!
NO, MILLE VOLTE NO!!
“O eterno, non odio io quelli che t’odiano?
E non aborro io quelli che si levano contro di te?
Io odio d’un odio perfetto; io li tengo per i miei nemici”.
Così parla il Salmista, e io aggiungo: Odio i malvagi come odio me
stesso!
E prego così: Punisci, Signore, coloro che mi perseguitano con menzogne
e atti ingiusti, come hai punito me quando fui ingiusto e menzognero!
HO BESTEMMIATO, adesso, ho offeso l’Eterno, il padre di Gesù Cristo, il
Dio dell’Antico e del Nuovo Testamento!
Un tempo ascoltava le obiezioni dei mortali, e permetteva che gli
accusati si difendessero…., perciò “Io dirò a Dio: Non mi condannare! Fammi
sapere perché contendi meco! Ti pare egli ben fatto d’opprimere, di sprezzare
l’opera delle tue mani e di favorire i disegni dei malvagi?
Sono rimproveri questi, sono accuse, che il buon Dio accetta senza
rancore, e ai quali risponderà senza far ricorso al tuono. Dov’è, il Padre del
cielo, colui che sapeva bonariamente sorridere alle follie dei figli e
perdonare dopo aver punito? Dove si nasconde, il padrone che temeva la casa in
ordine e ne sorvegliava i custodi, allo scopo di impedire le ingiustizie?
E’ stato destituito dal figlio, l’idealista, che non si occupa delle
cose di questo mondo? O ci ha consegnati al principe di questo mondo che si chiama Satana, quando ha......
(Prosegue...)
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