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Giochi di maschere & specchi... (2)
Al suo ritorno da Parigi nel 1627, dove era stato chiamato da
Luigi XIII, Vouet aveva stretto
rapporti particolarmente intensi con quel gruppo di religiosi che, per impulso
di padre Mersenne, si erano specializzati in tutti i rami della prospettiva,
compresa la catottrica.
Di lui il convento possedeva una Santa Margherita e un San Francesco di
Paola che resuscita un bambino. L’artista seguiva con interesse i lavori di Niceron, che lo cita come un’autorità
nell’applicazione delle regole dell’ottica alla pittura, e per la cui opera
egli ha persino fatto un frontespizio. Il San Francesco di Paola inscritto
nello schema anamorfico cilindrico era probabilmente una delle sue opere che si
trovano nel convento.
L’anamorfosi conica con
Venere e Adone, di cui possediamo una replica posteriore, deve dunque essere
stata concepita in quest’epoca da un artista in contatto diretto col maestro.
E’ una brillante conferma della parte avuta dal primo pittore del Re nella
diffusione di questi ‘artifizi’ che rinnovarono rapidamente una tradizione
antica fondata sulle medesime forme e nel medesimo spirito dei sortilegi
scientifici.
Lo specchio ha infatti posseduto in ogni tempo una qualità
sovrannaturale. Il Medioevo ne celebrava già i poteri e le virtù:
….Genio e Natura si
mettono d’accordo insieme…
‘Gli specchi’, riprese
lei, ‘hanno ancora molte altre virtù grandi e belle, perché le cose grandi e
grosse, collocate vicino, sembrano piazzate così lontano – fosse pure la
montagna più grande che vi sia tra la Francia e la Sardegna – che si possono
vedere in effetti così piccole e minute che appena le si potrebbe notare anche
osservandole con molta calma.
Altri specchi in verità
mostrano le reali dimensioni delle cose che vi si guardano, a saperli usare con
attenzione. Altri ancora bruciano le cose che stanno loro di fronte, a saperli
regolare correttamente per concentrare i raggi quando il sole fiammeggiante
irradia quegli specchi.
Altri fanno apparire
diverse immagini in svariate situazioni, dritte, bislunghe in diverse
composizioni, e gli esperti in fatto di specchi sanno generare più immagini da
una sola: fanno quattro occhi in una testa, se dispongono per questo di una
forma adatta.
Fanno anche dei
fantasmi che appaiono a quelli che guardano dentro gli specchi; li fanno
apparire anche fuori, come fossero vivi, sia nell’acqua sia nell’aria, ed è
possibile vederli giocare tra l’occhio e lo specchio secondo diverse
angolazioni, sia il mezzo semplice o composto, di una materia unica o diversa
in cui la forma si riversi, e che tanto si va moltiplicando in quel mezzo
obbediente da giungere alla vista rivelandosi a seconda dei raggi che esso
riceve in modo così vario da trarre in inganno gli osservatori…
… Ma anche le varie
distanze producono, senza specchi, delle grandi illusioni: fanno sembrare
congiunte e vicine delle cose tra loro lontane, e fanno apparire due cose in
luogo di una, o sei di tre o otto di quattro; chi vuole divertirsi a guardare
può vederne di più o di meno; così, secondo la diversa angolatura dello
sguardo, molte cose possono sembrare una sola a chi le sa bene ordinare e
riunire.
E ancora, di un uomo
così piccino (e ve ne sono molti in codesto mondo… transitato…) che tutti lo
chiamano nano, le distanze fanno credere agli occhi che lo vedono ch’egli sia
più grande di dieci giganti, e sembra ch’egli passi sopra i boschi senza
piegare o spezzare un sol ramo, sì che tutti ne tremano di paura; e i grandi
(per loro Natura) sembrano dei nani quando gli occhi (e non sol loro…) li
deformano e li vedono in modo così diverso.
E quando sono così
caduti in inganno quelli che hanno visto simili cose, grazie agli specchi o
alle distanze che hanno offerto loro quelle visioni, vanno poi dalla gente e si
vantano – dicendo il falso, non il vero – di aver visto cose diaboliche, tanto
la loro vista è stata vittima dell’illusione.
