CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
30 MAGGIO 1924

sabato 27 settembre 2025

LA STORIA ATTRAVERSO LA TESTIMONIANZE DELLE SUE PIETRE

 








Prosegue con il Post al completo! 









& La storia al tempo delle pietre






Due differenti modi o modus operandi di affrontare la Storia e la Vita che in essa si cela in nome e per conto della Verità ricercata.

 

Due (e più modi) differenti modi di porsi dinnanzi ad un dogma profanato da un fanatismo religioso, per poi essere sottoposto ad ugual indebito esercizio (da mastro di bottega nonché futuro albergatore) di chi con ugual fanatismo ha costruito non più un ‘mito’, una ‘leggenda’, bensì un frutto malsano per se e tutti coloro, che loro malgrado, lo seguirono (o peggio, lo ispirarono nel proprio ed altrui ‘delirante delirio’) consumando un illecito pasto offerto, non certo dalla Natura evoluta nell’umano che ne deriva o dovrebbe, per ogni superba Opera seminata e cresciuta sopra una zolla formare l’albero di una medesima linea evolutiva; bensì, un presunto frutto storico più allucinato che illuminato, più falsario che apprendista ispirato…, innestato nel concetto falsamente attribuito alla Storia e alla futura serra in cui coltivato.

 

Mi duole per tutti coloro che consumano cotal veleno!

 

Di queste precedenti e successive distorte linee evolutive da ugual Germano ammiriamo e preferiamo illuminare e saziare il palato, e la lingua che lo ispira, per ogni penna salvata dall’ingorda lingua umana capace di misurare il divario fra chi striscia e vola, quando il  Germano, un Essere che vola al di sopra della sua fluente bionda chioma per esser mirato… da uno strano ariano!

 

E la povera Oca mortalmente ferita!




Due (e più) differenti modi e moti coniugati sia con la Pietra, e la stessa, con zolla ove cresce medesimo Albero evolutivo per affrontare, e giammai profanare, Dogmatica e Dogmatismo (e Libero Arbitrio) presumibilmente ‘violentato’, non tanto da simmetrici e/o asimmetrici motivi teologici-dottrinali posti in un contesto di dominio, ove l’esercizio della Fede ‘regolato’ in funzione di un presunto principio, ereditato ed evoluto da un passato, più o meno rimosso e sicuramente repudiato, quindi abdicato ad un presente conforme ad uno Stato idoneo non solo alla via della Fede, bensì alla Legge, che dalla stessa precede e prosegue.

 

Sicuramente se la vera Legge (alludiamo non per ultimo alla più nota del Tempio, quindi del suo Verbo incarnato)  fosse progredita come gli anelli di un Albero donde il medesimo ugual frutto proibito della Conoscenza severamente indistintamente punito da Sette, oppure ed ancor peggio e simmetricamente al pari di chi l’avversa quindi Otto, distorto e corrotto nella propria genetica, a beneficio di medesimo strano risultato, e non solo logico matematico, di cui la numerata Storia gelosamente custodita profanata, o arricchita, con strani artifizi, fors’anche graffiti, letta conferita e condita con remote parentesi e altri e diversi avverbi uncinati.




La quale assomma come illogico risultato verso la strana equazione testé detta ed hor hora ripetuta ad ugual viandante incontrato con lo stesso zaino, a tutto vantaggio in nome e per conto del più noto Giamblico e l’intero e più umile Neoplatonismo, ove ricavato il  Genio conflittualmente negato, forse perché proprio il Genio viene indebitamente sottratto ad ogni propria Natura, da qui il Genius Loci, successivamente affiorato in un Giano evoluto di uno strano mostro con due teste (come leggeremo circa il Cerbero di Otto) di cui in questi giorni riconosciamo l’opera indiscussa a guardia dell’Inferno ben seminato per ogni frutto in qual medesimo tempo perseguitato, ma quantunque sponsorizzato per il beneficio della guerra, ogni guerra che ne deriva nel suo materiale consumo al medesimo mercato (il risultato graduato e misurato secondo i meriti del mercato e non più ortofrutticolo danno la Germania al primo posto indiscusso, ovvero Otto vende il proprio Graal armato al povero Sette che l’attende proprio al di fuori dell’uscio della grotta…).

