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La scultura funeraria (Prima Parte) (19/20)
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La scultura funeraria (Seconda Parte) (22)
Come
l’artista scavo la pietra,
animo la
scultura della mia illusione
scolpita
nel principio di una diversa
passione.
La pietra
è più dura di ogni cuore
che
incontra la mia penna,
la dura
pena per ogni tortura
ombra del
loro Dio.
Perché
raccontano
che è la
più bella visione,
Madonna
che aspetta la sua offerta,
con il
bambino gravido e senza rancore. (1)
Era la
nostra Dèa nel principio,
prima del
libro del profeta,
le hanno
rubato anche il sorriso,
acqua di
torrente che sgorga
nella
mente.
Mentre
Cibele semina il campo
del mio
paradiso,
dove
coltivo con solo il sorriso,
il frutto
proibito tributo
per un
nero aguzzino.
Cui debbo
anche il dolce vino,
dona
l’ebbrezza e la comprensione,
una penna
che incide la dura pietra
divenuta
passione.
Rito
nuovo come sangue che sgorga
da una
ferita della nuda terra. (2)
Scavo
nella memoria,
scavo la
zolla,
scrivo
con l’aratro il sogno nascosto
confuso
con il peccato.
La pietra
assume visione
di un
altro Dio,
per tanti
è solo un caprone
mal
scolpito.
La pietra
mi racconta
un’altra
visione,
coniato
nel profilo di una moneta,
nella
giara antica dove la tomba
l’ha
restituita.
Racconta
un diverso amore
e la
terra di un altro colore.
Racconta
la gloria di un altro peccato,
racconta
la storia di un altro Dio,
forma la
statua di un altro oracolo.
Racchiuso
nella pergamena di un filosofo,
raccolto
dalla parola di un’astronomo,
raccontato
per bocca di uno storico,
intuito
dalla mente di un matematico. (3)
La pietra
incide il principio
di un
diverso Dio pregato.
La mano,
fossile
antico di questo Creato,
scolpisce
la forma divina di un
corpo,
ma con la
testa di antico animale,
non
sacrificato sull’altare.
Adorato
come principio del Creato,
mitologia
antica, diversa creanza:
insegna
l’istinto d’un sogno proibito,
striscia
cammina e poi vola lontano.
Dona i
colori di un diverso
miracolo,
pensiero
di vita infinita creazione,
pian
piano diventa la sola
ossessione.
(4)
Ora la
mano accarezza il profilo,
scultura
con corpo divino.
Il
ricordo muta in passione,
la
lacrima scende sul viso,
la goccia
segna la fronte.
Adoro la
bestia chino vicino
alla
fonte,
quando il
giorno aveva una
diversa ora,
e mai vi
era paura.
Accarezzo
il corpo,
come la
pietra che mi dona
un altro
fossile della memoria.
Bacio la
vanga che mi ha restituito
Divina
creatura,
piango la
memoria di un’altra
storia.
La forma
nell’ora del giorno
assume
ora un nuovo contorno.
Ogni
strato di pelle
che
semino lieve,
è una
scultura che ridona sorriso.
La forma
ora assume colore,
il Dio
muta il corpo perfetto
in
maschera di terrore.
Esorcizza
paura e dolore,
una vita
impastata coi Démoni:
una lotta
fra la luce
e la più
nera visione
di
dolore. (5)
La lotta
si fa dura,
fra il
bene che avanza,
e il male
che domina ogni
sostanza,
scritta
nella dura terra
della
rozza materia.
La pietra
diviene diavolo contratto,
angolo
perfetto dell’intera
costruzione.
La scultura
mi dona paura antica:
una
parola non ancora capita,
quando
Dio sussurrava
la prima
rima nella materia,
lenta
poesia della vita.
Ha ferito
solo la memoria,
un bene
donato e mai capito,
forse
solo appena intuito
nel gene
del primo elemento.
E nella
forma perfetta di altro
Dèmone
dell’intricata
storia. (6)
Rapirono
così il ricordo di una
preghiera,
illuminata
anch’essa
da una
stella.
Così
rubarono l’amore di un Dio
che lotta
contro la prigione
di un
profeta,
perché
non è materia
come la
sua terra.
Ora mi
dona la stessa visione.
La poggio
sulla sua terra,
ora che
il mostro invade il sogno
e diviene
incubo di un altro regno:
la pietra
incisa assume la forma
di una
divinità mostro indegno. (7)
Invase
per molti secoli
questo
regno:
forma
estinta di un’altra vita,
morta di
colpo per mano di una
meteora
impazzita.
Incise la
volontà di un diversa
coscienza,
divenuta
principio di vita
scolpita
nella pietra.
Pian
piano ci mostra la bellezza
antica,
splendida
nella forma scolpita,
con una
testa proibita di bestia
divina.
Gene
della memoria,
scava un
primo ricordo
mai
morto,
forse
solo un Dio…
…appena
risorto. (8)
Ricordo
questo sogno,
paura mai
morta
come una
divinità
sepolta,
estinta
come lo scheletro
crepato
di sete
sulla
riva del torrente.