Ma anche gli occhi
infermi e offuscati fanno sembrare doppia una cosa singola, facendo apparire
nel cielo una doppia luna e facendo vedere due candele invece di una.
Non c’è nessuno che,
pur guardando con attenzione, non cada spesso in illusioni visive: così molte
cose vengono giudicate ben diversamente da ciò che, in verità e per il vero…, essere
realmente!
…Si legge (e come avete appena letto e compreso…) nel Roman de la Rose (1265-1280) che parla a lungo del libro in cui Alhazen (965-1038) ha compilato le catottriche di Euclide, di Tolomeo, di Erone d’Alessandia.
Il clindro e il cono figurano insieme col circolo e con lo specchio
concavo fra i loro quattro tipi fondamentali. Fin dal 1270 Vitellione
dette istruzioni per il loro uso, in cui non c’è nulla di anamorfico. Un
sofisma gli permette di affermare che servirebbero a proiettare le figure nel
vuoto: ‘l’immagine riflessa appare nell’aria e fuori dallo specchio e non si
può vedere altrimenti’.
Sarebbero dunque strumenti evocatori di spettri e di defunti. I
semicilindri giustapposti ne posseggono la proprietà deformatrice: ‘E’
possibile combinare il concavo e il convesso dove si vede una grande diversità
di immagini’…
Il Cinquecento non fa altro che ricamare su queste basi
medioevali ormai stabilizzate. Quando descrive le imposture degli specchi che
fanno apparire i fantasmi e cambiano l’apparenza degli oggetti, Cornelio
Agrippa (1527) si rifà costantemente a Vitellione:
Ai quattro
elementi semplici succedono immediatamente i quattro corpi composti perfetti,
cioè le pietre, i metalli, le piante e gli animali e quantunque tutti gli
elementi concorrano alla composizione di ciascuno di questi corpi, ciascun
corpo è maggiormente influenzato da un dato elemento. Infatti le pietre
provengono dalla terra, essendo pesanti e tendendo al basso e così impregnate
di secchezza ch’è impossibile liquefarle.
I
metalli sono
acquosi e fusibili e, com’è riconosciuto dai fisici e dai chimici, sono
generati da un’acqua densa e vischiosa o dal mercurio che anche esso è acquoso.
Le
piante hanno
tali rapporti con l’aria, che non potrebbero spuntare e svilupparsi che in
piena aria.
Tutti
gli animali
infine traggono la loro forza dal fuoco e la loro origine dal cielo e il fuoco
è tanto naturale in essi, che non potrebbero vivere senza.
Ciascuno
di questi corpi
è poi contraddistinto dalle diverse qualità degli elementi. Così, fra le
pietre, quelle oscure e più pesanti derivano dalla terra; quelle trasparenti
provengono dall’acqua e citiamo fra queste il quarzo, il berillo e le perle;
quelle che galleggiano sull’acqua e sono spugnose, come la pietra pomice e il
tufo, sono materiate di aria; e alcune, come la pirite l’asbesto e la pietra
focaia, sono composte di fuoco.
Anche
tra i metalli,
alcuno, come il piombo e l’argento, è composto di terra, altri, come il mercurio,
d’acqua e così pure il rame e lo stagno derivano dall’aria e l’oro e il ferro
dal fuoco.
Nelle
piante le
radici traggono origine dalla terra pel loro spessore, le foglie dall’acqua pel
succo, i fiori dall’aria per la sottigliezza, le sementi dal fuoco per lo
spirito generativo. Inoltre ve n’hanno di calde, di fredde, di umide e di
secche, che prendono i loro nomi dalle qualità degli elementi.
Fra
gli animali
alcuni sono dominati dalla terra e vi s’annidano, i vermi, ad esempio, e le
talpe; altri, i pesci, dall’acqua; altri, gli uccelli, dall’aria; altri dal
fuoco, come le salamandre e le cicale, nonché i piccioni lo struzzo ed i leoni,
che son pieni di calore e che il saggio chiama bestie dall’alito infuocato.
Di più negli
animali le ossa hanno rapporto con la terra, la carne con l’aria, lo spirito
vitale col fuoco e gli umori con l’acqua. E la collera è come il fuoco, il
sangue come l’aria, la pituita come l’acqua, la bile come la terra. Infine
nell’anima, secondo il parere di Sant’Agostino, l’intelletto è simile al fuoco,
la ragione all’aria, l’immaginazione all’acqua e i sentimenti alla terra.
