Precedenti capitoli:
Rime taciute (45)
Prosegue in:
La rasphuis (47) &
Psicopannichia ovvero: il sonno delle Anime (48)
Giaccio
medito e leggo…. Trovando diletto ed ispirazione simmetrica al libero mercato dettare l’antica legge senza principio e Dio… privando ognuno del ‘libero arbitrio’
mentre fuori ove un tempo l’alpe rimembrava estivo diversivo nominato
temporale, bombarda secchiate d’acqua talvolta grandine ed in questo principio
di Giugno attendiamo fors’anche la neve non più il Natale giacché nella
relativa polarizzazioni d’estremi il ‘nascituro’ nel caldo deserto ove fu è e
sarà omaggiato… nel peccato d’esser nato…
Qualcuno,
ma non il solo, in previsione del cambio della guardia dell’innominato Impero,
là ove regnava dottrina dall’ecologia imposta alla morale di miglior vita,
cogita un inverno glaciale comporre non certo nuovo credo, ma visione per più
ampia e maggior conoscenza di tutti quei fattori i quali siamo abituati a
trascurare nel valutare i cambiamenti climatici e con loro l’economia che ne
deriva, non dimenticando, però, la mano implacabile dell’uomo per quella corsa
a cui tutti soggetti e da cui il relativo ‘cambiamento’ che ne consegue;
cambiamento dell’assetto societario che l’autore del libro (per questi e futuri
‘rilievi’ e prossime considerazioni)
attesta grazie all’analisi e citazione del datato economista Polanyi, tra il
Sedicesimo e il Diciassettesimo Secolo…
Nelle
società premoderne, quelle di impianto feudale, l’impresa economica non è
finalizzata alla ricchezza e all’avanzamento sociale, ma serve a conservare un
certo status all’interno di una gerarchia pressoché dettata dalla nascita. Il
capitale sociale era più importante del capitale economico, infatti
l’economia dell’uomo, di regola, è
immersa nei suoi rapporti sociali. L’uomo non agisce in modo da salvaguardare
il suo interesse individuale nel processo di beni materiali, agisce in modo da
salvaguardare la sua posizione sociale, le sue pretese sociali, i suoi vantaggi
sociali. Egli valuta i beni materiali soltanto nella misura in cui essi servono
a questo fine.
Prosegue l’autore del libro (Blom): i contadini nascevano e vivevano
nelle proprietà e nei villaggi rurali, trasferendosi altrove solo quando le
guerre, le epidemie e le carestie li costringevano a fuggire. Anche nelle città
medievali i mercati e l’agire economico erano inquadrati da specifici contesti
sociali. I prezzi erano strettamente regolamentati e la concorrenza era ridotta
all’osso. Chi ambiva a svolgere un mestiere doveva appartenere ad una
corporazione che vegliava scrupolosamente sulla qualità dei suoi prodotti e
sulla sua condotta di vita, contribuendo a definirne i canoni. Per il tramite
delle corporazioni e dei loro rituali, come le feste o i ritrovi, le
processioni religiose, le messe e a volte perfino certe regole sanitarie,
l’attività economica si traduceva in identità sociale. Il clero e la nobiltà
soggiacevano a logiche non meno vincolanti. La proprietà fondiaria era un privilegio
esclusivo, tanto che in vari paesi europei cittadini e agricoltori potevano al
massimo prendere in affitto dei terreni e coltivarli, ma in nessun caso
acquistarli. La terra non era soggetta a dinamiche di compravendita: era il
fondamento dell’ordine feudale, alla lettera, e come tale rimaneva ‘extra
commercium’. Anche il diritto di possedere delle terre, però, si accompagnava a
restrizioni: in Francia, per esempio, i nobili erano esclusi dalle attività
commerciali. La trasformazione economica non fu del tutto graduale, ma simile
piuttosto alla metamorfosi di un bruco in una farfalla. Nelle società
strutturate per certi aspetti il capitale sociale e l’onore a fare di una
persona quello che era, non il guadagno inteso in termini finanziari e la mobilità
sociale. Blom, citando ancora Polanyi…
Il
guadagno e il profitto nello scambio non hanno mai prima svolto una parte
importante nell’economia e per quanto l’istituzione del mercato fosse
abbastanza comune a partire dalla tarda età della Pietra, il suo ruolo era
soltanto incidentale nei confronti della vita economica.