 

Ovviamente ci sono molti modi di porsi dinnanzi al Giudizio della Storia come al suo strano mercato ortofrutticolo!

 

Quindi Albero (di Vita) da cui ognuno deriva (dal Nord al Sud di questo piccolo cerchio nato dal Nulla di un apparente invisibile zero e il Linguaggio che ne deriva giacché Nulla vedo e vedrai ancora…) abbiamo detto, qual dispensatore di ordine civile morale nonché economico con cui seminare edificare, ed in ultimo raccogliere, per ogni suo Ramo, per ogni zolla di Terra ben tutelata dal veleno che la mortifica, oltre il dono della medesima ugual vita, anche il diritto di partecipare alla stessa in tutte quelle forme ritenute idonee alla specie, ogni specie con il Diritto di partecipare e consumare il suo prezioso frutto; ed - in cui e per cui - l’intera esistenza terrena viene e veniva posta, o meglio subordinata o codificata per ogni ‘mito’, per ogni ‘dogmatico dogmatismo’ interpretata e letta, e quindi corrisposta ed offerta (e giammai messa in offerta a repentaglio del proprio principio), su ‘differenti’ gradi ‘morali’ e ‘valori’, seppur ‘differenti’ dai precedenti eppure ‘uguali’, qual unico Sentiero percorso e da percorrere ancora almeno che non vogliamo sprofondare in uno strano fungo da dove non faremo giammai più ritorno!




Seppure taluni scorgono differenza fra Oriente e Occidente fra Nord e Sud, in verità e per il vero, la Terra una sola cellula da cui nata ed evoluta l’intera nostra esistenza, a sua volta derivata da una secolare e più antica Natura posta alle segrete coordinate di un Universo ancor più vasto scrutato da un ‘oculo’ sicuramente più cieco da quando venne inventata la spessa lente di uno strano linguaggio; che sia un apparente atea pagana accezione con la sua Rima, o un dogma con la sua Preghiera, la verità immateriale come il genetico marchio di fabbrica che ci permette il Linguaggio, disconoscendo l’istinto da cui proveniamo qual muta Natura che dialoga ogni vera e più superba segreta Parola, nella distanza di chi non comprende cosa sia la sua vera Lingua e il potente boato della vita che fa rassomigliare quella muta Prima Parola al dio che ha creato l’intera Opera…

 

E ad uno strano Linguaggio ci confina e subordina classificandoci come una prima bestia!

 

Come tanti Sentieri in cui ammirare ugual dottrina alla sua chioma, alla sua ombra, per come medesima esistenza (o ugual antico Sentiero che ci conduce sino alla Cima) disciplinata e distribuita nell’ordine e apparenza su cui nutrire, quindi costruire, non tanto una civiltà di credenti e/o uomini e donne liberi evoluti da antenati ugualmente civili seppur pagani per cui ‘non credenti’; tutelandone o illuminandone (esaltandone il profilo e non solo al conio della moneta su cui fondata l’arbitrio e il Giudizio di una presunta civiltà) lo Spirito, o ravvivandone il dono della Fede a cui ognuno partecipa; bensì subordinare uguale, o diverso Ramo evolutivo, ad un dogmatico principio in cui l’universale Forma non riconosce lo stampo di provenienza per ogni successivo strano frutto raccolto confluito, o meglio delimitato, in un altrettanta strana moneta ugualmente circolare nella Forma, simile al suo pianeta ove coniato il presunto dono della ricchezza; mentre sappiamo, in verità e per il vero, reddito della stessa nominata ricchezza derivata da un diverso e più profondo principio connesso con la Terra a cui ognuno aspira per propria natura fino alle viscere della più profonda Coscienza e Anima che la ispira o dovrebbe, essendo diverso da una forma parassitaria di zecca!


