Precedenti Frammenti...:
Si raccontò poi, molti anni dopo... (4/1)
Prosegue con il...:
Mal di mattone (ovvero ogni stagione porta i giusti frutti seminati) (6)
& la rima quasi al... 'completo' (7)
…Lasso
Piacenza giammai detta o con cui pongo disdetta a brevi mano & prendo lo camino per Milano capitale dell’intero Regno Longobardo...
Credeva
io di vederlo in quella maniera edificato, che già co suoi dotti versi lo
descrisse Ausonio Gallo, cio è circondato di tre mura, e questa città molto
grande, posta in un ricco piano, la cui grassezza, & bassezza istimo sia
potissima cagione, che vi si ritrovino tanti gottosi, & si malamente vi s’invecchi.
Armava per altri tempi cento mila cavaglieri, & chiamavasi la seconda Roma,
chi hora lo vedesse havendolo prima veduto, direbbe, quello per certo non è
Milano, egli non è d’esso, non vi è stata città in Europa già molti anni sono,
tanto flagellata, & si duramente percossa, & meritamente tuttavia è
estenuata, essendovi longamente state le usure publiche.
Quivi s’è ritrovato donna à guisa di Lupa affamata divorare i
fanciulli, & un fratello giacersi carnalmente con tre sorelle, & tre
fratelli godere una sorella; il figlio la madre, il cio la nipote, il cognato
la cognata…
Quivi sonosi trovati huomini, che hanno amazati nella propria chiesa i
religiosi mentre cantavano li divini ufficij, & Iddio lodavano, ne una sola
volta questo è accaduto; s'è trovato uno, di furore tanto accecato, che non si
vergognava di dir impudentemente ch’egli volessi far un lago del sangue
ghibellino. Non si sono vergognati in questa citta huomini per nobiltà di
sangue riguardevoli molto di starsi al bosco, & assassinare
indiferentemente chiunque li capitava alle mani…
& quai cose piu di queste mostruose ne vedere, ne udire
si possono?
Non è
bugia ciò che vi racconto: il fratello uccide il proprio amico fedele, & il
traditore ne beve ingordo il sangue tratto, così me l’han raccontato…
S’è ritrovato una Femina detta Fiorina la quale di quatro mesi ci ha dato parto perfetto & maturo.
Quivi
sono huomini che cacano strazzi.
Qui si
veggono huomini del continuo Tosi, Crespi, Calvi, Selvatici convertiti in
Draghi, Capre, Cavalli, & Corvi.
Quivi
sono Taverne che danno splendidamente mangiar e bere senza danari o pegni, ma
se non paghi il doppio i denari gratis, t’ammazzano mentre non li ai ancor
contati…
Quivi è
la schiatta di Caino col spirito deriso di Abel.
Sono in Milano e per ogni valle parimenti non solo huomini & donne assatanate,
ma ancho ci sono delle pietre sante e lanciate; & ecci una setta da una
gran femina retta, la qual si sforza di ridur i suoi seguaci alla battismale
purità & innocentia, & del tutto mortificarli, & per quanto m’è
stato rifferito da persone degne rette & di fede, per far prova della
mortificatione fa coricare in un medesimo letto, un giovane di prima barba o
membro retto & una bella puttana, & tra di loro vi pone il crocifisso
per meglio consumarla, la dove sempre a goduto e gode ancora; certo per mio
humile consiglio meglio farebbe ella se vi ponesse un gran fascio di spine ò di
ortiche… ma mi dicono che anche quelle gli son gradite fra le dure scoscese
cosce…
Hor mentre contemplo diligentemente questa città mi stupisco come si
facilmente doventi preda di chi la vuole, essendovi oltre il castello
principale, che si giudica da dotti architetti inespugnabile, molti altri
castelli, castelletti, & castellacci...
Da questa diabolica terra partiti in spatio di due giorni venemmo nella Val Telina, altri chiamano questi popoli Vultureni, & altri vogliono sieno Rheti, ho ancho letto che sieno delle reliquie dell’esercito di Pompeio et nel vero vi sono huomini bravi, di buona fede, cortesi & amici de forestieri. Hor qui bevei vino dolcissimo, & insieme piccante, ilquale non nuotando nel stomaco, secondo la proprieta de vini dolci, ma cercando tutti i meati del corpo, miracolosamente conforta chiunque ne beve.
