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Esaminare la Storia dell’Albero Sacro comprende anche lo studio dei suoi anelli di accrescimento della Natura nella costante opera evolutiva, la quale simmetrica all’arte di riconoscerla proteggerla e sindacarla fin nelle più remote viscere ove sono poste le sue e nostre comuni radici connesse all’intero Ecosistema e l’Universo, non meno delle altrettante connessioni storico-ambientali per le dovute e opportune considerazioni circa la costante, seppur trascorsa, nonché odierna opera umana, e porre dovuto necessario confronto.
Siccome
l’Albero in questa sede viene esaminato venerato e pregato nel suo e nostro
aspetto evolutivo-mitologico da cui dedurne la comune Memoria, e non essendo
qualificati nell’esercizio d’ogni abuso e/o tortura verso la Natura, come
costantemente assistiamo per ogni rogo in seno ad un improprio commercio
compreso l’umano ed in cui viene corrisposta ugual natura posta nelle vaste
Ragioni del Libero Arbitrio, sia di chi abusa del dominio conferito
impropriamente all’uomo non meno dell’interpretazione di cui concerne un
improprio sfruttamento, sia chi ponendolo al rogo assieme all’intero ecosistema
da cui derivato, crea margine di improprio spazio geopolitico sottratto al ruolo
della Natura qual principio nonché indispensabile polmone d’un principio
primario conforme all’Idea quindi al Genio da cui dedotta la vita, contraria ad
ogni suo scempio.
Ovvero, esistono degli anelli di accrescimento dai quali viene dedotta la Storia della Natura e studiare le sue e nostre trascorse epoche climatiche per ognuno rilevato e dedotto nei secoli di comune crescita, misurano distanza e divario fra la Natura e l’uomo. Non dilungandomi su questa più che certa prospettiva, la documentazione storica conferma la distanza fra la sacralità della vita, e ogni tirannia la quale impropriamente, abbattendo ogni Albero della comune selva, viene riscritta l’opera involutiva umana rapportata alla sua presunzione nel creare la Storia da dove, in verità e per vero, deriva una più profonda e silente Natura per ugual medesimo anello di accrescimento; anelli che ne tracciano e confermano l’antica mitologia che lega in maniera indelebile il ciclo della Vita dalla radice alla cima di ugual Albero maestro ove gli antichi, più o meno primitivi, la veneravano e adoravano come e più d’una Grande Madre.
Ora, in questa epoca corrotta mi sembra opportuno esaminarne l’evoluzione della crescita di ogni Albero rispetto all’odierna arte involutiva. Ovvero, ed ancora, se la Storia l’avesse scritta l’antico patto sarebbe evoluta in modo differente rispetto alla fallace condizione dell’odierno progresso e il futuro patto che ne deriverà per ogni successiva deriva involutiva. Cosicché senza troppo dilungarmi e ripetermi oltre, analizziamo la Storia letta in un suo anello dell’Albero Maestro….
(Giuliano)
Ma
benché il Diavolo sia il padre delle menzogne, sembra che, come altri grandi inventori,
abbia perso e poi successivamente riacquistato, con maggior gloria e fortuna,
circa la quotidiana menzogna venduta e/o spacciata per premiata ‘dottrina’,
compresa ovviamente, l’arte economica: giacché due menzogne assommate creano la
glorificata santità talvolta anche pregata, ma sempre associata a delinquere
con più noti ed illustri ciarratani,
e mai sia detto - di fiere bestie con la loro misera povera incolta idiota
Natura; a dispetto e/o vantaggio di più colte e civilizzate dotte genti e
l’incontrastato dominio, comprese, ovviamente, le italiche del sud dal nord
derivate; infatti, molta della reputazione del ricco Diavolo per via dei
continui miglioramenti che sono stati fatti alla sua opera, sembrano trarre
proficuo vantaggio, ovvero gli intramontabili ‘progressi’; noi per nostro
disagio tutte le volte che li scorgiamo, Diavoli e progressi con cui
accompagnato, nostro malgrado, ne ricordiamo la gloriosa intrepida ascesa, con
ampio margine di profitto e guadagno!
Non è
chiaro dalla storia chi fu il primo a far diventare la menzogna un’arte, e ad
adattarla alla politica-economica (sempre da consumarsi assieme e mai
dissociare prima dell’uso), benché io abbia fatto delle ricerche
scrupolose. Pertanto la considererò solo secondo il ‘sistema moderno’, come è
stata coltivata in questi ultimi vent’anni, e poi, nei successivi decenni la
qual Arte divenuta per sua demoniaca natura (sottratta all’origine più gloriosa
di dei e demoni) un vero miracolo sottratta seppur spacciata a Nessun ed ognun Intelletto umano equamente
distribuito al canone pattuito; e del tutto autodidatta, infatti si genera ed ingenerata
per impropria natura, posta nell’artifizio alchemico della nuova èra, detta anche I.A. di cui la Genesi della Storia (sottratta ai noiosi vincoli della Conoscenza
come della Memoria) a fascicoli
dispensata fra una guerra e l’altra, fra un sorseggiato spot pubblicitario ed
una solida stretta di mano...