Quindi non dando per scontato che prima o precedentemente l’anno zero dell’Avvento, ogni muta pietra zolla di nuda terra seminata da un uomo aiutato da una bestia e ogni cosa viva, all’oscuro dell’esigenza dell’Anima come dello Spirito, quindi del Libero Arbitrio, per come meglio conservarne l’indole genetica qual futuro marchio di fabbrica a cui oggigiorno ognuno, in verità e per il vero aspira, se non ispirato sicuramente come un èvo appena nominato, comandato e subordinato, evolvere ad un concreto formicaio per poi divenire vespaio… senza il miele di cui un tempo beneficiano gli Dèi…, ovviamente anche loro profanati da Otto il germano!  




Quel marchio di fabbrica poco sopra detto hor hora lo leggiamo e coniamo come più solida moneta attentata dal velenoso fungo del progresso attraverso i futuri anelli di un Albero reciso da medesima Storia a beneficio di un eterno dogmatico rogo che al meglio la surriscalda e illumina, per ogni suo anello leggiamo e ancor meglio comprendiamo il nostro Sentiero, per ogni Elemento di cui abbiamo sempre beneficiato e da cui ispirati, e forse non più leggeremo in questa vile moneta odiernamente coniata in nome e per conto dell’inarrestabile progresso, e la vil puttana dell’inseparabile strana economia che lo comanda peggio di una Maddalena al servigio del suo eterno Lucifero, salvando ovviamente il vero Profeta che al suo conio fu sacrificato al teschio di uno strano dogmatico dogmatismo!

 

E tutto ciò ha a che fare con la Libertà e non solo della profetica Parola illuminata e corrisposta da un immateriale ugual medesimo dio; quindi e non solo di culto, ma la Libertà che ogni singolo può all’interno di una presunta civiltà da quando sceso da un ramo approdato ad una caverna, e poi ed ancora, posto su una palafitta, per poi approdare al castello e alla sua pietra, quindi la società comunitaria soggiogata dal vincolo della Libertà, più o meno vilipesa più o meno difesa o tutelata.




Quella stessa Libertà che esprime e per sempre esprimerà il suo credo, la sua promessa, il suo cordone ombelicale, la sua riconoscenza, talvolta nominata Grande Madre poi Madonna, nei confronti di medesima ugual Natura donde ogni Essere Umano, più o meno consapevole del vincolo, l’antico patto da cui deriva rinnovandone inconsciamente la Memoria (genetica) quasi fosse un istinto.

 

Un Filosofo più che Teologo la nominò e coniò al negativo per questo fu detto cattivo maestro, in realtà il suo Pensiero il suo Linguaggio si rifacevano ad un primo linguaggio, donde appunto nato il pensiero e in qual tempo la negazione dello stesso, in quanto Nulla vediamo in quel lontano cielo riflesso su di un oceano troppo vasto ed infinito!

 

E tutto ciò si è scontrato con la ricchezza con cui ogni Essere deve fare i conti con la materia. La totale radicalizzazione del divario ha portato ha forme antiche di svincolarsi dalla stessa, ovvero da quando nato il Linguaggio. La genetica dello stesso contiene il seme di questa dualità da cui nata ogni forma espressiva e successivamente la Parola, per cui la strada lunga compie e compirà sempre medesimi tornanti per ogni Montagna, sia questa affrontata in una costante naturale salita evolutiva, che in perenne discesa volge, o peggio sprofonda, in medesima caverna.

 

Non mi dilungo ulteriormente ma per esprimere la Vita come ben ha espresso ed esprime ancora il genio di Pavel Florenskij apporterò due validi esempi di affrontare lecitamente la Storia… 

(Giuliano)







martedì 23 settembre 2025

A TUTTI LORO PAVEL RISPONDE ANCORA....

