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Aldilà e aldiqua' quale...
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Paesaggi della paura (18/1)
I VIVI SON COME MORTI
ED
I MORTI SON PIU’ CHEVIVI
… La notte teatro delle apparizioni, veicoli degli esseri celesti e
infernali, è anche lo scenario cupo in cui scorrono attraverso il cielo i
messaggi rossastri che annunciano il sangue delle catastrofi…
Questi presagi, dai velocissimi asteroidi alla luna rossa alle stelle
estemporanee e fuggitive, hanno una loro gerarchia nella potenza del messaggio,
del simbolo, con un crescendo che tocca la punta più alta nel chiarore diffuso
e forte dell’aurora boreale. Fenomeno nei tempi antichi astronomicamente
inspiegabile, esso costituisce la violenza più temuta… dell’ordine divino e
naturale delle cose: una luce larga che quasi trasforma la notte in giorno (la
nera e scura notte ove il Tempo svela la tortura della vita dettare l’ortodossa
dottrina ‘bianca o nera’ che sia…), capovolgendo la sequenza usuale che nello
scorrere del tempo alterna la luce al buio (ancor oggi possiamo assistere
angosciati e stupiti talvolta tumefatti a cotal segreto evento, ‘aurora’ di
notte boreale incanto dell’affaticato palcoscenico di bianco vestito a torturare
sovente lo stupore ed il candore riposato smarrito nella visione metafisica di
altro intento e battere l’inusuale e poco gradita presenza ad antichi Dèmoni
discesi e convenuti alla terra prigionieri di una nuova e più strana natura…).
I chierici vedono in essa l’annuncio dell’imminente ‘Giorno
del Signore’, quello, cioè che con la sua forza e giustizia avrebbe
prevalso e vinto la malvagità degli uomini nell’estremo confronto fra la luce e
le più nere ed oscure per quanto maligne ed arcane… tenebre… Come il giorno
poteva irrompere nella notte, ed è, si badi bene, l’incrinatura più temuta
nelle leggi della fisica e quindi del mondo, così la ‘metafisica’ della notte può
– ed avviene spesso – (tutte le volte, cioè che l’uomo disattende la volontà della
‘stella affissa’ alla ‘parabola’ della vita; tutte le volte, cioè, che un
Eretico pensiero disattente l’‘ortodossa’ disciplina; tutte le volte, nonché, il
libero ingegno attesta una diversa e spirituale e forse più evoluta Natura…
alla ‘fisica’ della vita torturata e smarrita…), sorgere improvvisa nel mezzo
della giornata, quando si verificano eventi strani accadimenti giammai svelati,
oppure, semplici ‘eclissi’ del dio Sole…
Si fa freddo improvviso lo
sguardo smarrito e sudato, possibile che codesto dio può tanto?
La mente percossa vacilla nell’esilio comandato, trema di fronte ad una
nuova e più terribile evento divenuto paura, il satellite detto passa davanti
toglie luce e calore, sino ad oscurarlo totalmente alla visibilità cui l’uomo
alla ‘finestra’ attratto con nobile fiero coraggio… Tutti gli uomini in schiere
composti cadono nel terrore mentre spira un vento gelido provenire dalle
lontane steppe del Nord… Nelle grandi selve del nord gli uomini vedono la luna
china sugli alberi fitti ed alti, sugli animali, sulla tutta la globalità della
terra ammirata… Il suo chiarore la sua vista il suo ingegno sfiora le vaste
brughiere a larghe chiazze…, l’erba…, i pochi alberi…
Nelle notti di plenilunio, la cavalcata di esseri demoniaci che si
immagina trascorrere il cielo ha come sfondo questo paesaggio talvolta
giallastro ma quantunque deserto giacché chiarore satellitare o forse solo…
lunare…
La notte che arriva e scende presto in un mondo poco illuminato,
soprattutto in certe stagioni dell’anno, è teatro di scene paurose, ma spesso
aprono agli uomini visioni di gioia, o al contrario, (inspiegabile) ‘martirio’,
a costituire, di frequente, l’accesso (se permesso… non siamo ancora ancorati
al 1984 del millennio dopo giacché più evoluto…), il ponte, per il mondo
ultraterreno: esseri ‘informi’ vestiti di bianco, profumati, che intonano
melodie soavi, getti di luce incandescente mista a lampi di fumo, boati con formule
strane e misteriose comandate dette e ripetute come strani e terapeutici
intenti…, rompono la monotonia delle tenebre illuminandole di una luce
vivissima che danza scalcia urla sale e scende… e discende lasciando
l’incredulo ‘villano’ dell’innominato Evo antico stupito trasalito smarrito…
…Scendono dal palcoscenico del cielo ed entrano nelle case dei… non
ancor… morti (forse solo vivi), si accostano al letto battono il suono della
spirituale presenza soprattutto nel momento la cui Anima è già in procinto di
separasi dal corpo (non ha ancora fatto il dovuto testamento, il Notaro come al
solito è testimone di altro e più ‘ortodosso’ intento…) ed è preparata alle
visioni immateriali del mondo superiore, giacché il bianco fantasma rinnova il
pendolo di un terrore antico. Materiale visione a smarrire l’Abisso innominato
di chi affranto stupito e da un Dèmone rapito, almeno così dicono… (Salieri è
sempre contento di cotal musica all’ora prima e terza della sua innominata e
taciuta presenza…io certo non sono Mozart la fine non gradisco neppure cotal intento
servito e condito…).
