LA LETTERA AL COMPLETO IN ATTESA
DELLE DOVUTE NOTE A PIE' DI PAGINA
LO FECERO ANCHE I NAZISTI, ovvero,
K era stupito di affrontare il
colloquio col sindaco senza alcuna inquietudine. Cercò di spiegarselo con la
constatazione che finora i rapporti con l’autorità comitale erano stati per lui
molto semplici. E ciò dipendeva in parte dal fatto che evidentemente avevano
adottato nei suoi confronti un ben determinato sistema che nella forma gli era
molto favorevole, e in parte dall’ammirevole coordinazione dei servizi, che si
indovinava particolarmente perfetta là dove in apparenza mancava.
Pensando a queste cose, K non era
lontano dal trovare soddisfacente la sua situazione, sebbene, dopo simili
ondate di benessere, si dicesse subito che lì appunto stava il pericolo. Le
relazioni dirette con l’autorità non erano molto difficili, perché l’autorità,
per ben organizzata che fosse, non aveva che da difendere in nome di signori
lontani e invisibili cose altrettanto invisibili e lontane, mentre K lottava
per qualcosa di molto vivo e vicino, per se stesso e, almeno nei primissimi
tempi, di sua spontanea volontà poiché era lui l’attaccante; e non era solo a
combattere per sé, altre forze lo assecondavano, che egli non conosceva ma alle
quali le misure dell’autorità gli permettevano di credere.
Ma mostrandosi fin dal principio
molto conciliante nelle cose secondarie - finora non si era trattato d’altro -
l’autorità gli toglieva la possibilità di riportare piccole facili vittorie, e
con tale possibilità anche la relativa soddisfazione, e la conseguente ben
fondata sicurezza per altre lotte più importanti.
Invece lasciavano che K se ne andasse
dove voleva - purché rimanesse nei limiti del villaggio - e in tal modo lo
viziavano e lo indebolivano, escludevano qualsiasi conflitto e lo relegavano in
un’esistenza torbida, strana, che era fuori dalla vita ufficiale, di cui era
difficile farsi un’idea. In questo modo poteva ben accadere, se non stava
costantemente in guardia, che un bel giorno, nonostante la cortesia
dell’autorità e il totale adempimento di tutti i suoi doveri esageratamente
lievi, egli, illuso dal favore che in apparenza gli si dimostrava, regolasse la
sua vita privata con tanta imprudenza da fallire in pieno, così che l’autorità,
con la solita dolcezza e cortesia, quasi a malincuore ma in nome di un ordine
pubblico, a lui ignoto, fosse costretta a toglierlo di mezzo.
E che cos’era, in fondo, questa sua
vita privata? Mai K aveva visto il suo servizio e la sua vita così strettamente
intrecciati, tanto che a volte gli sembrava che vita e servizio si fossero
scambiati le parti.
(F. Kafka; Il Castello)
Non si sarebbe permesso - e non sarà mai permesso -
dato il dovuto margine di affermazione conferito dal ‘profitto’ in nome e per
conto dello stato totalitario (avendo
naufragato e affondato ogni Diritto) rettamente comprenderlo,
celebrato e rinnovato, e ancor meglio condito, esposto al suffragio dell’ampio
votato indiscusso consenso ad uso del progresso così consumato in difetto
evolutivo, che al meglio lo qualifica per ogni piazza & osteria rinnovando
l’abitudine di consumare ogni Natura ancor in vita, e divenuta prelibata morta e ancor
più saporita di quando correva libera, per poi, a fine ‘pasto’, esser esposta nonché celebrata, alla fiera della più nobile Kultura
che la rimembra così come si èra soliti per ogni Castello; ed ove il povero K
la rimpiange quando a Lei s’accompagnava…, e in suo grembo dormiva e non più
delirava circa l’humano avvenire che l’attende d’una più nobile hora…
La sua e nostra parabola ci insegna che la Storia
giammai dobbiamo e/o possiamo definire conclusa, dacché ne deduciamo oltre il
‘grado’ d’appetito che accompagna ogni tavolata, anche il ‘menu’ che al meglio
la contraddistingue, possa esser rimembrato dalle cantine sino ai piani più
alti di medesimo ugual Castello...
Ove, seppur come l’èvo moderno coniato dall’antico
ci mantiene, ovvero, segregati digiuni ed inchiodati, nonché un poco ammostati
al buon legno che l’adorna con maggior pregio, per esser serviti nei tempi
supplementari, freddi e/o cotti a vapore e ben conditi, così da accompagnare e
ancor di più deliziare il delicato palato d’un più nobile Re accompagnato all’intera
Corte che ne contraddistingue ed esalta lingua e appetito…
Lui che della cucina è vero intenditore e Sovrano!
