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Dacché dicevamo di aver veduto tanta gente... o fiere bestie (9)
Hora essendo io da venti qua & la traportato, vidi una gran città
piena di Ermaphroditi, vidi li Arimaspi c’hanno un sol occhio; vidi li Arimphei
giusti sopra tutti i mortali, liquali stanno nelle selve & pasconsi di
Bacche; ho veduto ancho un paese dove le femine sette figli ad un tratto
sogliono partorire, ne questo di rado accade, ma sovente volte…
Ho veduto e vedo ancora alcuni popoli liquali usano di combatter co
gli occhi chiusi & altri che maledicono & biastemiano il sole, quando
si lieva & quando tramonta, ne per nome alcuno fra loro si chiamano &
altri popoli non lontano scorsi, liquali hanno dui estati, dui verni &
quatro solstitij; hanno le mogli communi, & communi sono anchora le facultà
fra di loro…
Vidi in questo mio travaglioso viaggio li Agriophagi che si
pascono di carne de Lion, & di Panthere, & li vagabondi Arthabati &
li Astomi perciò detti cosi, perche sono senza bocca & di corpo molto
pelosi vivendo sol di odore per lo naso ricevuto; hò scorso per gran fortuna li
Ethiopi hesperij senza legge, & senza alcuno instituto viventi…
Vidi tutti festeggiare e
brindare in ogni luogo della Terra mentre poche sfere prima reclamare lo’mal
partito d’un Ulisse tornato dallo promesso esilio; ogni Omero dal proprio Olimpo
ne canta le gesta, mentre i proci raccomandati non pugnarono lo re assiso al
trono da ognun bramato, mercanteggiano congiuntamente il sorriso pattuito suggellando
celata meditata... avvelenata vendetta…
Il
pugnale promettono al Cesare assiso non conferendo quanto stabilito!
Vidi i Proci
danzare & reclamare vittoria, rubare & confondere ogni Verità terrena,
& la Natura tremare di paura per cotal bestemmia…; vidi anche l’intrigo del
potere incaricato al soldo barattato del giurato patto, leggo dalla cronaca di
questo èvo transitato della congiunta fedele promessa e di sera tramare
vendetta…
Vidi mutare i sontuosi costumi di scena,
confondere & barattare oro per sterco nell’alchimia di siffatta
eccelsa dotta dottrina & mai sia nominata politica; coniugare &
comporre difficile articolato sonetto nella grammatica congiunta all’acclamato
palcoscenico allestito, &d inchinarsi con il falso sorriso alla platea
assisa & accarezzata con la mano unta dell’infamia spacciata e rivenduta
come l’unguento della cura; mentre perseguitano & condannano senza appello
alcuno, dai secoli della Ragione, innocenti Profeti & Re abdicati alla
pazzia del potere nell’esercizio dell’inganno platealmente recitato….
Li vidi e vedo ancora recitare non piu la commedia, ma comica
pantomima, & in sontuosi costumi da burattini correre danzare come animali
da fiera, inciampare sui lacci della farsa comandata… Recitare la prima e
l’ultima battuta ripetuta come il merlo nella cucina dell’osteria riunita…
Li vedo braccare la Ragione quando libera azzanna come il lupo siffatta
pecunia pascolata all’ovile dell’antica dottrina, avversa ad ogni Democratica
Verità esiliata dalla propria terra; & la secolare Inquisizione incatenare la
forza reclusa nella congiunta persecuzione, quale promessa di piu nobile Alta Corte
recitare la congiunta solenne promessa di vera Jiustizia…
Povera misera patria!
Dio
punirà siffatta meschina recita!
Vendono
i padri li figliuoli
per haver del formento da mercatanti, ho scorso li Axoni, ho veduto presso
delli Armenij le nevi rosse perche adunque tanto si maraviglia Tullio di quel
philosopho, che disse la neve esser negra. Ho considerato attentamente le
usanze delli Assirij nel propor li infermi nelle vie publiche, acciò che da
passagieri ricevino consiglio…
Ho
considerato
li stravaganti costumi delli Abideni e delli popoli atrij, tanto nemici de
furti delli asbiti delli adrimarchidi delli besalti & delli boristenidi da
perpetuo freddo tormentati; ho veduto li horridi Battriani & li magnifici
& splendidi Persiani. Ho ben considerato li corruttissimi costumi de
Babilonici, li rozzi Boetij, i religiosi Bithini, li sani Bragmani, gli
inhumani Berbici, li schifosi Budini, che de pidocchi si pascono…
Ho
veduto li Cauci,
popoli settentrionali, che habitano case simili alle navi & sono gran
mangiadori de pesci; ho veduto li Chelenophagi di Carmania che viveno sol di
carne di testugine; debbo tacere i Caspij, i cureti, i Calcidensi, e la Caldea
adoratrice del fuoco, et allo'ncontro i Galleci che non adorano cosa veruna.
Ho veduto li sporchi Chij, dalli quali nacque il proverbio chilus omnia percacat. Ho veduto li seditiosi Cercirci, li fraudulenti Cercopi, et li Crestoni, presso de quali, ciascuno hà piu mogli, se fussero di tanta spesa à mariti quanto sono le femine Italiane pur troppo n'haverebbono di una.
Hò
veduto li Epizefirij
presso de quali è pena capitale, per la salute del corpo à ber vino. Ho veduto
li superstitiosi Ephesii & li Fanesii nell’oceano settentrionale, c’hanno
gli orecchi si grandi che ne cuoprono tutto’l corpo. Ho veduto li depinti
Geloni bevitori del sangue di cavallo mescolato col latte…
Ho
conversato molti giorni
con la Vita e la Morte, fra un Alba e un Tramonto con molte coraggiose fiere
condiviso - oppure et ancor meglio - al Tramonto dell’Alba nel roverso a cui
destinata la retta via da ogni Trovator transitata e braccata affinche la
Veritate del castello mai sia cantata; e da ognun disdetta e accompagnata dal
gozzo dell’idiota smorfia; ma tale pena si rallegra quando unito all’umile Generale in composta Rima rinnovare e mutare la lacrima in sorriso nella
promessa di Dio; & con lui mi accompagno in questo Inno, &d a lui presto
e rinnovo il fragile udito non udendo piu la sorda & muta sinfonia
dell’appestata orchestrata cantilena; uniti dalla comune sventura cantiamo
ancora, all’Arpa aggiungo l’amato sofferto cammino di siffato violino…
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