Fra un
mandato di cattura e un affare ben premiato…
I poeti ci dicono che, dopo che i giganti furono abbattuti dagli dei, la terra per vendetta produsse la sua ultima progenie, che fu la Fama. E la leggenda viene interpretata in questo modo: che appena si calmano i tumulti e le sedizioni, le dicerie e i resoconti falsi si diffondono copiosamente per una nazione.
Cosicché,
tramite questo resoconto, la menzogna è l’ultimo conforto di un partito ribelle
sgominato in uno stato. Ma qui i ‘moderni’ hanno fatto grandi aggiunte,
applicando quest’arte all’acquisizione del potere e alla sua conservazione,
così come al vendicarsi dopo che l’hanno perso, allo stesso modo che i medesimi
strumenti vengono usati dagli animali per nutrirsi quando hanno fame, e per
mordere quelli che li calpestano.
Ma la
medesima genealogia non sempre si può ammettere per la menzogna politica;
desidero pertanto affinare la discussione a proposito di ciò, aggiungendo
alcuni fatti sulla sua nascita e sui suoi genitori.
Una menzogna politica, quantunque associata - più o meno a delinquere - ad una dottrina economica, talvolta nasce dalla testa di un uomo di stato destituito, e quindi viene messa in circolazione per essere alimentata e coccolata dalla plebaglia.
Talvolta si
genera un mostro, e lo si alliscia fino a dargli una forma definita: altre
volte viene al mondo completamente formato, e nell’allisciarlo lo si rovina.
Spesso
nasce infante nella consueta maniera, e richiede tempo per maturare; e spesso
vede la luce nel suo sviluppo completo, ma decade grado per grado.
Talvolta è
di nobile nascita, e talvolta la genia di un operatore di borsa. Qua strilla
forte nell’uscire dal grembo, e là viene partorita con un sussurro. Conosco una
menzogna che ora disturba mezzo regno con il suo chiasso, di cui, sebbene
attualmente sia troppo grande e orgogliosa per riconoscere i propri genitori,
posso ricordare la sua 'sussurranza'.
Per
concludere con la natività di questo mostro: quando viene al mondo senza
pungiglione è un bimbo nato morto, e quando perde il suo pungiglione muore.
(J. Swift & Giuliano)
La pubblicazione del primo volume di ‘The Palace of Minos’ nel 1921 (che includeva la teoria del monoteismo di Evans) ebbe l'inaspettata conseguenza che poco dopo la sua comparsa i falsi minoici inondarono il mercato. Consistevano principalmente in statuette d’avorio, anelli d’oro e sigilli. Poiché questi oggetti sono di qualità variabile, non è stato facile liquidarli tutti come falsi, e questa questione non sarà la preoccupazione principale qui. Basti notare che tutti gli oggetti sopra menzionati avevano una provenienza non documentata. Esamineremo il cosiddetto ‘Anello di Nestore’ perché finì nelle mani di Evans e divenne uno dei suoi pezzi preferiti. Se ne separò solo in tarda età, quando lo donò all’Ashmolean Museum. Lo chiamò ‘Anello di Nestore’ a causa della sua presunta provenienza da una grande tomba a Tholos nel Peloponneso meridionale.
Il motivo
per cui preferiva l’anello di Nestore a tutti gli altri è che era attratto dall’universo
mentale dell’immagine. Vedeva nell’incisione una narrazione completa del
sistema di credenze della sua amata cultura con tutti i suoi demoni benevoli e
la Grande Dea Madre. Pertanto lo pubblicò molte volte, prima in un articolo
preliminare, poi nel terzo volume di ‘The Palace of Minos’ e infine nella
conferenza che tenne in onore di Sir James Frazer.
Bisogna ammettere che nessuno dopo Evans ha interpretato questo anello in modo così eloquente come ha fatto lui; tutte le discussioni successive si sono concentrate sullo stile dell’incisione o sui parallelismi per ogni singolo motivo senza considerare la sua complessa sintassi visiva e l’interpretazione complessiva. Per questo motivo, la spiegazione di Evans rimane l’unica solida e completa. Se l’anello è autentico, come molti studiosi pensano, dimostra ancora una volta che l’intuizione di Evans era sorprendentemente acuta.
Se è un
falso, la sua interpretazione è comunque di grande interesse per la biografia
di Evans perché fa luce sul suo mondo interiore e mostra il suo modo di
pensare. Bisogna anche dire che lo stile dell’incisione è convincentemente
minoico, quindi, anche se si rivelasse un falso, questo fatto non screditerà l’occhio
acuto di Evans. Piuttosto, metterà in luce la straordinaria abilità di un altro
uomo, uno dei collaboratori di Evans, che è riuscito a ingannarlo. E questa
relazione è molto interessante per la valutazione del carattere che in questa
sede trascuriamo. E a prescindere le polemiche che contraddistinsero il reparto
preso in oggetto, lo prendiamo in prestito per inserirlo in un contesto storico
molto più esteso.