 













Precedenti Sentenze!  


Prosegue con l'attuale 











sconcertante 


DOGMATICA






È  proprio  questo  modo  di  convincere  che  manca  al  dogmatico,  e  i  risultati  sono  sotto  i  nostri  occhi.  Spesso,  infatti,  anche  chi  si  asciuga  la  bocca  in  preda  alle  chiacchiere  non  è  affatto  convinto  quando  discute  di  insignificanti  differenze  dogmatiche  o  rituali,  di  divieti  e  modalità  di  culto.  


Ripeto:  né  il  superamento  delle  carenze  specifiche  della  dogmatica,  né  il  riconoscimento  di  essa  come  un  tutto  unitario  sono  di  per  sé  sufficienti.  Ci  sono  altre  circostanze,  più  gravi…  

 

La  vita scorre secondo  leggi  diverse  da  quelle  della  nostra  fede,  e la  fede (e aggiungo la fede per ogni forma spirituale o materiale per come concepita e svelata nonché vissuta medesima esistenza)  va  oltre  la  vita. 




Naturalmente,  per  vita  intendo  qui  qualcosa  di  completamente  diverso  dai  movimenti  economici  e  politici. 

 

No! 

 

Ci  sono  strati  spirituali  molto  più  profondi  – le  emozioni  più  intime  provenienti  dalle  profondità  insondabili  dello  spirito  –  che  si  trovano  al  di  fuori  di  ciò  che  la  fede  ci  insegna.  Un’altra  questione  è  se  i  torrenti  della  vita  riescano  a  non  traboccare  attraverso  gli  stagni  dello  pseudo misticismo  e  le  sabbie  dello  sterile  positivismo.  Ma  il  fatto  è  che  la  vita,  anche  quella  puramente  interiore,  morale  e  religiosa,  si  è  scavata  la  strada  attraverso  altri  campi.

 

Le onde turbolente dell’inarrestabile torrente  erodono  le  rive,  dissotterrano  le  radici,  sradicando  le  querce  millenarie.  E  nel  suo  vertiginoso  passaggio,  il  torrente  porta  con  sé  i  tronchi  degli  edifici  crollati,  gli  oggetti  domestici  e  i  tesori  di  famiglia...




Separandosi  da  tutto  ciò  che  è  vivo,  da  tutto  ciò  che  è intimo, da tutto  ciò  che  è  vicino  e  infinitamente  caro  all’anima  umana,  da  tutto  ciò  che  annega  il  cuore  nel  desiderio  di  lontananza,  eliminando  l’aroma  misura  dell’esperienza  religiosa  personale,  il  sistema  di  concetti  religiosi  ha  cessato  di  essere  convincente  per  coloro  che  lo  rifiutano  e  attraente  per  coloro  che  lo  accettano. 

 

Non  è  appropriato  parlare  qui  di  credenti  e  non  credenti  come  sinonimi  di  ortodossi  e  non  ortodossi,  rispettivamente.  Perché  oggi  ci  sono  ‘atei’  credenti,  così  come  ci  sono  ‘ortodossi  senza  fede’.




Questi  ultimi,  privi  di  coerenza  religiosa,  sono  pronti,  con  una  ottusa  deferenza,  ad  accettare  qualsiasi  schema  che  abbia  un’impronta  nota,  purché  non  si  appesantiscano  con  uno  sforzo  cerebrale,  e  confessino  qualsiasi  cosa  in  anticipo  se  porta  la  scritta  ‘Avec  approbation  et  privileges  du  Roi’,  che  si  tratti  del  Simbolo  della  Fede  o  delle  aberrazioni  di  non  so  chi;  allo  stesso  modo,  i  primi  [credenti  ‘atei’],  lacerati  dall’angosciante  necessità  di  dare  forma  al  fuoco  della  vita  spirituale  ed  essendo  totalmente  incapaci  di  utilizzare  a  questo  scopo  gli  schemi  già esistenti,  non  li  vogliono  e  non  possono  accettarli  ciecamente,  come  schiavi,  senza  vedere  la  verità. 