Non men della discutibile seppur appetitosa
economia dell’altra faccia della moneta - e/o della medaglia - dall’opposta
parte della tovaglia che ne deriva, in motivo di ugual medesima ugual Storia e
l’appetito che la conia e divora…
La candela che distanzia ed illumina sì sofferti
volti esaltandone i consumati profili e accentuandone le confuse ombre in onore
della Storia, conferisce alle tenebrose allegorie del potere nell’hora del pasto,
il grado del consumato suo e nostro giudizio, nel rimembrarla sobria ed astemia,
o al contrario, rinnovata nebbiosa e confusa; giacché non si riconosce la botte
d’incerta provenienza data dall’ultima vendemmia, seppur imbottigliato come
pregiato vino antico, fermentato & lavorato prima di servirlo, ci pare
inutile dirlo, alla tavolata assetata d’ispirato giudizio…
Nonché importato d’oltre Oceano!
Ed ove anche dalla cantina donde egregiamente
lavorato ne invitano il consumo dell’ultima sospirata cena…, servita prima del
dovuto sacrificio che ne rinnova l’annata della ditta (ma hora dalla cucina ci informano divenuta
nostro malgrado pregiata Compagnia…).
Accompagnare ogni abusato dialogo (e/o infamante calunnia) che al meglio contraddistingue questa economia d’osteria da tutti
condivisa in onore della Storia così consumata nonché celebrata; apportandone merito al valore ottenuto al cambio fra
sobrio Ideale e Ragione (e Diritto di
non confondere); contrapposti & scambiati (secondo i dati dell’Agenzia), o
meglio che dico, adeguati ad un nuovo Artifizio Intellettivo; che molto spesso
non visto, illuminando il visore di cotal dismessi ideali, li adombra…
Innestandosi ed opponendosi per una nuova presa di
Coscienza, come uso & costume adottato ad ogni Castello arroccato su una
più moderna torre e/o grattacielo, fino ai più vasti possedimenti di Marte,
squalificandola e privandola del suo antico Principio, riqualificandolo in un
nuovo e più aggiornato algoritmo anch’esso, e mai sia detto il contrario, ad
uso & consumo del privato profitto…
Il quale, come al tempo del Feudo poco sopra
nominato, controlla e confonde ogni poco-sopra-detta Coscienza manipolandola e
seviziandola ancora; quindi rinnovandola; con conseguente e quantunque votato
abuso di potere, conferito dal populismo dato dal nuovo ritmo
aziendale ove un tempo, non troppo antico seppur
dato per morto, si celebrava la Democrazia rivelata nonché rivelata al medesimo
popolo in perenne stato di agonia.
Avendo perso, o parzialmente dismesso, l’antico o
più moderno Stato di Ragione!
La si spiegava celebrava, ed in ultimo, quando il
rogo fu avvinto dalle tenebre del ghiaccio (giacché
la nuova mostruosa divinità ricrea la golemica terra comprensiva della
più nota Gerusalemme liberata, che al meglio divora saziandola in sua memoria,
così recita l’etichetta del pregiato e più artificioso Bacco & Dionisio
servito in qualsiasi hora della giornata aspirare ad ogni pecunia ben recintata…), rinnovata al calore del tirannico focolare in attesa della più
economica brace…
Signore* servito a tutte le hore il quale avendo esigenze feudali (*ad uso e disuso dell’eletto popolo tenuto ad un
margine di grado al di sopra del gelo, o meglio surgelato… e non ancora
ibernato in previsione del lungo viaggio…)
tende a farne ampio uso e consumo (non meno di
terre extra territoriali ove la legna ed ogni miniera con tanto di minatore
viene ampiamente servita in ugual medesimo grado e spirito di comitiva…); in motivo e/o beneficio dello stesso popolare appetito da cui votato,
e non ancora del tutto surgelato e rivenduto all’ipermercato della digiunata
Storia, con cui in ultimo e con sommo rammarico, viene rimembrato per ogni
fossa…
Affinché Ognuno, Nessuno escluso ovviamente essendo
imbarcato in eterno periglioso e più modesto viaggio, ne rimanga digiuno e si
cibi di uno o più pasti caldi di cui l’eretico, ogni eretico perseguitato, ne
offre un assaggio, servito e cacciato al mirato passo d’un’oca saziare più
nobile pasto del celebrato riverito feudatario…
Popolo il quale, pur reclamando il giusto ‘dogma’
dell’osannata riverita fede della nuova odorata divinità (di stato quantunque privata dell’ingombrante
ausilio dello stesso), si consuma in una
mensa e/o più povera mensilità, ove ogni dio e la sua fede non più adora e
profuma d’incenso il ricordo di medesima dottrina esposta al lume d’una sobria
candela, per il giusto dovere del ‘dogmatismo’ che così la sazia e sazierà
ancora per ogni banchetto… ben servito…
La quale dottrina per sua antica natura, non muta
il gelo in più proficuo caldo ove riscaldarla rinnovarla o cuocerla ancora (dal tempio ad una grotta e viceversa, dacché la
storia rinnova la graticola della stessa per ogni grado di cottura); ma come ogni natura e la ricchezza della singola moneta conferita dal
sacrifizio della pascolata pecunia (ovvero
consumata da più singoli avversi ad ogni pluralità dell’antica agraria
mensilità, la consumano e/o divorano in nome e per conto della ‘fede’
masticandola lentamente…), nel miracolo e
disavventura di ugual vita: il caldo divenire per questo ed ogni dispensato
miracolo, il più tenebroso gelo ove perire o naufragare ogni eretico Pensiero.
