Precedenti capitoli:
Psicopannichia (48)
Prosegue in:
La favola delle api (50) &
Il fiore e l'universo (con dedica al dio budha) (51)
Secondo quanto alcuni opinano, la origine della nozione di doppia anima
sarebbe non filosofico-ellenica ma misterica-orientale.
La dottrina della duplicità dell’anima che abbiamo visto (e
continueremo a vedere) comparire potrà ricordare a molti dottrine gnostiche e
soprattutto manichee. E’, ad esempio, noto che S. Agostino scrisse un
trattatello ‘De duabus animabus contra Manicheos’ in cui critica un’opinione di
questo tipo. Non si coglie, comunque, dal discorso di Agostino che i manichei
difendano due anime nella stessa persona e contemporaneamente. Il citato Dodds
afferma, in uno studio sulle fonti di Plotino, che l’idea fu difesa dai
manichei….
UNA PRIMA
ANIMA
La contraddizione tra gli ideali borghesi in gestazione e un bisogno
molto concreto di potere e benessere emerge con evidenza dallo studio delle
biografie di molte figure dell’epoca e particolarmente indicativo è il caso di
John Locke (1632-1704).
In una sua opera ‘Due trattati sul governo’ analizza una delle
proprietà fondamentali dell’essere umano. In quanto creature di Dio tutti gli
uomini sono necessariamente uguali per natura e dotati di pari dignità:
Creature
della stessa specie e grado, indifferentemente nate per godere degli stessi
doni della natura e usare le stesse facoltà, senza alcuna subordinazione o
soggezione…
E’ la natura stessa a prescrivere i canoni di una società giusta. Dio
ci ha fatti per fare la sua volontà vivendo e continuando a vivere, e a questo
scopo è necessario riconoscere e rispettare alcune leggi:
Lo stato
naturale è governato da una legge di natura che è per tutti vincolante; e la
ragione, che è poi quella legge stessa, insegna a chiunque soltanto voglia
interpellarla che, essendo tutti gli uomini uguali e indipendenti, nessuno deve
ledere gli altri nella vita, nella salute, nella libertà o negli averi…
L’autore di queste idee, le cui implicazioni rivoluzionarie sarebbe
quasi impossibile sopravvalutare, era un uomo freddo e pragmatico. Nelle sue
opere sosteneva che tutti gli esseri umani fossero uguali per natura e
godessero di un diritto inalienabile alla vita, alla salute, alla libertà e
alla proprietà privata, ma al tempo stesso, come amministratore e investitore
di piantagioni della Carolina, era uno degli uomini chiave dello schiavismo
coloniale.
Insieme a Shaftesbury mette nero su bianco una carta costituzionale
della Carolina nella quale si legge:
Ciascun
libero cittadino della Carolina gode di un potere e di un’autorità assoluti sui
propri schiavi di colore…
UNA SECONDA
ANIMA
Bernard de Mandeville (1670-1733) era cresciuto nella Rotterdam
aristocratica di Pierre Bayle e aveva studiato medicina a Leida prima di
trasferirsi a Londra ove con i suoi scritti non mancava mai di scandalizzare la
buona società di Londra.
La ‘Favola delle api’ tradotta e discussa in tutta Europa descrive la
vita di uno sciame che ricorda in modo inquitante l’ideale di uno Stato
mercantilista del XVII secolo:
Un vasto
alveare ricco di api
che
viveva nel lusso e nell’agio,
e
tuttavia era tanto famosa per leggi e armi
quanto
fecondo di grandi e precoci sciami,
era
considerato la grande culla
delle
scienze e dell’industria…
Il segreto dell’industriosa prosperità di quegli insetti metaforici è
molto semplice: lavorano duro per sfruttare il desiderio e la vanità dei loro
simili, mentre altri ancora tentano di sfruttare loro.
La vera e propria ricchezza, nell’alveare, ha inizio con i trucchi di
‘truffatori, parassiti, mezzani, giocatori, ladri, falsari, ciarlatani,
indovini’.
Ciascun abitante inganna e viene ingannato, eppure l’avidità, l’egoismo
e la vanità danno lavoro a migliaia di api.
…In uno spazio pubblico dove la santità della virtù e la lotta contro
il vizio continuavano a riempire le bocche e le pagine, de Mandeville ha
rovesciato il problema su se stesso; per ottenere un alveare prospero e
industrioso le api devono obbedire ai loro istinti meno nobili.
Pragmatico fino all’osso, de Mandeville si afferma come il precursore
di un ordinamento economico e di una concezione sociale che prendono le mosse
dall’egoismo umano, negando che la vita sarebbe migliore se tutti vivessero
secondo virtù, spingendosi oltre nell’affermare i principi (spirituali)
cristiani (e non) quali ideali stupidi e dannosi, vero e più serio pericolo per
l’accrescimento civile d’ogni società…
Smettetela
dunque con i lamenti:
soltanto
gli sciocchi
cercano
di rendere onesto un grande alveare.
Godere le
comodità del mondo,
essere
famosi in guerra, e anzi, vivere nell’agio
senza
grandi vizi, è un’inutile
utopia
nella nostra testa.
Frode,
lusso e orgoglio devono vivere,
finché ne
riceviamo i benefici.
Ed
aspirare
divenir
distinte mosche
indistintamente
acclamate
così come
fu
per il
bruco e la farfalla;
reclamata
per ogni selva rimembrata
e stalla
divenuta
per ogni
reale cantiere acclamata;
beate
volare e scomporre il mondo
a miglior
vista godere,
così
poter indisturbati poggiare
nel soave
letame e regnare….;
diletto
concime di codesta
controversa
favella
e materia
divenuta;
unanimemente
cogitata
qual
sogno alchemico
d’una più
elevata vespa transitata
in mosca
tramutata;
dall’alveare
del proprio miele
divenire
piacere distinto e discreto
d’una
futura comunità
scritta
nella m…
…nell’elmo…
di ciò
che un Tempo fu Terra…
(P. Blom,
Il primo inverno)
Nessun commento:
Posta un commento