 

E  se  dalla  bocca  di  un  ‘ortodosso’  possiamo  talvolta  udire,  direttamente  o  indirettamente,  l’affermazione  cinica:  ‘Non  ho  nulla  a  che  fare  con  Dio,  l’importante  è  il  culto’,  dalle  labbra  di  un  ‘ateo’  uscirà,  in  un’altra  occasione,  la  vergognosa  confessione  di  aver  bisogno  di  Dio  e  solo  di  Dio,  e  tutto  il  resto  sono  solo  lustrini  colorati  e  lucentezza  superficiale. 




E  l’osservazione  di  Lev  Tolstoj  secondo  cui  molti  non  credono  nei  dogmi,  ma  nel  fatto  che  dobbiamo  credere  in  essi  non  è  priva  di  fondamento.  Una  forma  vuota  e  mortificata  non  porta  in    la  verità  interiore  e  quindi  diventa  un  idolo.  Qui,    l’ornamento  filigranato  dei  concetti  dogmatici,    la  profondità  del  contenuto  del  sistema,    la  tradizione  ci  sono  di  alcuna  utilità. 

 

Il  sistema  è  diventato  irrimediabilmente  noioso  e  del  tutto  poco  convincente  per  la  maggior  parte  delle  persone,  e  spesso  anche  per  coloro  che  riconoscono  pienamente  il  Vangelo.  Ma  sarebbe  troppo  affrettato  biasimare  coloro  che  ammettono  sinceramente  la  loro  perdita  di  fede.  È  molto  più  corretto  indagare  se  non  vi  siano  elementi  dello  stesso  orientamento  in  molti  degli  altri  che  non  si  staccano  e,  riconoscendo  la  triste  verità, chiarire  la  causa  di  questa  freddezza. 




Solo  rimuovendo  la  causa  saremo  in  grado  di  guardare  attraverso  il  prisma  della  vita  reale  il  sistema  dei  dogmi  -  questo  tessuto  di  pizzo  di  cristalli,  coagulato  nel  corso  di  molti  secoli,  dalle  emanazioni  più  fini  e  profumate  dell’anima  verso  il  cielo,  nella  freddezza  purificatrice  della  mente.

 

La  dogmatica  è  stata  sostituita  dal  dogmatismo:  ecco  la  soluzione  all’enigma  della  nostra  freddezza  di  fronte  alle  meravigliose  forme  della  dogmatica,  ma  per  noi  inanimate. Nella coscienza  contemporanea,  la  dogmatica  ha  cessato  di  essere  connessa  a  sentimenti  vivi  e  percezioni  autentiche.  Corpo  e  anima,  nell’attuale  Weltanschauung  religiosa,  si  sono  distaccati  l’uno  dall’altro. 




Ci  siamo  presi  cura  solo  di  noi  stessi,  non  volendo  mai  abbandonare  il  nostro  punto  di  vista  per  un  momento,  e,  alla  fine,  abbiamo  dimenticato  come  siamo  arrivati  a  quel  punto.  Non  è  difficile  capire  perché  gli  altri  non  riescano  a  trovare  l’ingresso  della  grandiosa  cattedrale  gotica,  meravigliosa  nella  sua  interezza  e  nelle  sue  parti,  ma  senza  gradini  e  senza  portico.  

 

Le  innumerevoli  finestre  si  oscurano  e  si  coprono  di  ragnatele,  mentre  il  passante,  toccandole  timidamente,  prosegue  il  suo  cammino  verso  la  cappella  di  casa  sua.  E  i  fedeli,  ignari  dell’uscita  dalla  propria  chiesa,  pallidi  e  senza  vita,  passano  davanti  alle  grandiose  colonne,  guardano  attraverso  le  monofore  e,  dalle  loro  labbra  anemiche,  invece  di  preghiere,  mormorano  anatemi  ai  passanti  per  strada,  che  forse  vorrebbero  –  e  questo  accade  così  spesso.  a  sua  volta,  per  entrare  in  chiesa  a  pregare.