Le piatte e vaste brughiere del nord vivono improvvisamente nel cuore
della notte la ‘fredda notte’ perenne guerra fra opposti spiriti… I morti scendono su questa immonda Terra per
compiere un pellegrinaggio al sepolcro di un santo martire, vengono a pregare
per la loro e sua anima (altrimenti la retta via per sempre smarrita la parola
fuggita la Rima inquisita al tempo della loro e nostra comune ora…), ed i
(presunti) vivi fanno Viaggi nell’aldilà contemplando la felicità dei beati, è
come un andirivieni continuo da un mondo… all’altro, un’incessante affiancarsi di vivi e morti cosicché il
confine tra la vita e la morte è dunque tenue, varcato facilmente dall’una
all’altra parte di una nebbia fitta quasi come una cortina…
…Gli uomini di chiesa spiavano nel mondo naturale i segni del castigo
divino, individuati nel turbamento dell’ordinario corso delle stagioni, nel
sopravvenire di fatti climatici perniciosi, freddo, siccità, strane piogge di
sabbia dal cielo, …terremoti…
Andrea di Bergamo non riesce ad immaginare che la mancanza di lealtà
del principe di Benevento nei confronti dell’imperatore resti impunita ed ecco,
che i fenomeni verificatisi nell’anno 871 e nell’872 sono da lui considerati
segni della collera divina, manifestazioni dell’ira e punizioni nello stesso
tempo: ‘…molti fatti strani si verificarono davanti agli occhi degli uomini. Il
vino, una volta fatta la vendemmia, appena versato nei tini divenne torbido,
ciò che noi diciamo ‘voltarsi’. Il giorno di Pasqua e poi (un millennio dopo),
il giorno dei Morti, sembrava fosse piovuta sabbia sugli alberi, sui cespugli e
le erbe, sui paesi’.
Poco tempo dopo, la brina, nelle pianure e nelle vallate, avrebbe
gelato i tralci delle viti e le foglie ancora tenere degli alberi nei boschi.
In agosto un nugolo impressionante di cavallette, venendo da est, si sarebbe
abbattuto sui campi del Veneto e della Lombardia, distruggendo i cereali:
avanzavano e calavano sulla terra compatte, perché, commenta Andrea citando un
passo della Bibbia, ‘le locuste non hanno un capo, ma nonostante ciò, volano in
schiere ordinate’.
La paura sollecitava le persone colte a fare considerazioni di lugubre
pessimismo in occasione della morte di importanti personaggi: il disordine
politico sarebbe scattato con estrema gravità subito dopo la morte
dell’imperatore Ludovico II, nell’875, sempre stando ad Andrea da Bergamo.
Così, segni paurosi, eclissi di luna o di sole, preannunciavano la scomparsa di
coloro cui erano affidati i popoli e la loro pace…
…Fatti naturali, come la pioggia mista a sabbia proveniente
dall’Africa, spesso di colore rossastro, terrorizzavano la gente comune e le
stesse persone colte, che vedevano in essi il volto sinistro della ‘materia’
piegata da Dio (il Dio della Genesi ovvero il Secondo Dio…) manifestare la sua
ira o a preannunciare gravi disagi per gli uomini. Le nuvole, che al tramonto
assumono forme e colori variabili, spesso fiammeggianti, erano ritenute
proiezioni di immagini di guerra e di morte nell’imminenza di scontri fra re
rivali o di incursioni di barbari. Nel cielo si scorgevano, così, cavalieri e
cavalli, armi scintillanti. Si arrivava ad udire il rumore di eserciti in
marcia…
…Il pessimismo degli uomini di chiesa, un’attitudine professionale
quasi, non deve certo farci immaginare quel mondo e quegli uomini così come essi
a forti tinte ce li hanno tramandati nelle loro cronache. La gente non viveva,
sotto l’assillo perenne del peggio, un’esistenza disperata: contadini e
artigiani, nobili e re accudivano ai loro compiti, senza il timore di fallire
ripetutamente. Sono i chierici che scelgono dai fatti, che non ci hanno
tramandato certamente con obiettività (anzi sovente falsando l’essenza stessa
della Memoria: Dio e Diavolo, certificando quanto nel Tempio contato, e, sottratto
al Dio Straniero di codesto loro piccolo creato), quelli che stanno loro a
cuore: i fatti rivelatori, nella loro perniciosa gravità, dei peccati degli
uomini e del conseguente castigo di Dio (ma confondendo delitto e castigo
sovente si commette il peggior sisma della Memoria, e con questa, ogni diversa
Verità ieri come oggi celata…).
