Ora è più larga e più chiara, ma i negozi sono scuri perché sono andati tutti a casa. I negozi sono scuri, ma le luci passano sulle vetrine quando noi passiamo. Le luci sono negli alberi intorno al municipio. Sono appollaiate negli alberi, ma il municipio è scuro. L’orologio che c’è sopra guarda da quattro parti, perché non è scuro. Neanche la luna è scura. Non molto scura.
‘Darl lui è andato a Jackson è mio fratello Darl è mio fratello. Solo che era da quella parte, luccicante sulle rotaie’.
‘Andiamo da quella parte, Dewey Dell’
…dico.
‘Perché?’
…dice Dewey Dell.
Le rotaie giravano intorno nella vetrina, e lui rosso sulle rotaie. Ma lei aveva detto che lui non l’avrebbe venduto ai bambini di paese.
‘Ma per Natale ci sarà’
..dice
Dewey Dell.
‘Devi aspettare fino a allora, quando lo
riporta’.Darl è andato a Jackson. Un sacco di gente non è andata a Jackson.
Darl è mio fratello. Mio fratello sta andando a Jackson.
Mentre camminiamo le luci girano, appollaiate negli alberi. È lo stesso da tutte le parti. Girano intorno al municipio e allora non si vedono. Ma si vedono nelle finestre nere dall’altra parte. Sono andati tutti a letto eccetto me e Dewey Dell.
‘Sta andando in treno a Jackson. Mio fratello’.
C’è una
luce nel negozio, laggiù in fondo. Nella vetrina ci sono due grandi bicchieroni
di bibita, rossa e verde. Neanche due uomini ce la farebbero a berli. Neanche
due muli. Neanche due mucche. Darl Un
uomo viene sulla porta. Guarda Dewey Dell.
‘Aspetta qui’
…dice Dewey
Dell.
‘Perché non posso entrare?’
…dico.
‘Voglio entrare anch’io’.
‘Aspetta
qui’
…dice lei.
‘Va bene’
…dico.
Dewey Dell entra dentro.
Darl è mio fratello. Darl è andato fuori di
cervello.
Il
marciapiede è più duro che sedere per terra. Lui è sulla porta aperta. Mi guarda.
‘Volevi qualcosa?’
…dice.
Ha la testa liscia. La testa di Jewel certe volte è liscia. La testa di Cash non è liscia. Darl lui è andato a Jackson mio fratello Darl Per la strada mangiava una banana.
‘Piuttosto, non ti piacerebbero delle banane?’
…ha detto
Dewey Dell.
‘Aspetta fino a Natale. Per allora ci sarà.
Allora lo vedrai. Poi compriamo delle banane. Ce ne avremo un sacco grosso
così, io e Dewey Dell’.
Lui chiude
la porta a chiave. Dewey Dell è dentro. Poi la luce si spenge.
È andato a Jackson. È andato fuori di cervello e è andato a Jackson, tutt’edue. Pa’ e Cash e Jewel e Dewey Dell e io non siamo andati fuori di cervello. Non siamo mai andati fuori di cervello. E neppure siamo andati a Jackson. Darl Sento la mucca da tanto tempo, che zoccola per la strada. Poi entra nella piazza. Attraversa la piazza, a testa bassa zoccolando. Muggisce.
Non c’era
nulla nella piazza prima che muggisse, ma non era vuota. Ora è vuota dopo che
ha muggito. Continua a andare, zoccolando. Muggisce.
Mio fratello è Darl. È andato a Jackson in treno.
Non ha preso il treno per andare fuori di cervello. È andato fuori di cervello
sul nostro carro. Darl È lì dentro da tanto tempo. E anche la mucca se n’è
andata. Tanto tempo. È lì dentro da più tempo della mucca. Ma è che il tempo è
vuoto più che essere tanto. Darl è mio fratello. Mio fratello.
Darl Dewey Dell viene fuori. Mi guarda.
‘Facciamo il giro da quella parte’
…dico.
Mi guarda.
‘Non funzionerà’
…dice.
‘Quel figlio di puttana’.
‘Cos’è che non funzionerà, Dewey Dell?’.
‘Me lo sento, non funzionerà’
…dice lei.
Non sta
guardando niente.
‘Me lo sento’.
‘Passiamo di là’
…dico.
‘Bisogna tornare all’albergo’
…dice lei.
‘È tardi. Bisogna rientrare senza far rumore’.
‘Non possiamo passare a vederlo lo stesso?’.
‘Non ti andrebbe qualche banana, piuttosto? Non
ti andrebbe?’.
‘Va bene’.
Mio fratello è andato fuori di cervello e è anche andato a Jackson. Si è più lontani a essere a Jackson che a essere fuori di cervello.
‘Non funzionerà’
…dice Dewey
Dell.
‘Me lo sento, non funzionerà’.
‘Cosa non funzionerà?’
…dico.
È dovuto salire sul treno per andare a Jackson. Io non sono stato sul treno, ma Darl è stato sul treno. Darl. Darl è mio fratello. Darl. Darl. È andato a Jackson.
L’hanno
messo sul treno che i rideva, rideva andando giù per il vagone lungo, con le
teste che si voltavano come tanti gufi quando passava.
‘Di che cosa stai ridendo?’
…ho detto
‘Sì sì sì sì sì’.
Darl è
andato a Jackson.
Due uomini l’hanno messo sul treno. Indossavano giacche differenti, con un rigonfiamento sulla tasca posteriore destra. Avevano la nuca rasata fino all’attacco dei capelli, come se i barbieri, recenti e simultanei, avessero usato un regolo come quello di Cash.
‘È delle pistole che stai ridendo?’
…ho detto.
‘Perché ridi?’
…ho detto.
‘È perché detesti il suono del ridere?’.
Hanno unito due sedili così che Darl poteva star seduto vicino al finestrino a ridere. Uno gli sedeva accanto, l’altro sul sedile davanti a lui, viaggiando all’indietro. Uno dei due doveva viaggiare all’indietro perché il denaro dello stato ha una faccia per ogni dietro e un dietro per ogni faccia, e stanno viaggiando con il denaro dello stato che è l’incesto. Una moneta da cinquecentesimi ha una donna da una parte e un bisonte dall’altra; due facce e niente dietro. Non so che cosa sia.
Darl aveva
un canocchialino che aveva comprato in Francia durante la guerra. Dentro
c’erano una donna e un maiale con due dietri e niente facce. Quello lo so che
cos’è.
‘È per questo che ridi, Darl?’.
‘Sì sì sì sì sì sì’.
Il carro è là in piazza, fermo, i muli immobili, le redini arrotolate intorno al montante di cassetta, il dietro del carro voltato verso il municipio. Nulla che lo distingua da cento altri carri tutt’intorno, con Jewel lì accanto, in piedi, che guarda giù per la strada come chiunque altro in paese quel giorno; e tuttavia c’è qualcosa di differente, di distintivo. Ha l’aria inconfondibile di una partenza sicura e imminente che hanno i treni, forse dovuta al fatto che Dewey Dell e Vardaman a cassetta e Cash su un pagliericcio nel cassone stanno mangiando delle banane tirandole fuori da un cartoccio.
‘È per questo che ridi, Darl?’.
Darl è
nostro fratello, il nostro fratello Darl. Il nostro fratello Darl in una gabbia
a Jackson dove, le mani sudice abbandonate leggere negli interstizi silenziosi,
guarda fuori e schiuma.
‘Sì sì sì
sì sì sì sì sì’.
(Faulkner)
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