Invece  dell'aiuto  reciproco  e  della  conoscenza  di  sé,  invece  del  lavoro  spirituale  collettivo,  ci  imbronciamo  con  coloro  che  non  sono  in  grado  di  rompere  le  nostre  noci  pietrificate…

 

Continua  il  suo  viaggio,  abbandonato  al  suo  destino.  Oppure  voltiamo  le  spalle  ai  tesori  inestimabili  accumulati  dalle  generazioni  passate,  invece  di  prendere  su  di  noi  il  peccato  accumulato  e,  con  le  autentiche  braci  della  conoscenza  di  Dio,  sciogliere  il  ghiaccio  che  ha  incatenato  i  grandi  edifici  dei  Santi  Padri,  dei  nostri  antenati,  che  hanno  avuto  la  santa  audacia  di  scrivere  sopra  il  portale:  ‘Al  Dio  Conosciuto’. 

 

Sì,  le  tradizioni  dei  Santi  Padri  del  dogmatismo  sono  dimenticate,  gli  insegnamenti  degli  antichi  filosofi  russi  sono  dimenticati,  che  costruirono  chiese  dedicate  a  Santa  Sofia  –  alla  saggezza  divina,  e  volevano  adorare  ‘il  Dio  Conosciuto’. 




Cosa  deve  fare  quel  passante? 

 

Dove  sono  i  soldati  della  chiesa? 

 

Dove  sono  i  guardiani? 

 

Quale  parola  magica  aprirà  le  porte  del  grandioso portale?




Saremo,  all’inizio,  chiari  e  convincenti  con  chi  proviene  da  altri  campi;  rinunceremo  a  sonnecchiare dolcemente  alle  approvazioni  meccaniche,  spesso  accompagnate  da  sorrisi  profetici, dei nostri  compagni  di  pensiero;  abbandoniamo  la  stupida abitudine  di  iniziare  lo  studio  da  situazioni  dogmatizzate! 

 

Perché  non  solo  queste  situazioni  non  sono  affatto  vincolanti  finché  non  vengono  dimostrate  con  un  metodo  o  con  l’altro  (intendendo  il  verbo  ‘dimostrare’  nel  suo  senso  più  ampio),  ma  sono  anche  totalmente  incomprensibili,  perché  sono  costituite  da  termini  che,  nelle  condizioni  di  tale  esposizione,  non  hanno  alcuna  reale  consistenza.  




Prima  di  discutere  con  chiunque,  non  dobbiamo  solo  definire  i  nostri  termini  (questo,  per  ultimo),  ma  dobbiamo  prima  di  tutto  spiegarli,  cioè  riempire  i  termini  di  contenuto  vivo  e  concreto,  riferirci  alle  situazioni vissute  dalla  persona con  cui  stiamo  parlando  o  aiutarla  a  sperimentarne  di  nuove,  contaminarla  con  le  nostre  esperienze  migliori,  condividere  con  lei  il  nostro  sovrappiù. 

 

Otteniamo  così  una  costruzione  fatta  di  parole,  un’argomentazione  fatta  di  parole,  completata  da  un  muro...  fatto  di  parole. 

 

E  mentre,  immersi  nel  flusso  di  parole,  celebriamo  la  nostra  vittoria,  immaginando  di  aver  fatto  chissà  cosa,  di  aver  dimostrato  chissà  cosa  al  nostro  avversario,  di  averlo  messo  con  le  spalle  al  muro  con  chissà quali  mezzi, lui rimane  completamente  indifferente  e  insensibile  alla  sconfitta  subita. 

