Precedenti capitoli:
L'Identità della Natura (27/8) &
Giro giro tondo... (9)
Prosegue...
Nel singolare dispiacere di cotal 'Compagnia' (30) & (31) (Seconda parte)
….Emerson
era convinto che il ‘luogo’ del suo tempo dovesse cercare miti, religioni e
simboli propri e si impegnò, come molti altri suoi contemporanei, ad attribuire
all’esperienza americana un’espressione estetica che consentisse di evidenziare
connessioni non ancora percepite:
Ogni simbolo nuovo - dice il Poeta – è una
conferma che ci siamo allontanati dalla routine.
Una delle
immagini ricorrenti in Emerson è quella tipica americana della frontiera, che
l’autore utilizza per porre il movimento, il dinamismo, il progresso al centro
del suo pensiero, erigendo a pilastro della sua etica la virtù
dell’intraprendenza e dell’iniziativa individuale.
Al tema
dell’intraprendenza è legata la questione del genere letterario in una
scrittura del tutto personale, qual è quella ‘emersionana’, che oscilla tra
poesia, saggio e autobiografia ed esprime il desiderio dell’autore di
raccontare la propria storia, e soprattutto la storia del suo essere scrittore.
Nonostante
il potere retorico e la forte componente estetica e omerica delle sue opere, è
palese in ognuna di esse l’aspirazione a trascendere il linguaggio e a
immergersi intensamente nella vita:
Qualunque sia il linguaggio che usiamo, non
possiamo dire nulla se non quel che siamo.
Emerson
esorta a riconsiderare, con l’aiuto della Natura, il nostro rapporto con noi
stessi e con il mondo, a tornare ad interrogarci su un concetto tanto fuggevole
quanto essenziale come l’identità. Un termine questo che oggi rischia di
scomparire, sia perché esprime un concetto difficile da definire, sia perché
irrita facilmente la sensibilità contemporanea, impegnata piuttosto ad
esplorare nuovi rapporti ed attraversare nuovi confini.
Emerson sembra
aver intuito tutto questo quando sottolinea che ‘l’identità esprime la stasi organizzata’: in questo senso, certo, è
bene guardarla con sospetto in un’epoca dinamica e in progress come la nostra.
Consapevole
delle vaste conseguenze del dibattito identità versus diversità, Emerson, anche
nel suo continuo confrontarsi con le filosofie orientali, si rafforzò un’idea
di una verità di fondo di ogni essere umano: alcuni uomini, scrisse nei Diari…
Tendono a vedere la differenza e danno
importanza alle superfici, agli abiti, ai volti, alle città; altri, invece, si
interrogano alla percezione dell’identità. Questi sono gli orientali, i
filosofi, gli uomini di fede e i religiosi.
Ognuno,
comunque ha bisogno di verifiche, di raccordi, cerca un’opportunità per scavare
nel profondo, per riconoscere e comunicare esigenze e affinità essenziali. Anche
questo Emerson sottolinea quando ribadisce il concetto di ‘corrispondenza’,
quando in mille modi diversi mette in rilievo la nostra affinità, amicizia,
fratellanza con la Natura:
Lo Spirito che dentro di sé cela ogni
forma/ammicca allo Spirito a lui affine.
Ed
ancora:
Il piacere più grande che i campi e i boschi
procurano è l’indizio di una relazione nascosta tra l’uomo ed il regno
vegetale. Non sono solo e irriconosciuto. Esso mi fa cenni e io lo ricambio.
L’ondeggiare dei rami nella tempesta è per me nuovo e antico ad un tempo. Mi
coglie di sorpresa ma non mi è sconosciuto.
E,
inoltre, tanto nel saggio del 1836 quanto in quello del 1844 viene
sottolineato, con l’evidenza dei fatti e l’efficacia di suggestive immagini
poetiche, che lo Spirito Universale non agisce dall’esterno, ma opera
attraverso di noi; la Natura è una forma intrinseca, con-naturata, appunto:
L’Essere Supremo non costruisce la Natura
intorno a noi, ma la fa scaturire attraverso di noi, come la vita di un albero
fa nascere nuovi rami e foglie dai pori di quelli vecchi. La saggezza è stata
iniettata in noi come sangue: ci fa contorcere come dolore, scorre in noi come
piacere, ci avviluppa nei giorni di tedio e malinconia o nelle giornate di
allegro lavoro.
È bene
ricordare, dunque, che per Emerson…
La Natura è il simbolo dello Spirito, va quindi
letta ed interpretata. Ogni riflessione su di essa tende a mettere in evidenza
una corrispondenza tra Spirito e materia e l’effetto che ne deriva: la Natura
‘è un effetto perpetuo. È una grande ombra che indica sempre il Sole alle
nostre spalle’. Questo Sole, lo Spirito Universale, regola il rapporto tra uomo
e Natura con una dinamica di continui rimandi. E l’uomo, che è parte integrante
della Natura, mai può separarsi da essa, ‘perché lo Spirito ama la sua antica
dimora… Quale benessere, quale affinità! Sempre un vecchio amico, sempre un
caro amico e un fratello...
Nessun commento:
Posta un commento