Al centro della composizione c’è un disegno sinuoso che, come abbiamo già visto, Evans identificò inizialmente come il fiume del paradiso visto dall’alto (Gen. 2:10; vedere Figure 19–20). È stato anche detto che le donne con teste d’aquila e un grifone in trono costituiscono elementi dell’insolita iconografia della gemma. Strano è anche l’enorme leone sdraiato su un podio e che riceve adorazione da due piccole donne. Tuttavia, Evans aveva una spiegazione per tutto quanto sopra. Il leone era un guardiano degli inferi, secondo i parallelismi egizi che aveva pubblicato in ‘Tree and Pillar Cult’. In realtà, tutti i motivi della rappresentazione erano coerenti se si dovesse usare il modello delle credenze egizie sull’aldilà: nell’arte funeraria egizia è spesso il caso che la coppia defunta arrivi alla corte del dio giudice seduto Osiride e di sua moglie Iside.
E questo
corrisponde esattamente alla sintassi dell’anello di Nestore. Una giovane coppia
si incontra di nuovo negli inferi dopo essere stata precedentemente separata
dalla morte. La coppia è mostrata due volte. Prima, appaiono nel pannello in
alto a sinistra dove si incontrano in presenza della dea e della sua ancella.
Sopra di loro c’è una coppia di farfalle che Evans ha interpretato come anime. L’uomo e la donna sono rappresentati una seconda volta nella metà inferiore della scena e un grifone demone femmina li conduce alla ‘corte del giudizio’. Evans considera il grifone un ‘giudice gentile’ perché consente alla coppia di muoversi liberamente.
(N. Marinatos)
Detto ciò a mo’ di giudice deduciamo che Evans era del tutto in buona fede, anche se i contemporanei che esulano dal tomo tradotto di cui il riferimento o breve frammento sopra riportato, ne indicano e confermano, contrariamente, l’autenticità. Mi ripeto, non mio l’intento di porre un giudizio in merito ad un dibattito non ancora concluso e posto su un argomento molto vasto, semmai l’anello conferma la distanza fra vero e falso di cui la Storia, connessa con la natura umana sincera nel volerla risaltare, divenga del tutto esposta e corrisposta alla falsità d’una fallace natura commerciale ed economia circa la natura umana rilevata nelle altrettante false Ragioni del dominio e della politica.
Ossia, se
l’anello risulta un falso, chi ha operato con elevato ingegno nel proporlo ad
Evans deve essere un elemento il quale corrisponde ad un determinato Ramo
evolutivo umano, rapportato a colui che in tutta buona fede lo esamina
contempla e prega.
Di questa
falsità brevemente tratteremo nella natura politica che emerge ed ancora
emergerà da quegli stessi anni, o anelli di medesimo Albero.
Se invece,
come taluni attestano, sia originale, allora prenderemo il Fiume della Storia
in simmetrica Natura narrare se stessa medesima in tutta la sua buona fede di
cui gli archivi - come giudici - ne attesteranno la distanza fra il vero e il
falso in medesimo Ramo evolutivo corrisposto nell’odierno.
Chi non conosce la Storia e i suoi contenuti certamente in ambedue casi non avrebbe potuto falsificarla al meglio. Le ragioni dello storico simmetriche a quelle di Evans in tutta la loro e nostra buona fede nel volerla salvaguardare dai falsari e porre alla dovuta e più certa veritiera Memoria.
Porterò un
esempio poco gradito; se Giuliano l’Apostata fosse stato rimembrato nella
verità per quanto difeso e per ciò che ha compiuto, e non certo calunniato in
medesima sede d’un ugual Dio pregato, avremmo una diversa immagine del suo operato;
invece e purtroppo, la falsità della Storia conforme ad una dogmatica ortodossa
dottrina ne ha sancito una diversa Memoria. Siamo grati a Nazianzo per la sua
opera in seno alla stessa chiesa, però rileviamo che il Sentiero fu, talvolta o
troppo spesso, cancellato e poi, di nuovo tracciato dallo stesso cristianesimo
a cui ispirata medesima dottrina; quindi possiamo ben dire, riscritto da una
più profonda stratigrafia sacra concernente lo stretto recinto del dogma; il
compito dell’archeologica storica e rintracciarne la sacralità di medesimo Uno
pregato per ogni anello di medesimo Albero a tutt’oggi reciso e posto
all’unanime rogo dell’odierna Storia.
Il compito
dell’ecologista è saper leggere ogni anello dell’Albero e le ère succedute alla
Memoria di ugual Madre Natura, certamente rileviamo cambiamenti climatici in
seno a medesime stagioni, ma un fatto più che certo, ciò a cui assistiamo è del
tutto incompatibile alla Natura dell’uomo.
[PROSEGUE CON IL CAPITOLO COMPLETO]
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