Di questi e altri surgelatori - o roghi alla brace
della Storia così ben cotta e servita - ne abbiamo un infinito eccesso di
Memoria - seppur in perenne difetto -, ma altresì ben condita come riverita in
prestigiosi ‘servizi’ e accompagnata da pregevoli forchette con cui
condividerla…. se ancora in vita…
Rinnovata da più abili ‘consumatori’ a sangue
freddo desiderosi di forchetta e spiedo, estendere e saziare il proprio e
l’altrui e più nobile appetito, in varie portate di più vasti possedimenti
terreni sino alla terra di Marte con l’immancabile e dovuta humana conquista
per conto del progresso da sempre ed in cotal eccesso pretenderne colonica
disavventura; consumati consumatori accompagnati da venditori deambulanti in
ruolo di prestigiosi primi e secondi ministri - più o meno deliranti - indicare
e rinnegare vasti campi seminati…
I quali a malapena si intravedono, talvolta sono
chiamati ricoveri e/o isolati ospizi (molto
dipende dal parziale e/o imparziale judicio dell’occhio Polinferno, ovvero,
l’ultimo satellite che tutto vede ma nulla intende con dovere); mai siano soprannomati gulag e/o carceri a cielo aperto; pensioni e
pensionati in attesa della tredicesima hora, quando il Finale Giudizio farà l’uncinato
suo ingresso, e la Falce della morte - che lo accompagna - sarà accolta come
magnifica appagata attesa per la Danza in compagnia del Boia, l’ultimo ministro
incaricato della martellata Legge divina… privata - ovviamente - d’ogni suo
principio alla fine di quest’hora terrena!
Pagando rata del giubilare Giubileo per l’imputato
in attesa di terreno (sopra-detto) giudizio, si può salire nonché aspirare, al
settimo cielo ove Dante cacciato e di nuovo perseguitato fino ai meandri della
cenere ove un tempo dimorava una selva oscura; dalla cucina infatti ci dicono
che neppure Beatrice che l’accompagnava in ‘erotica’ Rima mai baciata non ne
rimane neppure la tunica…
Fu arsa allo spiedo della brace con Vista per lo
diletto e l’ispirazione del popolo intero che finalmente la può ammirare
completamente ignuda privata d’ogni terreno pudore, et hora gratificata al
porno sito di X fedele
paladino della pugnata fede d’Ognuno, Nessun cavaliere escluso dall’antica
contesa, giacché in eterna lotta con ogni ‘golemico’ burattino di questo mondo
terreno e/o ultraterreno esposto all’insidia del nuovo e più periglioso settimo
cielo…
Talvolta ci dicono dalla stessa cucina protesa
verso medesimo ed ancor più nebbioso cielo, rinnovata a suon di viola violino
e/o violoncello, affinché il forno evapori nel nulla d’una nuvola; ai più
fortunati alla tredicesima hora viene promesso anche del buon vino prossimo
all’aceto, affinché non odano il gelo al momento dell’ultimo desiderato
trapassato botto macchiare una pregiata numerata camicia a righe… senza colpa
alcuna…
Seppur ci
dicono sempre dalla cucina, che il popolo ne va ingordo celebrandola e
rinnovandola con nuovi e più deliziosi condimenti, affinché il Feudo di
provenienza non cada nella disgrazia della pratica del digiuno al quale
difficilmente l’appetito si adegua.
Per ogni
Eretico fuggito (dalla tirannia), e come è sempre stato e sarà ancora, esiliato
e ucciso e/o cotto a fuoco lento, oltre che dallo stesso suo popolo da Ognuno,
Nessuno escluso da questo ed ogni Castello, difendere ancora il vero e più sano
‘benefico-beneficio’ coniato nella vera e più fiera Ragione della Verità
avversa al tiranno.
Circa il disuso della Memoria ora rivenduta e distribuita in gigabyte e l’antico e più corretto Ricordo (che la nomina), che al meglio - o al peggio - ne caratterizza il conio nel profilo per ogni ricchezza predata ma quantunque rinnovata, e illogicamente consumata di fretta la quale naviga iper-veloce e senza sosta, nel beneficio della carta moneta per il successivo scambio di valori ad esercizio della tirannia spacciata, e oltremodo rivenduta, per merito e/o difetto di medesima Storia interpretativa, ad uso e disuso del più forte, affinché la bestia possa ancora sopravvivere nell’epica disavventura e creare la sua ramificata famiglia pur essendo un gorilla della nuova dinastia.
(Giuliano)
Nessun commento:
Posta un commento