Ma anche tenendo conto di una tale selezione e di una certa
esagerazione, non possiamo constatare che sia le calamità naturali, sia le
reazioni di paura serpeggianti fra il popolo erano frequenti. Del resto, un
mondo che l’uomo non riusciva a controllare non poteva essergli benigno più di
tanto. Le stesse credenze pagane – e qui gli uomini non c’entrano – rivelavano
nei loro contenuti un atteggiamento di paurosa sottomissione nei confronti
delle forze della natura. I contadini, quando la luna s’oscurava per eclissi,
l’aiutavano a riprendersi, suonando a viva forza trombe e agitando campanelli.
Temevano che, con la morte dell’astro che presiedeva alla vita vegetale e
animale, questa s’arrestasse. Essi, a modo loro, come i chierici a loro modo,
credevano dunque nella fine del mondo. Quella fine che – come Marc Bloch ha
giustamente osservato – terrorizzava ad intervalli di tempo più o meno lunghi
gli uomini, quando un fatto di particolare gravità aumentava il normale senso
di paura che sotto sempre covava e cova (ancor oggi…).
Quindi gli uomini di chiesa, allorché attribuivano anche agli altri la
paura della fine, non sbagliavano nella sostanza, anche se per essi, che
scrivevano, la fine era voluta da Dio (possiamo aggiungere in merito all’evento
tellurico rilevato e rivelato in riferimento agli odierni giorni, se questa
frattura, se questa deriva, se questa nuova evoluzione, non manifesti di per se,
oltre l’unità accertata dell’1 frammentato e per sempre rivelato, anche un velato diverso Pensiero e valore circa la Sua Parola
la Dottrina… il colore con il quale illumina il Secondo alla vista di un dolore
nella frattura compiuta… Quindi una certezza manifesta di non aver giammai
compreso Verbo Pensiero e immateriale Infinito con l’evento compiuto suscitare
paura ed abbattere il Tempio della sua parola donde custodita la Memoria, forse
solo disconosciuta disattesa imprigionata falsata mistificata…); un
Dio,
del resto, non molto diverso allora da una dèa materiale, ambigua e
misteriosa nelle sue manifestazioni come era la luna, simbolo di un mondo
naturale che offriva agli uomini una vita precaria ed insicura. La morte di un
pio personaggio, la discordia politica, il tradimento bastavano a far ritenere
che Dio volesse castigare il suo popolo – che spesso non era responsabile di
tali cose – infliggendogli il terrore della fine (semmai allo stesso suo popolo
possiamo constatare una forte miopia vicino alla cecità con la quale si è
soliti condividere e pensare la vita come da Lui immaginata… Anche nei limiti
propri della stessa ove il terremoto null’altro che la manifestazione della
‘forza’ con la quale la Natura ed ogni Natura… lotta in ragione della propria
sopravvivenza certezza e miglior evoluzione della stessa… Sempre e solo nella
materiale condizione dei limiti della stessa ‘rilevata’ ed ora non più ‘rivelata’,
in quanto il Desiderio e con lui lo Spirito è pur limite terreno nella crosta
nel quale la materia o la vita non può riflettere o solo immaginare se stessa…
E chi Infinito al Tempo pagherà sempre e solo con la vita il proprio destino:
sogno riflesso nello specchio e limite del Tempo e Spazio e con questi la
Memoria ivi custodita… Numerata contata e pregata con la certezza antica di una
forte cecità, che ora e per sempre, condizionerà la Superiore Vista… Giacché chi
si pensa con il dono di questa vedere e comprendere accompagnato alla presunzione in nome della ragione, in verità
e per il vero, opposto al Primo Pensiero e limitato, quindi, al circolo della
vista divenuto oculo di un Abisso profondo cerchio del materiale Tempo…).
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