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(dedicato a mio fratello)
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Se gli altri erano del tutto assenti, non era colpa
loro; e, sebbene in una seduta mattutina riuscissero a divorare trenta piattini
di cibi folli e demenziali (oltre il ‘principio’
della bustarella che ne permette il costante consumo), questa è pur sempre una legge che, in gran parte del paese, sembrava
non contemplare alcuna differenza di applicazione quanto ad età o sesso,
condizione o costituzione; dunque, per farla breve, non c’era stata volontà, da
parte loro, di monopolizzare il caso
sociale*.
[*Quanto diverso
sarebbe stato quest’ultimo (‘caso sociale’ a cui nostro malgrado assistiamo in
questa tortura su cui fondato ed ispirato questo stato rappresentato), e quanto diverso
il suo effetto generale sulla ‘scena’ dell’umanità intera, se solo vi fosse
stata una giusta e più equilibrata proporzione di altre e più elevate presenze
- e non solo e più umane - ma inerenti al più vasto mondo donde la Natura della
‘scena’, presumibilmente accettata come umana – rimossa e privata della dovuta
e più onesta ‘democrazia’; essendo del tutto disumana, giacché interpretata dal
costume dell’odierna tirannia; rappresenta, o vorrebbe, prefigurare la ‘propria’
ed ‘altrui’ discendenza; o più certa decadenza (per non nominare decenza inscritta
nell’assolutistica e più moderna efficace deficienza) per ogni costume di ‘scena’
adottato (& non solo amerikano) e
rapportato all’umana scienza dell’ideale rimosso da ogni, e ripeto meco
medesimo, democratico principio.
Ogni
‘ideale’ accompagnato dalla simmetrica ‘dignità’ e/o ‘realtà’ che non più lo
rappresenta, ma fonda la rimossa coscienza interpretativa nel concetto e mito
di medesima uguale esistenza (giacché ogni ‘regalità’ donde deriva l’atto
interpretativo, e non solo in Ragione della vita, ben cogitato nonché
rettamente ispirato, nonché applaudito, dal più noto famigerato populismo)
che lo contraddistingue, elevandolo e in
qual medesimo tempo, sprofondandolo, per ogni piccolo o grande paese (e
paesino) ‘interpretato’ in volgare ragion di stato.
Seppur
rimosso, e ci ripetiamo, per ogni Anima morta seppur ancor in Vita, ogni volta
che a Lei ci rivolgiamo, rimembrandone il dismesso principio su cui fondata
ogni antica ‘idea’ in Ragione del vero e più sano ‘progresso’ dell’intera
Natura donde deriva l'arte evolutiva dell’intera esistenza e la dovuta
stratigrafica coscienza di Natura che lo avvia, la quale la rende Infinita - e
non più a breve scadenza - ad uso e consumo d’un venditore di stato privato d’ogni
coscienza.
E
non più e solo della fallace moneta che lo ispira, nella propria ed altrui
villania così edificata, ovviamente, da ogni superiore ‘idea’ o ‘principio’
della stessa ispirato dalla morte Natura, in Ragione e Principio della Vita dell’uguale
esistenza che ci è permessa, e che al meglio lo ispira nella dignità della ‘replica’,
avendone rimosso il principio con un artifizio algoritmico.
Cosicché
in ultimo - a sipario calato - ogni idea che fu rettamente nonché
magistralmente pensata, possa subire censura interpretativa, affinché Ognuno, Nessuno
escluso, ovviamente, possa pensarla o edificarla ancora come fondamento in
onore d’ogni odierna natura morta (ri)proposta: pensi e rimembri una diversa
discendenza di questa orribile scena mal rappresentata quanto presumibilmente ‘cogitata’
senza Ragione alcuna, dacché affidata alla scienza ricreativa d’una macchina
che dispensa morte in vita!
Fra
una scena americana e l’europa che l’osserva a scena aperta!
Altre
figure e personaggi muoversi su questa ‘scena italiana’ adottata, ammirare un’america
dimenticata; esemplari di altre professioni, di altre e più profonde
responsabilità; dispensatori di più elevati ideali - giacché ogni forma d’ideale
perito fors’anche ‘mai’ o ‘mal’ interpretato - o ben tradotto e adeguatamente
compreso nel conio originario a danno, ovviamente, di qualsiasi moneta
successivamente tradotta e dispensata, come mal interpretata, ed ovviamente, privata
del valore su cui si base la vera e più certa ricchezza.
Ma
appunto di ricchezza e i tutori della stessa ingorda pretesa assistiamo con
rammarico e disgusto a questa nuova scena approdata e recitata, con altrettanta
magistrale ingorda nefandezza su cui ispirata la memoria di medesima visione
alla carrozza che cammina e giammai corre….
Dal
venditore di questo stato mal rappresentato e/o recitato, sicuramente
egregiamente divorato: scrittori e/o suggeritori dell’anima quanto ciò di cui
rimasto dell’antico spirito ubicato nella perduta dismessa coscienza di questo
tempo distorto e corrotto la rimembrano ancora ed ancora…. Affinché non se ne
smarrisca memoria…
(Giuliano)
Nessun tipo di persona riesce ad eccellere, meno che
mai ad essere davvero piacevole – questo era il monito – se la sua educazione
non è a qualche livello il risultato di un contatto con altri tipi, di una
consapevolezza della loro esistenza, e, in quel senso, di un certo rapporto con
loro.
Questa educazione può facilmente trascendere, in
cento momenti diversi, gli insegnamenti della grande scuola di mattoni,
nonostante tutte le sue pretese di universalità.
L’ultima sostanza distribuita dal grande mestolo di
legno – maneggiato – lì, con tanto fervore – è sempre il prezioso agrodolce del
senso delle giuste proporzioni; pertanto, non riuscire ad assaporarlo, seduto
al tavolo della civiltà, è come provare la sensazione di essere
irrimediabilmente esclusi dal banchetto. Non si riesce a percepirlo quando il suo
effetto non dà risultato: quando, cioè, ciascuno, in modo del tutto
sconsolante, ci appare ‘a caccia’ di un unico obiettivo, e quindi non solo
inconsapevole delle priorità e dei valori assenti, ma come conseguenza diretta,
relegato e costretto nel mero, elementare ambito della sua particolare
situazione.
Riuscii a convincermi, in breve, che il problema
che avevano questi miei amici italo-americani non consisteva affatto nel loro
essersi, per così dire, caparbiamente
gonfiati a dismisura, tanto da costituire quella sorta di estrema efferatezza
che erano apparsi sulle prime; ma che, al contrario, ciò che mancava loro era
semplicemente una forma (che procedeva oltre le ragioni dello stomaco in
ragione dell’appetito), uno sviluppo e soprattutto un rapporto: un rapporto con
un qualunque, misericordioso termine qualificativo tra quelli della grande
proporzione sociale.
Erano fuori posto sia nel concetto di Storia che della dovuta Memoria così rappresentata, o meglio, inscenata…
(James)
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