CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
30 MAGGIO 1924

lunedì 17 febbraio 2025

AI CESARI (DAGLI ESILIATI DEL BANCHETTO AZIENDALE)




 





LA LETTERA AL COMPLETO IN ATTESA 


DELLE DOVUTE NOTE A PIE' DI PAGINA


LO FECERO ANCHE I NAZISTI, ovvero, 


PRIMA NOTA STORICA  


& ODESSA (18/2/2025)






K era stupito di affrontare il colloquio col sindaco senza alcuna inquietudine. Cercò di spiegarselo con la constatazione che finora i rapporti con l’autorità comitale erano stati per lui molto semplici. E ciò dipendeva in parte dal fatto che evidentemente avevano adottato nei suoi confronti un ben determinato sistema che nella forma gli era molto favorevole, e in parte dall’ammirevole coordinazione dei servizi, che si indovinava particolarmente perfetta là dove in apparenza mancava.

 

Pensando a queste cose, K non era lontano dal trovare soddisfacente la sua situazione, sebbene, dopo simili ondate di benessere, si dicesse subito che lì appunto stava il pericolo. Le relazioni dirette con l’autorità non erano molto difficili, perché l’autorità, per ben organizzata che fosse, non aveva che da difendere in nome di signori lontani e invisibili cose altrettanto invisibili e lontane, mentre K lottava per qualcosa di molto vivo e vicino, per se stesso e, almeno nei primissimi tempi, di sua spontanea volontà poiché era lui l’attaccante; e non era solo a combattere per sé, altre forze lo assecondavano, che egli non conosceva ma alle quali le misure dell’autorità gli permettevano di credere.

 

Ma mostrandosi fin dal principio molto conciliante nelle cose secondarie - finora non si era trattato d’altro - l’autorità gli toglieva la possibilità di riportare piccole facili vittorie, e con tale possibilità anche la relativa soddisfazione, e la conseguente ben fondata sicurezza per altre lotte più importanti.

 

Invece lasciavano che K se ne andasse dove voleva - purché rimanesse nei limiti del villaggio - e in tal modo lo viziavano e lo indebolivano, escludevano qualsiasi conflitto e lo relegavano in un’esistenza torbida, strana, che era fuori dalla vita ufficiale, di cui era difficile farsi un’idea. In questo modo poteva ben accadere, se non stava costantemente in guardia, che un bel giorno, nonostante la cortesia dell’autorità e il totale adempimento di tutti i suoi doveri esageratamente lievi, egli, illuso dal favore che in apparenza gli si dimostrava, regolasse la sua vita privata con tanta imprudenza da fallire in pieno, così che l’autorità, con la solita dolcezza e cortesia, quasi a malincuore ma in nome di un ordine pubblico, a lui ignoto, fosse costretta a toglierlo di mezzo.

 

E che cos’era, in fondo, questa sua vita privata? Mai K aveva visto il suo servizio e la sua vita così strettamente intrecciati, tanto che a volte gli sembrava che vita e servizio si fossero scambiati le parti.

 

(F. Kafka; Il Castello)

 

 

Non si sarebbe permesso - e non sarà mai permesso - dato il dovuto margine di affermazione conferito dal ‘profitto’ in nome e per conto dello stato totalitario (avendo naufragato e affondato ogni Diritto) rettamente comprenderlo, celebrato e rinnovato, e ancor meglio condito, esposto al suffragio dell’ampio votato indiscusso consenso ad uso del progresso così consumato in difetto evolutivo, che al meglio lo qualifica per ogni piazza & osteria rinnovando l’abitudine di consumare ogni Natura ancor in vita, e divenuta prelibata morta e ancor più saporita di quando correva libera, per poi, a fine ‘pasto’, esser esposta  nonché celebrata, alla fiera della più nobile Kultura che la rimembra così come si èra soliti per ogni Castello; ed ove il povero K la rimpiange quando a Lei s’accompagnava…, e in suo grembo dormiva e non più delirava circa l’humano avvenire che l’attende d’una più nobile hora… 

 

La sua e nostra parabola ci insegna che la Storia giammai dobbiamo e/o possiamo definire conclusa, dacché ne deduciamo oltre il ‘grado’ d’appetito che accompagna ogni tavolata, anche il ‘menu’ che al meglio la contraddistingue, possa esser rimembrato dalle cantine sino ai piani più alti di medesimo ugual Castello...

 

Ove, seppur come l’èvo moderno coniato dall’antico ci mantiene, ovvero, segregati digiuni ed inchiodati, nonché un poco ammostati al buon legno che l’adorna con maggior pregio, per esser serviti nei tempi supplementari, freddi e/o cotti a vapore e ben conditi, così da accompagnare e ancor di più deliziare il delicato palato d’un più nobile Re accompagnato all’intera Corte che ne contraddistingue ed esalta lingua e appetito…

 

Lui che della cucina è vero intenditore e Sovrano!

