CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
UN LIBRO ANCORA DA SCRIVERE: UPTON SINCLAIR

lunedì 20 gennaio 2020

PSICOLOGIA DELLA DEMOCRAZIA (breve parentesi storica) [...]





































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Circa Titolate Fanfole...















La ‘psicologia della democrazia’ va costantemente monitorata, anche e soprattutto da persone d’ogni specie e Natura anche se non qualificate o titolate, giacché l’esempio della Serbia ci ha consegnato orrori storici inaspettati (accompagnati da psichiatri titolati) quanto evidenti, introduzione di ben altri fatti e misfatti con dovute ‘pulizie’ i quali successivamente proseguiranno per il beneficio di tutti gli operatori del vasto e satellitare mondo economico connesso con la Guerra… con identico simmetrico orrore….  




Ma prima di questi, circa tal breve parentesi dedicata alla Natura, alla vera duratura Natura, mi soffermo al delicato peridio storico che regna giù per ogni valle, e non solo nella desolata pianura detta padana, ma anche ove pur l’apparenza, pensiamo o peggio immaginiamo sana democrazia, in realtà se pur incomprensibile pronunzia (non men del concetto in essa espresso) o accento… pur sempre dislessico ‘dialetto’.




Giacché le differenze difficili da scorgere nell’esplicitare determinati comportamenti non solo storici ma facenti parte, per l’appunto alla ‘difettevole’ natura dell’uomo, quando, in verità e per il vero, il vero fermento e pericolo in nome e per conto del populismo annunciare catastrofe ben nota alla Storia.

Per questo, non dilungandomi su ‘buffonate’ (non perdonando neppure il buffone di corte) a cui i politici affidano, come leggeremo, glorioso, loro e non certo altrui destino, volendosi da ambedue gli schieramenti al meglio distinguere non progredendo il senso Elementare come ben esplicitato dallo Stoppani.




Leggo insieme a voi alcune brevi note di uno psicologo, quando la psicologia non è caricatura né complice del Regime in ogni sua forma bensì isolata nell’analizzare quanto lo svolgimento, ed in qual tempo, dote d’ogni buona ‘materia’ esulare dal contesto, deduco che l’austriaco che andremo a definire non fu complice bensì esule. Non fu alleato traendo benefici bensì esiliato se non addirittura perseguitato.

Perseguitato da un irreversibile e graduale medesimo rigurgito storico…




Leggo brevissima lapidaria introduzione di un suo ben noto libro, ed altresì permettendomi pur non conoscendone l’Opera esposta da cui cito alcune note, semmai ho ben chiaro il periodo storico giacché dedotto dall’Arendt, circa medesima ‘banalità del male’, sia esso di destra quanto di sinistra; e come questo ben esplicitato nel processo ad Adolf Eichmann (uno dei tanti), al quale processo partecipò anche, in qualità di testimone, questa notevole personalità la quale mi riprometto di esaminare in maniera più approfondita, ora riporto a voi oltre la nota deducibile dall’enciclopedia in uso presso Intenet, anche ciò che al meglio ricavò da quel processo, per ciò che concerne la Storia di allora quanto l’odierna….




In questo caso tal strumento ci è di immenso valido aiuto per rapportare argomenti seri alla Ragion d’ognuno non offrendo pregiudizievoli inganni…

…Inganni sempre presenti per consolidare quel…




…Fascismo e il comunismo sono prodotti del nostro tempo, molti processi sociologici e psicologici, che erano necessarie per la democratizzazione del modo di vivere in Europa occidentale, hanno, in circostanze diverse, contribuito alla creazione di un totalitario modo di vivere. …

Gustave Mark Gilbert (30 settembre 1911 - 6 febbraio 1977) era uno psicologo americano noto per i suoi scritti contenenti osservazioni di alti dirigenti nazisti durante le prove di Norimberga. Il suo libro del 1950 The Psychology of Dictatorship fu un tentativo di profilare il dittatore tedesco nazista Adolf Hitler usando come riferimento le testimonianze dei generali e dei comandanti più vicini a Hitler. Il lavoro pubblicato da Gilbert è ancora oggetto di studio in molte università e college, specialmente nel campo della psicologia.




Nel 1945, dopo la fine della guerra, Gilbert fu inviato a Norimberga, in Germania, come traduttore del Tribunale militare internazionale per i processi ai prigionieri tedeschi della Seconda Guerra Mondiale. Gilbert fu nominato psicologo della prigione dei prigionieri tedeschi. Durante il processo delle prove Gilbert divenne, dopo Douglas Kelley, il confidente di Hermann Göring, Joachim von Ribbentrop, Wilhelm Keitel, Hans Frank, Oswald Pohl, Otto Ohlendorf, Rudolf Höss e Ernst Kaltenbrunner; tra gli altri.

Nel 1946, dopo i processi, Gilbert tornò negli Stati Uniti e rimase impegnato nell’insegnamento, nella ricerca e nella scrittura. Nel 1947 pubblicò parte del suo diario, costituito da osservazioni prese durante interviste, interrogatori, ‘intercettazioni’ e conversazioni con prigionieri tedeschi, con il titolo di Diario di Norimberga. (Questo diario è stato ristampato per intero nel 1961, poco prima del processo ad Adolf Eichmann a Gerusalemme).




Di seguito è un famoso scambio che Gilbert ebbe con Göring da questo libro:

“Ma è ovvio, la gente non vuole la guerra – disse Göring facendo spallucce – Perché mai un povero contadino zoticone vorrebbe rischiare la propria vita in guerra quando il meglio che gli possa succedere è tornare alla sua fattoria sano e salvo?

Naturalmente la gente comune non vuole la guerra.

Non la vuole in Russia né in Inghilterra né in America, e neanche in Germania, per quel che vale. Si capisce. Ma dopotutto sono i leader del Paese che determinano le politiche, ed è facile trascinare la gente dietro a tali politiche, sia tale Paese una democrazia o una dittatura fascista o un Parlamento o una dittatura comunista”.

“C’è una differenza – gli feci notare io [Gilbert, ndt] – In una democrazia la gente ha diritto di dire la propria sulla questione attraverso i suoi rappresentanti eletti, e negli Stati Uniti solo il Congresso può dichiarare guerre”.

“Oh, tutto questo è bellissimo, ma, che abbia o meno diritto a dire la propria, la gente può sempre essere trascinata dai propri leader. È facile. Tutto quello che c’è da fare è dire alla gente (sempre una menzogna l’ultima maggiore della prima!) che sta per essere attaccata (in ogni propria apparente pacifica sociale coesistenza), per poi denunciare i pacifisti per mancanza di patriottismo e perché mettono in pericolo il Paese. Funziona allo stesso modo in ogni Paese”.

Insomma camuffare ogni possibile e più certa Verità!












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