 

Il  muro  contro  cui  è  stato  messo  è,  per  lui,  tessuto  di  fumo!




…Ma  separati  dalla  vita  dello  spirito,  teorie  e  sistemi  rimangono  sospesi  nell’aria,  e  i  colori  vivaci  delle  emozioni  sbiadiscono    proprio  come  i  colori  di  alcune  creature  marine  trascinate  a  riva  dal  loro  elemento  materno  sbiadiscono    lasciando  dietro  di    una  massa  grigia  e  opaca  di  schemi  caduti.

 

L’interdipendenza  delle  nozioni,  la  loro  topografia  relativa,  facilmente  osservabile  nell’organismo  vivente  della  contemplazione  dell’universo,  si  aggroviglia  nelle  ossa  avvizzite  e  senza  vita.  Allo  stesso  modo,  le  infiorescenze  cristalline  delle  meduse  trascinate  a  riva  sbiadiscono  sugli  scogli  delle  rive. 

 

Cosa  direste  di  alcuni  calcoli  matematici  che  non  hanno  né  inizio  né  fine? 




Se  eseguite  meccanicamente  una  certa  sequenza  di  azioni,  senza  conoscere  lo  scopo  dell’intera  opera,  quali  siano  i  dati  che  ne  risultano,  cosa  rappresentino  i  segni  intermedi,  allora  l’intera  opera  vi  sembrerà  totalmente  poco  convincente,  sebbene  non  troviate  in  nessun  momento  la  forza  di  resistere  alla  successione  dei  calcoli. 

 

In  altre  parole,  non  solo  non  siete  in  grado  di  dimostrarne  la  falsità,  ma  non  ne  vedete  affatto  la  verità. 

 

Lo  stato  attuale  della  dogmatica  è,  nella  migliore  delle ipotesi, proprio questo: basandosi  meccanicamente  sull’autorità  della  Sacra  Scrittura  e  della  Sacra  Tradizione  e  (nelle  condizioni  più  favorevoli)  non  offrendo  alcun  motivo  di  protesta  contro  di  essa,  la  sua  veridicità  rimane,  per  lo  più,  invisibile. 




La  forza  convincente  dell’argomentazione  risiede  proprio  nella  sua  forza  probatoria,  che  non  diventa  mai  una  semplice  argomentazione,  che  passa  sempre  da  un  punto  all’altro  grazie  al  solido  fondamento  di  ciò  che  è  stato  sperimentato  e  che  si  astiene  dal  dilagare  attraverso  le  sfere  dell’immaginario  arbitrario    di  ciò  che  è  solo  pensabile,  ma  mai  realmente  vissuto.

 

È  proprio  questo  modo  di  convincere  che  manca  al  dogmatico,  e  i  risultati  sono  sotto  i  nostri  occhi.  Spesso,  infatti,  anche  chi  si  asciuga  la  bocca  in  preda  alle  chiacchiere  non  è  affatto  convinto  quando  discute  di  insignificanti  differenze  dogmatiche  o  rituali,  di  divieti  e  modalità  di  culto. 

 

Ma  quante  idee  fondamentali,  un  tempo  questioni  vitali,  sono  diventate  estranee  alla  coscienza  della  maggior  parte  delle  persone,  essendo  conservate  nei  teologi  solo  per  farci  ricevere  brutti  voti  (quando  siamo  a  scuola),  o  per  essere  accusati  di  incredulità  -  non  ha  senso  parlarne. 




La  nozione  di  male,  ad  esempio,  è  scomparsa  dall’orizzonte  spirituale  e  la  presentazione  del  male  come  insufficienza  del  bene  induce  influenze  pelagiane  in  tutte  le  relazioni  del  mondo,  sebbene,  nelle  discussioni,  questo  semi-pelagianesimo  o  pelagianesimo  nascosto  sia  coperto  dall’assurda  ripetizione  dell’insegnamento  della  Chiesa. 

