CHI DELLA FOLLA, INVECE,

CHI DELLA FOLLA, INVECE,
30 MAGGIO 1924

lunedì 23 novembre 2020

LE OPINIONI DI TRISTRAM (12)

 











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Circa la scomunica di Roma... (10/11)


Prosegue con la...:


Battaglia fra Ginnasta e Sgambetta (13)









A quale andatura sono andato fin qui corvettando e capriolando via due volte su e due volte giù, per quattro volumi consecutivi, senza guardare neppure una volta indietro o anche di lato per vedere chi andavo calpestando!

 

‘Non calpesterò nessuno’,

 

…dissi tra me quando montai in sella della mia bella puledra…,

 

‘terrò un galoppo sostenuto; ma non farò del male al più misero somaro lungo la via’




Così partii di corsa, su per un viottolo, giù per un altro, attraverso questo passaggio di barriera, saltando oltre quest’altra, come se dietro a me ci fosse stato l’arcifantino dei fantini. 

 

Ora, cavalcando a questa velocità da puledra, per quanto buone intenzioni e risoluzioni abbiate, vi è un milione di probabilità contro una che facciate del male a qualcuno, che in tal godimento, non di certo a voi stessi,  bensì alla futura prole che nascerà per propria sventurata natura ‘incrociata’ come un olimpico Tempo andato…

 

Mezzi uomini e mezzi cavalli!

 

I più fortunati con ambo le zampe caprine aspirando ai somari, bestemmiare Ernulfo, in ciò cui indiscutibile precettore nonché maestro…




E aspirando allo cacio padano non ancor parmigiano!

 

Silenzio s’ode qualcuno…   

 

È volato via… è disarcionato… ha perso il cappello… è caduto… si romperà l’osso del collo… guardate!…

 

Se non si fosse lanciato al galoppo in pieno sulla tribuna dei critici intraprendenti!… si fracasserà il cervello contro uno dei loro pali… è stato balzato via… guardate… ora sta cavalcando a briglia sciolta come una testa matta nel pieno di una folla di pittori, violinisti, poeti, biografi, medici, legali, filosofi, attori, scolastici, ecclesiastici, statisti, soldati, casisti, esperti, prelati, papi e ingegneri…

 

‘Non temete’,

 

…dissi,

 

‘non farò del male al più misero somaro lungo la règia strada maestra giacché ben se ne intende la mia puledra.




‘Ma il vostro cavallo scaglia fango; ecco, avete inzaccherato un vescovo!’.

 

‘Spero in Dio che sia stato soltanto Ernulfo’,

 

…dissi.

 

‘Ma avete schizzato in pieno le facce ai signori Le Moyne, De Romigny e De Marcilly, dottori della Sorbona. E con loro molti politici dell’italico romano impero dalla Sorbona alla rinomata Oxoford in cerca dell’antitodo…

 

‘Ciò fu l’anno scorso e fu colpa della mia puledra!’,

 

…risposi.

 

‘Ma avete calpestato in questo momento un re’.

 

‘I re se la passano male’,

 

…dissi,




‘se si fanno calpestare da gente come me’.

 

‘Eppure l’avete fatto’,

 

ribadì il mio accusatore.

 

 ‘Lo nego’,

 

…dissi.

 

‘E così sono smontato e sono qui, ho dovuto lasciare la puledra Legata nella stalla, dialoga - or ora - con i somari; ed io son qui con voi, con le redini in una mano e il berretto nell’altra, per raccontare la mia storia.

 

E qual è!?

 

L’udrete nel prossimo capitolo’.




 Da questo momento debbo essere considerato come erede presunto della famiglia Shandy, e propriamente da questo punto ha inizio la storia della mia Vita e delle mie Opinioni.

 

Con tutta la mia fretta e precipitazione, ho soltanto sgombrato il terreno per costruire l’edificio, e prevedo che tale edificio risulterà quale non fu mai progettato e quale non fu mai eseguito dal tempo di Adamo. In meno di cinque minuti avrò gettato nel fuoco la penna e con essa la gocciolina di spesso inchiostro ch’è rimasta in fondo al calamaio.

 

In questo Tempo ho soltanto una decina di cose da fare: una cosa da nominare; una cosa da lamentare; una cosa da sperare; una cosa da promettere, e una cosa da minacciare; o una cosa da supporre; una cosa da dichiarare; una cosa da nascondere; una cosa da sciogliere e una cosa da supplicare.




 Questo Capitolo, dunque, lo chiamerò il Capitolo delle Cose, e il capitolo successivo a questo, cioè il primo capitolo del mio prossimo libro, sarà, se vivrò, il mio capitolo sui Cavalli, ma ancor prima di questi, a talune brevi considerazioni introduttive di mio padre…

 

Sui quattro volumi appena letti ma non certo deturpati! 

 

‘Caro Yorick’,

 

…disse mio padre, sorridendo (perché Yorick, varcando la stretta entrata aveva rotto l’allineamento con lo zio Tobia e perciò era entrato per primo nel salotto),

 

‘questo nostro Tristram, mi pare, se la passa davvero male con tutti i suoi riti religiosi a cavallo di una puledra. Mai figlio di Ebreo, Cristiano, Turco o Infedele fu iniziato a essi in un modo così contorto e sciatto’.




 ‘Ma confido che non gli sia accaduto niente di male,

 

…disse Yorick.

 

‘Ci deve essere stato senza dubbio’,

 

continuò mio padre,

 

‘il diavolo e compagni a metter lo zampino in una parte o l’altra dell’eclittica quando questo mio rampollo è stato concepito.

 

‘In questo siete voi miglior giudice di me’,




…rispose Yorick.

 

‘Gli astrologi’,

 

 disse mio padre,

 

‘ne sanno più di noi due: gli aspetti trini e sestili sono saltati di traverso, oppure gli opposti dei loro ascendenti non hanno combaciato come avrebbero dovuto, oppure i signori delle geniture (come li chiamano) sta van giocando a cucii, oppure qualcosa non ha funzionato sopra o sotto di noi’.

 

‘Può darsi’,

 

rispose Yorick.

 

‘Ma il bambino’,

 

esclamò lo zio Tobia,

 

‘ne avrà un danno?’.




I Trogloditi dicono di no,

 

rispose mio padre.

 

‘E i vostri teologi, Yorick, diteci...’

 

‘Teologicamente?’

 

…domandò Yorick,

 

o parlando alla maniera degli speziali? o degli statisti? o delle lavandaie?’.

 

‘Non ne sono sicuro’,

 

rispose mio padre,

 

‘ma essi ci dicono, fratello Tobia, che il bambino ne sarà avvantaggiato’.




‘Purché’,

 

‘disse Yorick’,

 

‘mai nomini l’ingorda patria… non più sua…’


(Prosegue...)  










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