Hor nel
Viaggio incontrai una volpe con due code, & un cane con dui capi, ma
diciamo di Brescia, che non vi viddi io di maraviglioso?
Vidi andar i Cavriuoli & le Cavriuole per la Città, per i
Boschi, & per larghe campagne senza temere ne cani ne lupi ne alcuno
ingordo, et rapace cacciatore. Tra molti Cavriuoli uno ve n’era giovanetto,
grasso, di pel rosso, tutto piacevole, & ottimo musico. Vennemi ancho
veduto per la città passeggiando una gentile & gratiosa Cavriola incoronata
di camamilla. Vidi molti Gambari di vario colore, negri bianchi & bigi,
& vidi una altiera & ricca Gamberessa, che haveva di molte uova et
diligentemente le custodiva & per ogni via cercava moltiplicarle…non
caminavano cotesti gambari all’indrieto & piu volentieri stavano all’asciuto
che al molle.
Ho veduto in Brescia le stelle à mezo giorno, non meno chiare di quelle che la notte appaiono. Vidi una picciola Liona miracolosamente danzare & con l’ago mirabilmente lavorare, bella, & affabile; non vi era chi la vedesse, che incontanente non se ne innamorasse. Beato quel lione à cui tocchera di abracciare si vaga Lionella.
Vidi in Bergamo Tassi vigilantissimi. Zanchi, che adoperar sol sapevano
la mano dritta, & qui vidi huomini allegri tra quali uno Pietro Poeta ci
conobbi, dal cui candido petto uscivano rime piene di dolcezza.
Vidi in Crema huomini in lupi convertiti, non sia adunque per
l’avenir chi mi dica esser ciò cosa favolosa, oltre che vi è il testimonio di
Evante scrittore presso de Greci non sprezzato & di Demarco Parrasio,
ilquale in un sagrificio fatto à Giove Liceo si voltò in Lupo.
Evvi un’hoste
di buon’aria, affabile, & acconciamente discreto & s’egli non temesse
la moglie, sarebbe miglior compagno ch’egli non è.
Il di seguente
con alcuni altri gentilhuomini, n’andammo à far la riverentia al principe
Madruccio, ilquale buona pezza con dolcissimi ragionamenti con larghissime
offerte, & con manierose accoglienze, ci tratenne; la onde tutti in questa
opinione cademo ch’egli fusse degno d’un Papato ò d'un imperio. La mattina di
S. Lucia ci appresentamo al tempio di S. Vigilio, udemo l’oratione di
Monsignore Cornelio vescovo di Betonto piena di sottil artificio sparsa de
Retorici colori come se tempestata fusse da tanti rubini & diamanti. Egli
vi haveva consumato dentro tutti i pretiosi unguenti di Aristotile di Isocrate
di M. Tullio & tutti i savi precetti di Armogene.
Che maraviglia è adunque s’egli ci puote insegnare dilettare & commovere, ispetialmente essendo dotato di una voce simile à quella del Cigno?
È veramente questo valent’huomo la gloria di Piacenza l’honore del ordine seraphico & il splendor dell’episcopal collegio. Si aspettarno i Lutherani ò protestanti, che li vogliamo chiamare longamente; ne mai apparvero, ne si sapeva la cagione, credevano molti si rimanesser per essergli stato promesso il concilio altrove che in Trento. Feci disegno partirmi di Trento dopo alcuni giorni, per molti rispetti quai non accade raccontare & cosi mi aviai alla volta di Mantoa…
Da Ferrara piglio la strada ver Padova, et giunto à Rovigo,
mi ricordai del Celio Rodigino mio honorato precettore, per tenerezza fui
sforzato piagnere si gran perdita. Giunto poi in Padova ricordammi subitamente
delle grandezze sue del numeroso popolo che l’haveva, delli infiniti cavaglieri
& de i singolari privilegi da Romani lor conceduti, mai certo vi fu città
che de simili ne havesse, hora la trovai quasi desolata & me ne venne gran
pietà…
vado alle scuole de philosophi, penso udir favellar di giustitia, di
prudentia, di modestia, di fortezza, di castità, et altre simili cose, penso
veder huomini gravi & ornati non di barba & di pallio come erano i
philosophi della grecia, ma de bellissimi costumi, penso veder molti Socrati,
molti pithagori et molti Platoni et ingannato mi ritrovo non odo favellare
salvo che di materia, della quale parevami che n’havessero pieno il capo…
Di
forma, non so se di Cacio o da informar stivali di privatione non so parimenti
se intendessero de danari ò di senno.
