CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
30 MAGGIO 1924

mercoledì 12 giugno 2019

L’IDENTITA’ DELLA NATURA (ovvero: simboli nuovi) (29)




















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L'Identità della Natura (27/8) &

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Prosegue...















Nel singolare dispiacere di cotal 'Compagnia' (30)  &  (31)  (Seconda parte)













….Emerson era convinto che il ‘luogo’ del suo tempo dovesse cercare miti, religioni e simboli propri e si impegnò, come molti altri suoi contemporanei, ad attribuire all’esperienza americana un’espressione estetica che consentisse di evidenziare connessioni non ancora percepite:

Ogni simbolo nuovo - dice il Poeta – è una conferma che ci siamo allontanati dalla routine.

Una delle immagini ricorrenti in Emerson è quella tipica americana della frontiera, che l’autore utilizza per porre il movimento, il dinamismo, il progresso al centro del suo pensiero, erigendo a pilastro della sua etica la virtù dell’intraprendenza e dell’iniziativa individuale.




Al tema dell’intraprendenza è legata la questione del genere letterario in una scrittura del tutto personale, qual è quella ‘emersionana’, che oscilla tra poesia, saggio e autobiografia ed esprime il desiderio dell’autore di raccontare la propria storia, e soprattutto la storia del suo essere scrittore.

Nonostante il potere retorico e la forte componente estetica e omerica delle sue opere, è palese in ognuna di esse l’aspirazione a trascendere il linguaggio e a immergersi intensamente nella vita:

Qualunque sia il linguaggio che usiamo, non possiamo dire nulla se non quel che siamo.




Emerson esorta a riconsiderare, con l’aiuto della Natura, il nostro rapporto con noi stessi e con il mondo, a tornare ad interrogarci su un concetto tanto fuggevole quanto essenziale come l’identità. Un termine questo che oggi rischia di scomparire, sia perché esprime un concetto difficile da definire, sia perché irrita facilmente la sensibilità contemporanea, impegnata piuttosto ad esplorare nuovi rapporti ed attraversare nuovi confini.

Emerson sembra aver intuito tutto questo quando sottolinea che ‘l’identità esprime la stasi organizzata’: in questo senso, certo, è bene guardarla con sospetto in un’epoca dinamica e in progress come la nostra.

Consapevole delle vaste conseguenze del dibattito identità versus diversità, Emerson, anche nel suo continuo confrontarsi con le filosofie orientali, si rafforzò un’idea di una verità di fondo di ogni essere umano: alcuni uomini, scrisse nei Diari…




Tendono a vedere la differenza e danno importanza alle superfici, agli abiti, ai volti, alle città; altri, invece, si interrogano alla percezione dell’identità. Questi sono gli orientali, i filosofi, gli uomini di fede e i religiosi.

Ognuno, comunque ha bisogno di verifiche, di raccordi, cerca un’opportunità per scavare nel profondo, per riconoscere e comunicare esigenze e affinità essenziali. Anche questo Emerson sottolinea quando ribadisce il concetto di ‘corrispondenza’, quando in mille modi diversi mette in rilievo la nostra affinità, amicizia, fratellanza con la Natura:

Lo Spirito che dentro di sé cela ogni forma/ammicca allo Spirito a lui affine.




Ed ancora:

Il piacere più grande che i campi e i boschi procurano è l’indizio di una relazione nascosta tra l’uomo ed il regno vegetale. Non sono solo e irriconosciuto. Esso mi fa cenni e io lo ricambio. L’ondeggiare dei rami nella tempesta è per me nuovo e antico ad un tempo. Mi coglie di sorpresa ma non mi è sconosciuto.

E, inoltre, tanto nel saggio del 1836 quanto in quello del 1844 viene sottolineato, con l’evidenza dei fatti e l’efficacia di suggestive immagini poetiche, che lo Spirito Universale non agisce dall’esterno, ma opera attraverso di noi; la Natura è una forma intrinseca, con-naturata, appunto:




L’Essere Supremo non costruisce la Natura intorno a noi, ma la fa scaturire attraverso di noi, come la vita di un albero fa nascere nuovi rami e foglie dai pori di quelli vecchi. La saggezza è stata iniettata in noi come sangue: ci fa contorcere come dolore, scorre in noi come piacere, ci avviluppa nei giorni di tedio e malinconia o nelle giornate di allegro lavoro.

È bene ricordare, dunque, che per Emerson…

La Natura è il simbolo dello Spirito, va quindi letta ed interpretata. Ogni riflessione su di essa tende a mettere in evidenza una corrispondenza tra Spirito e materia e l’effetto che ne deriva: la Natura ‘è un effetto perpetuo. È una grande ombra che indica sempre il Sole alle nostre spalle’. Questo Sole, lo Spirito Universale, regola il rapporto tra uomo e Natura con una dinamica di continui rimandi. E l’uomo, che è parte integrante della Natura, mai può separarsi da essa, ‘perché lo Spirito ama la sua antica dimora… Quale benessere, quale affinità! Sempre un vecchio amico, sempre un caro amico e un fratello...












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