BREVE INTRODUZIONE
(& un precedente inarrestabile genocidio)
Prosegue con...:
i Perfetti e un breve commento
Ora, su un’immensa terrazza di Elsinore, che va da
Basilea a Colonia, che tocca le sabbie di Nieuwpoort, le paludi della Somme, i
gessi della Champagne, i graniti dell’Alsazia, l’Amleto europeo osserva milioni
di spettri…
Ma è un Amleto intellettuale.
Medita sulla vita e sulla morte delle verità.
I suoi fantasmi sono tutti gli oggetti delle nostre
controversie; il suo rimorso sono tutti i titoli della nostra gloria; è
sopraffatto dal peso delle scoperte, della conoscenza, incapace di tornare a
questa attività illimitata. Pensa alla noia di ricominciare dal passato, alla
follia di voler sempre innovare. Barcolla tra i due abissi, perché due pericoli
minacciano costantemente il mondo: l’ordine e il disordine.
Se afferra un teschio, è un teschio illustre.
Di chi era?
Questo era Leonardo. Inventò l’uomo volante, ma l’uomo volante non servì esattamente alle intenzioni dell’inventore: sappiamo che l’uomo volante montato sul suo grande cigno (il grande uccello sopra il dosso del suo magnio cecero) ha, oggi, altre abitudini oltre quelle di andare a raccogliere la neve dalle cime delle montagne per gettarla, nelle giornate calde, sul selciato delle città...
E quest’altro teschio è quello di…. Leibniz che
sognava la pace universale.
Amleto non sa bene cosa fare di tutti questi
teschi. Ma se li abbandona!... Cesserebbe forse di essere se stesso? La sua
mente terribilmente lucida contempla il passaggio dalla guerra alla pace.
Questo passaggio è più oscuro, più pericoloso del
passaggio dalla pace alla guerra; tutti i popoli ne sono turbati. ‘E io’, si
dice, ‘io, l’intelletto europeo, che ne sarà di me?... E cos’è la pace?’
La pace è forse lo stato di cose in cui la naturale ostilità degli uomini l’uno verso l’altro si manifesta attraverso creazioni, invece di tradursi in distruzione come avviene in guerra. È il tempo della competizione creativa e della lotta delle produzioni.
Ma io, non sono forse stanco di produrre?
Non ho forse esaurito il desiderio di tentativi
estremi e non ho abusato di erudite miscele?
Devo forse mettere da parte i miei difficili doveri
e le mie ambizioni trascendenti?
Devo forse seguire il movimento e fare come
Polonio, che ora dirige un grande giornale?
Come Laerte, che è da qualche parte nell’aviazione?
Come Rosencrantz, che fa non so cosa sotto un nome
russo?
Addio, fantasmi! Il mondo non ha più bisogno di
voi. Né di me. Il mondo, che chiama progresso la sua tendenza alla precisione
fatale, cerca di unire i benefici della vita con i vantaggi della morte.
Regna ancora una certa confusione, ma tra poco
tutto diventerà chiaro, vedremo finalmente apparire il miracolo di una società
animale, un formicaio perfetto e definitivo.
[…]
Poco più di due anni fa, in questo stesso luogo, ho
avuto l’onore di parlarvi di quella che ho chiamato ‘La politica della mente’.
Ricorderete forse che, con questo titolo (che non è particolarmente preciso),
mi preoccupavo dello stato attuale delle cose in questo mondo e interrogavo i
fatti di cui siamo testimoni e agenti, preoccupandomi non tanto del loro
carattere politico o economico quanto dello stato in cui pongono le cose della
mente.
Ho insistito (forse troppo a lungo) su questo stato
critico, e vi ho detto in sostanza che un disordine di cui non possiamo
immaginare la fine si osserva ormai in tutti gli ambiti. Lo troviamo intorno a
noi così come dentro di noi, nelle nostre giornate, nel nostro aspetto, nei
giornali, nei nostri piaceri e persino nella nostra conoscenza.
Abbiamo, infatti, in pochi decenni, sconvolto e
creato così tante cose a spese del passato, confutandolo, disorganizzandolo,
riorganizzando le idee, i metodi, le istituzioni che ci aveva lasciato in
eredità, che il presente ci appare uno stato senza infanzia e senza precedenti.
Non guardiamo più al passato come un figlio guarda il padre, da cui può
imparare qualcosa, ma come un uomo adulto guarda un bambino...
A volte avremmo il desiderio di istruire e stupire
i più grandi dei nostri antenati, dopo averli resuscitati per darci questo
piacere.
Mi diverte spesso immaginare questo: mi abbandono al sogno della resurrezione di uno dei nostri grandi uomini di ieri. Mi offro di fargli da guida; cammino con lui per Parigi; lo sento incalzarmi di domande, esclamare; e avverto, con questo mezzo ingenuo che mi obbliga a stupirmi di ciò che vedo senza stupore ogni giorno, l’immensa differenza che il passare del tempo ha creato tra la vita dell’altro ieri e quella di oggi per il domani.
Ma presto mi imbarazzo nel mio ruolo di cicerone.
Pensate a tutto ciò che bisognerebbe sapere per
spiegare a un Cartesio o a un Napoleone resuscitati nel nostro attuale sistema
di esistenza, per fargli capire come possiamo riuscire a vivere in condizioni
così strane, in un ambiente che certamente troverebbe piuttosto spaventoso, e
persino ostile. Questo imbarazzo è la misura del cambiamento avvenuto.
Posso solo sfiorare qui l’immensa questione di questi cambiamenti, al di là di ogni previsione, che hanno profondamente modificato il mondo e, in pochi anni, lo hanno reso irriconoscibile agli osservatori che avevano vissuto abbastanza a lungo da vederlo molto diverso. Insisterò sul breve tempo impiegato per produrre conseguenze così enormi e, soprattutto, mi soffermerò sulle cause più potenti di questa improvvisa trasformazione.
Penso a tutti gli odierni fatti, completamente
nuovi, prodigiosamente nuovi, che sono stati rivelati fin dall'inizio del
secolo scorso.
Fino ad allora la scienza aveva condotto la sua
ricerca solo su fenomeni che erano sempre stati ritenuti percepibili e
immediatamente percepibili. Indubbiamente, la nozione di universo era cambiata
profondamente, contemporaneamente a quella della scienza stessa; ma i fenomeni
osservabili, da un lato, e le capacità d’azione dell’uomo, dall’altro, non
erano aumentati in modo apprezzabile.
Ora, nel 1800 (credo), la scoperta della
corrente elettrica, attraverso l’ammirevole invenzione della pila, aprì quest’era
di nuovi fatti che avrebbero cambiato il volto del mondo. Non è privo di
interesse soffermarsi su questa data: ricordare che questa rivelazione ebbe
luogo solo centotrentacinque anni fa.
Conoscete le meravigliose conseguenze: l’intero dominio dell’elettrodinamica e dell’elettromagnetismo si aprì all’appassionata curiosità degli scienziati, tutte le applicazioni che si moltiplicarono, le relazioni percepite tra elettricità e luce, le conseguenze teoriche che ne seguirono; infine, la radiazione, il cui studio mette in discussione tutte le nostre conoscenze fisiche e persino le nostre abitudini di pensiero.
(PROSEGUE CON IL POST COMPLETO)






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