Prosegue in:
Ciò che non muore..... risorge (2) &
Ciò che conta! (3)
I Frammenti qui raccolti sono prevalentemente il frutto del lavoro, dei
viaggi e dei discorsi fatti e continuo a fare da quando, nel Gennaio del 1965, divenni
senatore.
Al senato di questa grande nazione i problemi vengono trattati man mano che si presentano, e tutta la mia attenzione è ora rivolta a quel personaggio che occupa, democraticamente o meno, a seconda di come si ragiona ed accorda a questa retta condizione della medesima pensata, elevata condizione. Ragion per cui tutta la mia attenzione rivolta, giacché non del tutto privato della linfa non meno del democratico impegno, alla crisi di ogni momento ed avverso a chi di ugual principio abusa in nome e per conto di questo ed in cui l’evoluzione mi nomina difensore e custode.
Al senato di questa grande nazione i problemi vengono trattati man mano che si presentano, e tutta la mia attenzione è ora rivolta a quel personaggio che occupa, democraticamente o meno, a seconda di come si ragiona ed accorda a questa retta condizione della medesima pensata, elevata condizione. Ragion per cui tutta la mia attenzione rivolta, giacché non del tutto privato della linfa non meno del democratico impegno, alla crisi di ogni momento ed avverso a chi di ugual principio abusa in nome e per conto di questo ed in cui l’evoluzione mi nomina difensore e custode.
Perciò in tali e brevi Frammenti non intendo delineare nessuno schema
grandioso, nessun programma globale per la comune nazione o per il mondo, ma mi
limito ad esaminare e ad approfondire le nostre reazioni di fronte ai problemi
che ci stanno aggredendo con la maggiore urgenza e gravità se confrontati con
quanto assunto con pochi e sgrammaticati tratti di penna, chi la penna non
dovrebbe impugnare per medesime finalità ma pur in ragione di una certa e
diffusa alfabetizzazione ne fa uso ricorrente ed improprio confondendo
scrittura e cultura, lettura e sapere, business ed economia…
Proseguo…
Dalla fondazione della repubblica, da quando Thomas Jefferson, a
trentadue anni, scrisse la Dichiarazione di indipendenza, Henry Knox, a
ventisei, organizzò un corpo di artiglieria, Alexander Hamilton, a diciannove,
andò a combattere per l’indipendenza, e Rutledge e Lynch, a ventisette,
firmarono la Dichiarazione per la Carolina del Sud, ed ancora quando la Clinton
e poi Obama riformarono a ragione ciò di cui il mio intervento circa la
consapevolezza di una sanità ed assistenza per tutti, e quando quest’ultimo ha
maturato retta consapevolezza ed urgenza di un piano ecologico per le nostre ed
altrui ricchezze, ebbene…, mai giovane generazione di americani è stata più
brillante, più preparata, più intimamente consapevole di quella attuale.
Nel Peace corps, nel Northern student movement, in
Appalachia, sulle strade polverose del Mississippi e sugli stretti sentieri
delle Ande, questa generazione di giovani ha mostrato idealismo e un amor di
patria eguagliati in pochi paesi e superati in nessuno….
Si è tentati di far risalire alla guerra tutti i problemi della nostra
gioventù malcontenta; ma sarebbe un errore!
E non si può neppure far risalire la causa del malcontento a un
individuo, a un governo, a un partito politico; la diagnosi deve essere più profonda e più ampia.
Prendiamo per esempio la nostra economia, la stupefacente macchina
produttiva che, a conti fatti, ci ha resi più ricchi (ed ancora di più come qualcuno promette con pochi e sgrammaticati
tratti di penna - ma di quale comune ricchezza o difesa parla lascio alla
limitata visione associata al pressapochismo circa la stessa economia la quale
è cosa troppo seria per essere così infranta in ragione del comune principio
che fa’ di ogni uomo ‘ricco di mondo’ nella povertà nonché brevità del
contrario sottoscritto e nell'inganno firmato in nome della stessa [ricchezza]
offesa nella finalità di un principio privato: questione di miglior convenienza e veduta
a lunga scadenza - questa forse più retta scienza….) di qualsiasi popolo
nella storia, e che ci sostenta e ci mantiene tutti.
È una economia imprenditoriale, il che significa che la maggior
parte degli abitanti di questa grande nazione è occupata in qualche genere
d’affari. Era certamente giusto, anche se non molto edificante, quanto disse
Coolidge: “Gli affari dell’America sono gli affari”. Eppure sappiamo da una
recente ed ancor attuale indagine che solo ilo 12% degli studenti universitari
seniors desidera una carriera nel mondo degli affari o ritiene che questa
carriera possa essere degna e soddisfacente. Senza dubbio uno dei motivi è che
mentre le grandi aziende rappresentano un vastissimo settore della vita
americana, il loro ruolo nella soluzione dei problemi vitali del paese è
minimo.
Diritti civili, povertà, disoccupazione, igiene, istruzione, sanità
(sottolineo quest’ultimo argomento): ecco solo alcune gravi crisi di fronte a
cui l’intervento della classe imprenditoriale, con alcune
importanti eccezioni, è stato e continua ad essere molto inferiore
a quanto ci si potesse aspettare.
Possiamo prendere atto di talune eccezioni, ma indiscusso ed indubbio
che il mondo imprenditoriale nel suo complesso non ha raccolto la sfida per una
‘nuova frontiera’ della nazione, eccetto un diffuso dissenso che dalla
frontiera migrato verso l’uno e l’altro polo di questo mondo così maltrattato!
Naturalmente si può ribattere che il compito dell’imprenditore è il
profitto (è business dice il
‘quarantacinquesimo’ della lista…. degli imprenditori di certo non dei Padri
Fondatori giacché vi è notevole confine… tra quelli e questa limitata ‘ragione’),
che tentare di più vorrebbe dire fare meno di quanto è dovuto agli azionisti.
Ma, chiedono i giovani, che valore ha questa obiezione quando una sola azienda,
come la General Motors o un’altra
consimile conserva dei profitti annui superiori al prodotto nazionale di un
qualche paese del mondo? Per dei giovani educati da solidi principi
accompagnati da retti ideali e per i moralisti di ogni tempo, l’etica che
misura ogni cosa sulla base del profitto che se ne può ricavare è ancora più
sgradita!
Infatti hanno ben visto alti funzionari (nonché acclamati
ministri) delle nostre aziende ingannare elettori e democrazia e complottare
accordi non solo sui prezzi, ma anche sui principi su cui la democrazia siede e
presiede taluni incarichi e di cui la stessa dovrebbe tutelarci dall’opposto in
ragione della comune difesa, talché anche questa è divenuta business con cui
ingannare il popolo e non solo il giovane morto in una inutile guerra… in
difesa e per conto di questa democrazia ‘disdetta’…
E come dicevo…, questi giovani hanno visto alti funzionari delle nostre
più grandi aziende complottare accordi sui prezzi, complottare circa il
principio della verità affinché le loro stesse aziende ne potessero trarre il
maggior profitto ed illecito guadagno di cui inaffidabili soci in affari;
incontrandosi in squallide riunioni segrete per rubare qualche miliardo al mese
dalle tasche di milioni di cittadini e non solo americani!
Ci hanno visto mandare la gente in prigione perché in possesso di
marijuana, mentre ci rifiutiamo di limitare la vendita o la pubblicità delle
emissioni di gas nocivi che ogni anno uccidono migliaia di cittadini nel
mondo visto che il nostro paese nell’aspettativa di diventar ancor più ricco
grazie a questo impegno è quello che più inquina al mondo…
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