Entro
nella scuola de Metaphisici nella qual pensai udir ragionare della divina
maestà delle celesti Gierarchie della perpetua felicità de beati, ma ecco che
per molti giorni io non odo parlare d’altro che di ente et uno.
Vomene ad udir chi trasordinariamente leggeva i libri dell’anima & penso ch’egli m’habbi ad insegnar qual cosa adoperar mi debba per salvar l’anima, che Satanasso non ne faccia rapina, come guardar la mi debba da peccati che gloria che triumpho se le aspetti dopo morte.
& ecco che non intendo
altro che opinioni che è composta di fuoco, che è composta d’acqua, che è di
color purpureo, tutta nel tutto & tutta in qualunque parte del corpo che è
seguace della complessione corporale che la non si cava dalla potentia della
materia ma che ella se ne viene di fuori, & non dice donde & che la si
separa come l’incorruttibile dal corruttibile…
Vennermi
a fastidio questi tanti scaldabanchi, queste rabule, questi loquaci corbi, ne
potei sofferir di piu udirli, per il che, io mi diedi tutto all’investigatione
delle cose notabili, dirò adunque come in Padova & non in altra parte hò
trovato huomini & donne dotte, non è adunque da maravigliarsi ciò che si
legge della dottrina di Probavaleria, di Eudoxia, di Nicostrata, di Telesilla,
& di Aspasia, ho parimente veduto huomini & donne con i capi di vacca
& hocci veduto huomini in galline convertiti…
Vi hò conosciuto un Sperone formato da Iddio, non per isperonar giumenti, ma per speronar la gioventu Padovana alla virtu & alle buone lettere. Io ci conobbi uno che Frigendo melica era divenuto non men dotto, che riccho già si divenisse in Piacenza un’altro per seccar melica. Vi conobbi un gentilhuomo ilquale vedeva le cose future & non vedeva le presenti. Fu il mio albergo col gentilissimo S. Pio delli Obizzi per il cui mezzo conobbi l’affabile & gratiosa M. Lucretia reloggia.
Fastidito di star in Padova per la brenta già detta Meduaco, mi condussi
alla maravigliosa & possente Vinegia:
Chi
potrebbe ridir il piacer ch’io hebbi in quella barca?
Vi
erano alcuni scolari Forlani c’havevano il capo sopra della berretta, piu
furiosi di Athamante & di Oreste; vi erano frati di color bigio bianco
& nero. Donne da partito, Barri & Giudei. I scolari favellavano alla
scoperta senza rossore de carnali congiungimenti; i Frati se ne mostravano
alquanto schifi & sorridevano facendo il bocchino della sposa. Le buone
femine girando gli occhi qua & la, cercavano di adescare i mal accorti, eravi
un Giudeo, ilqual veniva allhora di Damasco pieno di arte maga, faceva apparir
gli huomini cavalli, Asini, Cani, & gatte. Fece apparir un Lione, et poi
mostrandogli un gallo lo fece incontanente sparire.
Egli
faceva arrestar gli uccelli nel mezo del lor volo, faceva venir i pesci a riva,
sapeva la virtu di tutte l’herbe, haveva notitia di tutte le lingue, sapeva
costui di arte maga piu assai di Cetieo, di Dardano, di Democrito, di Zoroaste,
& di Gobria. Suscitò costui un giorno pioggia, si come anchora fece Arnupho
egittio per abeverare l’esercito di M. Antonio.
Vi era ancho un Romagnuolo con una cetra & si dolcemente la sonava che pareva un Iopa; un Philamono, un’Apolle, un Terpandro, & un Dorceo…
Che cosi cantava & a Voi dotti eccelsi dedicata:...
(Dotte eccelse menti... or prosegue...)
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