CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
UN LIBRO ANCORA DA SCRIVERE: UPTON SINCLAIR

martedì 5 giugno 2018

IL LAVORO GRADITO A DIO ovvero: la rasphuis (46)






































Precedenti capitoli:

Rime taciute (45)

Prosegue in:

La rasphuis (47) &















Psicopannichia ovvero: il sonno delle Anime (48)



















Giaccio medito e leggo…. Trovando diletto ed ispirazione simmetrica al libero mercato dettare l’antica legge senza principio e Dio… privando ognuno del ‘libero arbitrio’ mentre fuori ove un tempo l’alpe rimembrava estivo diversivo nominato temporale, bombarda secchiate d’acqua talvolta grandine ed in questo principio di Giugno attendiamo fors’anche la neve non più il Natale giacché nella relativa polarizzazioni d’estremi il ‘nascituro’ nel caldo deserto ove fu è e sarà omaggiato… nel peccato d’esser nato…

Qualcuno, ma non il solo, in previsione del cambio della guardia dell’innominato Impero, là ove regnava dottrina dall’ecologia imposta alla morale di miglior vita, cogita un inverno glaciale comporre non certo nuovo credo, ma visione per più ampia e maggior conoscenza di tutti quei fattori i quali siamo abituati a trascurare nel valutare i cambiamenti climatici e con loro l’economia che ne deriva, non dimenticando, però, la mano implacabile dell’uomo per quella corsa a cui tutti soggetti e da cui il relativo ‘cambiamento’ che ne consegue; cambiamento dell’assetto societario che l’autore del libro (per questi e futuri ‘rilievi’ e  prossime considerazioni) attesta grazie all’analisi e citazione del datato economista Polanyi, tra il Sedicesimo e il Diciassettesimo Secolo…

Nelle società premoderne, quelle di impianto feudale, l’impresa economica non è finalizzata alla ricchezza e all’avanzamento sociale, ma serve a conservare un certo status all’interno di una gerarchia pressoché dettata dalla nascita. Il capitale sociale era più importante del capitale economico, infatti l’economia  dell’uomo, di regola, è immersa nei suoi rapporti sociali. L’uomo non agisce in modo da salvaguardare il suo interesse individuale nel processo di beni materiali, agisce in modo da salvaguardare la sua posizione sociale, le sue pretese sociali, i suoi vantaggi sociali. Egli valuta i beni materiali soltanto nella misura in cui essi servono a questo fine.

Prosegue l’autore del libro (Blom): i contadini nascevano e vivevano nelle proprietà e nei villaggi rurali, trasferendosi altrove solo quando le guerre, le epidemie e le carestie li costringevano a fuggire. Anche nelle città medievali i mercati e l’agire economico erano inquadrati da specifici contesti sociali. I prezzi erano strettamente regolamentati e la concorrenza era ridotta all’osso. Chi ambiva a svolgere un mestiere doveva appartenere ad una corporazione che vegliava scrupolosamente sulla qualità dei suoi prodotti e sulla sua condotta di vita, contribuendo a definirne i canoni. Per il tramite delle corporazioni e dei loro rituali, come le feste o i ritrovi, le processioni religiose, le messe e a volte perfino certe regole sanitarie, l’attività economica si traduceva in identità sociale. Il clero e la nobiltà soggiacevano a logiche non meno vincolanti. La proprietà fondiaria era un privilegio esclusivo, tanto che in vari paesi europei cittadini e agricoltori potevano al massimo prendere in affitto dei terreni e coltivarli, ma in nessun caso acquistarli. La terra non era soggetta a dinamiche di compravendita: era il fondamento dell’ordine feudale, alla lettera, e come tale rimaneva ‘extra commercium’. Anche il diritto di possedere delle terre, però, si accompagnava a restrizioni: in Francia, per esempio, i nobili erano esclusi dalle attività commerciali. La trasformazione economica non fu del tutto graduale, ma simile piuttosto alla metamorfosi di un bruco in una farfalla. Nelle società strutturate per certi aspetti il capitale sociale e l’onore a fare di una persona quello che era, non il guadagno inteso in termini finanziari e la mobilità sociale. Blom, citando ancora Polanyi…

Il guadagno e il profitto nello scambio non hanno mai prima svolto una parte importante nell’economia e per quanto l’istituzione del mercato fosse abbastanza comune a partire dalla tarda età della Pietra, il suo ruolo era soltanto incidentale nei confronti della vita economica.

