Precedente capitolo:
Verità senza tempo: la scelta (47)
Prosegue in:
Il culto dell'ignoranza (49)
Angosce e lontane visioni,
mondi con strane illusioni,
accompagnate da eterni lamenti.
Patimenti accampati per questa
Terra,
non conoscono la scienza antica
che sa di medicina:
l’arte di curare gli accidenti
predetti.
Colpa della strega
e la strana sua profezia,
oracolo del diavolo che attenta…
la povera anima mia!
La preghiera per il vero
è l’unico e sano rimedio,
contro il demonio e il suo triste
dono,
prima natura senza l’uomo.
Perché la reliquia ridona la
vista,
l’osso del santo non offre
il miracolo,
per chi ancora non l’ha pregato.
L’acqua della fonte,
cantata prima dalla ninfa
poi dalla figlia segreta,
divenuta bella e santa
pargoletta,
disseta non solo l’oracolo e
lo scemo del villaggio
antico sciamano,
ma anche l’intera congrega
che ora prega ugual rito
dentro una chiesa. (7)
Tutti abbiam visto la lacrima
della bella pargoletta,
vergine benedetta della mia
santa visione,
donare la vista chi ha smarrito
la speranza di un mondo migliore,
ci inchiniamo a lei madonna
d’amore.
Per questo non scordiamo
i calzari di Sant’Antonio,
perché conducono dritti al
perdono.
Il bastone di San Pietro
porta dritto al convento,
l’unghia di San Filippo
cura anche la peste.
La vista della Gerusalemme
per sempre liberata,
dona a noi tutti…,
la salvezza sperata. (8)
Non sa di tutta questa
benedizione,
mercato di Nostro Signore,
l’eterno peccatore.
Non sa che il nostro amore
è questa beata illusione,
anche lei, povera strega.
Coltiviamo così la speranza
di un’altra vita
nel campo di questa semina,
il miracolo di un uomo che morì
nella nostra eterna e divina
bugia,
contro ogni blasfema eresia! (9)
…. Giungendo in città, la dogana gli aveva visitato i bauli frugando
tra gl’indumenti sin la più insignificante minuzia, mentre nella maggior parte
delle altre città d’Italia questi funzionari si contentavano che gli venissero
semplicemente mostrati, e oltre a ciò gli avevano tolti i libri (o meglio,
diciamo rubati… anche se poi restituiti) trovati, allo scopo di esaminarli, e
questo richiedeva tanto tempo, che chi avesse dovuto servirsene poteva ben
considerarli perduti; si doveva poi tener conto che i criteri erano così
strani, che un libro di preghiere alla Madonna, per il solo fatto di essere
parigino e non romano, risultava sospetto, e del pari quelli di certi dottori
tedeschi contro gli eretici, ché – per confutarli – ne menzionavano gli errori.
Dopo alcuni mesi trascorsi nella capitale, mi vennero restituiti i
Saggi, purgati secondo l’opinione dei monaci dottori (per mio conto è sempre un
furto…). Il maestro del sacro palazzo aveva potuto formarsene un giudizio
soltanto dalla relazione d’un frate francese, nulla comprendendo della nostra
lingua, ma rimase tanto pago dalle spiegazioni da me fornite su ogni punto
riprovato da quel francese, che rimise alla mia coscienza di emendare quanto
giudicassi poco conveniente.
Di rimando lo supplicai di volersi attenere all’opinione di chi aveva
già espresso un giudizio, riconoscendo che in alcuni casi – come l’esser
ricorso alla parola ‘fortuna’, l’aver citato qualche poeta eretico, l’aver
giustificato Giuliano e la riprovazione del fatto che chi prega deve essere
esente da qualsiasi cattivo pensiero…..
Sembra che nei secoli XVI e XVII, come già nel Medio Evo, bastasse la
densità delle reliquie a dare un’impressione positiva, persuadendo della loro
importanza e autenticità. Così agiva su un forestiero Tolosa, nella quale
riposavano i corpi di ben sette apostoli.
A Colonia, oltre ai tre Re Magi, i cui corpi erano stati portati lì da
Milano da Federico Barbarossa, prima che la città fosse rasa al suolo da
quest’imperatore, un pellegrino pote-va vedere le reliquie di sant’Orsola e di ben undicimila....
(Prosegue....)
Nessun commento:
Posta un commento