Ricordo
la visione di un animale,
lento
striscia e mi spia,
forma mai
estinta di vita.
Ricordo
la terra tremare
al
passaggio di quella Dea.
Ricordo
il diavolo assumere
nuova
visione,
nel caos
di una nuova dimensione.
La pietra
mi dona tanti troppi
ricordi
mai sepolti,
e assume
un nuovo colore,
in questa
giornata piena di sole. (9)
Sono uno
scultore,
e in un
sol giorno scolpisco
la
memoria,
di
milioni di anni di storia.
Capisco
che il chiodo è solo
l’ultimo
minuto di uno stesso Dio,
morto
troppe volte all’ombra di una
pietra,
della mia
grande scultura.
È visione
antica nominata mitologia,
ripetuta
nella mente
di questo
piccolo torrente.
La incido
con amore e sudore
dalla
mattina alla sera,
di un
giorno infinito
….senza
preghiera. (10)
La
pietra,
più la
giornata passa e muta
colore,
più
assume diverso spessore.
La
scultura antica diventa profilo,
si beffa
del mio sudore
accompagnato
al triste destino.
Ride al
sole della nuova venuta,
ride come
un satiro della mia scoperta,
ride
della forma che incido,
ride
osservando il mio profilo.
Mentre io
scruto il suo
levando
la polvere.
Lei mi
asciuga la fronte di tanto
sudore,
e mi
fissa con l’occhio rivolto
in
un'altra direzione. (11)
Mi fissa
e ride dell’illusione
del tempo
che scorre.
È nato
ridendo
ed è
morto contento,
con la
certezza che il tempo
mai è
esistito,
quando
adornava la tomba
del suo
Dio.
Quando
vegliava la sua casa,
quando
annunciava il nuovo
martirio,
divenuta
ultima tentazione
per un
mondo migliore. (12)
Il caso
lo volle ubriaco di gioia,
per ugual
stella
che
illumina la luce della parola.
Lo vuole
ora,
muto
testimone,
con solo
il riso della comprensione
di
un’altra visione.
Continua
a ridere,
mentre lo
poggio a terra,
il mulo
fedele spalanca la bocca
appena lo
vede.
Il cane
abbaia al vento,
urla alla
bestia,
che
scalcia e tira l’aratro
in
un'altra direzione. (13)
La statua
ride dello scompiglio,
è di
nuovo padrona della situazione.
La stella
muta colore
e dona
nuova visione.
Un popolo
intero trema
per
questa divina creatura.
Chi
prega, chi cerca riparo,
chi
ritrova parola.
Lui nel
riso del suo Dio,
prova
solo compassione
per tanta
incomprensione. (14)
Ride di
gusto,
è la sua
preghiera,
osservando
il volgo
fatto
ignoranza…,
che nella
storia compone
la
materia.
Rimane a
guardia della casa,
luogo
sicuro di una saggezza
che non
conosce paura.
Solo
l’avventura di un nuovo
cratere:
scava la
pietra,
e un Dio che offre la sua
cenere…
per una
nuova preghiera.
La pietra
muta sostanza,
diviene
scintilla brilla come
un sole.
Luccica
come le stelle,
ora
stanno di guardia alla falce
d’una
luna che saluta…,
la mia
nuova avventura. (15)
Mi
racconta con un sorriso,
verso la
strada del mio paradiso,
di un
altro mondo
e mi fa
regalo del suo oro.
Mi narra
di un’altra epoca
con una
luce piena di gloria,
per dirmi
solo che la scultura
non è
ancora finita.
L’arte
antica della mia ricerca
merita
solo un dono d’amore,
è la rima
di un’intera giornata
trascorsa
al sole di una zolla di terra.
Ad ogni
sasso incontrato
della mia
vanga,
non ho
pronunciato
una sola
bestemmia,
né
contato una preghiera,
ma
parlato con la semina,
antico
amore della mia infinita
ora.
Perché mi
vuole più solo
di ogni
pietra.
Incisa
scolpita adorata,
come un
antico profeta.
a cui non
è concessa parola. (16)
Come un
oracolo scopro
il
miracolo.
Uno
sciamano beve l’antica
bevanda,
e ride di
gusto al tesoro trovato,
premio
per ogni ora della giornata.
Una vita
mai raccontata
dalla
sacra memoria,
nella
geografia della loro…
…oscura
ora! (17)
Volge il
giorno alla fine,
ogni
stella racconta
la mia
ora,
non
s’attarda per il sogno
della
notte,
mentre
veglia e narra
un mondo
senza parole.
Verità muta,
apre la
vista della mia prima
forma.
Anima
assopita prima dell’Universo
fatto
materia,
prigioniera
di una roccia dura,
dove
scorgo il Dio della mia
scultura.
(18)
Volge il
sole al tramonto,
ed io ho
scolpito la mia pietra
fino in
fondo.
