CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
UN LIBRO ANCORA DA SCRIVERE: UPTON SINCLAIR

domenica 22 novembre 2020

LA SCOMUNICA DI ROMA (10)

 










Precedenti capitoli:


Dell'inquisizione (....)


Prosegue con...:


Brevi riflessioni sull'anatema di Ernulfo (11)









‘Ecco perché’,

 

…continuò mio padre con la più Cervantina gravità, 

 

‘io ho la maggior venerazione del mondo per quel gentiluomo il quale, diffidando della propria discrezione su questo punto, si sedette e compose (cioè a suo agio) opportune formule d’imprecazioni adatte a tutti i casi, dalla più bassa alla più alta provocazione, che potessero accadergli; le quali formule, dopo averle ben considerate ed essersi inoltre convinto che avrebbe saputo attenervisi, egli tenne sempre vicino, a portata di mano, sulla mensola del camino, pronte all’uso.

 

‘Non ho mai saputo’,

 

…rispose il dottor Slop,

 

‘che una cosa simile fosse mai stata escogitata e tanto meno messa in atto’.

 

‘Vi chiedo scusa’,

 

rispose mio padre;




‘ne stavo leggendo una, sebbene non usandola, a mio fratello Tobia stamane, mentre egli versava il tè. È qui sulla mensola sopra la mia testa; ma, se ricordo bene, è eccessivamente violenta per un taglio al pollice.

 

‘Neanche per idea’,

 

esclamò il dottor Slop.

 

‘Il diavolo si porti quell’imbecille!’.

 

‘Allora’,

 

…rispose mio padre,

 

‘è a vostra disposizione, dottor Slop, ma a condizione che la leggiate ad alta voce’.




E così dicendo, si alzò e, presa dalla mensola una formula di scomunica della Chiesa di Roma, una copia della quale mio padre (curioso com’era nelle sue collezioni) s’era procurato dal registro della chiesa di Rochester, scritta dal vescovo Ernulfo, con la massima affettata serietà nello sguardo e nella voce, che avrebbe potuto lusingare lo stesso Ernulfo, egli la pose nelle mani del dottor Slop.

 

Il dottor Slop si fasciò il pollice con la cocca del suo fazzoletto e, con una smorfia, pur senza alcun sospetto, lesse ad alta voce come segue, mentre lo zio Tobia fischiettava Lillabullero quanto più forte possibile, per tutto il tempo.

 

Textus de Ecclesia Roffensi, per Ernulfum Episcopum…

 

‘Per l’autorità di Dio Padre Onnipotente, del Figlio e dello Spirito Santo, e dei Santi Canoni e della immacolata Vergine Maria, madre e patrona del nostro Salvatore. Credo che non sia necessario’,

 

…disse il dottor Slop, lasciando cadere il foglio sulle ginocchia e rivolgendosi a mio padre,




 ‘dal momento che voi, signore, l’avete riletta così recentemente, leggerla ad alta voce; e poiché non sembra che il capitano Shandy abbia grande propensione ad ascoltarla, posso benissimo leggerla per conto mio’.  

 

‘Ciò è contrario ai patti’,

 

…rispose mio padre,

 

‘inoltre, c’è qualcosa di tanto bizzarro, specialmente nell’ultima sua parte, che mi spiacerebbe perdere il piacere di una seconda lettura’.

 

Al dottor Slop non faceva affatto piacere, ma poiché lo zio Tobia in quel momento si offrì di smettere di fischiettare e di leggerla egli stesso a loro, il dottor Slop pensò che tanto valeva leggerla sotto la copertura del fischiettare dello zio Tobia, piuttosto che tollerare che lo zio Tobia la leggesse da solo. Così, sollevando il foglio all’altezza della faccia e tenendovelo perfettamente parallelo per nascondere la sua contrarietà, lesse ad alta voce come segue, mentre lo zio Tobia fischiettava Lillabullero, sebbene non così forte come prima:




  Per l’autorità di Dio Padre Onnipotente, del Figlio e dello Spirito Santo e dell’immacolata Vergine Maria, madre e patrona del nostro Salvatore, e di tutte le virtù celesti, angeli, arcangeli, troni, dominazioni, potestà, cherubini e serafini, e di tutti i santi patriarchi, profeti, e di tutti gli apostoli ed evangelisti, e dei santi innocenti, che in presenza del Divino Agnello sono stati giudicati degni di cantare il nuovo cantico dei santi martiri e dei santi confessori, e delle sante vergini e di tutti i santi, insieme con i beati e gli eletti di Dio, sia egli  essere maledetto.

 

Noi lo scomunichiamo e lo anatemizziamo, e dalla soglia della Santa Chiesa di Dio Onnipotente lo isoliamo, affinché possa essere tormentato, ceduto e consegnato con Dathan e Abiram e con coloro che dicono al Signore Iddio: Allontanati da noi, non desideriamo conoscere nessuna delle tue vie. E come il fuoco è estinto dall’acqua, così sia estinta la sua luce per sempre, a meno che non si penta ed espii (per essi).