Nelle società premoderne, prosegue Blom, l’agire economico, ed in particolare l’impresa mercantile, acquisiscono un peso via via crescente, anche se non ovunque allo stesso ritmo… e citando ancora Polanyi…

Nel sistema mercantile essi divennero una delle principali preoccupazioni del governo, tuttavia non vi era ancora alcun segno del prossimo controllo della società umana da parte del mercato….

Poi, le cose sono andate e/o migliorando e/o peggiorando, dipende da tanti troppi punti di vista in cui intervengono fattori storici religiosi ed economici in una serie di congiunzioni in cui gli eventi climatici non sono da meno, anzi, i principali elementi da cui le condizioni dell’uomo lungo il controverso suo Sentiero compreso il relativo passaggio da una fase economica all’altra; in cui la stessa (economia) stabilisce la lenta sua ascesa. Lo abbiamo visto e continuiamo a monitorare tutti i giorni nell’assillante dibattito in cui le più forti economie dettare le proprie ed altrui (comunitarie) condizioni nei patti sanciti. Non a caso un tedesco da cui traggo spunto di riflessione, sino alla paradossale evento posto dell’asservimento al lavoro da parte dell’uomo giustificato da un intero credo (prima religioso, come vedremo, poi politico). Non pongo ulteriori commenti in un strato di Secolo non del tutto tramontato, coniugandolo non solo alla caratteristica di un popolo e ciò che ne consegue, ma anche alla paradossale comica condizione - e per certi aspetti drammatica - che tale aspetto susciterà e culminerà nel secondo grande conflitto bellico, uno dei tanti di cui la Storia, l’intera Storia colma nella tragicommedia della vita. Ma tornando alle ‘bombarde’ d’acqua che spesso suscitano il clamore oppure economica indifferenza, bisogna pur affermare che, era glaciale a parte, questi ragazzi affogati e molto spesso privi di lavoro costretti oggi non meno di ieri alla ferrea ‘dottrina’ e  ‘disciplina’ del ‘rasphuis’ (di cui fra breve accenneremo in tutta la sua tragica comicità), per essere così come un Tempo costretti a sopravvivere oppure affogare in un progressivo precipitare a bombarda d’inaspettata violenza. Ove medesima acqua annegare ogni decisione e con essa libero arbitrio circa modi e tempi d’affrontare ugual economica prospettiva o intero traguardo d’una vita. Certo tornare all’èra che fu e più non è e mai sarà, potrebbe suonare un’utopia senza via di sopravvivenza senza via di scampo per tutti coloro che sono e saranno costretti a pedalare nella propria o altrui cantina, ma anche riesaminare i principi regolatori (anche dell’idraulica pedalata) come il sottoscritto ha pur fatto con tutto ciò che comporta per l’indiscussa eresia qual verità negata. Regolatori dello Spirito quanto dell’Anima-Mundi in cui cogita e/o pensa cogitare (almeno che uno o più soggetti non si rinchiudano in medesima cantina) e in cui ognuno può tranquillamente aspirare ad una più sana e snella pedalata ai confini della Terra albergata senza per questo regredire ad un evo (con tutti i suoi difetti) troppo antico per essere solo appena capito in tutte le sue sfumature e ugual credo che fanno dello Spirito il vero principio. Purtroppo le contraddizioni non meno dei paradossi albergano, come direbbe il buon Guenon, in tutta quella mancanza di sana e vera conoscenza in cui il mercato aspira al pari del calvinista, in quella sana terapia e progressiva discesa nella cantina del ‘rasphuis’ andando involontariamente a nutrire e foraggiare proprio ciò cui combattono ma involontariamente saziano…



















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