Ho vangato
la memoria
di una
giornata senza tempo…,
all’ombra
di una strofa.
Mi ha
insegnato la segreta via,
mentre il
cane rimane a guardia
dell’opera
mia.
Mentre il
sole abdica la sua
ora,
ad una
luna che mi adora.
Su un
giaciglio che è solo
il misero
premio,
per aver
scolpito il tempo. (19)
Ora
scorre lieve come un soffio
di vento,
gira nel
vortice del bosco,
dove
tante anime si rincorrono
fino ad
un pozzo senza
fondo.
Dove un
tempo parlarono
con la
luna,
e l’acqua
insegnò loro
una nuova
parola…
dal nulla
di quell’ora.
Ora
invece chiedono solo
nuova
gloria…
ad una
vita mai morta
alla
stessa ora,
perché
regalò
la prima
parola.
Ad un
anima senta tempo
prigioniera
della parola…
e
scolpita nella materia,
con solo
il tempo a scavarne….
la
memoria. (20)
Frusciano
fra gli alberi
chiome
scure di rami contorti
ricolmi
di stelle.
Ogni
foglia sospira lieve
al loro
pallido colore,
scrigno
di ogni preghiera
che in
segreto rito…
intonano
la sera. (21)
Pregano
la terra e l’amore.
Il bosco,
segreto
padrone
di ogni
ramo e foglia.
Perché
orna la gloria
di una
natura mai morta.
Solo
maestra incompresa
in ogni
principio,
musa e
anima di ogni
respiro.
(22)
Quando
dormo sullo scuro
giaciglio,
odo le
voci rami di vita,
parlano
ora la lingua
incompresa,
di foglie
che pregano la loro
messa
segreta.
Poesia
come musica sospesa
senza una
chiesa,
mi
insegna la via
più in
alto della grande
chioma,
dove vedo
una stella che
illumina…,
la rima
di una nuova strofa.
Ridona
potere e speranza
di una
diversa visione,
e vuole
la vita di un diverso
colore.
(23)
Il sogno
mi lascia muto
in attesa
del giorno,
sull’uscio
di un alba simile
ad un
nuovo tramonto.
In questo
tempo di nuova
memoria,
mi dona
una pietra da
scolpire
per la storia.
Antica
come una diversa
dottrina,
mentre il
giorno s’appresta
ed inonda
la casa,
nuova
luce ad ogni ora
che
avanza.
Lenta mi
prende la mano,
e mi
benedice alla fonte
della
vita,
memoria
di una Dèa,
senza una
chiesa. (24)
Verbo di
ogni
elemento,
dona il
principio non detto:
spiga che
cresce,
pane
povero che macina
la sua
lenta preghiera,
ogni
minuto chino sulla
terra,
della mia
chiesa segreta. (25)
L’opera
mia prende forma
e
sostanza,
l’ammiro
là dove l’occhio
non vede,
e l’anima
scruta ogni contorno
della
scultura che danza
al levar
del giorno.
È bella
come il sole che cresce
nel
pallore lieve,
si veste
di un velo
sottile,
trasparente
alla vista,
come una
leggera foschia.
Scura di
notte sottile di giorno,
piano
lascia scoperte
le linee
precise di una Dèa.
Nuda
mostra le grazie
di un
nuovo mattino…,
e
battezza l’emozione
con acqua
che penetra
…questa
preghiera. (26)
La terra
mi attende per la
più bella
creatura.
Pensiero
di un Dio in lei
scolpito,
colore di
un idea in lei
per
sempre cresciuta.
Dall’alto
della montagna
che ora
mi guarda,
dalla
cima dell’Olimpo
dove ora
mi comanda. (27)
Sua
figlia mi fa compagnia,
mi prende
la mano e mi insegna
la lenta
carezza d’ogni forma
concepita.
Mi insegna
a non confondere
il
desiderio con l’amore,
solo per
dirmi che il piacere
è di
altro colore.
È una
frammento scolpito
da madre
natura,
una donna
bella come
una Dèa,
perché mi
detta una nuova
rima,
sul far
del mattino
e al
principio della sera.
Quando la
poesia diviene
nuova
preghiera. (28)
Una runa,
una strofa, un geroglifico
della
memoria,
per dirmi
in un frammento di pietra
scolpita,
che
l’amore e il suo scrigno….
…e la
vita la sua rima. (29)
Nel corpo
nudo di un ventre muto,
liscio
come il sorriso che dona
vigore,
mi
racconta del suo amore.
Tutto
intorno tace ed acconsente,
ogni cosa
che vedo è stata nel suo
ventre,
ogni
elemento la guarda danzare,
la saluta
e le fa sacrificio della sua
venuta.
Cantano
in coro in questa primavera,
una rima
come una preghiera
della
mattina.
È profumo
divino di mille fiori
di anime
pie,
perché
hanno venerato il corpo
di una
Dèa,
appena
scolpita in questa chiesa,
prima
alba che non è ancora
mattina. (30)(Prosegue...)
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