 

Amen!




Lo maledica il Padre che creò l’uomo.

 

Lo maledica il Figlio che soffrì per noi.

 

Lo maledica lo Spirito Santo che ci fu dato col battesimo. Lo maledica la Santa Croce che Cristo ascese, trionfando sui nemici per la nostra salvezza. Lo maledica la santa ed eterna Vergine Maria, madre di Dio. Lo maledica San Michele, patrocinatore delle sante anime.

 

Lo maledicano tutti gli angeli e arcangeli, principati e potestà, e tutti gli eserciti celesti.

 

[‘I nostri eserciti bestemmiavano terribilmente nelle Fiandre’, esclamò lo zio Tobia, ‘ma era nulla al confronto. Per parte mia non avrei cuore di maledire così neppure il mio cane.]




Lo maledicano San Giovanni il Precursore e il Battista, e San Pietro e San Paolo, e Sant’Andrea, è tutti gli altri apostoli di Cristo riuniti, tutti gli altri discepoli e i quattro evangelisti che con la loro predicazione convertirono il mondo intero.

 

Lo maledica la santa e meravigliosa schiera dei martiri e dei confessori che per le loro sante opere sono bene accetti a Dio Onnipotente.

 

Lo maledica il santo coro delle sante vergini, che per la gloria di Cristo hanno disprezzato le cose del mondo. Lo maledicano tutti i santi, che dal principio del mondo fino alla fine dei secoli sono stati amati da Dio. Lo  maledicano i cieli e la terra e tutte le sante cose che sono in essi.




Sia maledetto dovunque si trovi, o in casa, o nelle stalle, o nel giardino, o nei campi, o sulla via maestra, o sul sentiero, o nel bosco, o nell’acqua, o in chiesa.

 

Sia maledetto in vita e in morte.

 

[ A questo punto lo zio Tobia, approfittando di una minima nella seconda battuta della sua melodia, mantenne fischiettando una nota continua fino alla fine della frase, mentre il dottor Slop continuava, con la sua divisione di maledizioni che si moveva ai suoi ordini, come un basso continuo. ]  

 

Sia egli maledetto mangiando, bevendo, affamato, assetato, digiunando, dormendo, sonnecchiando, vegliando, camminando, sostando, sedendo, giacendo, lavorando, riposando, pisciando, cacando, flebotomando!

 

Sia egli maledetto in tutte le facoltà del corpo!




Sia maledetto internamente ed esternamente! Sia maledetto nei capelli del capo! Sia maledetto nel cervello e nella sommità del capo…

 

[ ‘Questa è una triste maledizione’, disse mio padre.]

 

Nelle tempie, nella fronte, nelle orecchie, nelle sopracciglia, negli occhi, nelle guance, nelle mascelle, nelle narici, nei denti incisivi o molari, nelle labbra, nella gola, nelle spalle, nei polsi, nelle braccia, nelle mani, nelle dita!

 

Sia maledetto nella bocca, nel petto, nel cuore e nei precordi e più giù fino allo stomaco! Sia maledetto nelle reni e nell’inguine…

 

 [ ‘Non lo voglia Dio in cielo!’ disse lo zio Tobia.]

 

Nelle cosce, nei genitali nelle anche, nelle ginocchia, nelle gambe, nei piedi e nelle unghie dei piedi! Sia maledetto in tutte le giunture e articolazioni delle sue membra, dalla cima della testa alla pianta dei piedi! Possa non esservi alcuna salute in lui!  




Possa il figlio del Dio vivente, in tutta la gloria della sua Maestà…

 

Sia maledetto! E possa il cielo, con tutte le potenze che in esso si muovono, insorgere contro di lui, maledirlo e dannarlo, a meno che non si penta e faccia espiazione!

 

Amen!

 

Così sia, così sia.

 

Amen! ”.




 ‘Dichiaro’,

 

…disse lo zio Tobia,

 

‘che il mio cuore non mi consentirebbe di maledire neppure il diavolo con tanto rancore’.

 

‘Egli è il padre delle maledizioni’,

 

rispose il dottor Slop.

 

‘Ma non lo sono io’,

 

ribatté lo zio.




‘Ma egli è già maledetto e dannato per tutta l’eternità’,

 

replicò il dottor Slop.


‘Me ne dispiace’,

 

…disse lo zio Tobia.

 

Il dottor Slop arrotondò le labbra, e si accingeva a restituire allo zio Tobia il complimento del suo

 

“Uiu… u… u…”…

 

…o fischio interiettivo, quando la porta, aprendosi all’improvviso nel capitolo precedente al prossimo, pose termine alla questione…


(Proseguono nelle 'moderne' maledizioni; ovvero brevi riflessioni sull'anatema


 di Ernulfo...)








 

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