 

Non men della discutibile seppur appetitosa economia dell’altra faccia della moneta - e/o della medaglia - dall’opposta parte della tovaglia che ne deriva, in motivo di ugual medesima ugual Storia e l’appetito che la conia e divora…

 

La candela che distanzia ed illumina sì sofferti volti esaltandone i consumati profili e accentuandone le confuse ombre in onore della Storia, conferisce alle tenebrose allegorie del potere nell’hora del pasto, il grado del consumato suo e nostro giudizio, nel rimembrarla sobria ed astemia, o al contrario, rinnovata nebbiosa e confusa; giacché non si riconosce la botte d’incerta provenienza data dall’ultima vendemmia, seppur imbottigliato come pregiato vino antico, fermentato & lavorato prima di servirlo, ci pare inutile dirlo, alla tavolata assetata d’ispirato giudizio…

 

Nonché importato d’oltre Oceano!

 

Ed ove anche dalla cantina donde egregiamente lavorato ne invitano il consumo dell’ultima sospirata cena…, servita prima del dovuto sacrificio che ne rinnova l’annata della ditta (ma hora dalla cucina ci informano divenuta nostro malgrado pregiata Compagnia…).       

 

Accompagnare ogni abusato dialogo (e/o infamante calunnia) che al meglio contraddistingue questa economia d’osteria da tutti condivisa in onore della Storia così consumata nonché celebrata; apportandone  merito al valore ottenuto al cambio fra sobrio Ideale e  Ragione (e Diritto di non confondere); contrapposti & scambiati (secondo i dati dell’Agenzia), o meglio che dico, adeguati ad un nuovo Artifizio Intellettivo; che molto spesso non visto, illuminando il visore di cotal dismessi ideali, li adombra…

 

Innestandosi ed opponendosi per una nuova presa di Coscienza, come uso & costume adottato ad ogni Castello arroccato su una più moderna torre e/o grattacielo, fino ai più vasti possedimenti di Marte, squalificandola e privandola del suo antico Principio, riqualificandolo in un nuovo e più aggiornato algoritmo anch’esso, e mai sia detto il contrario, ad uso & consumo del privato profitto…

 

Il quale, come al tempo del Feudo poco sopra nominato, controlla e confonde ogni poco-sopra-detta Coscienza manipolandola e seviziandola ancora; quindi rinnovandola; con conseguente e quantunque votato abuso di potere, conferito dal populismo dato dal nuovo ritmo aziendale ove un tempo, non troppo antico seppur dato per morto, si celebrava la Democrazia rivelata nonché rivelata al medesimo popolo in perenne stato di agonia.

 

Avendo perso, o parzialmente dismesso, l’antico o più moderno Stato di Ragione!

 

La si spiegava celebrava, ed in ultimo, quando il rogo fu avvinto dalle tenebre del ghiaccio (giacché la nuova mostruosa divinità ricrea la golemica terra comprensiva della più nota Gerusalemme liberata, che al meglio divora saziandola in sua memoria, così recita l’etichetta del pregiato e più artificioso Bacco & Dionisio servito in qualsiasi hora della giornata aspirare ad ogni pecunia ben recintata…), rinnovata al calore del tirannico focolare in attesa della più economica brace…

 

Signore* servito a tutte le hore il quale avendo esigenze feudali (*ad uso e disuso dell’eletto popolo tenuto ad un margine di grado al di sopra del gelo, o meglio surgelato… e non ancora ibernato in previsione del lungo viaggio…) tende a farne ampio uso e consumo (non meno di terre extra territoriali ove la legna ed ogni miniera con tanto di minatore viene ampiamente servita in ugual medesimo grado e spirito di comitiva…); in motivo e/o beneficio dello stesso popolare appetito da cui votato, e non ancora del tutto surgelato e rivenduto all’ipermercato della digiunata Storia, con cui in ultimo e con sommo rammarico, viene rimembrato per ogni fossa…

 

Affinché Ognuno, Nessuno escluso ovviamente essendo imbarcato in eterno periglioso e più modesto viaggio, ne rimanga digiuno e si cibi di uno o più pasti caldi di cui l’eretico, ogni eretico perseguitato, ne offre un assaggio, servito e cacciato al mirato passo d’un’oca saziare più nobile pasto del celebrato riverito feudatario…

 

Popolo il quale, pur reclamando il giusto ‘dogma’ dell’osannata riverita fede della nuova odorata divinità (di stato quantunque privata dell’ingombrante ausilio dello stesso), si consuma in una mensa e/o più povera mensilità, ove ogni dio e la sua fede non più adora e profuma d’incenso il ricordo di medesima dottrina esposta al lume d’una sobria candela, per il giusto dovere del ‘dogmatismo’ che così la sazia e sazierà ancora per ogni banchetto… ben servito…

 

La quale dottrina per sua antica natura, non muta il gelo in più proficuo caldo ove riscaldarla rinnovarla o cuocerla ancora (dal tempio ad una grotta e viceversa, dacché la storia rinnova la graticola della stessa per ogni grado di cottura); ma come ogni natura e la ricchezza della singola moneta conferita dal sacrifizio della pascolata pecunia (ovvero consumata da più singoli avversi ad ogni pluralità dell’antica agraria mensilità, la consumano e/o divorano in nome e per conto della ‘fede’ masticandola lentamente…), nel miracolo e disavventura di ugual vita: il caldo divenire per questo ed ogni dispensato miracolo, il più tenebroso gelo ove perire o naufragare ogni eretico Pensiero.   