La stessa
disposizione si osserva nei sensi,
perché la vista, che è attiva mercé la luce che deriva dal fuoco, partecipa del
fuoco; l’udito dell’aria, il suono provenendo dalla percussione dell’aria;
l’odorato e il gusto dell’acqua, senza la cui umidità non potrebbero esistere i
sapori e gli odori; e il tatto è affatto terrestre e si riferisce precipuamente
ai corpi più spessi.
Questa analogia
non manca neanche negli atti umani, perché il moto tardo e grave ha della
terra; il timore la lentezza e la pigrizia hanno rapporto con l’acqua; la
gaiezza e l’amabilità con l’aria; e l’impeto e l’ira rassomigliano al fuoco.
Gli
elementi dunque primeggiano
in tutte le cose e in tutti gli esseri, ne costituiscono l’intera composizione
e le proprietà e comunicano loro le proprie virtù…
E’ opinione
comune fra i platonici che come nel
mondo archetipo tutto si trovi in tutte
le cose, lo stesso avvenga nel mondo corporale, con la sola differenza che
vi si trova in modo diverso, a seconda cioè la differente natura dei soggetti
che ricevono le influenze o le impressioni.
Così
gli Elementi sono non solo in tutte le cose terrene, ma anche nei cieli, nelle
Stelle, nei demoni, negli angeli e in Dio Stesso, che è il creatore e
l’animatore di tutte le cose.
Ma
se gli elementi s’incontrano in questo mondo inferiore sotto forme grossolane e
materializzate, nei cieli invece sono
allo stato di purezza e in tutta la loro potenza.
Così la solidità
della terra non avrà nulla di grossolano e di materiale, l’agilità dell’aria
non sarà velata da alcuna nebulosità, il calore del fuoco non avrà ardori, ma
solo splendori e vivificazioni.
Tra gli astri
Marte e il Sole partecipano del fuoco, Giove e Venere dell’aria, Saturno e
Mercurio dell’acqua e quelli dell’ottavo cielo della terra, così come la Luna
(che altri nonpertanto credono essere composta d’acqua,) per la ragione che a somiglianza
della terra attrae le acque celesti e imbevuta di esse ce le trasmette e
comunica per la sua vicinanza.
Tra le
costellazioni alcune sono dominate dal fuoco, altre dall’aria, dalla terra e
dall’acqua, perché gli elementi governano i cieli e vi distribuiscono le loro
quattro qualità secondo i loro tre ordini differenti e il principio il mezzo e
la fine di ciascuno di essi.
Lo
stesso dicasi degli spiriti,
di cui alcuni rassomigliano al fuoco o alla terra e altri all’aria o all’acqua,
e lo stesso è detto da alcuni dei quattro fiumi infernali, di cui Flegetonte
partecipa del fuoco, Cocito dell’aria, Stige dell’acqua e Acheronte della
terra.
Gli elementi si trovano egualmente in tutto ciò che appartiene al cielo. Degli angeli, che sono i saldi sgabelli del Signore, s’incontrano la stabilità dell’essenza e la forza della terra, unita alla clemenza e all’amore, che sono le virtù dell’acqua purificatrice. Perciò il Salmista li chiama le acque, quando dice a Dio: Voi che governate le acque che stanno al disopra dei cieli. E in essi v’ha l’aria d’una intelligenza sublimata e l’amore del fuoco che brilla, così che le Sante Scritture li chiamano le ali dei venti e il Salmista, facendo altrove menzione di essi, dice
Gli elementi si trovano egualmente in tutto ciò che appartiene al cielo. Degli angeli, che sono i saldi sgabelli del Signore, s’incontrano la stabilità dell’essenza e la forza della terra, unita alla clemenza e all’amore, che sono le virtù dell’acqua purificatrice. Perciò il Salmista li chiama le acque, quando dice a Dio: Voi che governate le acque che stanno al disopra dei cieli. E in essi v’ha l’aria d’una intelligenza sublimata e l’amore del fuoco che brilla, così che le Sante Scritture li chiamano le ali dei venti e il Salmista, facendo altrove menzione di essi, dice
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