Nelle società premoderne, prosegue Blom, l’agire economico, ed in
particolare l’impresa mercantile, acquisiscono un peso via via crescente, anche
se non ovunque allo stesso ritmo… e citando ancora Polanyi…
Nel
sistema mercantile essi divennero una delle principali preoccupazioni del
governo, tuttavia non vi era ancora alcun segno del prossimo controllo della
società umana da parte del mercato….
Poi,
le cose sono andate e/o migliorando e/o peggiorando, dipende da tanti troppi
punti di vista in cui intervengono fattori storici religiosi ed economici in
una serie di congiunzioni in cui gli eventi climatici non sono da meno, anzi, i
principali elementi da cui le condizioni dell’uomo lungo il controverso suo
Sentiero compreso il relativo passaggio da una fase economica all’altra; in cui
la stessa (economia) stabilisce la lenta sua ascesa. Lo abbiamo visto e continuiamo
a monitorare tutti i giorni nell’assillante dibattito in cui le più forti economie
dettare le proprie ed altrui (comunitarie) condizioni nei patti sanciti. Non a
caso un tedesco da cui traggo spunto di riflessione, sino alla paradossale evento
posto dell’asservimento al lavoro da parte dell’uomo giustificato da un intero
credo (prima religioso, come vedremo, poi politico). Non pongo ulteriori
commenti in un strato di Secolo non del tutto tramontato, coniugandolo non solo
alla caratteristica di un popolo e ciò che ne consegue, ma anche alla
paradossale comica condizione - e per certi aspetti drammatica - che tale
aspetto susciterà e culminerà nel secondo grande conflitto bellico, uno dei
tanti di cui la Storia, l’intera Storia colma nella tragicommedia della vita.
Ma tornando alle ‘bombarde’ d’acqua che spesso suscitano il clamore oppure economica
indifferenza, bisogna pur affermare che, era glaciale a parte, questi ragazzi
affogati e molto spesso privi di lavoro costretti oggi non meno di ieri alla
ferrea ‘dottrina’ e ‘disciplina’ del
‘rasphuis’ (di cui fra breve accenneremo in tutta la sua tragica comicità), per
essere così come un Tempo costretti a sopravvivere oppure affogare in un
progressivo precipitare a bombarda d’inaspettata violenza. Ove medesima acqua
annegare ogni decisione e con essa libero arbitrio circa modi e tempi d’affrontare
ugual economica prospettiva o intero traguardo d’una vita. Certo tornare
all’èra che fu e più non è e mai sarà, potrebbe suonare un’utopia senza via
di sopravvivenza senza via di scampo per tutti coloro che sono e saranno
costretti a pedalare nella propria o altrui cantina, ma anche riesaminare i
principi regolatori (anche dell’idraulica pedalata) come il sottoscritto ha pur
fatto con tutto ciò che comporta per l’indiscussa eresia qual verità negata. Regolatori
dello Spirito quanto dell’Anima-Mundi in cui cogita e/o pensa cogitare (almeno
che uno o più soggetti non si rinchiudano in medesima cantina) e in cui ognuno
può tranquillamente aspirare ad una più sana e snella pedalata ai confini della
Terra albergata senza per questo regredire ad un evo (con tutti i suoi difetti)
troppo antico per essere solo appena capito in tutte le sue sfumature e ugual
credo che fanno dello Spirito il vero principio. Purtroppo le contraddizioni
non meno dei paradossi albergano, come direbbe il buon Guenon, in tutta quella
mancanza di sana e vera conoscenza in cui il mercato aspira al pari del
calvinista, in quella sana terapia e progressiva discesa nella cantina del ‘rasphuis’
andando involontariamente a nutrire e foraggiare proprio ciò cui combattono ma
involontariamente saziano…
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