 

Con  ancora  maggiore  certezza  possiamo  affermare  che  l’intera  costellazione  di  idee  escatologiche  si  presentano  alla  maggior  parte  delle  persone  come  utili  solo  per  smascherare  i  socialisti  di  qualsiasi  tipo,  per  dimostrare  l’impossibilità  di  un  ordine  sociale  ideale  sulla  Terra... 

 

Potremmo  fare  innumerevoli  esempi  di  questo  tipo.  Ma  non  è  di  questo  che  stiamo  parlando.  Non  avendo  alcun  supporto  psicologico,  diventiamo  completamente  impotenti  di  fronte  alla  pressione  di  altre  concezioni  infantili  e  ingenue  sul  mondo,  per  non  parlare  della  totale  incapacità  di  agire  sui  nostri  simili.  




‘I  consigli’,  ha  detto  da  qualche  parte  V.V.  Rozanov,  ‘possono  essere  sia  stupidi  –  quelli  che  derivano  dalla  disposizione  di  chi  dà  il  consiglio,  sia  intelligenti  –  quelli  che  derivano  dalla  situazione  di  chi  chiede  il  consiglio... 

 

I  primi,  che  ho  definito  poco  intelligenti,  derivano  dalla  meschinità  dell’anima,  dall’egoismo  illimitato,  sordo  a  tutto,  e  dall’istinto  di  infinite,  diciamo,  espansioni  dell’anima:  il  consigliere  vorrebbe  espandersi  con  la  sua  anima  e  soffocare  la  diversità  di  tutte  le  altre  anime. 

 

La  seconda  categoria  di  consigli,  quelli  saggi,  scaturiscono  dall’insolita  chiaroveggenza  del  consigliere,  dalla  sua  umiltà  d’anima  e  dall’interesse  illimitato  per  le  miriadi  di  altre  anime  e  vite...




Ogni  sistema  concettuale  mira  a  ordinare  il  flusso  delle  esperienze,  a  formalizzarlo  e  scomporlo,  a  dargli  ordine  e  stabilità.  In  questo  senso,  è  come  un  consiglio;  anche  la  dogmatica  è  come  un  consiglio. 

 

Le  parole  di  Rozanov  su  consigli  e  consiglieri  sono  ampiamente  applicabili  alla  dogmatica  e,  secondo  la  sua  terminologia,  la  nostra  dogmatica  dovrà  essere  definita  un  sistema  di  consigli  stupidi.

 

Il  nostro  dogma  è  inutile. 

 

Siamo  noi  che  non  sappiamo  come  utilizzare  i  tesori  inestimabili  accumulati  dalle  generazioni  passate,  non  sappiamo  come  trasformare  in  carne  e  ossa  la  creazione  concentrata  di  tanti  secoli;  sì,  non  lo  sappiamo,  perché  abbiamo  dimenticato  come  avvicinarci  al  tesoro  incantato  che  vediamo  ma  non  possiamo  toccare.




Non  propongo  una  nuova  verità  al  posto  di  quella  vecchia,  ma  rivendico  un  nuovo  posto  per  la  vecchia  verità,  perché  quello  spazio  di  coscienza  in  cui  questa  verità  dovrebbe  essere  collocata  è  occupato  da  spazzatura.

 

Rozanov:  prosatore  russo  dell’‘Età  dell’argento’. 

 

Secondo  le  memorie  di  N.  Berdyaev,  ‘era  una  delle  persone  più  insolite  e  originali  che  abbia  mai  incontrato.  [...]  L’ho  letto  con  entusiasmo. Aveva  un  dono  letterario  straordinario,  uno  dei  più  grandi  doni  della  prosa  russa.  [...]  Tutta  la  sua  vita  era  avvolta  da  una  sensualità  mistica’. 

(P. Florenskij; non ti dimentichiamo e sei sempre vivo nei nostri cuori come negli eterni Spiriti della Memoria)