 

Di questi e altri surgelatori - o roghi alla brace della Storia così ben cotta e servita - ne abbiamo un infinito eccesso di Memoria - seppur in perenne difetto -, ma altresì ben condita come riverita in prestigiosi ‘servizi’ e accompagnata da pregevoli forchette con cui condividerla…. se ancora in vita…

 

Rinnovata da più abili ‘consumatori’ a sangue freddo desiderosi di forchetta e spiedo, estendere e saziare il proprio e l’altrui e più nobile appetito, in varie portate di più vasti possedimenti terreni sino alla terra di Marte con l’immancabile e dovuta humana conquista per conto del progresso da sempre ed in cotal eccesso pretenderne colonica disavventura; consumati consumatori accompagnati da venditori deambulanti in ruolo di prestigiosi primi e secondi ministri - più o meno deliranti - indicare e rinnegare vasti campi seminati…

 

I quali a malapena si intravedono, talvolta sono chiamati ricoveri e/o isolati ospizi (molto dipende dal parziale e/o imparziale judicio dell’occhio Polinferno, ovvero, l’ultimo satellite che tutto vede ma nulla intende con dovere); mai siano soprannomati gulag e/o carceri a cielo aperto; pensioni e pensionati in attesa della tredicesima hora, quando il Finale Giudizio farà l’uncinato suo ingresso, e la Falce della morte - che lo accompagna - sarà accolta come magnifica appagata attesa per la Danza in compagnia del Boia, l’ultimo ministro incaricato della martellata Legge divina… privata - ovviamente - d’ogni suo principio alla fine di quest’hora terrena!

 

Pagando rata del giubilare Giubileo per l’imputato in attesa di terreno (sopra-detto) giudizio, si può salire nonché aspirare, al settimo cielo ove Dante cacciato e di nuovo perseguitato fino ai meandri della cenere ove un tempo dimorava una selva oscura; dalla cucina infatti ci dicono che neppure Beatrice che l’accompagnava in ‘erotica’ Rima mai baciata non ne rimane neppure la tunica…

 

Fu arsa allo spiedo della brace con Vista per lo diletto e l’ispirazione del popolo intero che finalmente la può ammirare completamente ignuda privata d’ogni terreno pudore, et hora gratificata al porno sito di X fedele paladino della pugnata fede d’Ognuno, Nessun cavaliere escluso dall’antica contesa, giacché in eterna lotta con ogni ‘golemico’ burattino di questo mondo terreno e/o ultraterreno esposto all’insidia del nuovo e più periglioso settimo cielo…

 

Talvolta ci dicono dalla stessa cucina protesa verso medesimo ed ancor più nebbioso cielo, rinnovata a suon di viola violino e/o violoncello, affinché il forno evapori nel nulla d’una nuvola; ai più fortunati alla tredicesima hora viene promesso anche del buon vino prossimo all’aceto, affinché non odano il gelo al momento dell’ultimo desiderato trapassato botto macchiare una pregiata numerata camicia a righe… senza colpa alcuna…    

 

 Seppur ci dicono sempre dalla cucina, che il popolo ne va ingordo celebrandola e rinnovandola con nuovi e più deliziosi condimenti, affinché il Feudo di provenienza non cada nella disgrazia della pratica del digiuno al quale difficilmente l’appetito si adegua.

 

 Per ogni Eretico fuggito (dalla tirannia), e come è sempre stato e sarà ancora, esiliato e ucciso e/o cotto a fuoco lento, oltre che dallo stesso suo popolo da Ognuno, Nessuno escluso da questo ed ogni Castello, difendere ancora il vero e più sano ‘benefico-beneficio’ coniato nella vera e più fiera Ragione della Verità avversa al tiranno.   

 

Circa il disuso della Memoria ora rivenduta e distribuita in gigabyte e l’antico e più corretto Ricordo (che la nomina), che al meglio - o al peggio - ne caratterizza il conio nel profilo per ogni ricchezza predata ma quantunque rinnovata, e illogicamente consumata di fretta la quale naviga iper-veloce e senza sosta, nel beneficio della carta moneta per il successivo scambio di valori ad esercizio della tirannia spacciata, e oltremodo rivenduta, per merito e/o difetto di medesima Storia interpretativa, ad uso e disuso del più forte, affinché la bestia possa ancora sopravvivere nell’epica disavventura e creare la sua ramificata famiglia pur essendo un gorilla della nuova dinastia. 

(Giuliano) 








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